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BISOGNA DEFINIRE LE FINALITÀ DELLA NOSTRA RICERCA

È evidente che se l'interesse è rivolto alla ricerca di una qualche regolarità (senza parlare magari di leggi universali e necessarie quando si tratta di comportamenti umani) è preferibile un metodo "oggettivista". Al contrario, se si tratta di cercare di interpretare fenomeni poco noti, marginali o addirittura sconosciuti (le forme di organizzazione di attività illecite per esempio o culture lontane e differenti dalle proprie), l'approccio interpretativo sembra consigliabile.

Approccio oggettivista: ricerca quantitativa!

Approccio soggettivista: ricerca qualitativa…!

Osservazione: ci sia permesso di dire che nelle scienze sociali questa differenza non è mai così netta. Non esistono sociologi che partono da teorie intese come dogmi insondabili e viceversa, per quanto fedeli al metodo grounded, nessuno inizia un'osservazione privo di qualsiasi riferimento.

teorico: in realtà, teoria e osservazione procedono di pari passo. dello stimolo": problema della "invarianza cambiamento del disegno durante la fase operativa, possibile nella ricerca qualitativa. Kuhn = scienza normale (evolve procede per gradi) / rivoluzione = cambiamento di paradigma.

Che cos'è quindi un paradigma?

  1. Innanzitutto un paradigma è una prospettiva (modo di guardare) condivisa e riconosciuta dalla comunità degli scienziati di una certa disciplina;
  2. In secondo luogo, essa è fondata sulle acquisizioni precedenti della stessa disciplina;
  3. Inoltre, essa opera indirizzando le scelte della disciplina:
    1. individuando alcuni fatti che ritiene rilevanti (ed escludendone altri, evidentemente);
    2. formulando ipotesi entro cui collocare la spiegazione del fenomeno osservato;
    3. fornendo delle tecniche di ricerca empiriche adeguate.

Tra i sociologi definire l'oggetto della disciplina, la società, è

davvero meno banale. La sociologia è una scienza multi-paradigma, cioè dotata di più di un paradigma: positivismo e interpretativismo. Si deve fare riferimento a tre elementi fondamentali: essenza, conoscenza e metodo. Essenza: la questione ontologica, circa la natura dell'oggetto studiato dalla sociologia (il "che cosa" della ricerca). Conoscenza: che cosa significa che l'uomo può o non può conoscere il mondo sociale (la relazione tra soggetto e oggetto della conoscenza). Metodo: come si può produrre questa conoscenza (il percorso che porta dal soggetto conoscente alla realtà da conoscere). Paradigma positivista: secondo Comte, cioè, la sociologia in quanto scienza sociale, dovrebbe scoprire le "relazioni generali che collegano fra loro tutti i fatti sociali". E come ogni altra scienza, deve essere in grado di portare "all'esatta previsione sistematica degli avvenimenti". Uno dei capisaldi di questaprospettiva culturale è che esistano delle cose come i "fatti sociali": fuori dalla coscienza personale esistono dei fatti che hanno la consistenza delle cose del mondo naturale. E sono le credenze e le pratiche religiose, il diritto di un determinato Paese, i suoi costumi, il sistema monetario, le regole di una certa professione... I fatti sociali non dipendono quindi dalla volontà dei singoli: anzi limitano e condizionano l'agire sociale dell'individuo. I fatti sociali, poi, hanno proprie regole che funzionano in maniera deterministica e che lo scienziato può scoprire (come le leggi della natura). La sociologia quindi studia le leggi che regolano il mondo sociale. Ricordando lo schema tipologico del paradigma, dunque, nel positivismo, esiste una realtà sociale esterna all'essere umano, una realtà dotata di una propria autonomia e indipendenza. Qualcosa di oggettivamente conoscibile. E per conoscerla basta usare il metodo delle.

Scienze naturali. Il metodo per conoscere il mondo è essenzialmente induttivo: dall'osservazione del caso particolare, di ricorrenze nei casi particolari, si vuole inferire una regola di carattere generale (legge universale).

In estrema sintesi, quindi il positivismo si presenta come un paradigma con queste caratteristiche:

  • ontologia: realismo ingenuo: esiste una realtà oggettiva, esterna all'uomo; questa realtà è essenzialmente conoscibile.
  • epistemologia: dualismo e oggettivismo: è possibile conoscere il reale, perché soggetto conoscente e realtà conoscibile sono due entità separate e indipendenti (dualismo); lo studioso può studiare la realtà senza influenzarla (oggettività).
  • metodologia: sperimentale e manipolativa: il metodo della conoscenza è quello sperimentale, induttivo, che formula regole di carattere generale; i dati della conoscenza sono traducibili in formule matematiche.

