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MEDITAZIONI METAFISICHE
Il manoscritto era pronto nel 1640. Nel 1641 l'opera viene pubblicata a Parigi. Nel 1642 ad Amsterdam appare una seconda edizione con il titolo preciso MEDITAZIONI DI FILOSOFIA PRIMA NELLE QUALI SI DIMOSTRANO L'ESISTENZA DI DIO E LA DISTINZIONE DELL'ANIMA UMANA DAL CORPO.
C'è una presenza dei gesuiti nella formazione filosofica di Cartesio, anche se Cartesio prende distanza dai gesuiti avrà sempre a che fare con loro. 1647: terza edizione in lingua francese (la prima in lingua francese).
L'esordio (prima meditazione) delle Meditazioni metafisiche è un esordio eversivo: il dubbio è eversione, è rovesciamento.
L'inserimento del dubbio nelle Meditazioni ha uno scopo di profilassi e di immunizzazione: come dire, malamente, che Cartesio adopera nella Meditazioni il dubbio quasi per vaccinare la ragione rispetto al rischio della sua dissoluzione. Questo è il senso del dubbio nelle Meditazioni.
Le Meditazioni sono un soliloquio. Da questo punto di vista lo scetticismo non è una figura storica, ma è una figura dello spirito, cioè un atteggiamento che la ragione stessa deve assumere per auto-immunizzarsi. C'è l'idea di poter revocare in dubbio tutte le fondamenta della conoscenza: c'è unametafora che fa Cartesio molto efficace: pensiamo ad uno che ha un cesto di mele, e pensa che inquesto cesto ci siano alcune mele marce. Che cosa fa? Per prima cosa svuota totalmente il cesto, poicontrolla quali sono quelle marce, e poi rimette dentro quelle sane. Cartesio non sta né con gli uni (atei) né con gli altri (religiosi), i quali criticano il suo sistema che mette in dubbio. Il vero programma ambizioso di Cartesio era la sostituzione della sua filosofia alla filosofia scolasticadi matrice aristotelica: in questo senso è eversivo, e questa eversione la ammette Cartesio; non si tratta di un'eversione nel senso.dell'empietà. Si deve capire perché Cartesio sceglie la forma della 'meditazione'.
'Meditazione': Che cosa sono le meditazioni? sono un diario metafisico, che si articola in 6 tappe (anche questo non è casuale: è come se fosse una sorta di esercizio spirituale che si ripete nei 6 giorni lavorativi della settimana). Questo diario è redatto in prima persona: descrive un percorso ascensionale, di salita, in cui lo scopo finale è un'acquisizione di consapevolezza da parte del soggetto descritto in questo percorso (soggetto descritto in questo percorso, cioè: è come se le meditazioni prevedessero una sorta di scissione [non esplicita, ma di sottotraccia] tra un io narrante e un io narrato; c'è una sorta di voce narrante che descrive il cammino che è compiuto da un soggetto che invece deve crescere e maturare nel corso della meditazione).
Lo scopo finale della meditazione stessa è la
coincidenza di questa due figure, dell'io narrante edell'io narrato. In realtà i soggetti in questione sono 3: l'io narrante, l'io narrato e l'io del lettore; l'io del lettore alla fine è il vero interlocutore di questo apparente soliloquio che alla fine è un colloquio,e quindi lo scopo finale è che anche l'io del lettore finisca alla fine, immedesimandosi con l'io narrato,per coincidere con l'io narrante. L'io narrato all'inizio fa la figura dell'interlocutore poco sofisticato,filosoficamente ingenuo, dell'interlocutore al quale deve essere instillato il dubbio e che dovràimparare ad elaborare il dubbio, affinché questo percorso possa avere un senso. La meditazione è unapratica, non soltanto un contenuto da trasmettersi come oggetto di un sapere astratto, la meditazioneè una pratica.Nella prima meditazione la parola "preoccupazione" vaintesa in senso soprattuto etimologico: chemi pre-occupa. In Cartesio la parola ‘libertà’ è fondamentale (vedi 4 meditazione). Nella prima meditazione c’è un punto cruciale, l’introduzione dell’elemento ‘sogno’: qui s’introducel’elemento sogno, e sarà l’elemento cruciale nella disputa tra Derrida e Foucault: si tratta di capire se il tropo del sogno sia più o meno radicale di quello della follia: questo sarà il tema su cui si dibatteranno Derrida e Foucault. Cartesio sta dicendo, nella prima meditazione, è più radicale la demenza di coloro che pensano di essere zucche o è più radicale la demenza di coloro che pensano ingannandosi di essere come coloro che pensano di essere zucche: in altri termini, è più radicale la follia o il sogno? come tropo scettico, come esperimento razionale, come esperimento di immunizzazione.
