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DELL’ASSISTENZA UMANITARIA.
Rientrato a Ginevra organizza un comitato che comincia a fare lobbing di questa idea:
1863, comitati nazionali di Croce Rossa e nel 1864 prima Convenzione di Ginevra.
1899/1907 Convenzioni dell’Aja
1929 prima Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra
1949 terza Convenzione di Ginevra
Protezione di categorie specifiche nelle quattro Convenzioni:
1. i feriti e malati in campagna
2. i feriti malati e naufraghi in mare
3. i prigionieri di guerra
4. civili in tempo di guerra
I combattenti non sono una categoria protetta formalmente
Nelle convenzioni di Ginevra comincia l'innovazione che per la prima volta le norme
prendono in considerazione i conflitti che avvengono all'interno degli stati.
Art 3: ci sono alcune regole di condotta minime che valgono in tutti i conflitti.
Esistono altre norme che riguardano le armi: convenzione del 1980 sull'uso delle armi
convenzionali.
Sono le norme che di fatto danno protezione ai combattenti.
Successione di fonti, cosa possiamo dire?
Si tratta di trattati e bisogna trattarli come tali.
Per ogni trattato bisogna chiedere: è vincolante per le parti?
Le convenzioni sono di natura consuetudinaria. La domanda sul numero di parti che la
ratifica non viene posta.
Le convenzioni di Ginevra rispondono con un numero di ratifiche impressionante.
La discussione riprende una sua attualità quando ci occupiamo dei protocolli
addizionali: primo protocollo più di 170 ratifiche e il secondo sui 160. Gli stati del
mondo sono circa 200.
Gli stati che non hanno ratificato sono stati importanti per le ostilità.
Abbiamo delle fonti pattizie che sono equiparate alla fonte consuetudinaria, abbiamo
le convenzioni di Ginevra e poi i protocolli su cui la discussione diventa importante.
Clausola si omnes: era nelle convenzioni dell'Aia art2 "se tutti i belligeranti sono
parte della convenzione". Dov'è la ratio? Garantire un trattamento paritario tra gli
stati.
Questa clausola viene superata dell'approccio delle convenzioni di Ginevra: clausola
delle relazioni mutue.
Clausola Martens: le parti al conflitto saranno tutte vincolate a rispettare quegli
obblighi che derivino dai principi per come risultano dagli usi stabiliti dai popoli
civilizzati, dalle leggi dell'umanità o dai dettami della coscienza pubblica. Denunciare
le convenzioni non vuol dire liberarsi dal diritto consuetudinario. La riprenderemo con
il tema delle rappresaglie contro i civili.
Trattati che funzionano su alcuni punti specifici in modo diverso. Problema ratifica
risolto dalle Convenzioni di Ginevra, ora il problema è ratifica dei protocolli addizionali.
Specificità del diritto consuetudinario:
1 ruolo dei manuali militari
2 importanza clausola Martens
Articolo 2: applicazione delle convenzioni. L’obbligo di garantire il rispetto significa
perseguire e punire chi pone in essere una condotta che costituisce una grave
violazione. in tempo di pace e in tempo di guerra.
1. Articolo 47: Una delle basi giuridiche che ci
spiega l’importanza dei manuali militari, che sono manuali rivolti alle forze armate e
che contengono regole di condotte che le forze armata dovranno attuare nel corso di
conflitti ispirate al rispetto del diritto dei conflitti. I manuali militari non sono le regole
di ingaggio (istruzioni in un preciso conflitto), ma sono di tipo generale che
contengono istruzioni.
Dibattito perché si è sostenuto che i manuali avrebbero o non dovrebbero avere un
ruolo importante nella formazione del diritto consuetudinario.
Nel 2006 il Comitato internazionale di Croce Rossa ha pubblicato studio sulle regole
del diritto consuetudinario umanitario (codificazione regole). Nel tempo l’opera è
proseguita creando un database che ha aggiornato la prassi. Pubblicato lo studio, USA
pubblicano lettera in cui si critica lo studio su una serie di questioni specifiche sia di
tipo metodologico sia di tipo puntuale, su alcune regole. Critica alla tendenza di
equiparare i due tipi di conflitti e a due regole che dicono molto sul dibattito sulla
formazione del diritto consuetudinario. Non funziona il modo in cui si sono usati i
manuali militari; non si è data sufficiente importanza al ruolo degli Stati specially
affected. Il secondo volume, quando cerca i riferimenti per spiegare esistenza di una
regola, li trova nei manuali militari: si è proceduto cercando e analizzando le ripetizioni
della stessa regola. Per gli USA, i manuali non sono e non possono essere elemento
affidabile da cui ricostruire la prassi, che è ciò che si fa (atto materiale) e non ciò che
si dice (dichiarazione), bisogna distinguere le due cose. Trovare distinzione chiara tra
fatti e opinio è difficile, e per di più c’è tendenza a far collassare i due elementi.
Cercare l’elemento materiale è molto difficile. Generalità: si può presumere che
almeno qualche volta le truppe faranno quello che gli Stati dicono. I manuali ci
permettono di prevedere quale sarà il comportamento di questi organi statali.
