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QCER
QUADRO COMUNE EUROPEO DI RIFERIMENTO per la conoscenza delle lingue
È un sistema descrittivo impiegato per valutare le abilità conseguite da chi studia una lingua
straniera europea. Individua tre livelli maggiori di conoscenza di una lingua, a volo volta
divisi in 2: A, B,C, divisi in A1, A2, B1, B2, C1.C2.
Vengono valutate sia le abilità RICETTIVE (ascolto e lettura) che quelle PRODUTTIVE
(parlato e scrittura).
Tale scala parte da un livello minimo di TIPO A ad un livello massimo di TIPO C .
Competenze linguistiche secondo J. Cummins
ha diviso le competenze linguistiche in due livelli:
1. BICS: Basic Interpersonal Communications Skills LINGUA COMUNICATIVA
(paratattica, caratterizzata da un linguaggio colloquiale, quotidiana, semplice e
pratica)
2. CALP: Cognitive Accademic Language Proficency LINGUA DI STUDIO (ipotattica,
con un linguaggio particolare, spacializzata, argomentativa, astratta).
CARTA D’IDETITÀ LINGUISTICA
Viene fatta all’inizio dell’anno, ed è più o meno ampia. Serve per impostare il lavoro didattico.
Certe attività svolte poi per la misurazione del livello dell’alunno vengono ripetute alla fine
dell’anno scolastico per valutare eventuali miglioramenti. È funzionale anche al
LABORATORIO LINGUISTICO. Non indica solo il livello linguistico ma anche le abilità
comunicative, la storia familiare e il pregresso cognitivo.
LA SOCIOLINGUISTICA
È nata negli USA intorno al 1952 dove da sempre c’è una pluralità di culture ed etnie.
Analizza la lingua ma pone l’attenzione sui parlanti e sulle loro condizioni sociali, familiari
(più alto è il livello sociale dei parlanti migliore sarà il loro linguaggio).
È diversa dalla PRAGMATICA che analizza invece la lingua nell’aspetto pratico.
Studio delle diversità e varietà della lingua in base:
alle differenze culturali e socio-economiche degli individui
alle differenze dei differenti contesti in cui avviene la comunicazione
Analizza:
1. lingua di chi parla
2. contesto comunicativo
3. interlocutori
4. oggetto della comunicazione 41
5. stile e finalità della comunicazione
Per fare questa analisi utilizza un METODO INDUTTIVO, fatto attraverso registrazioni
nascoste (così la conversazione è più spontanea), si analizzano le registrazioni e si
confrontano con altre. Per ultima si controlla la strategia discorsiva, cioè che forma di
ha l’interlocutore).
controllo
Si analizza il tutto dal punto di vista fonetico, fonologico, lessicale, morfologico, sintattico e
ortografico.
I fattori che maggiormente influiscono sono:
Interlocutori (se è conosciuto, non conosciuto, se si è in confidenza o meno)
Argomento (se è noto oppure ignoto, quotidiano o specializzato)
Finalità della comunicazione
Contesto comunicativo (incidono i discorsi precedenti e la situazione/ambiente nel
quale si svolge il dialogo)
LE RELAZIONI DI RUOLO
Ci sono dei diritti e dei doveri reciprochi conosciuti in modo implicito dai componenti di una
comunità linguistica (gruppo di persone che condividono la stessa lingua). Sono delle regole
di comportamento socio-linguistico.
Il mancato rispetto di queste regole genera degli ERRORI COMUNICATIVI, tipo:
- Interventi non opportuni
- Espressioni non idonee (ad esempio dare del tu )
- Tono inadatto (errori legati alla paralinguistica)
- Uso errato dei pronomi DIGLOSSIA
Si ha nel momento in cui il parlante riesce ad impostare una rigida distinzione tra la lingua
corrente e il dialetto (È LA CAPACITÀ DI USARE LINGUE DIVERSE A SECONDA DEL
CONTESTO).
PLURILINGUISMO: quando uno stesso soggetto è in grado di parlare più lingue.
MULTILINGUISMO: quando ci troviamo in una comunità dove sono presenti una pluralità
di lingue (es in trentino c’è l’italiano, il dialetto, il francese ecc…)
TIPOLOGIE DI REGISTRI
1. CONFIDENZIALE/COLLOQUIALE usato in situazioni familiari o amichevoli
2. MEDIO usato in situazioni normali di quotidianità
3. FORMALE/COLTO usato con sconosciuti in situazioni lavorative o burocratiche
4. AULICO/SOLENNE in situazioni ufficiali con persone di riguardo
IL LINGUAGGIO FEMMINILE
In Italia c’è una tendenza stereotipata che va a connotare negativamente il linguaggio
femminile. La lingua italiana è infatti una lingua declinata prevalentemente al maschile. 42
Secondo GIACOMO DEVOTO la LINGUA è una sovrastruttura tenuta in piedi dal
sentimento dei parlanti
Secondo OSCAR WILDE le DONNE sono un sesso decorativo, non hanno nulla da dire ma
lo dicono in modo affascinante.
Questo rappresenta uno stereotipo arcaico che oggi è del tutto scomparso vista
l’emancipazione avvenuta sia in campo lavorativo che in campo lessicale.
GENERE E LINGUA: La sociolinguistica ha analizzato
Marcatura grammaticale (tendenza al maschile)
Genere lessicale
Genere sociale
ALMA SABATINI parla per la prima volta negli anni 60/70 del 1900 di SESSISMO
LINGUISTICO.
Elabora 3 raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana.
