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Sacertà

Se infatti la sacertà era originariamente o sarebbe stata secondo alcuni un sacrificio umano con funzione placatoria e quindi una pena capitale irrogata a seguito di processo, sine iudicio.

Se secondo altri ancora sarebbe stata un sacrificio umano cioè senza la necessità di un previo processo, scelus.

Se secondo altri invece sarebbe stata la libera uccidibilità dell'autore dello stesso a seguito di un processo.

Secondo Albanese e Garofalo vi era libera uccidibilità addirittura senza giudizio.

Sacertà (fase successiva)

Le cose sarebbero state diverse in un'epoca successiva, in epoca proto-repubblicana. La sacertà in un'epoca successiva si sarebbe sempre trasformata in libera uccidibilità, significa che se originariamente per le prime due tesi (Mommsen e Girard) la sacertà era contraddistinta da ritualità sul piano dell'esecuzione, e secondo altri, tanto sul piano dell'esecuzione quanto.

sul piano dell'accertamento, ebbene la sacertà in epoca successiva si sarebbe trasformata in una libera uccidibilità da parte di chicchessia del scelus, soggetto autore dello però sempre previo giudizio, cioè a seguito della celebrazione di un processo che esitava in una sentenza di accertamento e di condanna. 2) Per quanto riguarda la seconda tesi sarebbe rimasta la rappresentazione della sacertà in termini di libera uccidibilità, ma questa libera uccidibilità sarebbe stata sine iudicio, secondo alcuni, per alcune ipotesi, e secondo altri, per altre ipotesi, a seguito di un giudizio non più regio, bensì di natura comiziale (popolare). Le parole chiave che possono essere riassunte riguardano la sacertà come sacrificio in contrapposizione alla sacertà come libera uccidibilità da parte di chicchessia; dall'altra parte invece abbiamo una sacertà come istituto che talora viene connesso, tal altra non viene.connesso al diritto processuale. Ed ecco che secondo alcuni la sacertà è unascelus,conseguenza negativa immediata, diretta alla commissione dello non c’èiudicium, iudicium.nessun secondo altri invece avrebbe previsto la celebrazione di unSacertà in età regiaPer comprendere meglio che cos’è la sacertà è fondamentale partire da una serie difonti che sia per l’età regia, sia per l’età repubblicana , permettono di decifrare con piùcontezza tale fenomeno.Abbiamo visto quali sono i poli attraverso e dai quali è opportuno muoversi perperimetrare il fenomeno della sacertà.Questi poli sono contrapposti:Da una parte il sacrificio umano, Dall’altra parte la libera uccidibilità; Da una parte la necessità del processo di cognizione e di condanna, Dall’altra parte la non necessità di tale processo di cognizione e condanna.Muoviamo dallaipotesi di sacertà in età regia, la sacertà è una conseguenza negativa che rileva a livello di diritto pubblico, rilevante sul piano del diritto criminale, dunque al livello del diritto sacrale, in quanto il diritto criminale altro non sarebbe stato che una forma di manifestazione del diritto sacro. La sacertà, sotto il profilo dei rapporti tra atto scellerato e conseguenze negative, scelussicuramente presupponeva la commissione di uno inespiabile, cioè l'atto più grave che si potesse commettere in quanto andava a vulnerare nel modo più pesante il rapporto di pace tra gli uomini e tra gli dei. Veniva commesso un atto scellerato, l'atto era considerato all'interno della compagine romana tra i più gravi, questo atto scellerato che andava a vulnerare la comunità degli dei e quindi in via indiretta anche la comunità degli uomini in quanto veniva messa a repentaglio la vita stessa di Roma, era.contraddistinto da una particolare conseguenza, questa conseguenza era la sacertà (sacrificio quivis de populo, umano o libera uccidibilità da parte del chiunque appartenga al popolo romano, anche se estesa pure al di là di questo). Secondo alcuni la conseguenza era immediata e diretta rispetto all'ascelus, scelus commissione dello secondo altri invece tra la commissione dello e la conseguenza negativa avrebbe dovuto avere luogo il rito del processo. Le ipotesi certe di sacertà in età regia sono quelle nelle quali la conseguenza della commissione di un illecito è descritta in termini di sacro. Le fonti ci hanno conservato 4 atti: 1. Percosse perpetrare dal figlio nei confronti del padre (oppure dalla nuora nei confronti del suocero) Questa disposizione normativa non delle più arcaiche ma dell'età regia più puer parens avanzata dice che nell'ipotesi in cui un abbia percosso il padre e il plorato plorare), puer "sacerè Y.sarà Y.
