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PIL PIL PIL PIL

1978 9,04 1983 14,76 1988 27,30 1993 32,55

1979 10,51 1984 17,21 1989 26,64 1994 43,75

1980 13,18 1985 20,42 1990 34,47 1995 40,26

1981 15,43 1986 26,20 1991 33,40 1996 35,49

1982 14,84 1987 27,11 1992 34,41 2000 44,00

1978: inizio della politica cinese di apertura al commercio con l’estero (“Politica della porta aperta”) → meno del 10%

della ricchezza cinese deriva dal commercio estero

1989: nella piazza Tienanmen a Pechino, ci fu una rivolta studentesca che cominciò come commemorazione della morte

Liao Bang, ma che successivamente si trasformò in una protesta contro il regime per richiedere maggiori libertà. Questa

manifestazione terminò nel sangue e ciò portò i Paesi occidentali ad interrompere i rapporti commerciali con la Cina.

[libro The Tienanmen Papers]

Piazza Tienanmen è stata il centro di numerosi eventi politici quali la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese da

parte di Mao Tse-tung il 1º ottobre 1949 e per raduni di massa durante la Rivoluzione Culturale. È stata anche il luogo

dove sono avvenuti diversi movimenti di protesta, tra i più notevoli dei quali il Movimento del 4 maggio del 1919 per la

scienza e la democrazia, proteste nel 1976 dopo la morte di Zhou Enlai, e le proteste di Piazza Tien'anmen del 1989.

Le proteste del 1989 portarono all'uccisione dei manifestanti cinesi nelle strade a est della piazza e nelle zone adiacenti. Il

governo di Pechino ha sempre criticato l'etichettatura fatta dai media occidentali di questo evento, da allora noto come

“massacro di piazza Tienanmen”. L'evento è noto in Cina come 4 giugno o movimento del 4 giugno, oppure incidente del

4 giugno. Ad ogni modo gli espatriati cinesi che sono sfuggiti dopo le uccisioni dissero che il numero delle vittime fu

nell'ordine delle migliaia, contando le centinaia uccise sul posto e le vittime dell'epurazione che seguì. Queste storie sono

confermate anche dai rapporti dell'intelligence.

C'è da segnalare inoltre che quello del “massacro di piazza Tienanmen” è uno dei tanti eventi storici (es: Tibet)

aspramente censurati dal governo cinese, in particolar modo per quanto riguarda internet.

I dati ci dicono che la Cina oggi è un Paese fortemente interdipendente a livello economico: ma che cosa significa ciò?

Cosa ci si può aspettare da questa crescente interdipendenza economica secondo gli analisti?

Aaron Friedberg (realista neoclassico) presenta diversi scenari:

- visione liberale: Cina sempre più integrata economicamente → aspetto positivo

- visione realista: non è detto che questa integrazione economica debba avere dei risvolti positivi → no attenuazione della

conflittualità

Interdipendenza e conflitto

L’interdipendenza è un rapporto molto più complesso della semplice dipendenza: ad esempio, se falliscono le banche

americane, fallisce pure la Cina.

FDI = Foreign Direct Investment → l'investimento diretto estero (IDE) è una forma di internazionalizzazione delle

imprese. Rappresenta una voce della contabilità nazionale nella quale vengono indicati i trasferimenti di capitale e di

tecnologie da un paese all'altro → hanno maggiore impatto sull’economia del Paese estero, perché si tratta ad esempio di

un’azienda che apre una fabbrica in quel Paese

 I rapporti sino-giapponesi: nazionalismo e interdipendenza

L’interdipendenza economica tra Cina e Giappone tra il 1978 e il 2000 è aumentata in maniera esponenziale (FDI, ecc.).

Tuttavia ciò non ha migliorato i rapporti tra questi due Paesi, che hanno continuato a trovare motivi per litigare tra loro.

Entrambi sono caratterizzati da un forte nazionalismo (soprattutto il Giappone) e usano il loro nazionalismo in maniera

“speculare” ovvero l’uno contro l’altro. Anche il passato gioca un ruolo importante nel loro rapporto conflittuale, perché

il Giappone conquistò parti della Cina durante la Seconda guerra mondiale e vi commise crimini di guerra: ciononostante

il Giappone però ha sempre negato questi fatti e non ha mai condannato i responsabili. Inoltre ci sono anche contese

territoriali ancora aperte con la Cina, in relazione alla sovranità su alcune isole, e al momento pare che la motivazione di

queste dispute sia puramente simbolica.

Dunque nonostante la fortissima interdipendenza economica tra i due Paesi (altissimi investimenti l’uno nell’altro), questi

due Paesi si odiano: il rischio di un potenziale conflitto tra Cina e Giappone è elevato.

Fino al 1992, il Giappone era la potenza asiatica emergente, poi però subì un duro colpo a causa della crisi finanziaria del

sud-est asiatico del 1997, mentre la Cina riuscì a resistervi meglio e a sfruttare l’occasione per avanzare come potenza

asiatica emergente.

➔ L’interdipendenza economica di per sé non è una garanzia di cooperazione (secondo la teoria realista)

 I rapporti sino-americani: da partner a competitore strategico

A partire da Obama, l’interesse americano verso il mercato cinese è aumentato sempre di più: infatti, gli scambi

commerciali tra Cina e USA sono aumentati più di 200 volte dal 1978 agli anni 2000, e pure gli investimenti diretti

americani in Cina sono aumentati dagli anni Novanta.

