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CELLE A COMBUSTIBILE
L’idrogeno è l’elemento più leggero e abbondante dell’universo. Il 90% dell’idrogeno
prodotto nel nostro pianeta deriva dai processi di cracking e reforming di idrocarburi
pesanti; un ulteriore 7% proviene dalla gassificazione del carbone; il restante 3%
deriva invece dal processo di elettrolisi.
L’idrogeno prodotto può essere usato sia per produrre altri composti che come
combustibile per produrre energia, in particolare attraverso due metodi: bruciandolo,
sia da solo che assieme ad altri combustibili, o facendolo reagire chimicamente con
l’ossigeno attraverso delle celle a combustibile.
Le celle a combustibile sono sistemi elettrochimici (analoghi alle batterie) capaci di
convertire l’energia chimica di un combustibile (solitamente l’idrogeno) direttamente
in energia elettrica, senza l’intervento intermedio di un ciclo termico. Ciò permette
rendimenti più elevati rispetto a quelli delle macchine termiche convenzionali.
Le celle a combustibile presentano interessanti proprietà nel campo della produzione
di energia elettrica e del trasporto, in quanto rispondo perfettamente agli obiettivi di
sviluppo sostenibile, ovvero:
miglioramento dell’efficienza e risparmio energetico;
diversificazione delle fonti energetiche;
contenimento delle emissioni inquinanti nell’atmosfera.
Attualmente l’efficienza oscilla tra il 40% e il 60% ma, usando il vapore acqueo, può
arrivare fino al 80%.
I costi restano non competitivi rispetto ai combustibili fossili, ma in futuro questo
distacco potrebbe affievolirsi, sia con lo sviluppo della tecnologia delle celle a
combustibile che con il ridursi delle scorte di idrocarburi e il conseguente aumento dei
loro prezzi. COMBUSTIBILI FOSSILI
Si definiscono combustibili fossili quelle sostanze derivanti dalla trasformazione di
materie organiche in forme più stabili e ricche di carbonio. Si tratta di fonti
energetiche non rinnovabili , poiché il loro utilizzo a ritmi elevati può pregiudicare la
loro disponibilità per le generazioni future.
I principali combustibili fossili sono:
il carbone;
il gas naturale;
il petrolio.
Attualmente, i combustibili fossili rappresentano la principale fonte energetica
mondiale, grazie all’alta resa in relazione al peso/volume, alla facilità di trasporto e al
basso costo. A causa di questo intenso utilizzo, però, le riserve di combustibili fossili
non sono destinate a durare a lungo. La riduzione di disponibilità di una risorsa fa sì
che il suo prezzo aumenti e che quindi diventi meno competitiva.
Considerando gli attuali consumi e le riserve disponibili, il carbone è la fonte fossile
che si prevede possa avere maggior longevità. Gas naturale e petrolio hanno una
durata stimata pari a circa la metà del carbone fossile.
Ne deriva perciò che il carbone sarà, in linea teorica, il combustibile fossile che
accompagnerà la transizione energetica dalle fonti fossili a quelle naturali.
CARBONE FOSSILE
Il carbone è un combustibile fossile pronto all’uso di colore nero o bruno scuro,
estratto da miniere sotterranee, a cielo aperto o prodotto artificialmente, e composto
principalmente da carbonio e idrocarburi, talvolta con tracce di zolfo.
La sua formazione risale a circa 345 milioni di anni fa, quando un clima caldo e umido,
unito a un’alta concentrazione di CO , favorì la crescita di numerose piante che, con la
2
loro morte e successiva degradazione, divennero parte di rocce sedimentarie. Il
processo che porta dalla pianta vegetale alla formazione di carbone fossile può
durare diversi milioni di anni. La forte pressione, l’elevato calore e i batteri presenti
nel sottosuolo eliminarono l’umidità, l’ossigeno e l’idrogeno, aumentando al
contempo il contenuto di carbonio, responsabile del potere calorifico.
Qualora movimenti tettonici riportino il materiale in superficie, il processo di
maturazione del carbone si arresta immediatamente e il materiale inizia a degradarsi.
Questo rappresenta un problema nelle cave a cielo aperto o nelle miniere a bassa
profondità.
Per estrarre il carbone dai giacimenti si possono realizzare 2 tipi di miniere:
a cielo aperto, che si realizzano asportando gli strati superficiali di roccia mediante
escavatori;
a galleria, che possono a loro volta dividersi in 3 tipologie:
a mezza costa, atte a raggiungere vene di carbone situate nel fianco di una
◦ montagna attraverso un unico tunnel;
a rampa, costituite da gallerie oblique (di estrazione) che si alternano ad altre
◦ verticali (di ventilazione) per raggiungere i giacimenti più interni;
a pozzo, costituite da una coppia di condotti verticali (uno di estrazione e l’altro
◦ di ventilazione) che raggiungono i giacimenti più profondi.
L’estrazione dal sottosuolo può essere a sua volta effettuata secondo 2 tecniche:
room and pillar, che prevede l’estrazione in una serie di “camere” all’interno del
filone carbonifero, lasciando indietro dei pilastri di carbone per sostenere il tetto
della miniera;
longwall, che prevede l’uso di macchine da taglio che rimuovono frontalmente il
carbone, mentre dei puntelli idraulici auto-avanzanti sostengono il tetto fintanto
che il prodotto non viene estratto, per poi lasciar man mano collassare il tutto.
