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SECONDA LEZIONE - LA POLITICA DELLA NATURA

Bruno Latour nel suo libro "Politiche della Natura" mostra come ogni natura è l'esito di una doppia costituzione politica e scientifica. La politica è esito di una certa disposizione epistemologica e di un certo orientamento politico. Studiare l'idea di natura ovvero di come essa si costituisce, circola, si trasforma significa discutere di assetti politici prima ancora che epistemologici.

Il concetto di natura ha molti significati: può essere intesa come natura intrinseca, cioè qualità essenziale o definizione di proprietà di qualcosa. Può significare natura esterna, l'ambiente fisico non umano che è separato dalla società umana. Può essere natura universale, l'intero mondo vivente, esseri umani e entità non umane incluse. Infine può essere natura super-ordinata, cioè la forza primordiale, immanente o principio.

organizzatore che anima i fenomeni viventi e che opera in o su fenomeni inanimati. Citazione: "Parimenti di tutte le cose utili che vengono dalla terra l'uomo è signore incontrastato. E' opera nostra lo sfruttamento dei monti e delle pianure, i fiumi ed i laghi sono in nostro potere, siamo noi che seminiamo i cereali, che piantiamo gli alberi, che fecondiamo i terreni con opere di canalizzazione e di irrigazione, che arrestiamo, che incanaliamo, che deviamo il corso dei fiumi, che ci sforziamo, in ultima analisi, di costituire in seno alla natura una specie di seconda natura." (Cicerone, De Natura Deorum, 45 a.C.) Il rapporto tra natura e società non è superficiale, ma si dirada a fondo come delle radici, è un rapporto profondo e a volte complicato da cui possono spuntare dei conflitti ambientali anche abbastanza violenti. TERZA LEZIONE -> GUERRA PER LE RISORSE Caso degli incendi petroliferi in Kuwait (la guerra del Golfo): Sebbene sia una

Piccola nazione, il Kuwait ha un ruolo enorme nella produzione di petrolio. Il paese ha una stima di 94 miliardi di barili di riserve petrolifere comprovate, circa il 9 per cento del totale mondiale. Il più antico e il più grande dei giacimenti petroliferi del Kuwait, il campo Greater Burgan nel Kuwait sudorientale, produce circa 1,6 milioni di barili di petrolio al giorno.

Gli incendi petroliferi del Kuwait sono stati causati dalle forze militari irachene che hanno appiccato il fuoco a 605-732 pozzi petroliferi insieme a un numero imprecisato di aree basse piene di petrolio, come laghi petroliferi e trincee antincendio, come parte di una politica di terra bruciata durante la ritirata dal Kuwait nel 1991 a causa dei progressi delle forze della coalizione guidata dagli Stati Uniti nella guerra del Golfo Persico. Gli incendi furono iniziati a gennaio e febbraio 1991, e i primi incendi di pozzi furono estinti all'inizio di aprile 1991, con l'ultimo pozzo chiuso.

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Il 6 novembre 1991. La disputa tra Iraq e Kuwait sulla presunta perforazione obliqua nel giacimento petrolifero di Rumaila è stata una delle ragioni dell'invasione irachena del Kuwait nel 1990. Inoltre, il Kuwait ha prodotto petrolio al di sopra dei limiti del trattato stabiliti dall'OPEC. Alla vigilia dell'invasione irachena, il Kuwait aveva fissato quote di produzione a quasi 1,9 milioni di barili al giorno (300.000 m3 / giorno), che coincidevano con un forte calo del prezzo del petrolio. Nell'estate del 1990, la sovrapproduzione del Kuwait era diventata un serio punto di contesa con l'Iraq. Alcuni analisti hanno ipotizzato che una delle principali motivazioni di Saddam Hussein nell'invasione del Kuwait fosse quella di punire la famiglia al-Sabah al potere in Kuwait per non aver fermato la sua politica di sovrapproduzione, così come il suo ragionamento dietro la distruzione di detti pozzi. L'invasione provocò delle immediate sanzioni da

Parte dell'ONU che lanciò un ultimatum, imponendo il ritiro delle truppe irachene. La richiesta non conseguì risultati e il 16 gennaio 1991 le truppe degli Stati Uniti, supportate dai contingenti della coalizione, penetrarono in Iraq.

Crisi del petrolio 1979: Con il termine di crisi energetica del 1979 si intende il brusco rialzo che si verificò nel mercato internazionale del prezzo del petrolio a seguito della rivoluzione iraniana del 1979, che causò gravi effetti sull'apparato produttivo del paese dipendente per il 70% dal petrolio e dai suoi derivati.

Nel secondo dopoguerra l'economia dei Paesi industrializzati era fortemente dipendente dal petrolio, da tempo diventato la più importante fonte di energia per la produzione industriale, la produzione agricola e il sistema dei trasporti.

Improvvisamente i problemi energetici divennero problemi di inflazione e di disoccupazione: l'energia divenne la principale responsabile del deterioramento.

Della crisi economica degli anni settanta. A tirare sono le esportazioni a fronte di un rallentamento della domanda interna e di una ripresa della domanda mondiale. Il buio delle città, per la seconda volta in dieci anni, dopo la prima crisi del 1973, faceva luce sulla forte dipendenza delle importazioni di petrolio.

La crisi energetica del 1979 si concluse solo all'inizio degli anni ottanta con il tranquillizzarsi dello scenario mediorientale e la messa in produzione di nuovi giacimenti petroliferi scoperti e sviluppati nel territorio di nazioni non appartenenti all'OPEC, individuati soprattutto nel Mare del Nord e in Alaska, e divenuti economicamente sfruttabili a seguito dell'incremento del prezzo del petrolio mediorientale.

