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APPUNTI DI LINGUA, CULTURA E MASS MEDIA
IL CONCETTO DI COMUNICAZIONE
La comunicazione è un atto di compartecipazione. Si parla, invece, di trasmissione quando si prevede un passaggio del messaggio da un soggetto A, l'emittente, a un soggetto B, il ricevente. Tale modello è appropriato per descrivere le dinamiche che hanno luogo nei processi di acculturazione (vedi comunicazione di massa) o nei processi funzionali a raggiungere un obiettivo e risulta efficace quando sovrasta il rumore, cioè l'ostacolo (differente padronanza dei codici tra i due soggetti). È una comunicazione unidirezionale con un destinatario passivo, il ricevente (target in pubblicità) cui non è richiesto un contributo interpretativo.
È inadeguato parlare di comunicazione di massa per due motivi:
- i media tradizionali non realizzano una vera e propria comunicazione in quanto non prevedono un'interazione dialogica
- non ci si rivolge ad una massa intesa come
identità (con conseguente diminuzione del desiderio di una relazione stabile sia affettiva che di altro genere). Il gruppo che si viene a creare con le informazioni elettroniche ha dimensioni troppo estese per mantenere i connotati di un gruppo tradizionale e comprende troppe persone per dare a ogni suo componente un senso di particolarità e di unicità. Perciò le persone adesso sono
1 Dal latino communis "comune, condiviso". Si può scomporre in cum "con" + munus, termine che denota sia il dono che l'obbligazione oppure in cum + moenia "mura".
2 Dialogo, dal gr. Dia-legein (dia, preposizione che indica separazione, ma anche reciprocità e legein che significa "parlare", ma anche "raccogliere"). Attraverso il dialogo si lega ciò che è diverso, si presuppone quindi l'incontro di alterità e uno sforzo di relazione con l'interlocutore.
1portate a dover fare uno
discorsivi. I primi sono parole o espressioni che hanno un significato specifico all'interno di un determinato contesto, mentre i secondi sono gesti, segnali o oggetti che rappresentano concetti o idee. La comunicazione non verbale gioca un ruolo fondamentale nella nostra interazione quotidiana. Gesti, espressioni facciali, postura e contatto visivo possono trasmettere emozioni, intenzioni e significati che vanno oltre le parole stesse. La comunicazione verbale, d'altra parte, utilizza il linguaggio parlato o scritto per trasmettere informazioni e concetti. Le parole possono essere potenti strumenti di comunicazione, ma è importante considerare anche il contesto, il tono e l'intonazione con cui vengono pronunciate. In conclusione, la comunicazione è un processo complesso che coinvolge sia l'espressione non verbale che quella verbale. Entrambi i tipi di comunicazione sono importanti per comprendere e essere compresi dagli altri.rappresentativi (nei primi infatti viene incluso il linguaggio nei secondi l'immagine). I simboli discorsivi sono astratti e arbitrari, mentre i simboli rappresentativi hanno un legame più diretto con l'oggetto della comunicazione e per questo motivo sono meno suscettibili a modificazioni o distorsioni perché devono sempre assumere una forma che rispecchi la realtà. Questa distinzione si può anche riferire ad analogico e digitale in quanto la comunicazione analogica invia messaggi di relazione, mentre la comunicazione digitale trasmette messaggi di contenuto.