Neo-positivismo: periodo storico, seconda guerra (messe in discussioni determinate leggi importanti/ sviluppo di armi per la distruzione di massa). Il suo interesse principale critica dei metodi dell'anon è per le questioni generali, quanto per una teoria e una scienza. Sono due le affermazioni che possono essere ricordate: la prima è quella che il senso di un'affermazione risiede nella sua verificabilità empirica; la seconda è che il controllo (intersoggettivo) di una affermazione (scientifica) risiede nella possibilità di effettuarne una definizione operativa. linguaggio delle variabili. Uno dei capisaldi di questo approccio è certamente il Grazie adesso, ogni oggetto di studio delle scienze sociali può essere definito in termini di attributi e proprietà (quindi spersonalizzato, senza pericolo cioè di modi carne la condizione durante l'osservazione). I fenomeni sociali sono analizzabili in termini di relazioni.

Fra variabili, cioè attraverso uno strumento formale che impedisce l'imprecisione del linguaggio comune. Riprendendo la tipologia proposta all'inizio, ecco come può essere sintetizzata la prospettiva neopositivista. Ontologia: realismo critico (versus ingenuo): la realtà ha una propria esistenza esterna all'essere umano, indipendente. Essa però è conoscibile solo in maniera probabilistica (qui emerge l'influenza della teoria della falsificabilità di Popper). Epistemologia: leggi di medio raggio, probabilistiche e provvisorie: studiare gli oggetti sociali senza perturbarli è ritenuto ora meno semplice (influenza della fisica quantistica); l'oggettività della conoscenza si può raggiungere solo provvisoriamente e in termini più che altro ideali. Si possono formulare generalizzazioni ma a medio raggio, cioè non vere e proprie leggi universali del comportamento umano. Riprendendo la tipologia proposta all'inizio,Ecco come può essere sintetizzata la prospettiva neopositivista. Metodologia sperimentale manipolativa: è ancora sostenuta la manipolabilità della realtà, in considerazione del distacco tra scienziato e oggetto di studio. Non si nega però che esistano altre metodiche (oltre a quelle statistiche e rigorosamente quantitative) come la rilettura critica dei risultati della ricerca. Prospettiva interpretativa ermeneutica: una caratteristica comune di questi indirizzi, che pur sono molto diversi tra loro, è l'attenzione alle interazioni individuali. Corbetta preferisce l'etichetta "interpretativismo" per il fatto che uno dei tratti essenziali consiste nell'idea che la realtà non può essere semplicemente osservata come in un laboratorio scientifico, ma deve essere "interpretata".Il mondo esterno è conoscibile con la nostra percezione. Il mondo interno invece è conoscibile con un processo che Dilthey definisce di "ripressione". Secondo Weber i capisaldi delle scienze sociali sono due: l'avalutatività (l'indipendenza dai giudizi di valore); una qualche forma di generalità dei propri enunciati (senza arrivare alla formulazione di leggi universali come quelle delle scienze naturali). IDEALTIPI = costruzioni mentali del ricercatore, dei modelli, dotati anche di forza euristica (capacità di orientare la conoscenza).

hanno una corrispondenza concreta nella realtà, ma aiutano il ricercatore ad interpretarla.

Infatti la realtà sociale è sempre complessa, articolata e anche contradditoria: non esiste nella storia un tipo puro di "potere carismatico" eppure il tipo ideale del potere carismatico è uno strumento potente per comprendere il comportamento politico nella società moderna.

Positivismo, nesso di causa ed effetto: "Se A, allora B".

Interpretativismo: "Se A, allora il più delle volte si può verificare B".

Nella prima prospettiva è evidente il determinismo; nella seconda, esiste un ampio margine di libertà dell'agire da parte dell'attore sociale.

Nel paradigma interpretativo non è possibile individuare le cause che determinano gli eventi in maniera necessaria (le "determinanti", si usa anche dire). Si può però individuare le condizioni necessarie affinché un

Evento si veri chi. In sintesi questo paradigma può allora essere definito come segue:

  • Approccio fortemente anti-deterministico (rifiuto di ogni logos a della storia, di ogni evoluzionismo)
  • Differenza fondamentale (ontologica) tra scienze naturali e umane
  • Irriducibilità delle scienze sociali al metodo delle scienze "hard"
  • Rifiuto di ogni spiegazione dell'agire umano a partire dal sistema sociale e dai suoi condizionamenti. Bisogna piuttosto indagare le interpretazioni che gli individui danno alle loro interazioni per capire la società
  • Oggetto di ogni riflessione sociologica è l'agire individuale dotato di senso (il senso che ogni individuo dà al proprio agire)

Ricordando lo schema iniziale, ecco come può essere sintetizzato il paradigma interpretativo:

Ontologia: costruttivismo e relativismo: ogni individuo costruisce la sua realtà (non

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
19 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher simone22pos di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Metodologia della ricerca sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Lucchini Fabio.