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Analisi degli stakeholder e strategie di comunicazione

Sicuramente uno degli elementi è quello di valutare l'autorità legale o statuaria di questi stakeholder, poi la loro leadership, il controllo delle risorse strategiche, il possesso di conoscenze specialistiche, posizione negoziale e capacità di influenzare altre parti interessate, status sociale economico e politici, collegamenti formali/informali con altre parti interessate e grado di dipendenza degli altri stakeholder.

Una volta mappati e categorizzati questi stakeholder, andiamo a valutare il loro livello di impegno e di engagement, poi una strategia di comunicazione per instaurare una comunicazione con i vari stakeholder. L'obiettivo è quello di ingaggiare gli stakeholder attraverso alcune tecniche di cui parleremo.

Gli stakeholder dell'azienda non sono fissi, per cui questa analisi degli stakeholder dovrebbe essere ripetuta a livello periodico quindi ripetuta in maniera sistematica. Quindi qui ripetiamo le fasi di cui abbiamo parlato oggi e di...

Cui caratterizzano questo stakeholder engagement. Per l'engagement ci sono due tipi di azioni fondamentali da intraprendere, per ingaggiare tali stakeholder: un primo tipo che prevede: ottenere l'approvazione; informare; consultare; creare il consenso; processo decisionale di gruppo e implementazione congiunta.

E questa è una seconda classificazione che vediamo, in cui si dividono i diversi livelli di engagement degli stakeholder (da meno engagement- più engagement) e tali gruppi in ordine sono: non participation, tokenism e citizen power; per non partecipation abbiamo pratiche diverse, che sono sconsigliabili, manipolazione e terapia. Infine, abbiamo tutte quelle pratiche che si riferiscono al tokenism: informare, consultazione e placation. Per quanto riguarda la citizen power: partenariato, potere delegato e controllo delle parti interessate.

Lezione 15: Crisi climatica e sicurezza alimentare: il ruolo delle imprese nella riduzione dell'impatto ambientale

nel settore primarioL'origine del problema della sostenibilità nasce nel 1987 con il rapporto Brunteland delle Nazioni Unite. Nasce perché viviamo in un pianeta dove le risorse sono finite. Il perché però ce lo spiega la termodinamica: il paese Terra dove ha luogo l'attività economica è un sistema termodinamicamente chiuso. Come vediamo può scambiare energia con l'esterno, ad esempio le radiazioni solari che vengono assorbite dal pianeta e poi quelle in eccesso rimandate verso lo spazio, però al contempo è chiuso, perché non riesce a scambiare la materia. Questo al contrario del corpo umano, che scambia sia energia che materia e al contrario dell'universo che, come sistema isolato, non scambia né energia né materia. I primi due principi della termodinamica ci spiegano il perché dell'origine della sostenibilità. Il primo principio, infatti, ci dice che l'energianon può essere né creata nédistrutta, può essere solamente convertita da una forma all’altra. Quindi possiamo immaginare chese avessimo solo questo principio potremmo trasformare integralmente l’energia. Tuttavia,interviene il secondo principio, che ci dice che il calore fluisce spontaneamente da un corpo piùcaldo ad uno più freddo e che il calore può essere trasformato integralmente in lavoro. Ne consegueche tutte le trasformazioni di energia non sono efficienti al 100%, perché se trasformiamo da unostato originario ad un altro stato qualcosa, allora riuscirà ad avere meno energia nel nuovo stato,per cui non possiamo tornare allo stato originari. Prendiamo ad esempio un pezzo di carbone, noilo trasformiamo in energia e una volta trasformato non possiamo portarlo allo stato originario,perché altrimenti esisterebbe in eterno: da qui si origina il problema della sostenibilità.Andiamo ad analizzare

Dei dati che ci provengono direttamente dallo special report on Climate Change and Land che è dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), un polo scientifico creato dalle Nazioni Unite alla fine degli anni '80 per lo studio del riscaldamento globale. Nel 2019 è stato pubblicato questo report, focalizzato sulla terra. Viviamo il riscaldamento globale, è presente, ne vediamo le conseguenze, ma dal grafico che possiamo vedere nella slide, vediamo che c'è un'infinità di futuri possibili, che vanno da un futuro peggiore, che arriva ai 5,4 gradi centigradi in più, fino a un futuro migliore che arriva ai 2 gradi centigradi in più, come l'accordo di Parigi cerca di ottenere. A novembre scorso abbiamo avuto la COP26 dove avremmo dovuto avere un meccanismo a rialzo degli impegni che erano stati sottoscritti. Tuttavia, sono stati più che altro ribaditi gli sforzi per limitare la temperatura e pochi passi.

