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La linguistica teorica e la psicolinguistica
La linguistica teorica studia il linguaggio umano e usa il metodo generale delle scienze galileiano: essa formula ipotesi generali che rendono ragione ai fatti in modo chiaro. La psicolinguistica, invece, cerca di capire ciò che sta alla base della comprensione, della produzione e dell'acquisizione del linguaggio.
Le patologie linguistiche
Studiando i casi in cui il linguaggio funziona "male" si riescono a capire i meccanismi alla base di questi problemi e si riesce a capire meglio anche come funziona il linguaggio. La difficoltà di apprendimento riguarda circa il 20% della popolazione e ci possono essere difficoltà specifiche con problemi generali e difficoltà specifiche con problemi specifici.
Le difficoltà aspecifiche possono essere:
- Deficit cognitivi
- Deficit fisici
- Fattori psicologici e psicopatologie
Le difficoltà specifiche (3/5% della popolazione) possono essere:
- Dislessia
Disgrafia;- Disortografia;- Discalculia.
La specificità dei DSA
Per specificità si intende il fatto che le difficoltà interessano uno specifico dominio di abilità in modo significativo ma circoscritto:
- In assenza di deficit neurologici e sensoriali;
- Adeguate opportunità socio-culturali.
>> Difficoltà individuali è dislessia!!
I disturbi dell'apprendimento
I DSA hanno caratteristiche neurofunzionali specifiche. Essi sono presenti sin dalla nascita e emergono quando sono richiesti compiti di lettura, scrittura e calcolo.
In età prescolare ci sono alcuni indicatori di "rischio":
- Elevata familiarità >> se i genitori sono dislessici, c'è la possibilità che lo siano anche i figli;
- Deficit funzionale di difficoltà ad acquisire;
- Non è una malattia ma una caratteristica individuale del soggetto;
- La difficoltà è recuperabile con la riabilitazione;
L'alunno posto nelle condizioni di attenuare il disturbo, può raggiungere gli obiettivi previsti. La dislessia non si manifesta più quando si riabilita il soggetto. Non si può parlare di "non dislessico", bensì di soggetto senza più quel disturbo evidente. Il soggetto rimane comunque un dislessico.
Riabilitando non si guarisce del tutto il soggetto dalla dislessia. Se non si interviene, inoltre, si rischia di compromettere il futuro del soggetto con questo handicap. I DSA a volte presentano comorbilità, cioè i soggetti possono presentare anche altri deficit oltre alla dislessia (discalculia e dislessia).
Quando più disturbi si presentano nello stesso soggetto si parla di comorbilità. Fra tutti i DSA la dislessia è il disturbo più noto. In Italia comprende circa il 4/6% della popolazione. Nei bambini italiani si vede più la lentezza che gli errori; mentre, negli Usa, si vedono
più gli errori che la lentezza >> italiano ≠ inglese (più complesso). Almeno un milione e mezzo di soggetti manifesta la dislessia evolutiva che rappresenta un ostacolo più impegnativo.
LA DISLESSIA EVOLUTIVA
Per dislessia evolutiva si intende un disturbo specifico della lettura; è l’incapacità di leggere in modo automatico, corretto e fluente.
Per dislessia acquisita, invece, si intende la perdita improvvisa delle abilità di lettura (a seguito di un evento traumatico). A- evento traumatico; DIS- riguarda lo sviluppo neurologico
Il soggetto affetto da dislessia fa molta fatica a leggere: impiega maggiore sforzo per leggere.
