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FABIO ANELLI

Petrarca, Catullo e Tibullo. È proprio però del poeta la riappropriazione del passato, il mondo

personale in cui Foscolo si rifà ai grandi della letteratura del passato. L'originalità è indiscutibile,

ma è altrettanto indiscutibile la mediazione.

Il processo creativo nasce da un'idea guida e si sviluppa attraverso un mediatore linguistico -

culturale e la tecnica e il talento individuale. Per quanto riguarda la tragedia il mediatore è la

memoria individuale.

Teoria del palinsesto: Ogni opera è la riscrittura di un'altra opera. Vi è un modello e un testo

derivato. Il modello è l'archetipo o ipotesto. Il testo derivato è l'ipertesto.

Tra il modello a cui il testo è ispirato e il testo stesso vi sono delle azioni che devono essere

necessariamente compiute, queste azioni sono di tre tipi: demotivazione, rimotivazione e

transmotivazione. Se si ha un protagonista, si determinano le sue azioni in base a delle motivazioni,

se si descrivono delle circostanze lo si fa in base a delle motivazioni. Quando si riprende un ipotesto

difficilmente la si ripropone identica, si tolgono delle motivazioni o le si aggiunge oppure le si

sostituiscono. E si possono combinare. Tutto questo è stato teorizzato da Genette.

Fine introduzione

Il teatro greco: Il teatro greco è dove nasce la tragedia. Il teatro greco è qualcosa che ricorda l'idea

moderna di teatro, tuttavia vi sono anche differenze. Il théatron è il posto in cui si vede, deriva dal

verbo greco théaomai. Una delle principali differenze che sussiste tra teatro greco e teatro moderno

è la sua pianta: il teatro greco è costruito in modo tale che chiunque, dovunque esso sieda, possa

godere della stessa visuale. Questo fatto non è privo di implicazioni politiche è infatti il simbolo

della democrazia vigente nell’epoca classica di Atene e della Grecia in generale. Il teatro greco è

però il luogo per eccellenza dove si vede qualcosa e in particolare la tragedia. Dall'epoca di

Pisistrato le tragedie si rappresentavano nei teatri di Dioniso.

Si poteva assistere alle tragedie solo in particolari festività religiose, legati a determinate condizioni

climatiche, in cui era possibile stare all'aperto. A differenza del teatro moderno, in cui le luci

impediscono di vedere il pubblico, nel teatro greco si guarda e si è guardati, c'è un rapporto di

complementarietà tra lo spettatore e l'attore.

Il teatro greco sfrutta cavità e pendii naturali che poi vengono rinforzati. La gradinata è divisa in

settori che ha la doppia funzione, era molto ripida, di scala e di platea. Si chiamava koilon o cavea.

Vi era poi la skené quella che oggi si chiama scena. Il proskenion poteva essere un camerino degli

attori che poi ha sviluppato funzioni diverse. Lo spazio circolare nel centro è l'orchestra che non è

un luogo in cui si suona ma il luogo in cui si esibiva il coro. Non si sa se questo luogo l'orchestra

fungeva anche da palcoscenico, in alcuni teatri probabilmente sì. La Parodos era il corridoio

attraverso cui il coro giungeva fino all'orchestra ed è anche il nome di una parte della tragedia, il

primo canto del coro. In mezzo all'orchestra vi era un altare. Questo perchè nella Grecia classica la

funzione della tragedia non era scissa dalla fede religiosa.

La gradinata era divisa orizzontalmente da un corridoio che divideva il pubblico in

diazoma/diazomata, i settori. Davanti all'altare vi era la poedria, la prima fila in cui sedevano tutti i

notabili di Atene. 2

FABIO ANELLI

Attori: Gli attori inizialmente non erano attori ma a recitare e intonare canti era il coro, sarebbe

stato Tespi nel IV secolo a introdurre il protagonista, unico attore. La seconda innovazione avviene

molto più tardi con Eschilo, il primo dei grandi tragici, che introduce il secondo attore. La

tradizione vuole che il terzo attore sia stato introdotto da Sofocle ma ciò non è vero perchè

probabilmente era già stato usato per la prima volta in una rappresentazione dell'Orestea nel 458 a.c.

e che quindi venne poi solo confermato da Sofocle. Un attore in una tragedia poteva recitare più

ruoli. La tragedia greca è una manifestazione in cui la parola ha una rilevanza fondamentale e tutto

passa attraverso la parola nella tragedia greca dunque la presenza di troppi attori

contemporaneamente avrebbe creato un cortocircuito comunicativo. Troppe parole insieme tolgono

spazio a quelle fondamentali. Poi, così come nel teatro elisabettiano, le donne non possono andare

in scena, tuttavia ci sono ruoli femminili che vengono interpretati da uomini. Le donne potevano

partecipare solo come spettatrici. Gli attori erano mascherati e le maschere avevano la funzione di

stilizzare i tratti dei personaggi, e questo rende meno assurdo il fatto che gli attori potevano

ricoprire più ruoli. Le maschere avevano anche i capelli, in genere di lana, non abbiamo maschere

perchè erano fatte con materiali deperibili e non ci sono giunte. Gli attori vestivano i coturni, dei

calzari con una zeppa particolarmente alta. Gli attori dovevano saper recitare/danzare e cantare. La

tragedia deve essere una fusione di arti

LEZIONE 2/3

Oggi ciò che più si avvicina alla tragedia è il Musical, attori che recitano e intonano la voce, ovvero

non recitano in maniera secca. Molto simile alle opere teatrali del 700. L'opera recitativa era

cantillata, le parole erano intonate, tuttavia questa tendenza venne abbandonata nel tempo.

