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SOLUZIONI ALL’ANARCHIA INTERNAZIONALE

Gli studiosi delle RI hanno provato ad esplorare dei campi nuovi ipotizzando la scomparsa dello

Stato o la scomparsa dello Stato come soggetto principale delle RI.

Dove andar a cercare la forza in grado di stabilizzare l’ordine internazionale senza lo Stato o al di là

dello Stato?

1. teoria dei regimi

Un sistema internazionale può preservarsi dal caos in assenza dello Stato attraverso meccanismi di

autoregolazione della comunità internazionale (non attraverso una o più potenze che garantiscono

la sovranità) che nascono per il fatto stesso che la globalizzazione ha portato ad un sistema diffuso

di reti, relazioni (strutture sociali tra individui, organizzazioni, comunità su cui far leva) e questo

insieme complesso di relazioni è in grado di autoregolarsi anche in assenza di uno Stato o

comunità organizzata in forma politica. Sono queste comunità e reti in grado di produrre tutti gli

aggiustamenti necessari per stabilizzare sistema internazionale e per rilanciare tra di loro gli Stati

che sopravvivono in una qualche forma.

Ricapitolando: il sistema internazionale non è più un sistema di relazione tra Stati ma un sistema

di reti, relazioni diffuse tra individui, comunità dove al primo posto non vi sono gli Stati ma altri tipi

di interessi (interesse a comunicare, a poter accedere liberamente alla rete informatica,..). Questo

sono oggi le RI, un’enorme rete mondiale tra persone che si è costruita al di là degli Stati per cui

anche se gli Stati non sono più capaci di stabilizzare l’ordine internazionale esiste questa rete che

unisce tutti quanti e che possiede al suo interno dei meccanismi di autoregolazione che sono in

grado di compensare le instabilità del sistema internazionale.

Una dimostrazione la si è avuta in occasione della primavera araba, fenomeno politico che ha

completamente destabilizzato il Nord-africa cacciando i governi che spesso erano imposti dalle

potenze occidentali o dittatoriali. La primavera araba si è costruita attraverso le reti sociali e ha

cercato di veicolare politicamente quelle istanze ma non riuscendoci. Queste reti trasversali hanno

messo in moto meccanismo che altrimenti non sarebbe stato possibile.

2. intergovernalismo

L’intergovernalismo è una corrente delle RI che ancora oggi viene molto utilizzata perché molto

utile e proficua, che studia i meccanismi che spingono gli Stati ad associarsi mettendo in luce il

fatto che gli accordi internazionali non necessariamente vengono fatti tra governi di Stati ma

anche tra altre forme di governo.

Es: in Italia oggi un accordo internazionale può essere fatto dal governo italiano o da un governo

regionale. Il governatore della regione Veneto fa un accordo con il presidente del Tirolo.

Addirittura un accordo può essere fatto tra governi cittadini, tra la città di Venezia o El Cairo. 50

La caratteristica dell’intergovernalismo consiste nell’attenzione data sempre più spesso a partire

dagli anni ’90 ad accordi fatti non necessariamente tra Stati ma tra governi che non è detto si

identifichino con gli Stati perché il governo è una forma di organizzazione di un territorio.

L’intergovernalismo da un lato permette di fare accordi internazionali senza passare direttamente

dallo Stato e dall’altro lato consente di mettere in campo delle RI una gamma di interessi molto

più vasta rispetto agli interessi più tradizionali di cui si fa portatore lo Stato.

Intergovernalismo significa accordi tra governi che non sono necessariamente riducibili ad accordi

tra Stati. Tutti gli accordi che riguardano lo spazio mediterraneo sono intergovernativi.

L’intergovernalismo viene lanciata come prospettiva, nel corso degli anni 90, utile a preservarsi

dall’anarchia internazionale dando voce a tutte queste forme di governo e organizzazione delle

comunità al di là e nonostante gli Stati. È importante la capacità di far interagire tra di loro forme

di governo a tutti i livelli, dalla più alta alla più bassa.

Cosa succede alle organizzazioni internazionali? Le organizzazioni internazionali sono

organizzazioni di Stati, non governi.

L’eclissi dello Stato significa anche eclissi delle organizzazioni internazionali? No.

Le organizzazioni internazionali devono continuare a restare perché sono dei moltiplicatori di

potenza, nel senso che attraverso i loro sistemi di equilibrio interno consentono di dare forza a dei

soggetti che altrimenti sarebbero deboli.

LEZIO NE 12: 15/10/2016

In che modo dare attenzione al tema della nazione?

Il quadro è quello dell’idea di superamento dello Stato moderno in senso classico (territorio con

confini, lingue e identità culturale) di fronte alle realtà complesse dove all’interno non ci sono

identità di tipo religioso o culturale ma ci possono essere comunità che hanno caratteristiche di

omogeneità che insistono su più Stati. Le teorie delle RI, ma già dai 14 punti di Wilson in cui si

cercava una chiave per far disgregare i grandi imperi, hanno cominciato a dare sempre più

attenzione al tema della nazione all’interno dello Stato. Si è cominciato a riflettere sul fatto che lo

Stato non coincida esattamente con la nazione. Può servire a far esplodere, disgregare degli Stati

multinazionali, quando c’è un interesse politico affermando il principio nazionalità (diritto di ogni

nazione ad avere il proprio Stato) o può essere utilizzato in positivo per costruire o favorire delle

aggregazioni nuove (come spesso succede in Medioriente o Africa) perché si vede nella Nazione

la prima base attorno alla quale costruire uno Stato. Non nasce per disegno politico ma per

volontà della nazione.