Nonostante le relazioni economiche intense, ci sono diverse fonti di tensioni tra i due Paesi:

✗ le diverse alleanze → USA alleati con la Corea del Sud, Cina alleata con la Corea del Nord

✗ la questione di Taiwan: “One China Policy” americana riconosce Pechino come capitale ufficiale, ma gli USA

non accetterebbero mai un intervento militare della Cina in Taiwan, infatti gli americani vendono a Taiwan

arsenali militari → secondo gli esperti, nonostante le enormi differenze territoriali, la Cina non è in grado di

conquistare militarmente Taiwan

Economicamente i due Paesi sono due giganti economici interdipendenti, ma nonostante ciò i rapporti tra Cina e USA

sono andati via via deteriorando.

➢ Bush padre (repubblicano): pro Cina

➢ Cliton (democratico): inizialmente contro la Cina (in nome dei valori e dei diritti umani), poi si aprì verso la Cina

per interessi commerciali (Cina come partner strategico)

➢ George Bush figlio: Cina come competitor strategico, ma poi ci fa affari commerciali

➔ tendenza dei presidenti americani ad essere prima contro la Cina e poi pro Cina per interessi commerciali

➔ Economicamente si fanno affari, ma alla fine la rivalità è politica

 Il conflitto per le fonti energetiche

Nonostante le intense relazioni commerciali, Cina e USA si considerano ancora come competitori strategici, forse a causa

della corsa alle risorse energetiche. La Cina dagli anni Novanta ha iniziato ad estrarre il petrolio dai Paesi africani, perché

non prende in considerazione la presenza di particolari valori o del grado di democraticità per fare affari commerciali:

questo però ha creato delle tensioni con i Paesi occidentali.

➔ Interdipendenza economica influenza il comportamento della Cina, ma non necessariamente in senso positivo, e

ciò è in contrasto con le teorie liberali

Istituzioni internazionali e politica estera cinese

La partecipazione della Cina alle principali organizzazioni internazionali è cresciuta esponenzialmente a partire dal 1966

(inizio della Rivoluzione culturale, momento di massima chiusura); nel 1971 ci fu il riconoscimento e l’ingresso della

Cina nell’ONU; la Cina è ora almeno il doppio sopra la media in termini di partecipazione alle organizzazioni

internazionali.

Ciò rappresenta una novità, perché solitamente la Cina (come tutte le grandi potenze) preferisce avere dei rapporti

bilaterali/unilaterali. La Cina ha un approccio “neobismarkiano” = per evitare che la sua ascesa possa produrre

un’alleanza contro di sé, ha deciso di mantenere una politica estera di basso profilo, entrando ad esempio nelle

organizzazioni internazionali.

La Cina è geo-economicamente una potenza soddisfatta: è la seconda autorità economica nel mondo (la prima per il

commercio), è nello stesso momento meta di IDE e grande investitore su scala globale. Ma è necessario tener presente è

che il gigante asiatico non è intenzionato a porsi come “forza missionaria”, non tenta di espandere il proprio modello

socio-economico o politico: ha adottato infatti una diplomazia “neobismarkiana”, impegnandosi a non apparire, né tanto

meno divenire, una minaccia per l’ordine internazionale. Anche da un punto di vista geo-culturale la Cina ha dato prova

di grande abilità nell’esercizio del soft power, adoperando una politica estera di stampo tutt’altro che militare, estendendo

di molto la sua influenza nei paesi in via di sviluppo.

Qual è stato l’effetto di questa crescente partecipazione da parte della Cina alle organizzazioni internazionali? Johnston ha

studiato come mai i cinesi hanno modificato il loro tradizionale approccio di Realpolitik, attraverso lo studio di tre casi:

1. Cambiamenti del concetto cinese (westfaliano = “ognuno a casa sua fa ciò che vuole”) di sovranità: non

ingerenza e diritti umani, intervento umanitario, missioni di peacekeeping → a partire da Mao, i cinesi hanno

sempre rifiutato l’ingerenza degli Occidentali negli affari interni e hanno sempre rifiutato di partecipare a

missioni di peacekeeping; invece oggi i cinesi ritengono che sia un punto su cui discutere, perché i diritti umani

così come li concepisce la concezione asiatica sono i diritti del gruppo e non i diritti dell’individuo (tradizione

illuminista europea); inoltre hanno iniziato a partecipare a missioni di peacekeeping (Timor Est, Cambogia, … )

2. Punizioni materiali e disapprovazione sociale (status e reputazione): CTBT e mine antiuomo (arms controller VS

militari) → dal punto di vista militare, i cinesi non avrebbero dovuto firmare il Comprehensive Nuclear-Test-Ban

Treaty perché non detengono un arsenale così avanzato; tuttavia la Cina ha firmato questi trattati perché si sta

costruendo la reputazione di potenza responsabile, nonostante la sua azione fosse militarmente sconveniente

3. Partecipazione a organizzazioni internazionali: ARF e sicurezza politica (formazione di una burocrazia con

interessi in gioco); pubblicazione di libri bianchi (trasparenza)

Johnson scoprì che in molti di questi casi, il comportamento inaspettato della Cina è dovuto al fatto che essa si è costruita

una nuova identità (logica costruttivista) e dunque si comporta secondo tale logica.

Anarchia, interdipendenza economica e norme internazionale hanno influito sul comportamento cinese, ma non c’è

unanimità tra le varie correnti del pensiero → attenzione solo al global society level (pr

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Publisher
A.A. 2018-2019
46 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/06 Storia delle relazioni internazionali

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ellebi98 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia delle relazioni internazionali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Rosa Paolo.