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La doppia articolazione del linguaggio (André Martinet 1960)
Insegnò linguistica e una delle opere più rappresentative è Éléments de linguistique générale del 1960.
La lingua ci fornisce un codice attraverso il quale possiamo dare luogo a un messaggio, un segnolinguistico costituito da un significante e un significato, oppure, per usare la terminologia glossematica corrispondente, da un'espressione e da un contenuto.
1. MONEMI (lessemi e morfemi) es. la (morfema libero) casa (lessema cas- e morfema –a, che indica il genere e il numero). Elementi che si combinano all'interno del messaggio sono delle unità minime dotate di una forma fonica e un significato. La capacità di scomporre i messaggi in monemi, cioè in elementi minimi che possono essere sostituiti e utilizzati per comporre nuovi messaggi è chiamata prima articolazione del linguaggio (e i monemi sono quindi anche definiti come 'unità minime').
minime diprima articolazione’).
2. FONEMI. il segno linguistico può però essere ulteriormente scomposto in unità ancora più piccolese prendiamo in considerazione solo il lato del significante. I monemi della lingua infatti a loro voltasono formati da un numero, questa volta limitatissimo, di ‘mattoncini’ molto piccoli: i suonilinguistici. Suoni che uso per parlare, per costruire le frasi, segmenti in cui si possono suddividere imonemi. il fatto che i monemi siano costituiti da unità foniche che possono essere utilizzate indiversi contesti e sostituite in una certa sequenza causando delle modifiche nella sequenza stessa èdetto seconda articolazione del linguaggio.
Il fonema presenta la caratteristica di essere distintivo, cioè in grado di opporre fra loro monemi diversi.Prendiamo ad esempio la parola male e sostituiamo /m/ con /s/: si ottiene sale, cioè una parola diversa.Male e sale sono perciò distinti fra
Loro da un solo fonema e in base a questo principio si dice che costituiscono una coppia minima. Inoltre, si dirà che /m/ ed /s/ in italiano sono in rapporto di opposizione fonologica. Vediamo altri esempi di coppie minime: talora e malora oppongono /t/ e /m/.
Esiste un pensiero prima della lingua? Un pensiero pre-linguistico. Esistono diversi linguaggi e questi modi di comunicare sottendono sottocodici. L'uomo continua a costruire codici, però può avere un pensiero pre-linguistico, delle nozioni di non codificate linguisticamente, ma finché non le codifica linguisticamente non può prenderne coscienza. I pensieri pre-linguistici sono rudimentali, a volte riguardano solo la sfera sensoriale, non sono pensieri complessi. La lingua quindi è necessaria per pensare, per formulare un pensiero complesso. Quando un pensiero è complesso significa che lo si è codificato attraverso la lingua, che è un passaggio fondamentale per l'uomo.
E questo ha delle ricadute sul concetto di intelligenza. Oggi si parla molto anche di intelligenza artificiale. Le macchine capiscono quello che diciamo? No, sono programmate. Si parla di comprensione della lingua anche in applicazione dell'intelligenza artificiale, ma si tratta però d'una metafora. John Soure (linguista dell'intelligenza artificiale) ha creato la parabola della fata cinese. Ad un'intelligenza artificiale vengono date istruzioni per trattare una serie di stringhe e permettere in relazione queste stringhe ottenendo un risultato che non si discosta da quello di una persona. Rimane sempre un passo indietro dalla reale comprensione della lingua, ma ha istruzioni continue sempre più raffinate e precise che stanno migliorando le prestazioni linguistiche dell'intelligenza artificiale. Il computer però non sta capendo nulla di quello che sta facendo, semplicemente combina una serie di elementi. Ci sono lingue naturali, come la nostra, o
Lingue costruite a tavolino come l'esperanto. La lingua naturale si basa su una comunità di parlanti che permette lo sviluppo naturale della lingua. "Naturale" è una metafora dell'800 per la quale la lingua era vista come una pianta, vista come qualcosa di fisiologico che aveva una sua nascita, la sua vita e la sua morte. Per cui è rimasto l'aggettivo "naturale" per le lingue che si sviluppano appunto da comunità linguistiche.
