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Si fa politica sia con mezzi materiali che con mezzi simbolici, ancora più potenti dei primi perché il
simbolo è intriso di un sistema valoriale non codificabile e con una forza evocativa incredibile, che
muove le masse. Ecco perché la cultura della manifestazione è impregnata di immagini e di
pratiche. La politica ne trae vantaggio. La guerra simbolica fa uso dei media e si chiama
propaganda: “un uso abile dei significati in situazioni favorevoli”.
Evoluzione degli effetti dei media
• MANIPOLAZIONE (regimi totalitari)
• PROPAGANDA (quando ci si inizia a fare delle domande)
• PERSUASIONE (più efficace dell’influenza)
• INFLUENZA (per influenzare serve un’attenzione maggiore, che però ha un effetto minore, non è
un effetto certo)
Questi sono i meccanismi che portano a pensare al cambiamento, sempre più nella direzione di
considerare il destinatario in una enfasi graduale e lenta, ma costante. L’unico modo per non essere
influenzati è essere consapevoli di questi effetti che i mezzi di comunicazione possono avere.
Effetti limitati
1. L’approccio empirico-sperimentale, ha un’origine psicologica perché lo studio sul campo, il
comportamentismo vede solo quello che si traduce in un comportamento effettivo.
2. L’approccio empirico suo campo, ha un’origine sociologica, gli studi che vengono fatti, la
ricerca amministrativa con la quale la propaganda si interessa a vedere come può funzionare.
t
Teoria degli effetti limitati
Dall’iniziale teoria behaviorista S - R (dal semplice rapporto automatico “stimolo-risposta”), si
inseriscono delle “variabili intervenienti” (I.V.), a seconda della prospettiva nella quale vengono presi
in considerazione. Quest’intervento introduce una certa resistenza, rielaborazione da parte del
destinatario, per il quale gli effetti non sono più così potenti come si immaginavano, ma si
indeboliscono, sono incerti nel fine che perseguono, ovvero persuadere e convincere.
S —> I.V. —> R
“Certi tipi di comunicazione su certi temi sottoposti all’attenzione di certi tipi di persone in certe
condizioni hanno certi effetti” Berelson 1948
L’eventuale influenza dei mezzi di comunicazione di massa su ciascun membro del pubblico non è
un’influenza diretta, ma mediata da condizioni e fattori sia individuali sia sociali. Le persone non
sono più considerate incapaci di trattenere rapporti, vivono in un contesto in cui si relazionano, e
questo le modifica, li rendono più forti e meno disponibili all’influenza. L’influenza di cui si tratta è
quella che può manifestarsi, a livello individuale, sui processi di formazione e mutamento di singole
opinioni, singoli atteggiamenti e singoli comportamenti.
Implicazioni
• abbandono del modello comportamentista dei processi di comunicazione e persuasione;
• abbandono della concezione del pubblico come massa perché si formano i gruppi d’interesse
intorno alle cose, e gruppo significa scambio e condivisione di opinioni;
• enfasi posta sull’intervento di fattori sociali nei processi di comunicazione e persuasione, con
particolare riferimento alla mediazione esercitata dai rapporti interpersonali in seno ai gruppi
primari (famiglia, scuola, Chiesa, partito, associazioni).
Per capire qual è la fonte emittente e a cosa si interessano i media, Harold D. Lasswell nel 1948
teorizzò il “Modello delle 5W (+1)”:
Who says Chi dice cosa, chi parla a chi
What in A quale scopo, perché si comunica
What Channel to Con quale canale
Whom Riguardo cosa, si quali temi, contenuti
what
With effects Con quali finalità e risposta che ottiene
When In che circostanza
L’approccio empiristico-psicologico
Gli studi psicologici sugli atteggiamenti e le motivazioni degli individui, sono alla base delle ricerche
empiriche sulle risposte del pubblico alle comunicazioni di massa moltiplicatesi tra la Seconda
Guerra Mondiale e gli anni ‘70. Non si parla più solo di opinioni che risiedono in superficie, ma in
uno strato più latente (identità anagrafica, politica, di genere, religiosa, linguistica; che ci rendono
unici). Mentre il cambiamento latente è più lento, il cambiamento dell’opinione può venire anche
solo nel momento in cui qualcuno mi convince di qualcosa, poiché tale opinione che avevamo non
era radicalizzata, cristallizzata nel profondo. Non necessariamente, però, finisce per avere maggior
seguito un’opinione “giusta”, poiché molti di coloro i quali cercano di convincere, non hanno le
necessarie conoscenze. Bisogna, quindi, sapere da dove attingere le conoscenze e comparare le
diverse opinioni, per non avere un unico punto di vista.
Gli studi più significativi e più conosciuti nell’ambito dell’approccio psicologico sperimentale sono
Carl Hovland,
quelli di realizzati durante la Seconda Guerra Mondiale.