Altro punto di critica è il non avere dato importanza agli Stati specially affected:
esistono Stati specialmente interessati nella formazione della prassi, quando si tratta
di prassi militare. Per gli USA, la loro prassi è quantitativamente e qualitativamente più
importante perché i conflitti li fanno, mentre altri Stati dichiarano semplicemente sui
conflitti. Prassi quindi va pesata in modo parzialmente diverso. Quest’idea viene da
una sentenza della Corte internazionale di Giustizia sulla piattaforma continentale del
Mare del Nord: se principio di equidistanza fosse opponibile ad uno Stato che non
avesse ratificato -> riferimento di tipo geografico, Stati specially affected sono quindi
Stati con una costa. Gli USA prendono questa idea e la applicano al diritto dei conflitti
armati. Così facendo però si va a minare il principio di sovrana uguaglianza, sono
uguali giuridicamente, non di fatto: si lede il principio della pari dignità giuridica.
2. In relazione alla clausola Martens, c’è la tendenza ad attribuirle un ruolo che
potrebbe influenzare la formazione stessa del diritto consuetudinario. La clausola
Martens è un linguaggio che ricorre nei trattati del diritto dei conflitti e che lo fa con
continuità storica. Non è solo preambolare, ma ricorre in diversi trattati. In dottrina, si
apre un dibattito interessante: cosa facciamo con riferimenti a criteri che
sembrerebbero extragiuridici, di integrazione del diritto? Secondo Robert Kolb, ci sono
tre funzioni possibili:
- non è possibile interpretare diritto dei conflitti alla luce del principio generale
secondo cui tutto ciò che non è vietato, è consentito. Nel diritto dei conflitti, data la
presenza della clausola, non potremmo ragionare così: o c’è proibizione specifica o
interroghiamoci comunque sul fatto se una determinata condotta risponde a principi di
umanità
- anche a causa dello sviluppo tecnologico, certe cose non sono normate, ma lo Stato
deve interrogarsi comunque. Non è possibile invocare il mutamento fondamentale
delle circostanze: trattati non validi perché circostanze di ora sono diversissime da
quelle di allora.
- può servire ad enfatizzare in chiave interpretativa le ragioni dell’umanità e la
funzione protettiva del diritto dei conflitti.
Tre esempi giurisprudenziali: caso Krupp; parere CIG su armi nucleari; rappresaglie nel
caso Kupreskic (leggere su moodle).
Caso Kupreskic affronta il tema delle rappresaglie. La rappresaglia è modo di reagire
ad una violazione del diritto dei conflitti attraverso altra violazione; data la gravità
delle conseguenze, nel diritto dei conflitti attuale il ricorso alle rappresaglie è molto
limitato. Esiste anche un punto interrogativo importante su rappresaglie contro civili,
che sono quasi sempre vietate, ma questo divieto per alcuni casi specifici deriva dal I
protocollo addizionale, e non dalle Convenzioni di Ginevra. Per Stati che non hanno
ratificato ci si chiede quanto sia esteso il divieto e se copre anche i civili che non sono
nelle mani di una delle parti del conflitto. In questo caso, il tribunale si chiede cosa ne
è degli Stati che non hanno ratificato e si dà risposta facendo riferimento alla clausola
Martens.
Tema invocato da alcuni Stati sulla liceità dell’uso delle armi nucleari: è possibile
pensare che siccome diritto umanitario è stato elaborato prima della creazione delle
armi nucleari, queste siano caso di natura eccezionale che sfugge all’applicabilità di
queste regole? Le armi nucleari nascono in parte dopo lo sviluppo del diritto dei
conflitti armati. Quando la Corte decide nel ’96 e adotta il parere sulla liceità si trova
posizione ingombrante secondo cui diritto umanitario potrebbe essere non applicabile
alle armi nucleari: è un caso eccezionale che richiede un diritto particolare. La corte
chiude il suo ragionamento con un riferimento alla clausola Martens. Oltre al fatto che
gli Stati riconoscono l’applicazione del diritto umanitario alle armi nucleari, che i
protocolli del ’77 non erano del tutto innovativi (codificano norme già esistenti), la
corte infine fa riferimento alla clausola Martens che è affermazione del fatto che i
Finally, the
principi e le regole del diritto umanitario si applicano alle armi nucleari:
Court points to the Martens Clause, whose continuing existence and applicability is not
to be doubted, as an affirmation that the principles and rules of humanitarian law
apply to nuclear weapons.
Rappresaglie: trovano origine in un istituto generale del diritto internazionale che
diventa particolare nel diritto dei conflitti armati. In diritto internazionale si può usare
anche il termine contromisura, preferito dalla dottrina. La rappresaglia rimanda ad un
istituto che rimanda all’uso della forza, poi è subentrato il divieto dell’uso della forza.
Forma più importante dell’autotutela, reazione tipica di un ordinamento che non ha
strumenti sanzionatori: primo strumento per l’applicazione del diritto. Comportamento
incompatibile con il diritto internazionale che diventa compatibile in reazione ad un
comportamento a sua volta incompatibile, sempre nei limiti (es. non si possono violare
diritti umani e diritto dei conflitti). Regole generali di diritto internazionale secondo cui
a fronte di un’azione si può reagire nei limiti della proporzionalità e delle regole
generali (no uso forza armata e violazione diritti umani), e poi ammettiamo che ci sia
rappresaglia anche nel diritto dei conflitti avente la stessa struttura del conflitto. Come
si risolve? La rappresaglia del diritto dei conflitti armati è specifica, riguarda solo la
violazion