Vi è il grosso problema però di capire cosa sia una nazione.

Il punto di vista più tradizionale dice che la Nazione è una comunità linguistica, etnica e religiosa e

vi sono tutte le proposte nate nel corso del Novecento che dicono che una Nazione è ciò che una

comunità si pensa e si immagina. Si può inventare una lingua comune laddove non c’è (ad

esempio l’India è composta da differenti nazioni linguistiche e religiose o anche in Europa c’è

l’Ungheria che si è inventata nel corso del Novecento, l’ungherese era una lingua colta che poi è

stata popolarizzata). Ogni contesto riempie il contenitore delle sensibilità che producono i diversi

tempi.

Nazione non è Nazionalismo. Mentre una nazione è un’identità culturale, linguistica e religiosa, il

nazionalismo, invece, è una spinta politica che punta alla disgregazione di uno Stato nel quale la

nazione si trova. Il nazionalismo è la proiezione politica di un’identità nazionale che si esprime

generalmente soprattutto in forma negativa rispetto ad altre identità che può essere quella di uno

51

Stato plurinazionale in cui si è o quella di una nazione vicina. Vi è nel nazionalismo una

connotazione di tipo negativo come spinta disaggregante mentre il processo di farsi nazione è di

tipo positivo.

Anarchia Internazionale

Il nuovo scenario aperto negli anni ‘90 (fine guerra fredda) era uno scenario che prevedeva la fine

della stabilizzazione del sistema internazionale garantito dalla balance of power (fascia di Stati

che andava dall’Artico attraverso l’Europa e l’Africa mentre tutto il mondo girava attraverso la

contrapposizione tra est e ovest). Questo, insieme alla scomparsa delle grandi ideologie che

avevano sorretto il sistema dell’equilibrio (comunismo ma anche liberalismo e liberismo che

entrano in crisi perché il mondo occidentale entra in una fase di recessione) pone i teorici delle RI

di fronte ad un problema nuovo, di non riuscire più a capire come si può rendere stabile il mondo

internazionale in assenza di una qualche potenza in grado di esercitare il suo ruolo egemone. Non

c’è più una potenza in grado di imporre la sua volontà sullo scenario internazionale, non si sa che

strumento utilizzare. L’unica prospettiva che sembra aperta è quella del disordine mondiale.

Realismo e neorealismo suggerivano una politica, razionalità, un ordine dato dagli Stati. Il

contrario è caos, irrazionalità e disordine.

Anche questa visione apocalittica favorisce la nascita di teorie, nel senso di ricerca di nuove

spiegazioni della politica internazionale che non fanno, perché non possono, i conti con i concetti

tradizionali studiati fino ad ora. Non si hanno più i punti di riferimento che avevano accompagnato

tutto l’Ottocento. Bisogna quindi costruire qualcosa di nuovo.

Da qui iniziano una serie dei teorie che hanno accompagnato questi ultimi 10-15 anni e che

prendono ispirazione da una serie di fenomeni completamente nuovi sullo scenario internazionale

e sono quelli tipici della società globalizzata.

1. Teoria dei regim i

Il primo tentativo di individuare una qualche prospettiva del sistema internazionale sta nella teoria

dei regimi.

La teoria dei regimi partiva da due presupposti. Uno era il ragionamento legato all’uso della fisica

quantistica -> Le teorie della fisica quantistica permettono di riconoscere un ordine dietro un

apparente disordine. Il disordine è apparente perché non spiegabile attraverso i canoni

tradizionali. La fisica quantistica dice che anche dietro quell’apparente disordine ci sono

comunque delle regole che non conosciamo che fanno agire i vari attori di questo scenario. Anche

se ci troviamo di fronte al caos questa non è anarchia perché l’anarchia è assenza vera e propria di

potere. Qui invece vi è ancora qualche linea di comportamento che non siamo ancora in grado di

interpretare ma che dobbiamo studiare.

Con questa teoria si sposta radicalmente l’attenzione dalla tipologia di attori che venivano studiati

(Stati, nazioni, organizzazioni) alle reti come sistemi di relazioni, al di là del fatto che siano relazioni

tra stati, nazioni o singoli individui. Non interessa chi mette in campo le relazioni ma che siano

relazioni. Questi sono i cosiddetti regimi, reti di relazioni, che possiedono in se stessi, per la loro

stessa dinamica dei meccanismi di autoregolazione ed è quello che bisogna studiare per capire

in che direzione sta andando il sistema internazionale. 52

2. Intergovernalism o

Questa seconda proposta è un’ulteriore connotazione del discorso fino a qui fatto. È un

particolare tipo di rete di relazione che continua a dare ancora attenzione e dignità alla politica ma

che sceglie come attori da studiare in campo internazionale i governi anziché gli Stati e tutte le

organizzazioni che dipen

Dettagli
A.A. 2016-2017
64 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/06 Storia delle relazioni internazionali

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher carlotta.brunello di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Relazioni internazionali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Trampus Antonio.