I coturni venivano indossati per migliorare la visibilità degli attori anche per gli spettatori più

lontani, a tal scopo era infatti molto utile aumentare la propria statura di 10/15 centimetri.

Maschere: Le maschere non erano di terra cotta o materiale pesante, come è stato detto

erroneamente. È invece verosimile che fossero fatte da materiali deperibili, ipotesi che si

contrappone alla teoria che la maschera avesse una funzione di amplificazione. Gli attori sapevano

usare le cavità naturali della testa per far risaltare la propria voce. Le maschere che noi possediamo

sono tutte di epoca ellenistica e si ritiene che quelle di epoca classica presentassero dei lineamenti

che mostravano delle reazioni in maniera meno esagerata e intensa. Le maschere potevano essere

cambiate anche durante una stessa rappresentazione. Era infatti proprio grazie alle maschere che

uno stesso attore poteva impersonare più di un personaggio nella stessa tragedia.

La maschera oltre ad assolvere le necessità sceniche e a rendere a riconoscibile da lontano il

personaggio ha la funzione di rendere universale l'individuo che indossa la maschera, l'attore che

interpreta il personaggio, con l'applicazione della maschera smette di essere un uomo e diventa

l'uomo. La maschera permette una generalizzazione significativa che non è casuale perchè permette

un fenomeno che si chiama prospettivismo, l'identificazione di chi guarda il personaggio in esso. Il

prospettivismo è un concetto chiave nella Tragedia Greca. Il fatto che il coro indossi maschere

identiche rende l'idea che esso sia un'unità fatta di molti uomini.

3

FABIO ANELLI

Coro: Il coro è un gruppo di attori, inizialmente composto da 12 individui, che vengono portati a 15

da Sofocle. Il coro non si limitava a cantare, esso infatti danzava anche. È un personaggio

cumulativo e collettivo, ovvero che si compone di più individui, che si muove in modo sincrono e

che canta all'unisono, quando interagisce con il personaggio, avviene raramente, allora prende la

parola il corifeo, l'unico che interagisce con l'attore.

Non si sa quale sia il legame tra il coro e la nascita della tragedia e nonostante l'opera di Nietzsche

parli della tragedia non spiega quale sia questo legame.

Si sa e si vede tuttavia che progressivamente a cavallo del V secolo e con l’avvicinarsi del IV secolo

a.c. i tragediografi tendono a limitare sempre di più le parti del coro, ridimensionano la quantità di

versi e i momenti di intervento. Il coro con Euripide diventa un elemento privo di utilità narrativa,

che veniva usato per dividere gli atti, che si chiamavano episodi. Il coro non ha mai parte attiva

nell'azione, svolge una funzione drammaturgica dialogando con i protagonisti, come nelle Coefore,

secondo pannello dell'Orestea, nel quale il coro svolge una funzione di costruire in scena il

personaggio di Elettra, di far nascere in lei il desiderio della vendetta attraverso il dialogo. Il coro ha

una funzione paideutica.

Proprio per la sua dimensione di personaggio collettivo il coro è spesso, ma non sempre, portatore

di un sapere tradizionale, talvolta può anche essere ostile ai personaggi, altre volte è complice di

essi, normalmente rappresenta la comunità del luogo in cui si svolge l'azione. Si delinea, in

sostanza, uno scarto, una differenza tra il personaggio che è portatore di idee nuove e il coro che

d'accordo o in disaccordo con lui, è comunque portatore di posizioni tradizionali, a volte anche

generaliste.

I Malavoglia presentano una struttura in cui contro ai protagonisti si pone la tradizione che è

impersonata dagli abitanti di Acitrezza. I Promessi Sposi sono anche un romanzo corale, le

individualità dei personaggi sono opposte alla coralità. Anche gli Adelchi e il Conte di Carmagnola.

Nelle Supplici di Eschilo si ha un coro che agisce in modo significativo e non è portatore dei valori

locali della comunità.

Di chi sono i valori tradizionali? Si può dire che normalmente nel coro della tragedia greca trovi o

possa trovare spazio la posizione, politica o culturale dell'autore, si può dire che l'autore stesso parli

attraverso il coro, ipotesi principalmente romantica oggi non confermata e condivisa. Si possono

anche trovare i valori collettivi della comunità ateniese.

La tragedia greca non è un prodotto di consumo, in cui l'ideologia è un peso, la tragedia greca è

principalmente uno strumento educativo che ha nelle sue intenzioni quella di formare il buon

cittadino. Il teatro era il luogo in cui il cittadino veniva formato, ovvero indottrinato. Oggi fa effetto

l'idea che si possa essere manipolati da un prodotto mediatico, ma questo era la base dei regimi

propagandistici. Il teatro greco e ateniese risponde ad una funzione alta, quella educativa che però

ha anche una funzione di indottrinamento, in questo caso positivo. Ma può essere negativo se viene

gestito male.

Gli interventi del coro sono codificati da un punto di vista strutturale. Il canto può trasformarsi in un

duetto, un incrocio di battute con i personaggi e poi il canto è fisso alla fine di ogni episodio.

Questo canto fisso si chiama stasimo.

Pubbl

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A.A. 2015-2016
40 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/02 Lingua e letteratura greca

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Rings996 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Cultura delle forme di comunicazione del mondo antico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Montenz Nicola.