Da tutte queste disposizioni, la commissione di un particolare atto scellerato è sacer esto, collegata ad una conseguenza descritta in termini di sacro.
Se sacro ha un significato tecnico-giuridico ben preciso, allora l’espressione esto assume un significato ben determinato.
Innanzitutto possiamo dire che la conseguenza negativa della commissione di tutti questi atti scellerati è descritta linguisticamente in termini di uno status.
Non si prevede in maniera puntuale l’irrogazione di una sanzione capitale, non si prevede l’irrogazione di una multa, non si prevede in modo descrittivo il sacrificio umano.
Si dice che colui che commette un dato atto (X), allora egli è sacro (Y).
La configurazione della disposizione normativa è interessante perché tutte queste disposizioni normative prevedono la caduta nel sacro come una conseguenza immediata dell’integrazione della fattispecie che vienedescritta nell'aprotasi ("se..."). Nell'apodosi ("sia sacro") si fa riferimento alla caduta in sacertà, al divenire sacro, quale conseguenza immediata e diretta della commissione di una particolare fattispecie descritta nella protasi. Laddove si parla di sacertà, in realtà non si parla direttamente di sacrificio umano, né di libera uccidibilità, quindi la descrizione di sacertà in termini di sacrificio umano e di libera uccidibilità è un'interpretazione che non è immediata conseguenza della lettura delle fonti, o almeno di quelle fonti che riguardano la sacertà, che riguardano la ius sacrum scelera conseguenza negativa prevista per la commissione di inespiabilia. La descrizione della sacertà in termini di sacrificio umano e di libera uccidibilità deve derivare da altre fonti. Non c'è nessun riferimento al sacrificio umano, alla libera uccidibilità e anche quando essere irrogato. Nell’ipotesi in cui fosse stato commesso un atto di fragrante , confronti della commesso oltre ogni ragionevole dubbio, non eraiudicatio, necessario un vero e proprio processo, era necessaria una mera , senza un vero e proprio dibattimento, senza un’istruttoria, daparte di alcuni ausiliari regi, i che si limitavano aproclamare lo di (colui che aveva commesso la e adel di si irrogava la pena capitale nella forma del sacrificioumano. In questo caso la prevedeva l’appiccagione ad un alberosterile, una forma di sacrificio che si sarebbe poi mantenuta nei secolinella forma della crocifissione.È la di Tullio Ostilio che descrive questo rituale.L’esistenza di disposizioni normative anche arcaiche chedescrivono il sacrificio umano e la compresenza di altre disposizioni normative che prevedono la sacertà come conseguenza di uno inespiabile, dovrebbe innanzitutto fare suscitare un dubbio. Perché ci sono due formule differenti, sacer esto da un lato e dall'altro la descrizione del sacrificio umano? L'ordinamento giuridico religioso romano non indulgeva in disposizioni eccessivamente minuziose quando non era necessario, né si esprimeva in forme differenti quando esisteva un concetto ben preciso, quando vi era una parola evocativa di un determinato rito. sacer esto Il fatto che vi siano alcune disposizioni normative che parlano di e altre disposizioni normative che parlano in modo preciso del sacrificio umano come conseguenza di un illecito, dovrebbe sicuramente far porre in dubbio la bontà della tesi di colo.
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Publisher
A.A. 2020-2021
178 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/18 Diritto romano e diritti dell'antichità

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher pase.rhcp di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di diritto romano e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Verona o del prof Pelloso Carlo.