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Storia delle Gazzette e dei Giornali
La Gazzetta Giornale esiste dal '500. Inizialmente erano fogli di avviso, successivamente trasformati in raccoglitori di notizie di varia natura, che si occupavano esclusivamente di libri. Il giornalista scriveva sui giornali, fogli periodici, riportanti notizie politiche provenienti dall'estero. L'uomo di lettere, gazzettiere, compilava questi fogli di periodicità variabile, spesso riportanti notizie belliche o avvenimenti nelle corti ecc.
Le prime gazzette in Italia arrivarono nel '600, la prima nel 1639 a Genova. Avevano bisogno di un'autorizzazione da parte delle autorità politiche e spesso erano sottoposte a censura laica o religiosa. Spesso il gazzettiere era lo stesso tipografo. Gazzetta e giornale procedono parallelamente nel corso del '600, salvo poi incontrarsi a fine secolo con il Journal des Savants. Il giornalista è un dotto che si rivolge a lettori dotti, riassumendo libri con rigore ed imparzialità.
‘700, quando cominciando ad uscire fogli di informazione culturale aperti anche a notizie di altra natura → Giornale di Venezia Gazzetta letteraria di Milano, es. (dal 1780) o la pubblicata tra 1772-1776. Nel corso del secolo muta la figura del giornalista: il mito dell’erudito imparziale viene meno, i giornalisti vogliono affermare la propria visione critica recensioni. ‘700: fase dell’erudizione fase → dei giornali letterari (cultura in senso più ampio). Giornale dei letterati d’Italia es. (1710-1740), con il progetto preciso di ridefinire la cultura italiana e caffè rivendicarne il ruolo a livello europeo. Sempre nel Settecento si moltiplicano i e i salotti, che favoriscono la diffusione di queste testate. Giornalismo non più legato alla cultura del libro, attento al dialogo con il pubblico. Il pubblico, spesso estraneo alla cultura erudita, è desideroso di partecipare ai dibattiti e di avere a disposizione nuove conoscenze. Il Caffè es.
Rivista degli illuministi milanesi, uscita dal 1764 al 1776 Cesare Beccaria, confrontando il ruolo della rivista e quello del libro, sottolinea come la rivista sia molto più fruibile ad un pubblico spesso lontano dal libro (spec. le donne). Rispetto a tutta la nuova società, giornali e giornalisti hanno la responsabilità di diffondere conoscenze utili e stimolare la riflessione. La lingua si adatta a tutto questo. Caffè, Sempre sul Alessandro Verri scrisse nel 1764 un celebre articolo "Rinunzia, avanti, Notaio al vocabolario della Crusca", in cui annuncia che i collaboratori della rivista non vogliono limitarsi alla "lingua dei colti", dimostrandosi favorevole a forestierismi, se utili ad arricchire la lingua, superando i confini italiani. Polemizza con i puristi, che affermavano si dovesse attingere solo ai modelli linguistici classici (Dante, Petrarca), dicendo che se questi tornassero in vita sarebbero i primi a stupirsi di come.La questione della voglia di parlare di argomenti "nuovi" limitandosi all'uso di termini antichi richiama la lingua. Gli illuministi lombardi protestano in nome di una cultura che diffonda nuove idee, consapevole del nuovo impegno a rendere i cittadini dei cittadini d'Europa.
La storia della lingua settecentesca è legata al giornalismo. I nuovi argomenti proposti su queste riviste riflettono l'evolversi della lingua, con un lessico arricchito di terminologie settoriali (tecnico-scientifici, economici), tradizionalmente trascurati dalla lingua letteraria. Nuovi termini legati alle scoperte scientifiche: elettricismo, conduttori; parole dal mondo della politica: regolamenti parlamentari, congresso, convenzione ecc. Espressioni tipiche del secolo dei Lumi: cittadino, cose.
Concretare una prosa di non di parole, che sia universalmente intesa. Emerge però anche il disinteresse verso la forma e la grammatica. Uso di congiuntivi "errati", marcati in diatopia.
che però nel Settecento erano ancora accettati. Influenze del dialetto (cfr. testo di Pietro Secchi – materiali). Caffè L'esperienza breve del influisce su altre esperienze giornalistiche, che cercano di rapportare la Giornale Enciclopedico cultura italiana col panorama illuminista europeo: in area veneta il – aggettivo sinonimo di illuminista e militante, che rinvia a una cultura unitaria perché coglie il rapporto necessario tra la stessa cultura e la dimensione sociale. Storico M. Berengo notò come fino alla Rivoluzione Francese non si potesse parlare di giornalismo politico; eppure, nelle gazzette di fine XVIII sec il sottinteso politico era molto forte. Giornali militanti che, diversamente dalle gazzette, si concentrano maggiormente sulle vicende locali: dibattiti sui provvedimenti delle autorità, resoconti assemblee, sovrapposti a commenti e riflessioni politiche (veri e propri articoli). Dal periodo rivoluzionario a quello dellaRestaurazione si delineano i tratti del giornalismo italiano. Iniziò a delinearsi l'importanza del controllo sugli stessi giornali, insieme alla difficoltà dei giornali ad essere economicamente autonomi (potere economico vs stampa). Ambizione di nuovo: avere come pubblico un pubblico il popolo, che si deve illuminare e far diventare consapevole; ma un compito così impegnativo non può appoggiarsi solo alla scelta di tipologia di contenuti: è importante anche la forma in cui vengono stesi gli articoli. È fondamentale tenere a mente chi sia il destinatario, ricercando chiarezza espositiva. Questa attenzione al destinatario portò a scelte linguistiche estreme: es. Eleonora Pimentel, patriota Monitore Napoletano, giornalista protagonista della repubblica napoletana del 1799: sul suo giornale di brevissima vita, invitava a servirsi del dialetto (cfr. testi Ariel). Non è un caso isolato: sacerdote La Reprubbeca spiegata co loSant'Evangelo a Michelangelo Ciccone pubblica 7 numeri del fogliolengua nosta liscia e sbriscia che se 'ntenne da tutti = il dialetto napoletano; giornali bilingui italo-francesi; giornali scritti totalmente in francese (epoca napoleonica)
Da questo periodo emerge l'intento pedagogico del giornalismo, tratto caratteristico di molti giornali dell'Ottocento.