A seconda della sua composizione, il carbone fossile può essere classificato in:
torba, primo stadio della trasformazione dei vegetali in carbone, caratterizzata da
alte percentuali d’acqua che la rendono spugnosa e utilizzabile principalmente
come fertilizzante, in quanto non costituisce un combustibile;
lignite, secondo stadio e forma incompleta della trasformazione dei vegetali in
carbone, che conserva la struttura del legno da cui ha avuto origine, con uno
scarso rendimento e ancora poco conveniente;
litantrace, terzo stadio della trasformazione dei vegetali in carbone, che costituisce
la forma più diffusa, economica e utilizzata; è a sua volta diviso in 2 sotto-stadi:
sub-bituminoso, con proprietà intermedie tra lignite e litantrace bituminoso,
◦ usato prevalentemente come combustibile nelle centrali elettriche a turbina;
bituminoso, che rappresenta il carbone fossile per antonomasia, da cui si
◦ ricava il coke
;
antracite, quarto e ultimo stadio della trasformazione dei vegetali in carbone,
rappresenta la qualità più pregiata del combustibile, con il rendimento maggiore
ma anche il costo più elevato, a causa della sua scarsa diffusione in natura.
Se sottoposto a elevata pressione e grande calore, il carbone fossile può trasformarsi
in grafite, materiale composto quasi interamente da carbonio.
I primi utilizzi del carbone fossile risalgono al tempo dei romani, ma è durante la
prima rivoluzione industriale, nella seconda metà del secolo, che conquista un
XVIII
ruolo centrale come risorsa energetica. In questa epoca è principalmente utilizzato
per generare la forza vapore necessaria ad alimentare le macchine a vapore, sia nel
settore industriale che in quello dei trasporti, e come fonte di riscaldamento nelle
abitazioni. Mantiene questa posizione fino agli anni ‘60, quando viene sostituito dal
petrolio.
Attualmente il principale impiego del carbone fossile è nel settore siderurgico, per
alimentare gli altiforni, e nelle centrali termoelettriche, dove risulta essere ancora la
fonte energetica più utilizzata per la produzione di elettricità.
Per poter sfruttare al meglio questo combustibile, viene macinato e trasformato in
polvere finissima, così da aumentare al massimo la superficie di contatto tra questo e
il comburente, con conseguente miglioramento della velocità di combustione e del
rendimento. Per evitare i problemi che potrebbe causare il carbone in polvere, viene
preparata un’emulsione, così da ottenere un prodotto fluido molto simile all’olio
combustibile.
Il carbone fossile è una fonte energetica non rinnovabile, anche se i depositi di
carbone sono molto superiori a quelli degli altri combustibili fossili e si stima che fino
a oggi sia stato consumato solo il 10% circa delle riserve terrestri.
Il carbone fossile è il più inquinante tra i combustibili fossili, sia nella fase di estrazione
e trasporto che in quella di utilizzo.
Alcuni dei prodotti della combustione del carbone fossile hanno effetti nocivi
sull’ambiente, come per esempio il diossido di carbonio, gas responsabile dell’effetto
serra e del conseguente surriscaldamento del pianeta. Durante la combustione,
inoltre, anidride solforosa e zolfo formano ossidi che contribuiscono alla formazione
di piogge acide. Il maggior danno prodotto dal carbone fossile è però quello causato
dal particolato, composto da particelle di metalli pesanti invisibili a occhio nudo e
dannose per la salute dell’uomo e degli altri esseri viventi.
Negli ultimi anni, per migliorare l’impatto ambientale del carbone fossile, sono state
sviluppate numerose tecnologie capaci di ridurre significativamente le emissioni
inquinanti e avvicinarsi alla concezione di un “carbone pulito”.
Nonostante gli sforzi, le emissioni di anidride carbonica rimangono le più elevate tra le
fonti fossili ma si prevedono ulteriori miglioramenti su questo fronte.
CARBONE PULITO
Con carbone pulito, in inglese “clean coal”, si intende un insieme di tecnologie
innovative volte alla riduzione dell’impatto ambientale della combustione del carbone,
sia in termini di efficienza energetica che di riduzione delle emissioni inquinanti.
Per ottenere questo carbone “pulito” è necessario eliminare dal combustibile tutte
quelle impurità non necessarie alla combustione frantumando lo stesso in piccoli
pezzi e facendolo passare attraverso dei filtri a separazione per gravità.
Successivamente, viene immerso in alcuni recipienti contenenti un liquido che
permette al carbone di galleggiare, mentre le altre sostanze affondano così da poter
essere rimosse.
Un altro sistema per ridurre i fattori inquinanti del carbone fossile, e al contempo
aumentare l’efficienza, è la gassificazione, un processo che consente di ottenere un
prodotto altamente flessibile, utilizzabile sia per la produzione di energia che per il
trasporto e l’industria chimica. Per ottenere questo combustibile, il carbone fossile
non viene bruciato direttamente ma reagisce con ossigeno e vapore per formare il
syngas. Dopo essere depurato, questo composto viene bruciato in una turbina a gas
per produrre energia e nuovamente utilizzato per creare vapore per alimentare
un’apposita turbina.
Ciò che rende molto appetibile questa tecnologia è