La comunicazione persuasiva ha lo scopo di produrre cambiamenti su:
• Le opinioni, in superficie
• Le credenze, leggermente sotto la superficie
• Gli atteggiamenti, i valori e i comportamenti, sono più in profondità, sui quali non siamo disposti a
cedere, siamo disposti a lottare. selettiva,
~Il processo di ricezione nasce dall’esposizione se non guardo la tv il messaggio non
arriva, se non indirettamente, filtrato dagli altri che la guardano. La ricezione porta all’allocazione
dell’attenzione che riguarda i temi che stanno a cuore allo spettatore e che possono intervenire su
quello che gli riguarda (es. pensione), l’attenzione sarà quindi a livelli alti poiché utile al pubblico
comprensione
interessato; e la che nella tv è una sola.
mutamenti di atteggiamento, persistenza del mutamento
~Il processo di accettazione può portare a:
azione.
e Negli studi sugli effetti della propaganda, vennero fuori dei risultati un po’ inaspettati,
ovvero la nascita di un certo tipo di resistenza.
“Contribuiscono, in certe condizioni, a facilitare il flusso delle comunicazioni tra media e masse e, in
altre condizioni, a bloccare il flusso delle comunicazioni. In questo senso, le definiamo (variabili)
intervenienti” Katz e Lazarsfeld, 1955
Le variabili intervenienti sono suddivise in: Effetto Bartlett (1932), ovvero gli effetti
1. Fattori relativi all’audience: - grado di interesse chiamati “primacy” e “recency” che si
determinano nel momento in cui anche
- esposizione selettiva l’ordine degli argomenti determina il mio
- attenzione selettiva processo di memorizzazione. Per le
- percezione selettiva cose con le quali io ho un certo grado di
familiarità, l’effetto “recency” funziona di
- memorizzazione selettiva più. Per una cosa completamente nuova
2. Fattori relativi al messaggio: - credibilità della fonte funziona in maniera opposta, ovvero
- ordine degli argomenti l’effetto “primacy”, cioè che la prima
cosa che dico è quella che mi rimane in
- completezza degli argomenti mente.
- esplicitazione delle conclusioni
L’allocazione dell’attenzione
> è la principale condizione della percezione; può assumere diversi
gradi di intensità; è selettiva, secondo modalità volontarie o involontarie; può essere favorita da
particolari caratteristiche e strategie, formali e/o di contenuto, dei testi mediali (funzione fàtica).
L’esposizione selettiva
> si concretizza, per ciascun fruitore, in percorsi di consumo multimediale
quotidianamente costruiti in relazione a molteplici motivazioni di diversa natura; tali percorsi sono
definiti per generi, piuttosto che per mezzi, e interessano trasversalmente il sistema dei media.
La percezione
> è il processo che interviene tra l’allocazione dell’attenzione e la comprensione; è
selettiva e costruttiva; è orientata dai tratti di personalità e dalle competenze percettive del
percipiente. Quando siamo di fronte ad un evento o un messaggio riusciamo a trattenere quello che
già è nel nostro schema cognitivo di riferimento. Le nostre impressioni rientrano in uno schema in
gran parte già determinato in partenza. Uno schema che si determina anche dalla nostra cultura di
appartenenza. Come soggetti percipienti noi selezioniamo tra gli stimoli che ci arrivano, solo quello
che ci riguardano, che ci interessano e che ci paiono congruenti. I nostri stessi interessi sono, poi,
controllati da una tendenza a creare modelli, così facendo risparmiamo energie. Spesso siamo
portati ad accettare e accogliere notizie in sintonia con quello che già pensiamo perché lo sforzo di
produrre un’idea nuova è troppo elevato. Fuggiamo da tutto quello che prende il nome di
Frame
“dissonanza cognitiva”, tutto quello che ci mette in discussione. Il è un meccanismo di
cornice psicologica che si impiantata nei valori di massa e genera una percezione all’interno della
cornice. Una volta instaurato questo frame, tutto ciò che rientra nella cornice rafforza le nostre idee,
ciò che è fuori viene rimosso. Per questo motivo scegliamo le persone a noi più vicine. Con ciò i
politici, tramite una persona, solitamente un linguista, che sa quali parole forniscono un sistema di
riferimento, si conformano a quello che sta più vicino al popolo. Ogni giornale riceve ogni giorno
dieci mila lanci di agenzia. Ci deve essere, quindi, un modo di distillare le notizie. Questa
distillazione viene fatta scegliendo quelle notizie che ci stanno più vicine e che fanno parte del
nostro frame, della nostra cornice.
La comprensione,
> intesa come corrispondenza tra codifica della fonte e decodifica del
destinatario, può essere favorita da fattori relativi ai codici comunicativi, alla struttura argomentativa
e ai contenuti dei testi mediali: presenza di segni familiari al destinatario, corrispondenza alle
competenze di codice del destinatario, semplicità degli argomenti e delle argomentazioni,
articolazione organizzata dalle argomentazioni, ridondanza, presenza di una conclusione esplicita e
anticipata, corrispondenza alle competenze tematiche, alle opinioni e ai valori del destinatario.
Cercare di trovare una modalità sempre più semplificatoria e d’incontro verso un’audience distratta
e stimolata da molteplici cose.
La memorizzazione selettiva,
> con l’Effetto Bartlett che porta alla memorizzazione degli elementi
più vicini al proprio modo di sentire e alla tendenza a scartare quelli difformi. L’effetto latente (o
“sleeper effect”) è la capacità persuasoria del messaggio, inizia