La dislessia è una difficoltà di lettura e scrittura ma bisogna non generalizzare: essa può derivare anche da un ritardo mentale (handicap). 16
In questi casi il bambino non può essere definito dislessico perché si parla di altre cause. >> La dislessia non è solo una
difficoltà di leggere e di scrivere. Essa è un disturbo dell'apprendimento che non riguarda solo leggere e scrivere ma riguarda la processione del linguaggio. Il bambino dislessico processa il linguaggio in modo diverso da un bambino "normale". La dislessia è un disturbo linguistico che si traduce con la difficoltà nel leggere e nello scrivere. Oltre ciò, il rischio di dislessia si può calcolare anche prima del primo anno di scuola elementare. Facendo ciò si riuscirebbe a seguire meglio un bambino e aiutarlo sin da piccolo (intervento efficace). Le manifestazioni della dislessia sono: - Difficoltà nella letto-scrittura; - Deficit linguistici che possono essere: - Fonologici; - Morfologici; - Lessicali (denominazione rapida); - Grammaticali; - Interpretativi. Spesso si scopre che anche se apparentemente il soggetto usa e conosce il linguaggio, in realtà soprattutto il suo uso dellinguaggio è più lento.>> Il processamento del linguaggio è più lento nel dislessico.- Deficit cognitivi come:— Scarsa memoria di lavoro e— Deficit attentivi.>> I dislessici hanno un deficit di memoria di lavoro.La diagnosi precoce di dislessia serve per dare al soggetto consapevolezza che dovrà seguire un percorso di apprendimento diverso da quello standard >> prestazioni non alla pari degli altri soggetti, bensì sensibilmente inferiori.La situazione cambia sensibilmente da quel momento in cui il soggetto si rende conto di essere dislessico >> eliminazione di possibili problemi psicologici futuri.>> La dislessia è un problema circoscritto ma non solo di letto-scrittura. Le sue radici si trovano in un deficit cognitivo.La prima fase della diagnosi della dislessia è proprio quella di prendere conoscenza e consapevolezza.
MANIFESTAZIONE DELLA DISLESSIA
La dislessia si manifesta con
si attua e indica cosa significa ciascuna parola. Sulla base di questo sistema ci sono due livelli: riconoscimento della parola e definizione del significato e dell'output fonologico (parola viene riconosciuta, compresa e si è consapevoli della sua pronuncia >> significato e significante).
Il paziente affetto da demenza è in grado di leggere correttamente le parole ma è incapace di capirne il significato. Il paziente è in grado di leggere il lessico ma non riesce ad associarlo al significato. >> Il paziente riesce a fare riferimento alla via lessicale ma non a quella semantica.
Le cosiddette "non parole" sono quelle parole che una persona riesce a leggere ma non riesce a definire in senso di significato >> si scompone la parola nei grafemi che la compongono (lettere). Se non si riesce a ricorrere a questa via sublessicale significa che si hanno alcuni problemi.
Un normodotato riesce anche a leggere parole "irregolari".
>> garage si legge garash. Quando si impara a leggere nello stadio alfabetico si ha la capacità di scomporre una parola complessa per poi riuscire a leggerla. Mano a mano, con l'esperienza nella lettura, quest'ultima non si basa più solo sulla codifica e sulla scomposizione ma si basa anche sul riconoscimento delle parole. La differenza tra un principiante e un avanzato è questa: il principiante usa la via sublessicale semplice, l'avanzato usa la via sublessicale e lessicale, riconoscendo anche le parole complesse. Le parole con poca frequenza hanno bisogno di lettura più specifica e più lenta.
>> Per il principiante, l'accesso alla via lessicale è ancora limitato. Un altro modello di lettura è quello di Frith con tre stadi diversi:
- Stadio logografico >> le parole sono percepite in base alle loro caratteristiche visive. Non c'è la codifica delle parole e si sfruttano solo indizi
Stadio alfabetico e via sublessicale sono la stessa cosa.
Stadio ortografico e via sublessicale e via lessicale sono la stessa cosa.
La difficoltà di lettura nei dislessici significa la compromissione dell’acquisizione delle regole di conversione grafema-fonema >> incapacità di padroneggiare lo stadio alfabetico che si usa per la conversione da grafema a fonema.>> Il bambino dislessico ha difficoltà attenzionali nell’applicare la regola della conversione.
Con l’esperienza si inizia a costruire il lessico di input ortografico. Un lettore usa sia la via lessicale che la via sublessicale.
Nella via sublessicale il problema è quando le regole di conversione sono “opache” e complesse. Questa difficoltà deriva anche da deficit fonologici presenti nel soggetto dislessico. Per questo soggetto, la capacità
Attenzione: è molto richiamata.