Caratteristiche del linguaggio umano
Caratteristiche delle lingue naturali che cambiano moltissimo dopo la seconda guerra mondiale:
- Discretezza, si intende il fatto che la lingua sia discreta, formata da una serie di elementi (mentre gli altri codici sono continui es. danza delle api esploratrici, una delle poche specie animali che ha un linguaggio, quando tornano all'alveare fanno una danza che indica quanto è distante il prato ideale per il polline, più il prato è lontano il movimento si fa
più ampio). la discretezza indica che il linguaggio è costituito da elementi separati dotati di significati (nel caso dei monemi) e valori diversi (per i monemi e anche per i fonemi). Essa è infatti una delle proprietà di base del fonema: ciò significa che i vari fonemi si oppongono in modo definito l'uno all'altro, vengono cioè considerati e percepiti dai parlanti come nettamente diversi, anche quando sono in realtà molto simili dal punto di vista dell'articolazione es. batto e patto, se si pronunciano in maniera poco chiara vengono confuse, ma per noi b e p sono elementi completamente diversi. Il mio cervello tenderà ad attribuire quel suono solo a una delle due lettere, non posso accettare una parola che è a metà tra le due. Es. Beygin che è per noi Pechino, perché i portoghesi, i primi esploratori della Cina, ricondussero la b alla p, perché in cinese non c'è una
che ha mangiato tutti i dolci deve essere Maria), mentre in un linguaggio informatico la struttura grammaticale è determinata dalla sintassi del linguaggio stesso. La differenza tra le due lettere è perfetta. Ad esempio, "sin" (dentale) e "sing" (velare). La ricorsività consiste nell'uso di un numero limitato di elementi per creare nuove parole (in questo caso i fonemi) e infiniti enunciati (in questo caso i monemi), potenzialmente espandibili all'infinito. Presenta elementi ricorsivi come "e" che mi permettono di ampliare la mia frase senza dovermi fermare sempre. Ad esempio, "Maria gioca e canta e suona e ride...". Le parole devono essere disposte ed accordate fra loro attraverso una serie di regole grammaticali che garantiscano la corretta formazione delle frasi. Le frasi di una lingua naturale sono anche complesse rispetto ai linguaggi informatici. Ad esempio, "la ragazza che ha mangiato tutti i dolci deve essere Maria". Un computer non comprenderebbe una struttura complessa. In conclusione, la differenza grammaticale tra una frase comprensibile e grammaticalmente corretta (come "la ragazza che ha mangiato tutti i dolci deve essere Maria") e una frase in un linguaggio informatico è determinata dalla sintassi del linguaggio stesso.LA LINGUA NATURALE
Nella lingua naturale si possono costruire infiniti messaggi, con un numero relativamente ristretto di elementi, e un numero ampio di lessemi.
L'ideale per imparare una lingua è la fase dell'infanzia, che permette di apprendere la lingua in maniera naturale, in quanto non si fa altro se non applicarsi per apprenderla. Noi invece, se impariamo una nuova lingua, cerchiamo somiglianze e differenze dalla lingua madre.
Un altro linguista rumeno, Eugenio Coseriu, ha specificato che la lingua oltre ad essere un macrosistema è un sistema di sistemi, quindi composto da sottosistemi legati tra loro (sistema morfematico, lessicale, sintattico...).
Esiste anche
un sistema più personale es. un bilingue. Il singolo individuo così come la società mette in relazione i vari sistemi. È un sistema che è paragonabile a una spugna, con pori attraverso cui passano elementi esterni e vengono mandati propri elementi ad altri sistemi in base ai propri punti di forza. Es. italian sounding, un fenomeno linguistico per cui alcuni produttori di cibo non italiani all'estero producono imitazioni di quelli italiani, mettendogli nomi che suonano italiani per ingannare i consumatori (ambito gastronomico). Es. marche cosmetiche che sembrano francesi ma non lo sono. La creatività della lingua: la lingua cambia in modo microscopico ad ogni generazione, presenta un cambiamento diacronico. Metafora della cravatta spiegata dal decano della linguistica, le persone di ottant'anni la portavano, quelli di 70 anni alcuni si e no, a 50 nessuno la portava, tra i più giovani nuovamente un misto. Nella lingua avviene lo stesso.ci sono degli usi che vengono abbandonati e poi ripresi.Vocali e consonanti
Come posso considerare i suoni del linguaggio? Le lingue sono fatte di suoni che rappresentiamo con sistemi di scrittura.
VOCALI: Le vocali sono sempre sonore (se c'è vibrazione laringea), mentre le consonanti sia sono sonore che sorde. La caratteristica che caratterizza le vocali è il timbro, una diversità ottenuta dal cambio di forma della cavità risonatrice (dalla posizione della lingua, delle labbra e la posizione del velopalatino - palato molle). Non c'è un ostacolo nella cavità risonatrice, a differenza delle consonanti.
Nel trapezio vocalico viene mostrata la posizione della lingua delle 8 vocali cardinali. L'asse orizzontale determina vocali:
- Anteriori/palatali, il dorso della lingua va verso il palato duro
- Posteriori/velari, il dorso della lingua va verso il dorso palatino o palato molle
- Centrali, il dorso della lingua in posizione
centraleL’asse verticale, dal basso verso l’alto, determina la maggiore o minore apertura della bocca e perciò vocali:
- aperte, la lingua sta in posizione bassa
- chiuse, la lingua resta alta
- semiaperte, posizione intermedia più vicina alle aperte
- semichiuse, posizione intermedia vicina alle chiuse
Inoltre le vocali possono essere labializzate (arrotondamento delle labbra) come [o] e [u], e non labializzate [i][e]. Un altro parametro è dato dalla posizione del velo palatino che produrrà vocali orali (se l’aria esce solo dalla bocca), nasali (se l’aria risuona nella cavità nasale). Quando il velo palatino è attaccato alla laringe la vocale esce orale, se staccato lascia l’apertura verso il naso, abbiamo una vocale nasale (ö). Ci sono persone con una costituzione particolare in cui il velo rimane sempre un po’ staccato ed escono suoni nasali. La durata, breve o lunga delle vocali è chiamata quantità.
Una vocale è lunga quando è accentata e in una sillaba aperta non finale, ad esempio "ami:co".