LEZIONE 12
Settecento: da giornale strettamente letterario a giornale aperto alle nuove esigenze della società, legate all'Illuminismo.
Lingua dei giornali dell'Ottocento.
Due momenti storici che aprono e chiudono la prima parte del secolo:
- Epoca rivoluzionaria/giacobina
- Moti del 1848
Momenti significativi per la storia del giornalismo, di altissima tensione militante.
Sia i fogli di età giacobina (primi esemplari di giornalismo politico moderno), sia quelli del '48-'49, Monitore Napoletano, utilizzano il giornalismo come strumento di persuasione e di lotta. Già
Nel soprattutto nell’esperienza di Mazzini, questo è evidente. Cosa comporta un giornale così finalizzato? La funzione referenziale passa in secondo piano. Il commento prevale rispetto a cronaca ed informazione. L’interpretazione politica è in primo piano.
Cosa accade nel periodo che intercorre tra l’età giacobina e i moti del 1848? Età Napoleonica e poi Restaurazione dal PDV giornalistico sono decenni in cui il giornalismo sembra sopraffatto dal potere politico. I giornali erano incolori, i giornalisti erano funzionari governativi indifferenti alla cronaca locale – se non quella cronaca funzionale all’esaltazione del potere. Le gazzette ufficiali di questo periodo erano sostenute e sovvenzionate dai governi, quindi avevano anche vita lunga, ma offrivano notizie abbastanza incolori, anche a livello internazionale.
TUTTAVIA nei decenni della Restaurazione si inizia a diffondere la periodicità quotidiana. Si diffondono
Le "quattro pagine" del giornale (anche se spesso e volentieri l'ultima pag. era occupata da annunci pubblicitari). A differenza del periodo rivoluzionario, il giornalismo di questo periodo vede prevalere l'informazione (seppur incolore) sul commento politico. Per una trasformazione del giornalismo italiano bisognerà attendere l'Unità d'Italia: si allenteranno le restrizioni alla libertà di stampa. Il giornalismo quotidiano diventa pian piano il luogo privilegiato della discussione politica. Si assiste così ad un ampliamento del pubblico, più sfaccettato. Di questo è sintomo anche l'ampliarsi della sezione di cronaca cittadina, precedentemente ignorata.
Corriere, l'Avanti. A fine secolo nascono quotidiani quali il...
Osservando le tirature dei giornali si intuisce la trasformazione: a inizio '800 difficilmente si superavano le 3000 copie; dopo l'Unità si raggiungono le 15.000 e vanno ad...
A livello di contenuti si implementano le corrispondenze dall'estero e nascono le prime cronache sportive. Tuttavia, tra il giornalismo di inizio e fine secolo sono presenti dei punti in comune, delle costanti:
- incremento della funzione informativa. Dal PDV linguistico ciò comporta l'incremento della referenzialità;
- esigenza di una scrittura rapida e concisa, a fronte della frequente pubblicazione dei giornali;
- il lavoro di redazione diventa sempre più riscrittura di altri testi - assunzione della notizia da altre fonti;
- si afferma la figura del giornalista come figura professionale autonoma, dai codici espressivi sempre più raffinati.
Il linguaggio giornalistico eredita molti tratti della lingua letteraria, soprattutto a livello espressivo e retorico. Alcuni tratti però sono destinati ad estinguersi, iniziando dal lessico. SOLIDARIETÀ CON LA TRADIZIONE VS DISTACCO.
FASE 1. Prima metà dell'800 (dal triennio
Giacobino fino al 1848) la lingua dipende ancora dalla tradizione e da alcuni fenomeni propri della lingua poetica e tradizionalista di stampo toscaneggiante. La ricerca espressiva e il culto della parola preziosa sono proprie dei giornali giacobini. In realtà vi sono anche elementi letterari che appaiono come il frutto inconsapevole dell'educazione alla lingua letteraria, ed emergono involontariamente dal giornalista. Questo si nota soprattutto quando elementi prettamente letterari sono associati ad altri "trascurati": queste dissonanze di tono denunciano un possesso imperfetto dei registri alti della lingua letteraria. Inoltre: presentazione cauta delle notizie non verificate; concisione; progressiva adozione di moduli estranei alla tradizione. Aspetto innovativo: lessico sensibile all'apertura agli stranierismi, soprattutto francese. Questi fogli vivevano di notizie dell'estero e si limitavano a riscriverle. Regionalismi: spesso irriflessi e nemmeno
così frequenti