Seconda guerra del Golfo: La guerra del 2003 ha costituito l'operazione militare con la quale gli Stati Uniti hanno abbattuto il regime di Saddam Hussein in Iraq. Quest'ultimo era al potere dal 1979, da quando aveva sostituito Al Bakr alla

la produzione di armi di distruzione di massa. Questo sospetto, tuttavia, non è mai stato confermato da prove concrete. Nonostante le proteste e le critiche della comunità internazionale, nel marzo 2003 gli Stati Uniti, supportati da una coalizione di paesi, hanno invaso l'Iraq con l'obiettivo di rovesciare il regime di Saddam Hussein. La guerra è durata diversi anni e ha causato la morte di migliaia di persone e la distruzione di gran parte delle infrastrutture del paese. Nel 2006, Saddam Hussein è stato catturato e processato per crimini contro l'umanità, venendo poi giustiziato nel 2006. Tuttavia, la situazione in Iraq è rimasta instabile e il paese è stato teatro di violenze e conflitti interni per molti anni successivi.

la dotazione di armi di distruzione di massa. Sospetto poi rivelatosi, negli anni, infondato. Con la caduta di Baghdad, nel resto dell'Iraq è venuta meno ogni resistenza da parte dell'esercito rimasto fedele a Saddam Hussein. Le truppe regolari irachene di fatto si sono frettolosamente sciolte, lasciando campo libero ai soldati avversari. Il 10 aprile curdi e americani sono entrati nell'importante città petrolifera di Kirkuk, il 12 aprile invece a cadere è stata Mosul, terza città più grande del Paese. A sud, gli inglesi sono entrati definitivamente a Bassora. L'ultima importante città a cadere è stata Tikrit, centro natale di Saddam, da cui le forze irachene sono andate via il 15 aprile.

QUARTA LEZIONE - FENOMENOLOGIA DEI CONFLITTI AMBIENTALI

La giustizia ambientale è un movimento sociale che richiede un'equa distribuzione dei benefici e degli oneri ambientali. Alcuni individui, gruppi e

comunità sono particolarmente a rischio a causa delle minacce ambientali. Questo è particolarmente vero per le persone a basso reddito, la classe operaia, le persone di colore e le popolazioni indigene i cui mezzi di sussistenza e salute possono essere messi in pericolo dall'estrazione delle risorse, dallo smaltimento dei rifiuti e dall'inquinamento nei loro quartieri e dai rischi sul posto di lavoro. La prospettiva della giustizia ambientale smaschera le questioni etiche e politiche di 'chi ottiene cosa, perché e in che misura', invocando strategie ambientali e di salute pubblica per garantire la pari protezione di tutti i cittadini, comprese le popolazioni indigene che spesso vivono alle frontiere "dell'estrazione delle materie prime". Il paradosso dell'abbondanza: La locuzione maledizione delle risorse (o anche paradosso dell'abbondanza) si riferisce al paradosso per cui i paesi e le regioni con un'abbondanza di risorse naturali, come petrolio, gas o minerali, tendono a essere meno sviluppati e meno prosperi rispetto a quelli con meno risorse. Questo può essere attribuito a vari fattori, tra cui la corruzione, la cattiva gestione delle risorse e la dipendenza eccessiva da un'unica fonte di reddito.

risorse naturali, in particolare di risorse non rinnovabili come minerali e combustibili, tendono ad avere minore crescita economica e peggiore sviluppo rispetto ai paesi con meno risorse naturali. Questo si ipotizza accada per molteplici ragioni, inclusi il declino nella competitività degli altri settori economici (a causa dell'apprezzamento del tasso di cambio reale come conseguenza dell'afflusso nell'economia dei redditi derivanti dall'esportazione delle risorse), la volatilità dei redditi del settore delle risorse naturali dovuta all'esposizione alle oscillazioni del mercato globale delle materie prime, la cattiva amministrazione governativa delle risorse, nonché la debolezza, l'inefficienza, l'instabilità o la corruzione delle istituzioni (in qualche modo dovuta alla facile distrazione del flusso reale o previsto dei redditi derivanti dalle attività estrattive).

L'idea che le risorse naturali possano essere

economicamente più una maledizione che una benedizione cominciò ad emergere negli anni ottanta. In quest'ottica, l'espressione "tesi della maledizione delle risorse" fu utilizzata per la prima volta da Richard Auty nel 1993 per descrivere come i paesi ricchi di risorse naturali fossero incapaci di utilizzare tale ricchezza per spingere le proprie economie e come, paradossalmente, questi paesi abbiano minore crescita economica rispetto ai paesi privi di abbondanti risorse naturali.

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Tesi della maledizione del petrolio:

L'elevata dipendenza dalle esportazioni petrolifere influisce negativamente sui risultati economici, sul regime politico e sull'inizio della guerra civile di un paese.

Secondo la tesi, la ricchezza del petrolio:

  • riduce la crescita economica (Sachs & Warner 1995; Leite & Weidmann 1999; Auty 2001);
  • è associata a un basso livello di democrazia e partecipazione politica (Wantchekon 1999; Ross 2001);
  • aumenta la

Probabilità di guerre civili e influenza la durata e l'intensità del conflitto (Collier & Hoeffler 19)

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
7 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/06 Storia delle relazioni internazionali

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ginevra2201 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Relazioni internazionali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Tinti Alessandro.