Avanti sono stati fatti per quanto riguardail carbone. In tutto questo abbiamo la terra, che ci fornisce la base del nostro sostentamento e adoggi l'uomo ne usufruisce già per il 70% circa, ad esclusione dei ghiacci. Il report ci dice, inoltre, che un ruolo importantissimo nel sistema climatico lo ha anche il terreno. Perché anche il terreno emette dei gas climalteranti. Il settore alimentare genera il 63% dell'inquinamento del terreno. Tale numero è abbastanza importante se messo a confronto con tutti gli altri settori industriali. Il 5-14% di questo 37%, considerato i restanti settori è quello che dipende dall'uso e dal cambiamento di uso del suolo. Il 9-14% deriva dalle attività agricole, sia di coltura che di allevamento. Il 5-10% di queste emissioni sono collegati ad attività derivanti dalla catena di approvvigionamento e infine l'8-10% deriva dallo spreco e dalla perdita di cibo. Tale dato del 37% è molto

Importante perché questo aumento dei gas serra è avvenuto negli ultimi 50 anni, perché la popolazione mondiale è molto cresciuta. Negli ultimi 50 anni le emissioni nei settori agroalimentari sono cresciute del 50%, questo perché è stata introdotta un'agricoltura di tipo intensivo; infatti, è aumentata l'offerta di cibo pro capite, sono aumentati del 100% la risorsa idrica e l'uso di concimi. Al contempo si sono create delle vere e proprie distorsioni del cibo, che vengono chiamati paradossi del cibo. Abbiamo le stime della FAO del 2018 secondo cui 821 milioni di persone sono attualmente denutrite, 2 miliardi di persone sono in sovrappeso. Il terzo messaggio che ci arriva da questo report è che il sistema alimentare è sotto pressione, sia da stress dal punto di vista climatici, ma anche per motivi non climatici, come, ad esempio, l'aumento della popolazione. Tali stress mettono a repentaglio la sicurezza.

l'alimentare è la possibilità di tutti di poter accedere in qualsiasi momento ad un cibo che è nutriente, sano e sicuro in maniera tale da favorire una vita sana e garantire le preferenze e le necessità alimentari di tutti.

Immaginiamo che un evento estremo rovini la coltura di una determinata regione (ad esempio una grandinata): esso non ha solo un impatto alimentare, ma anche economico. Una perdita del genere, una perdita di biodiversità potrebbe comportare la perdita di impollinatori e ciò ricadrebbe non solo sul sistema alimentare, ma anche su quello economico.

Il sistema del food e il sistema socioeconomico ci dà la sicurezza alimentare e tutti i suoi pilastri, che sono: la disponibilità di cibo, l'accesso al cibo, l'utilizzo del cibo e la stabilità generale del sistema socioeconomico. Questo report ci dà anche una serie di previsioni per questi pilastri. Per quanto riguarda la disponibilità del cibo,

Le previsioni dicono che con l'aumento delle temperature e dei fenomeni straordinari delle riserve idriche. Questo ha un impatto diretto sul secondo pilastro, ovvero l'accesso di tutte le persone al cibo che, chiaramente, essendoci meno rese, con una popolazione in crescita, avremo un prezzo del cibo che aumenta. Aumentando i prezzi, ci sarà una pressione maggiore sulle persone a basso reddito. Eventi estremi, inoltre, possono avere un impatto sulle scorte di cibo, per cui ci potrebbero essere delle vere e proprie interruzioni dell'accesso al cibo. Con utilizzo, invece, si intende la possibilità di raggiungere il potenziale nutrizionale attraverso l'alimentazione. Sappiamo da qui che principalmente attraverso l'aumento delle emissioni del gas terra, la quantità del cibo sarà diminuita. Le stime ci dicono che ci saranno maggiori inondazioni, che

porteranno malattie infettive a causa dell'attività dei microrganismi acquatici. Con stabilità invece si intende l'accesso da parte di tutti a del cibo. L'offerta del cibo in previsione sarà instabile, ciò comporterà un aumento dei prezzi. C'è anche da dire che rese ridotte e cambiamento climatico già portano a migrazioni di intere popolazioni e a possibili conflitti per il terreno da coltivare. Se consideriamo tutti e quattro insieme i pilastri, allora avremo un sistema combinato di previsioni che ci dice principalmente che ci sarà un aumento del paradosso del cibo, da una parte aumenterà la denutrizione, dall'altra aumenteranno le malattie connesse all'obesità, poi avremo un incremento della degradazione ambientale. Infine, ci potranno essere dei conflitti per la terra e le risorse naturali, proprio a causa dell'insicurezza alimentare. Sono le imprese facenti parte il settore.

dell'agricoltura o comunque del food che devono prendersi delle responsabilità in tema impatti ambientali. Le imprese che voglio arrivare alla sostenibilità lo devono fare con un approccio olistico, quindi globale, che deve riguardare l'intera catena di approvvigionamento. Approcciare alla sostenibilità deve essere un processo globale transazionale e trasversale, deve quindi appunto riguardare diversi settori. Deve essere un processo sistemico. Ogni volta che si raggiungono degli obiettivi occorre delinearne degli altri. Ciò può avvenire con delle misurazioni oggettive e comparabili: un esempio sono le analisi del ciclo di vita dei prodotti, l'impronta ecologica, ambientale, idrica, di CO2. La sostenibilità è ormai in azienda un obbligo, una necessità e un'occasione. L'idea è quella di far diventare il sistema alimentare più sostenibile. È inoltre la sostenibilità una.necessità: un'impresa non sostenibile, nel mercato, non è presente. Quindi si è competitivi sul mercato solo se si è sostenibili; un esempio sono le aziende di rating che definiscono e valutano se le imprese sono sostenibili o no. Al contempo
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
143 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/13 Scienze merceologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher dianarsl di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Merceologia delle risorse naturali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Martucci Olimpia.