L'immagine è un prodotto mentale del destinatario. Gli addetti alla comunicazione si servono di immagini per aumentare gli elementi accessibili ai fruitori; oggi le fotografie hanno sull'immaginazione lo stesso tipo di autorità che aveva un tempo la stampa o ancor prima il parlato: sembrano del tutto vere. Il tentativo di semplificazione e categorizzazione attuato con le
immagini risponde a diverse esigenze tra cui la scorciatoia cognitiva e il senso di sicurezza che deriva dal conoscere e inquadrare le informazioni entro schemi mentali. Il termine rappresentazione ha in sé almeno tre significati: 1. immagine della realtà; il rappresentare qualcosa implica una selezione, un'operazione sulla realtà, non un'esibizione di realtà. 2. messa in cornice; la rappresentazione è organizzata non solo in base alla visione di chi la realizza, ma anche in base allo sguardo di chi ne deve usufruire. È un teatro. 3. delega; è ciò che viene reso accessibile quando non si ha la possibilità di esperire qualcosa in via diretta. Se guardiamo alla sua etimologia, possiamo scomporre la parola: ri-ad-prae-sens. - Il prefisso ri- che esprime iterazione, cioè la realtà viene ripetuta attraverso un'immagine. - Ad- indica moto a luogo, una destinazione della rappresentazione, ma anche unLa de-etnicizzazione dell'azionemeritoria.
IL CONCETTO DI CULTURA
Se prima si guardava alla cultura come al bagaglio personale di un individuo, dall'Illuminismo il termine viene considerato in senso collettivo ad indicare il patrimonio dell'intera umanità.
Oggi, invece, la cultura non riguarda solo le attività culturali, ma si estende anche al costume, alle attività acquisite socialmente.
In questa epoca non è possibile prendere in esame questo argomento senza parlare anche delle culture altre e delle scuole di pensiero correlate:
- il relativismo che induce a cedere ad ogni rivendicazione culturale portata avanti in nome della diversità
- l'etnocentrismo che si fa promotore di un atteggiamento di superiorità tale che si perde di vista l'altro, ma anche la propria individualità.
Il rischio nell'appoggiare queste due correnti estremiste è quello di produrre un multiculturalismo a singhiozzi, non simbolo
di significato complessa e dinamica, è necessario adottare un approccio più aperto e inclusivo. La cultura non può essere ridotta a una singola definizione o a un insieme di caratteristiche fisse, ma va considerata come un processo in continua evoluzione. Secondo Benhabib (2005), per comprendere le culture "altre" è fondamentale adottare la stessa cautela e attenzione che dedichiamo a descriverci noi stessi. Dobbiamo evitare di cadere in stereotipi e generalizzazioni, e invece cercare di cogliere le molteplici sfaccettature che caratterizzano ogni cultura. Clifford (1993) utilizza la metafora del frutto impuro per descrivere la cultura. Questo significa che la cultura non è qualcosa di omogeneo e immutabile, ma è piuttosto una costruzione complessa e sfaccettata. Spesso si tende a considerare la cultura come legata a una specifica lingua o etnia, ma queste considerazioni generano opinioni stigmatizzanti e portano al predominio della società ospitante rispetto a quella ospitata. Per superare queste visioni limitanti, è necessario abbracciare un concetto di cultura come una costruzione di significato in continua evoluzione. La cultura è influenzata da molteplici fattori, come la storia, la geografia, le tradizioni, le relazioni sociali e molto altro ancora. È importante quindi adottare un approccio aperto e inclusivo, che permetta di comprendere e apprezzare la diversità culturale senza cadere in pregiudizi o stereotipi.politica/sociale e comunicativa Dobbiamo sforzarci di vederla come un qualcosa di liquido e precario, sempre in divenire. È difficile perché il nostro cervello predilige la scorciatoia del pregiudizio che annulla l'insorgenza delle incomprensioni. Lo schema interpretativo già consolidato nella nostra mente altera e falsa l'operazione deduttiva → automatismo cognitivo. Insomma, la nozione di cultura è qualcosa di dinamico, relativo, non assoluto e perciò aperto al cambiamento. In un'ottica deterministica possiamo definire la cultura come un software della mente umana in grado di stabilire un ambiente operativo per il comportamento, cioè un meccanismo capace di elaborare, ad uno stimolo, una risposta iscritta in un sistema di esperienze veicolate in forma simbolica. COMUNICAZIONE E CULTURA L'intreccio tra cultura e comunicazione può essere spiegato in due modi: 1. la cultura è un insieme di segni dotati disignificato che si esprime in pratiche comunicative. La comunicazione dà