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Metodi diretti scalari → le risposte date da differenti individui ad una serie di
domande su un atteggiamento possono essere confrontati.
Le scale più famose:
1) Scala di Thurstone
2) Scalogramma di Guttman
3) Scala Likert
4) Differenziale semantico
1 → Scala di T a intervalli equivalenti: prevede l’utilizzo dello stesso approccio su cui
si fondano le rilevazioni dei parametri psicofisici (l’idea è che gli item – le domande –
somministrate dovrebbero avere un’intensità di pregiudizio crescente e
proporzionale, così come un individuo può percepire il tatto → l’obiettivo è quello di
creare una scala che contenesse valori più bassi di pregiudizio e valori più alti:
dev’esserci stessa distanza concettuale tra item 1 e item 2, item 8 e item 9). Come si
costruisce la scala? 1. Raccolta di un numero sufficientemente elevato di affermazioni
o quesiti (non meno di 100) che esprimano atteggiamenti verso un oggetto specifico:
i quesiti di ricavano da conoscenze del ricercatore o dalle sue esperienze, da studi
precedenti, coinvolgere esperti della tematica in questione. 2. Ogni affermazione
viene trasformata in un item chiaro. 3. L’intento che si deve perseguire è quello di
individuare item idonei a descrivere l’intero continuum (item che vadano dagli
atteggiamenti più sfavorevoli a quelli più favorevoli). Vengono poi interpellati i giudici
indipendenti che non hanno contribuito alla prima fase della stesura, che devono
valutare gli item precedentemente raccolti. Devono dividere i foglietti in 11: il criterio
dell’urna è che questi 11 esperti, leggendo ogni foglietto, devono decidere dove
posizionare i foglietti sulla scala (es. chi non fa yoga è un mostro). Quando si aprono
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le urne si contano le schede e per ogni item si calcolano media, mediana e deviazione
standard. Si selezionano gli item, almeno uno per ogni valore. Limiti della scala →
l’affidabilità della scala viene delegata ai giudizi di giudici indipendenti, che spesso
non sono in grado di dare valutazioni svincolate dalle loro opinioni che potrebbero
non riflettere quelli della popolazione a cui si somministra il test.
2 → è incentrato sulla proprietà cumulativa. Il metodo ideato da Guttman permette
di trasformare un grande numero di item in una scala unidimensionale con
caratteristiche ordinali → il criterio è ordinare la sequenza delle domande per
individuare la posizione di ciascun individuo intervistato. La logica sottostante è che
ogni item ha un effetto cumulativo sugli altri: se un intervistato è d’accordo con
un’affermazione dovrà trovarsi d’accordo a tutte le altre affermazioni che la
precedono (scalogramma perfetto → es. Il tuo peso corporeo di almeno 60 kg?).
Formulazione degli item → 1. Il ricercatore formula un numero di item monotoni
(unidirezionali) che esprimono l’atteggiamento che si vuole studiare a vari livelli di
intensità. 2. Ogni item è costruito in modo da dar luogo a risposte dicotomiche
gerarchicamente ordinate. Limite → esistono incoerenze. Se il livello di errore è più
alto del 10% viene escluso il soggetto “anomalo”. A causa della sua complessità non
viene utilizzato molto spesso, anche in funzione del fatto che gli item possono a volte
essere ordinati logicamente ma non psicologicamente.
3 → “Metodo dei punteggi sommati” → si tratta delle scale che vengono utilizzate di
più. L’obiettivo è quello di trovare un continuum unidimensionale (non ordinale) che
va da un livello minimo ad un massimo di accordo e condivisione. Gli intervistati
devono esprimere il loro accordo/disaccordo per ciascun item servendosi di una scala
a più passi: le alternative previste nelle scale di risposta si articolano da un massimo
di disaccordo ad un massimo di accordo, passando per tutte le posizioni intermedie.
Ad ogni alternativa viene attribuito un punteggio numerico (un solo valore nelle scale
precedenti: valore intrinseco legato all’item secondo l’analisi del giudice, in questo
caso tutti gli item hanno lo stesso peso e l’individuo valuta il suo grado di
accordo/disaccordo) → es. gradimento del servizio della biblioteca. Gli item inversi
spingono il soggetto a modificare le sue tendenze. Gli item in questo caso vengono
eliminati facendo un’analisi fattoriale, in base alle correlazioni tra item: si eliminano
quindi gli item con correlazione bassa. La potenza di questa scala è dal punto di vista
statistico perché gli item selezionati sono quelli che raggiungono un punteggio più
alto. Limite statistico e matematico: in base al punteggio posso trovare soggetti che
ottengono lo stesso punteggio ma rispondono in modo differente alle singole
domande, quindi non posso valutare ogni singolo item ma devo valutare la scala. 30
4 → Si ricorre al differenziale semantico quando si vuole misurare la percezione che
un individuo ha di un evento soggettivo o di uno stimolo esterno. Gli individui devono
mettere delle x in funzione degli aggettivi “bipolari” (es. buono/cattivo, forte/debole
ecc). Limite: le informazioni che traggo spesso sono molto limitate.
