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QUESTO QUI QUELLO LI”:
ad attualizzare la situazione.
d) Pronome “CI” abbinato al verbo avere. Esempio “C’ho un gatto” → appare subito errato,
ma è uguale alla seguente situazione:
“- Hai il biglietto?
- Si ce l’ho.”
È da usare se il contesto lo permette ( ).
importante è avere coscienza
e) PRONOME che attualizza: “Questo… ne”.
Esempio “Di questo ne parleremo dopo”: hanno lo stesso identico valore, dunque il ‘ne’ non
servirebbe. Allo stesso modo “Ne avete avuto un’idea?” è scorretto, come dire idea due
volte MA è un uso quotidiano rintracciabile anche nei giornali e in certi discorsi elevati.
f) LO/MI AFFETTIVO, sottolineano l’affetto che uno ha per se stesso.
Esempio: ‘lo so bene/lo ricordo bene/mi ricordo bene’. Sono verbi che in teoria non hanno
bisogno del pronome complemento. Usi più recenti come “mi mangio/bevo/mi rileggo”
rendono le azioni quasi più reali e attuali le situazioni.
g) DISLOCAZIONI (o costruzioni) A DESTRA O SINISTRA, un uso quotidiano ma non accettato.
Esempio: ‘io mangio le mele’.
Dislocazione a sx → “Le mele le mangio” (il primo ‘le’ è complemento oggetto, il secondo
un pronome che fa ripetere il complemento). // Dislocazione a dx → “Le mangio le mele”.
N.B. “A me mi” fa parte invece dell’italiano dell’uso popolare ed è una forte ridondanza.
CHE POLIVALENTE = il che prende più valori per semplificare.
1) FORMA AFERETICA (abbreviata) DI PERCHE’ → “non uscire che la cena è pronta”;
2) VALORE TEMPORALE → “vado a lavorare che è ancora notte”;
3) VALORE DI CONGIUNZIONE FINALE → “L’Emilia a volte mi chiama che (affinché) salissi” (Da
‘La luna e il falò’ di Pavese);
4) VALORE CONSECUTIVO → “è un funambolo che quelli del circo sembrano…”;
5) VALORE ESPLICATIVO → “Vieni che ti pettino” “Vai che sai la strada”;
6) CHE ENFATIZZANTE → “Che bel sogno che ho fatto”, molto usato ma grammaticalmente
scorretto, prova di quanto poco usiamo le congiunzioni.
ALTRI TIC LINGUISTICI COMUNI:
- “Perché” è usato poco nelle domande sostituito da “come mai?”.
- “Cosa è usato al posto di “che cosa?”.
- Aprire un discorso con “dunque” e “allora”.
- Uso eccessivo di “comunque”.
- “Niente” seguito da un discorso.
CONCORDANZA AD SENSUM (semplificazione): quando il predicato verbale viene associato a un
soggetto collettivo. Esempio “Un milione di lettori HANNO votato” al posto di “Un milione di lettori
HA votato”. O (fortemente errato) “non c’è giornali”.
USO DEL SUPERLATIVO: l’italiano dell’uso medio antepone all’aggettivo una formula come
“estremamente bello” al posto di “bellissimo”. Anche i sostantivi possono diventare superlativi
nell’italiano dell’uso medio → poltronissima, partitissima, ecc.
USO DI ASSOLUTAMENTE: caso particolare. Di per sé ha una valenza neutra, ma sembra che in
alcune zone d’Italia abbia acquisito valenza propria, creando ambiguità. Usato in positivo è
un’influenza dall’inglese. In realtà è da utilizzare solo se necessario, accompagnato da sì o no.
Segno di una tendenza a un linguaggio esagerato e aggressivo (usato molto dai giornali).
FRASE SCISSA: gallicismo di origine francese per rendere più “vera” la frase.
Esempio → “è Mario che canta” (si separa il soggetto dal suo verbo). È molto più forte di “Mario sta
cantando”, non è accettato dai puristi della lingua.
FORME PRAGMATICHE/FATICHE: servono per attirare l’attenzione di chi ascolta, per cercare un
contatto. Esempi → come dicevo la volta scorsa / voglio dire… / praticamente…
DIMINUTIVI CON SOSTANTIVI.
Esempi → freddino, secondino, attimino.
L’AMBITO DEI MODI E TEMPI VERBALI dimostra bene come, dagli anni ’50, l’italiano ha subito un
avvicinamento di scritto e parlato:
CONGIUNTIVO SOSTITUITO DALL’INDICATIVO non dico che hai torto / se potevo venivo;
FUTURO SOSTITUITO DALL’INDICATIVO PRESENTE → “domani piove”;
FUTURO CON VALORE CONDIZIONALE;
IMPERFETTO USATO NON PER IL PASSATO → “volevo un kg di pane”;