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L A QUESTIONE DELLA DECOLONIZZAZIONE
È un fenomeno molto importante, soprattutto per il suo impatto sull’ONU. Dal 1960, gli europei iniziano a ritirarsi dalle
la membership dell’Onu continua a
colonie e 17 Stati africani diventano indipendenti, entrando a far parte dell’ONU:
crescere. L’impatto della decolonizzazione cambia la politica dell’ONU. Prima del 1960, l’ONU era caratterizzato dal
blocco occidentale (numericamente maggioritario) contro il blocco sovietico. Con la decolonizzazione, si apre la possibilità
di una politica alternativa sia all’Occidente sia al comunismo, e diventano protagonisti i cosiddetti Paesi non allineati
(politica di bilanciamento tra Est e Ovest): Indonesia (il Paese con più mussulmani al mondo), India (la più grande
democrazia del mondo). Questi nuovi Paesi mettono sotto accusa i Paesi coloniali (occidentali, ma anche Sud Africa) e
promuovono la visione del colonialismo come fenomeno illegale: nonostante fossero Paesi eterogenei, erano tutti uniti dalla
lotta al colonialismo. L’agenda dell’ONU cambia: dagli anni ’60, i Paesi africani ottengono un’indipendenza de jure, ma
non acquisiscono un’indipendenza de facto; cioè, alla fine del colonialismo, nessun Paese è in grado di autosostenersi,
perché le potenze coloniali hanno sistematicamente sottratto le loro risorse e non hanno favorito lo sviluppo dei Paesi
colonizzati. dunque centrale nell’agenda ONU:
La politica della cooperazione allo sviluppo diventa il punto centrale è la necessità
Stati chiedono una conferenza dell’ONU sul commercio e sullo sviluppo, per
di un trasferimento di tecnologie. Gli
consentire ai Paesi di nuova indipendenza di svilupparsi attraverso aiuti allo sviluppo e accordi commerciali favorevoli.
Tuttavia, a fronte della creazione della Conferenza dell’ONU sul commercio e dello sviluppo e dell’UNDP (in maggioranza
l’occidente ha accentrato le politiche economiche nella Banca
Paesi in via di sviluppo), Mondiale e nel Fondo Monetario
Internazionale, che sono controllate dall’Occidente e che mantenevano l’Africa in uno stato di povertà.
L’ONU si occupa di molte questioni, anche ad esempio di questioni ambientali grazie all’United Nation Environment
Programme. Relazioni e organizzazioni internazionali | lezione 18 (10.05.2019)
L E OPERAZIONI DI PACE
Parliamo di “operazioni” perché, oltre che essere state numerose, si tratta di diverse tipologie di intervento. In realtà, queste
diverse tipologie non si susseguono in rigida sequenza nel corso della storia, ma si sovrappongono. Ci sono 3 principali
generazioni delle operazioni di pace:
–
1. Peacekeeping prevalente nella prima fase della guerra fredda, ma presente ancora oggi.
(dagli anni ’90)
2. Peace enforcement
3. Peace building
1.Il peacekeeping
Il peacekeeping è la tipologia di intervento più nota, che nasce dalla soluzione per la crisi del Canale di Suez.
Principalmente dal 1956 alla fine della guerra fredda.
Elementi necessari per l’attuazione del peace keeping:
- Consenso preventivo delle parti;
- I peacekeepers devono rispettare il carattere di imparzialità e neutralità: essi non possono schierarsi con nessuna
parte, ma devono favorire il rispetto delle regole senza discriminazione (la neutralità);
- I peacekeepers possono usare la forza solo per autodifesa e sono armati con armamenti leggeri.
Le operazioni sono abbastanza limitate nei numeri e avvengono fuori dalla sfera di influenza americana e sovietica,
principalmente in Medio Oriente.
Nel 1988 le missioni di peacekeeping ottengono il Premio Nobel per la pace.
Con la fine della guerra fredda, le operazioni di peacekeeping aumentano di numero, aumenta il numero di soldati coinvolti
e aumenta il raggio geografico di azione.
L’operazione più lunga è avvenuta a Cipro e prevedeva l’utilizzo dei caschi blu lungo la linea verde che divide in nord
(turchi) dal sud (greci). È difficile dire se l’intervento ha avuto successo. Probabilmente lo è stato in relazione alle garanzie
fornite per limitare gli attriti tra le parti; il problema è che però il peacekeeping non può intervenire sulla struttura profonda
e infatti si tratta di una “soluzione tampone”.
del conflitto, quella economico-sociale, Relazioni e organizzazioni internazionali | lezione 19 (15.05.2019)
2.Il Peace enforcement
Risponde ad un contesto differente. Con la fine della guerra fredda, cambiano le dinamiche politiche internazionali e
dunque bisogna rivedere la tipologia di intervento dell’ONU.
di cambiamento dopo la fine della guerra fredda: uno è costituito dalle cosiddette “nuove
Ci sono due eventi importanti
guerre” e l’altro è un cambiamento nel concetto di “pace e sicurezza”.