1. MASCHILE NON MARCATO
Esiste per par condicio il femminile non marcato, ad esempio
- Parole ambigenere in A (atleta, artista) con il plurale sempre FEMMINILE.
- I nomi degli animali per i quali la formazione del maschile si ottiene inserendo
l’aggettivo “maschio”
“Lei” è un pronome di cortesia ed è sempre femminile.
-
2. ACCORDO AL MASCHILE
3. TITOLI PROFESSIONALI
COME VOLGERE AL FEMMINILE LE PROFESSIONI:
MASCHILE FEMMINILE
-o/aio/ario/iere -a/aia/aria/iera
(Fioraio) (Fioraia)
-sore -sora
(Professore) (Professoressa eccezione)
-tore -trice
(Attore) (Attrice)
Non hanno il femminile ma si può ottenere
-e/a con l’articolo femminile.
(il custode, il parlamentare, il console) (la custode, la parlamentare, la console)
Il femminile si ottiene con l’articolo
I derivati del participio femminile.
(il cantante) (la cantante) 43
LA LINGUISTICA TESTUALE
Per formare un testo si devono analizzare le parti compositive e le tipologie di testo. Per
CRITERI DI TESTUALITÀ di BEAUGRANDE E
questo vengono utilizzati i
DRESSLER:
1. Coesione
2. Coerenza
3. Intenzionalità
4. Accettabilità
5. Informatività
6. Situazionalità
7. Intertestualità
8. Lessico
9. Forma
10. Tono
11. Aspetto grafico: è necessario un titolo fortemente sintetico, un sottotitolo esplicativo,
il testo deve essere diviso in parti, in capitoli, in paragrafi e in capoversi(blocchi di
tema che contengono parti tematiche del testo).
1. COESIONE
l’aspetto morfo sintattico,
Riguarda come:
- la Consecutio temporum
- accordo di genere e numero
- connettivi
- pronomi e avverbi (secondo l’antropologia della comunicazione è
ma riguarda anche la PUNTEGGIATURA
nata quando siamo passati dalla lettura a voce alta, dovuta alla scarsa alfabetizzazione e
alla scarsa presenza di libri, alla lettura silenziosa)
I SEGNI INTERPUNTIVI:
DUE PUNTI
I si usano quando:
c’è un discorso diretto
(se c’è una numerazione diretta legata alla principale non servono “in quel
un elenco
negozio c’erano scarpe, giubbotti”, se invece la frase è già completa di suo servono
i due punti, “in quel negozio c’erano molti articoli: scarpe, giubbotti ecc.)
quando si vogliono separare due periodi il secondo dei quali esplicita il primo
PUNTO E VIRGOLA
Il si usa quando:
separa due o più proposizioni parallele di un elenco concettuale (in questo caso fa le
veci della virgola)
quando c’è paratattica es: “ti chiedo di venire, portare un cappotto, di andare piano”.
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VIRGOLA
La quando NON VA USATA:
per separare soggetto, predicato e complemento oggetto
mai prima di una relativa limitativa (che limita le informazioni).
Va invece usata nel caso in cui la relativa sia esplicativa (cioè aggiunge informazioni
alla frase)
“E”,
mai prima della congiunzione è concesso utilizzarla prima della e quando si
vuole mettere in risalto l’ultimo elemento di un elenco.
con “ma”, ad eccezione di quando “ma” è un
Mai prima di una AVVERSATIVA
avversativo forte e si vuole far risaltare
LINEETTE “- “
-
Le sono necessarie:
Nel discorso diretto
Al posto di una parentesi tonda
Quando voglio ribadire ciò che metto tra le lineette
“() “
PARENTESI TONDE
Le si utilizzano quando:
Voglio rendere superfluo quello che sto dicendo
PUNTO
Il :
frase, tant’è che se viene spostato cambia il
È centrale per la comprensione di una
significato dei sintagmi
(un esempio di lingua senza punteggiatura è il latino medievale, il quale risulta per
questo molto difficile da comprendere)
Una scarsa coesione può derivare da:
- Reggenze plurime
- Sfasature concettuali
- Omissione di qualcosa che il lettore si aspetta
1. COERENZA
Perché ci sia coerenza ci deve essere consequenzialità tra le varie frasi.
La COERENZA TEMATICA può essere data:
- Per elaborazione: quando si esplicita e si spiega la frase iniziale
- Per estensione: quando amplio un concetto
- Per arricchimento: quando arricchisco la frase
I, II, III, IV, V…
- Per enumerazione:
- Per sequenze: norme da seguire: norma 1, norma 2, norma 3.
- Per contrasto: esistono due categorie: la prima si, la seconda no.
quest’anno tante catastrofi ambientali (causa=inquinamento)
- Per causa effetto: si ha quando c’è:
La COERENZA CONTESTUALE
- Informatività non ci devono essere degli assurdi ideologici 45
- Situazionalità ci deve essere un collegamento tra ciò che dico e il contesto nel quale
mi trovo, risulterebbe per esempio assurdo e poco coerente mettere un cartello
VIETATO FUMARE in una sala fumatori.
se proietto l’immagine di un argomento in contrasto rispetto a quella
- Para testualità
di cui sto parlando.
- Accettabilità non deve mancare interesse.
COMPETENZA TESTUALE:
- Distinguere un testo da un insieme di frasi.
- Saper parafrasare, riassumere.
- Saper collegare il testo al contesto socio-culturale e storico-sociale.
Una SCARSA COERENZA può essere dovuta a:
1. Distrazione/ superficialità
2. Ridondanza semantica (ripetizione dello stesso concetto, ad esempio: sorpresa
inaspettata)
3. Ordine errato delle parole.