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A questi 5 pilastri dell’Islam, mancò poco che ne venisse aggiunto un sesto quello del “jihad” che
letteralmente si traduce con la parola “sforzo”. Ne esistono 2 tipi: “il grande jihad” cioè “lo sforzo
ascetico sulla via di Dio”, che ogni musulmano è tenuto a compiere individualmente per non cadere
nel peccato e il “piccolo jihad”, cioè lo sforzo di tutti i cittadini in grado di portare le armi, però solo
in caso di aggressione. Sarebbe comunque raccomandabile almeno una volta l’anno una campagna
contro gli infedeli, qui ci sono diverse categorie di infedeli, comunque la “gente del libro” non deve
essere combattuta fino alla conversione, ma solo fino alla sottomissione, possono continuare a
professare la loro fede sotto il pagamento di una tassa.
17) Nascita, Matrimonio e Morte:
• Nascita: è raccomandabile sacrificare due capi di bestiame in caso di figlio maschio e uno in
caso di figlia femmina, la carne va distribuita ai poveri, questo rito, resto di un uso
preislamico, è da compiere a 7 giorni dalla nascita nel giorno in cui si impone il nome. La
circoncisione non è obbligatoria, ma è un’usanza comune;
• Matrimonio, donne e schiavitù: il Corano ammette fino ad un massimo di 4 mogli, al tempo
di Maometto una regolamentazione non esisteva neanche, il matrimonio non è considerato
un sacramento ma piuttosto un atto giuridico, che si può svolgere anche solo tra il marito e il
padre (o tutore) della moglie, secondo alcune scuole solo il padre può costringere la donna al
matrimonio. Lo sposo comunque si impegna a versare una dote per la moglie. Il matrimonio
tra uomini e donne della “gente del libro” è ammesso ma non viceversa (questo perché è
usanza che il figlio eredità la religione del padre). Il divorzio è molto facile, basta che il
marito ripudi per 3 volte la moglie e il matrimonio è sciolto. La donna è considerata (anche
nel Corano) un gradino inferiore rispetto all’uomo. L’uso del velo non è codificato dal
Corano ma è un’usanza ereditata dai cristiani orientali, l’uomo può vedere senza velo solo
donne con cui ha un legame di parentela. La schiavitù non è vietata, anche se riscattare uno
schiavo è un atto molto caritatevole, si diventa schiavi se la madre è schiava o se un non
musulmano è fatto prigioniero in guerra. I padroni sono soliti avere rapporti ed anche figli
con le concubine. Comunque la condizione degli schiavi è salvaguardata da alcuni diritti
fondamentali: diritto ad essere mantenuti e curati a spese del padrone ed a un periodo di
riposo, anche gli schiavi si possono sposare con persone libere e possono avere a loro volta
altri schiavi.
• Morte: la legge prevede 4 operazioni:
Abluzione completa del cadavere;
1. Avvolgimento del cadavere in sudari;
2. Recitazione della preghiera dei morti;
3. Sepoltura, viene seppellito sul lato destro con il volto rivolto verso la qibla.
4.
16) Proibizioni della religione:
• Riprodurre o possedere immagini di esseri viventi è proibito;
• Proibito è il gioco d’azzardo e il prestito ad interesse;
• Sottoposta a molte limitazioni è la musica;
• Proibito è cibarsi di carne di porco, di sangue e di animali non macellati ritualmente (uso
ripreso dall’ebraismo);
• Proibite sono anche le bevande alcoliche.
17) Le Moschee:
Lo sviluppo architettonico delle moschee è dovuto alla conquista araba della città di Damasco (e del
relativo santuario dedicato a San Giovanni Battista, prima era un tempio di Giove) nel 661, ci fu un
breve periodo di tempo in cui musulmani e cristiani pregarono affianco (gli arabi nel cortile ed i
cristiani all’interno). Successivamente gli arabi si impossessarono del santuario rinominandolo
“Grande Moschea degli Omayyadi” (conservando le reliquie del santo, ancora oggi oggetto di una
criticata venerazione, perché nel Islam non esiste l’intercessione dei santi). Il santuario cristiano era
rivolto verso est, ma siccome La Mecca è in direzione sud, i musulmani spostarono la loro
attenzione sulla parete verso sud (con una disposizione in orizzontale anziché in verticale). Da
questo momento in poi le moschee seguiranno come pianta architettonica questo modello.
In quanto l’Islam non ammette l’intercessione di santi o altre figure, le icone all’interno delle
moschee sono proibite (per legge possedere immagini di oggetti animati non è ammesso), quindi al
loro interno sono presenti soltanto decorazioni floreali e scritte del Corano (questo ha sviluppato
negli arabi una speciale virtù nell’arte della calligrafia). Questo divieto delle rappresentazioni di
esseri viventi, deriva dalla “Sunna” ma non probabilmente è uno di quegli “hadith” senza base
teoretica. Gli studiosi di arte musulmana sono risaliti alla origine di questo divieto (anche perché in
alcune residenze sono state ritrovate affreschi con figure umane), che potrebbe derivare dallo
sviluppo del movimento aniconico, sviluppato nell’impero cristiano-bizantino (che pone le sue basi
teoretiche sul primo comandamento).
18) Calendario Islamico:
Il calendario islamico è composto da 12 mesi lunari di 29-30 giorni, quindi l’anno è di 354 giorni,
11 in meno rispetto all’anno solare. Nel calendario sono riconosciute come ufficiali sono 2 feste: la
“piccola festa”, alla fine del mese di Ramadan e la “grande festa” al decimo giorno del “mese del
pellegrinaggio” è anche conosciuto come “festa dei sacrifici”, perché si usa sacrificare il bestiame e
donare la carne ad i poveri. In questi giorni vengono effettuate speciali preghiere in comune.