LEZIONE 9
Ripasso
Cartesio
concepisce il dubbio come un dispositivo radicale, metodico, per valutare i limiti della nostra capacità conoscitiva, il dubbio non è solo il dubbio esistenziale. Il fondamento del sapere, a partire da Cartesio (e ciò non va preso letteralmente, come una definizione), non viene più ricercato nella struttura della realtà, ma viene indagato a partire dalla natura dell'Io, dalla res cogitans. Cartesio non solo è il padre della filosofia moderna, ma è il padre della filosofia moderna in quanto primo grande teorico della soggettività, cioè in quanto primo grande teorico che vede il problema metafisico tradizionale del fondamento dell'essere e della conoscenza non in una realtà diversa dall'Io, ma nella natura stessa dell'Io: con un paradosso però, che questa soggettività non si chiama ancora così. Cartesio quando usa il termine 'soggetto' non si riferisce mai a ciò.che noi moderni chiamiamo 'soggetto', cioè l'Io. Ci eravamo fermati a interrogarci sul rapporto tra il sogno e la follia. Stavamo cercando di capire se il dubbio sia più radicale quando parliamo di sogno o quando parliamo di follia. Nella prima meditazione metafisica di Cartesio stiamo cercando di capire se il sogno sia più radicale della follia o viceversa, e sembrerebbe che la radicalità spetti soprattutto al sogno. Pagina 29, inizio della tematica del sogno: qui il sogno sembra essere un'ipotesi epistemica ancora più radicale; è proprio su questo punto che si soffermeranno Foucault e Derrida; Derrida sarà d'accordo con Cartesio, ma non Foucault. Queste meditazioni, si era detto, vengono accompagnate da Obiezioni e risposte dei più importanti interlocutori di Cartesio dell'epoca. Una di queste serie di obiezioni, la terza serie per la precisione, è opera di Thomas Hobbes. L'obiezione diHobbes verso Cartesio fondamentalmente è questa: il problema di Cartesio è credere ancora che esista una differenza tra il modo in cui le cose appaiono a noi e il modo in cui le cose sono, questa è una differenza che Cartesio postula ma che non è giustificata in alcun modo.
L'empirismo è quella prospettiva nella quale si ritiene che tutte le nostre esperienze e conoscenze debbano essere giustificate attraverso l'esperienza. Il fenomenismo è più radicale, il fenomenismo non è un empirismo materialista, ma è una considerazione delle rappresentazioni che si limita a valutarne la natura di rappresentazioni, che si limita a considerarne l'attendibilità filosofica nella misura in cui sono rappresentazioni.
Perché Cartesio si irrita alla obiezione di Hobbes, e perché Cartesio non può accettare una prospettiva di fenomenismo radicale (come consigliava Hobbes)? Perché gli sembra il primo
passo in direzione di una sorta di sdoganamento del libertinismo. La soluzione di Hobbes è una soluzione tutt'altro che conforme a quello spirito che informa la sua (di Cartesio) morale provvisoria o presunta tale. Una radicale assunzione del fenomenismo hobbesiano avrebbe portato di fatto al trionfo di quello che sulpiano morale si stava verificando in alcuni pensatori dell'epoca che erano libertini.
Perché questa piccola digressione con Hobbes? Si era detto che ci sono tre soggettività diverse nel percorso meditativo. C'è stato chi ha sostenuto che la coscienza ingenua (cioè la seconda delle soggettività nel percorso meditativo: quella che è guidata dalla meditazione nell'esercizio spirituale) sia la coscienza dell'empirista, ossia la coscienza del cosiddetto senso comune. Che cosa è la meditazione? La meditazione è un monologo, è quell'esercizio spirituale che ci permette di passare da
un atteggiamento ingenuo a riflessivo; la meditazione è qualcosa che va praticato, non è soltanto un esercizio teorico-astratto. Cerchiamo di capire chi è questo soggetto ingenuo al quale Cartesio si rivolge per cercare di educarlo, ossia quel soggetto che deve essere portato verso il sapere. Quando Cartesio si rivolge a sé stesso, perché di fatto la meditazione è un monologo, un discorso che si fa a sé stessi, di fatto questa soggettività alla quale Cartesio cerca di offrire delle risposte, è una soggettività che si sdoppia. C'è una parte di questa soggettività che è in grado di fare da guida in questo cammino (soggetto numero 1) e c'è una seconda parte di questa soggettività che fa la parte dell'ingenuo (soggetto numero 2) e che è colui che deve essere portato dalla coscienza ingenua, fino alla fine ad arrivare alla coscienza filosofica, alla maturazione delprocesso meditativo. Cerchiamo appunto di capire chi è questosoggetto ingenuo al quale Cartesio si rivolge per cercare di educarlo. Stiamo parlando di tre figureche sono tutte interne alla medesima individualità, non è un dialogo la meditazione ma è unmonologo. La natura della meditazione dunque è insieme autentica e fittizia: la meditazione non è nésuna pura e semplice invenzione né una descrizione puntuale di un cammino biografico (perché questocammino viene razionalizzato e articolato in 6 giorni, 6 meditazioni). La meditazione è laridescrizione di un’esperienza autentica che viene decostruita e ridescritta nei termini della scissionetra un principio di consapevolezza (che serve da guida) e un’ingenuità che deve cancellare sé stessa.Che tipo di coscienza è questa parte della meditazione che si riferisce all’ingenuità? Alcuni hannosostenuto che l’interlocutore
L'ideale del cosiddetto padre spirituale è la parte empirista dell'anima, come se la meditazione si articolasse in due soggettività, una spirituale (guida) e una empirica (che deve essere condotta verso la verità).