Tecniche indirette/implicite → dilatazione pupillare, elettromiografia facciale
Tecniche intermedie → Jones e Sigall, resisi conto delle misurazioni fallaci degli
strumenti self-report, per limitarne le distorsioni, misero a punto una tecnica capace
di aggirar la consapevolezza del soggetto, scoraggiandolo dal mentire → tecnica del
falso canale d’informazione (collegamento dell’individuo a macchine inattive,
presentate come capaci di individuare risposte ingannevoli) 17 APRILE 2018
Ainsworth → Strange situation → si svolge in 8 fasi, ma le fasi più importanti sono 3.
All’interno di una stanza vengono posti la mamma e il bambino: all’inizio il bambino
ha a disposizione dei giocattoli, quindi in presenza della mamma potrebbe iniziare a
giocare con i giocattoli che ha a disposizione. Alcuni bambini rimangono però attaccati
alla mamma. Entra un estraneo ed esce la mamma. Il bambino rimane solo con
l’estraneo, per poi rimanere completamente da solo. Esistono delle modalità
specifiche (modelli operativi interni)? Esiste la “mamma sicura” (sensibile e
responsiva) che riesce a gestire le emozioni in un modo competente e funzionale. Il
“bambino sicuro”, quando capisce che la situazione è gestibile, inizia a giocare con i
giocattoli a disposizione. Quando l’estraneo entra, il bambino sicuro rimane in una
prima fase particolarmente diffidente. Se vede negli occhi della madre la tranquillità
potrà avvicinarsi all’estraneo oppure continuare a giocare. Quando la madre esce, il
bambino sicuro piange (paura dell’estraneo + paura dell’abbandono). L’adulto
estraneo riuscirà a consolare il bambino? Dopo un po’ ci riuscirà. Nel momento in cui
la madre rientra nella stanza, il bambino sicuro si lascia consolare perché si fida della
madre.
E nel caso del bambino ambivalente? Il bambino ambivalente rimane attaccato alla
mamma, senza giocare in modo particolare, restando attaccato alla madre. Quando
entra l’estraneo, il bambino ambivalente resta attaccato alla madre senza interagire
con lui, innalza i suoi livelli di ansia/attenzione, se prima giocava smetterà di giocare
per rimanere nelle prossimità della madre. La madre ambivalente esce dalla stanza,
mentre il bambino inizia a prendere a calci la porta. L’estraneo non riuscirà mai a
consolare il bambino, il quale inizia a singhiozzare e bisogna interrompere
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l’esperimento. Una volta rientrata la madre, il bambino inizierà a prendersela con la
madre.
Cosa fa il bambino evitante con la madre evitante? La situazione sperimentale viene
percepita dalla madre come un esame, quindi la sua espressione sembra preoccupata
per il responso. Cerca di normalizzare i comportamenti, spingendo il bambino a
giocare, cercando quindi di mettere in atto comportamenti accettabili. Il bambino
evitante inizia a giocare, a distanza dalla madre, mantenendo la giusta distanza
(mentre l’ambivalente prende il giocattolo e lo porta vicino alla madre, o comunque
la madre è lì vicino, il bambino evitante porta il giocattolo lontano). Il bambino inizierà
a giocare e solo apparentemente sarà interessato a ciò che fa la madre. Nel momento
in cui la madre esce dalla stanza, il bambino apparentemente non fa nulla, continua a
giocare. Quando la madre rientra, il bambino non fa niente. I bambini evitanti
subiscono un livello di stress maggiore rispetto a quelli ambivalenti e a quelli sicuri.
Quando il bambino quindi fa finta di niente, sta mantenendo una distanza ottimale,
più importante della vicinanza. La soluzione è rintracciabile nei modelli operativi
interni che ci dicono che per il bambino evitante è più funzionale restare a distanza
piuttosto che avvicinarsi.
Le madri sicure sono in grado di gestire le emozioni, sono in grado di abbassare i livelli
di ansia e di accogliere da parte del bambino sia le emozioni positive che quelle
negative. È capace di gestire la distanza.
Quarta categoria → bambini disorganizzati, con mamme particolarmente “pesanti”:
mamma che sperimentavano loro stesse l’angoscia. I comportamenti di questi
bambini si ritrovano anche negli animali, e vengono definiti “di fuga bloccata” →
“voglio scappare, ma per varie motivazioni non posso scappare”. Rimangono a
contatto con la loro figura di attaccamento, nonostante spesso possa essere
abusante.
La mamma ambivalente è quella che è stata abituata a vivere all’interno di una bolla:
tutto ciò che sta all’interno viene considerato sicuro, tutto quello che sta al di fuori
no. Spesso la mamma ambivalente è competente: quando le gira bene, riesce a capire
i bambini e a far fronte dei bisogni dei bambini, sono attive, abbracciano, consolano
e così via. Finché non si stufa. La differenza tra quella sicura e quella ambivalente sta
nel fatto che quella ambivalente non sa moderarsi: o troppo o niente. 32
20 APRILE 2018
Strange situation → 8 fasi: le fasi fondamentali sono il momento allontanamento, il
momento riunione e il comportamento diade (interazione madre-bambino). Dagli
studi inizialmente emergono 3 tipi di attaccamento, ma poi se ne scopre un altro che
verrà definito “disorganizzato” (il quarto tipo teorizzato dalla Main, non Ainsworth).
Ipotesi dell’accudimento di Ainsworth: 1) attaccamento sicuro → genitore positivo,
sensibile, accessibile 2) attaccamento ansioso/resistente → adulto interessato ma che
non riesce a stabilire routine sincronizzate, incoere