Esistono anche altre feste non canonizzate, come il giorno della nascita del profeta, il primo
dell’anno, e la cosiddetta “qadar”, o notte del destino, ricordo della rivelazione del Corano, non
avendo fonti certe sul giorno dell’evento si usa pregare per tutta la notte nelle ultime 5 sere dispari
del mese di Ramadan.
19)Le scuole giuridiche:
Tra il VIII-XII secolo si sono scontrati gruppi, su argomenti politico-teologici, che ha portato alla
formazione delle 4 scuole ufficialmente riconosciute dalla comunità sunnita:
“Hanafita”, fondata da Abu Hanifa nel VIII secolo sviluppata della località di Kufa (Iraq),
1. Abu Hanifa era un giudice istruito da un compagno del profeta, il califfo aveva imposto di
basarsi più sul corano che sulla “Sunna”, trovandosi a che fare con casi mai incontrati si è
fatto molto uso del ragionamento analogico. Questa è considerata la scuola più liberale, si è
sviluppata verso Est e nel Nord Africa, è ancora attiva questa scuola soprattutto negli ex
possedimenti dell’impero ottomano (Turchia, Siria, Iraq, Egitto, Afghanistan, Pakistan,
Tunisia) circa la metà dei musulmani segue questa scuola;
“Malikita”, fondata da Malik Ibn Anas fine dell’VIII secolo, il fondatore è anche l’autore
2. della prima raccolta di detti del poeta, questa scuola si è sviluppata a Medina, di
conseguenza in questo ambiente si è seguito maggiormente l’insegnamento della “Sunna”.
In casi estremi, come quando riscontrava delle contraddizioni, ricorreva all’intervento del
giudice che salvaguardava l’interesse della comunità. Particolarmente duro contro gli eretici
e gli scismatici, perché minavano all’unità della comunità. Si diffonde soprattutto verso
occidente e verso l’Africa Subsahariana, cioè Nord Africa e Spagna (Marocco, Algeria,
Tunisia, Libia, Egitto, Africa Subsahariana);
“Shafiita” fondata da Shafii (discepolo di Malik) inizio del IX secolo, vive durante il
3. periodo di scontri per la successione al califfato, comincia a sostenere che l’interesse
maggiore era rafforzare la comunità di fedeli. Cercò ad arrivare ad una conciliazione tra i
vari gruppi tramite il dialogo ed equilibrando le 4 fonti del diritto senza far prevalere l’una
sull’altra. Shafii è stato il primo a creare un ordine gerarchico delle fonti. Cerca di non
sfociare in eccessi. Si diffonde soprattutto in alcune zone dell’Arabia (Baharein, Oman,
Yemen, Indonesia, Malesia, Sud-Est Asiatico e in Egitto);
“Hanbalita” fondata da Ibn Hanbal metà del IX secolo, con lui si ha un ritorno alla
4. tradizione Medinese, in cui si fa ricorso quasi esclusivamente al Corano e alla Sunna.
Considerata la più estremista delle 4, restringe il ricorso all’analogia ammette innovazioni
solo se trovano un appoggio nelle prime 2 fonti. Non tutte le tradizioni dei “detti del
profeta” hanno lo stesso valore, divide le tradizioni in sane e deboli, analizzando le catene
dei trasmettitori. Condanna delle innovazioni. Questa corrente venne estremizzata dal nel
1700 dal “wahabismo”. Questa scuola è stata spesso ripresa in momenti di crisi. Diffuso
soltanto in Arabia Saudita.
20) Storia politica del mondo islamico:
Il grande potere politico di cui Maometto godeva, era dovuto alle sue doti profetiche. Dopo la sua
morte si tenne una assemblea a Medina. Gli Aiutanti di Medina volevano che il più importante
rappresentante succedesse a Maometto, ma gli Emigranti non erano d’accordo. Finalmente si
convenne che Abu-Bakr avrebbe assunto il titolo di califfo (successore). Il suo governo durò solo
due anni e la maggior parte del tempo fu spesa a reprimere le rivolte (le rivolte sono note come
“ridda” o “apostasia” dal momento che fu data a loro una connotazione religiosa.
Il periodo che va dalla morte di Maometto al 661 è noto come “Periodo dei 4 Califfi ben guidati” e
sono: Abu-Bakr, Umar, Uthman e Ali. Quindi il califfato passò nelle mani del clan degli Umayya
(che fondarono la dinastia Omayyade) riuscì a conservarlo fino al 750. Questi spostarono la capitale
a Damasco. Vennero soppiantati dagli “abbasidi” discendenti dello zio di Maometto, che spostò la
capitale a Baghdad.
Durante tutto questo periodo lo stato islamico continuò ad espandersi dall’India al nord-Africa
occidentale arrivando fino alla Spagna (dove una dinastia Omayyade prese il potere nel 750 e lo
mantenne fino al 1492 fine della riconquista).
Dopo la caduta della dinastia Omayyade, i primi califfi abbasidi tentarono di mantenere il potere
tramite l’Inquisizione (volevano far riconoscere che il Corano fosse creato, cioè respingere
l’opinione che fosse parola increata.). La politica dell’inquisizione continuò fino all’850 quando
venne abbandonato, probabilmente perché non era riuscito