Le nuove guerre
Balcani, in Africa e nel Caucaso nascono le “nuove guerre”, concetto elaborato
Nei da Mary Kaldor; Kaldor dice che tali
conflitti hanno caratteristiche diverse da quelle vissute precedentemente dall’umanità, e sono caratterizzati da:
Conflitti civili all’interno di uno stesso Stato;
Essendo combattute da civili, tendono a produrre un numero molto più ampio dei rifugiati: i rifugiati non sono un
(effetto collaterale), ma non l’obiettivo diretto del conflitto;
side-effect
Le prime vittime non sono tanto i soldati, ma sono i civili;
Vi è la violazione dei diritti umani;
Sono guerre che coinvolgono network internazionali criminali (e non eserciti ufficiali nazionali), che si mobilitano
per il controllo delle risorse;
Non sono guerre che fanno riferimento alle ideologie, ma alle identità (religiose, culturali, etniche, razziali);’
Sono guerre combattute da banditi, non da eserciti: persone che non vestono una divisa ufficiali, ma ad esempio
spesso sono tifosi di calcio appartenenti alla “curva”.
Le cause principali per lo scoppio di conflitti non sono più costituite da interessi materiali come in passato, ma si tratta di
problemi legati a identità individuali e collettive.
Per risolvere i conflitti scaturiti da interessi materiali, la soluzione più comune è quella della divisione in comune accordo.
Invece, i conflitti legati a problemi di identità individuale e collettiva sono questioni molto più complesse da risolvere,
perché un’identità non si può dividere. L’identità crea tradizioni molto profonde e influiscono molto nella percezione della
nel suo libro “Invenzione nella tradizione”, dice che in realtà le identità
creazione di identità contrapposte. Eric Hobsbawm,
sono un’invenzione e cioè L’identità, per quanto inventata, se essa è
che le identità sono create dagli esseri umani.
inventata in conflitto contro l’Altro è molto forte e l’identità
infatti dalla fine della guerra fredda ha sostituito
l’ideologia nei conflitti.
Il concetto di sicurezza internazionale
dell’ ’89 “negativo”,
Prima la pace era considerato un concetto cioè assenza di conflitto (deterrenza tra le due superpotenze
nucleari). Dalla fine della guerra fredda, si afferma una concezione di pace positiva, che si riferisce al rispetto dei diritti
umani, alla democrazia, alle possibilità lavorative e educative, etc. la sicurezza individuale e collettiva è garantita nella
misura in cui gli individui vivono in un contesto di democrazia.
L’Agenda per la Pace
Le “nuove guerre” e il nuovo concetto di sicurezza creano un nuovo impulso di intervento internazionale nelle zone di
conflitto per fermare questi conflitti e costruire la democrazia. L’intervento esterno è sempre più richiesto, viene concepit o
l’art. 2 comma 7
come necessario e viene ritenuto come legittimo (internazionalismo liberale), anche se si scontra con
della Carta dell’ONU sul diritto di non interferenza nella domestic jurisdiction.
Questo si esprime nell’elaborazione dell’Agenda Pace dell’ONU pubblicata nel
per la 1992 dal segretario generale Boutrous
l’Agenda rimettere al centro l’ONU in un sistema di sicurezza collettiva
Boutrous-Ghali; tenta di che era stato bloccato dai
veti incrociati durante la guerra fredda. Questa Agenda crea il peace enforcement, che è la seconda generazione di interventi
dell’ONU.
Le caratteristiche del peace enforcement sono:
• La pace, se non può essere raggiunta tramite negoziati, può essere imposta;
• Non è necessario il consenso delle parti;
• Si riferisce al capitolo VII, e quindi l’uso della forza è legittimo.
si scontra con la realtà militare, e cioè l’assenza di un esercito dell’ONU. È indispensabile richiedere
Questa visione però
l’assistenza non solo degli Stati (meglio se in coalizioni con altri per evitare che un singolo Stato abusi dell’intervento a
favore dei propri interessi), ma anche di altre organizzazioni internazionali come la NATO.
Il peace enforcement viene autorizzato per la prima volta nel 1991 in Iraq contro il regime di Saddam Hussein, che
massacrava i curdi nel nord del Paese. dell’utilizzo del
In generale, ci sono stati 3 casi principali peace enforcement: Somalia, Ruanda e Balcani (Bosnia).
Somalia
Era una colonia italiana, ma con la fine della guerra fredda la legittimità del governo somalo viene messa in discussione.
Nel 1992, diverse fazioni si combattono per il potere, scoppia il caos politico e civile, e anche una gravissima carestia. Per
questo, l’ONU manda un piccolo contingente di peacekeepers, ma la situazione peggiora. Il Consiglio di Sicurezza
Relazioni e organizzazioni internazionali | lezione 19 (15.05.2019)
autorizza una forza armata guidata dagli Stati Uniti: nella fase iniziale, l’intervento umanitario si rivela efficace e l’imp atto
mediatico è enorme. Con l’inizio della presidenza Clinton, gli americani si ritirano e passano il comando all’ONU, il quale
riceve il mandato di peace enforcement per porre fine al conflitto. La reazione dei signori della guerra locale è feroce: il
peace enforcement diventa quindi una guerra aperta tra i signori della guerra somali e le forze dell’ONU. Di fronte al
fallimento della missione, gli americani decidono di ritirarsi definitivamente senza aver raggiunto nessun obiettivo. È stato
il primo grande fallimento del peace enforcement, tanto che ancora oggi si parla del “rischio di sorpassare la linea di
Mogadiscio” (cioè entrare Questo fallimento è rimasto nel DNA dell’ONU e
in guerra aperta con una delle due fazioni).
ha contribuito a creare un atteggiamento di estrema cautela verso il peace enforcement.
Ruanda
A ca