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ODE ON INDOLENCE

Si tratta della prima ode composta da Keats. Il testo risulta involontariamente sovversivo: lo scopo di Keats, in realtà, non era quello di andare contro la società, ma egli voleva essere riconosciuto dalla società. Il testo, tuttavia, risulta sovversivo, perché si mette in contrasto con tutta una forma mentis che aveva il controllo sulla società del suo tempo. Malgrado le intenzioni, fu sovversivo e molto attaccato. Per questo motivo Keats visse sempre molto male questo contrasto con la società.

L'ode contrasta con il panorama sociale e culturale borghese, in cui l'etica borghese del lavoro aveva un importante ruolo. In questi anni era nato anche il romanzo borghese. Completamente opposta a quest'etica era l'ideologia romantica, specialmente l'ideologia di esaltazione dell'indolenza. Keats si ispirava all'ideale evangelico che concepisce l'indolenza come uno stato maggiore.

più desiderabile per l'umanità, come il picco, lo stato di grazia per l'uomo, una comunione profonda con la natura e con l'essere. Indolenza come stato di grazia, di passività che permette di entrare in comunione profonda con la natura e l'ispirazione.

L'importanza della passività si vede subito nella citazione che introduce l'ode. "Essi non faticano né filano": essa è una citazione evangelica tratta da un passo in cui vengono descritti i gigli del campo. Essi rappresentano uno stato di perfetta passività e completa indolenza (i gigli sono dei vegetali, quindi esseri totalmente passivi). I gigli sono l'esempio di completa indolenza e passività che corrisponde ad una perfetta bellezza.

Questa, quindi, non è una citazione marginale, ma è una chiave di lettura: si ha già la prima immagine che riassume il concetto di indolenza. Gigli puri e perfetti nella loro indolenza.

Purezza e perfezione che l'uomo non riesce mai a realizzare con tutti i suoi sforzi. Da un lato, quindi, c'è la condizione umana di lavoro e fatica, dall'altro lo stato di indolenza perfetta che coincide con la perfetta realizzazione della bellezza della natura.

I gigli rappresentano l'essere nel mondo del poeta: essa è un'immagine a cui il poeta si ispira, un modello di vita perfetta, di bontà e di bellezza.

ODE ON INDOLENCE

Keats aveva il desiderio di essere apprezzato dalla società del suo tempo che, però, aveva un'ideologia completamente opposta, un'ideologia borghese. Una poesia come questa, estremamente delicata e raffinata, diventa una pietra d'inciampo per l'ideologia del 1800 inglese, ideologia che odiò Keats e tutti gli altri romantici. Alcuni romantici reagivano a questo odio con una spinta maggiore, mentre poeti come Keats la presero in maniera peggiore: infatti, Keats soffre per tutta la

La poesia si apre con una citazione biblica: i gigli sono presentati come un esempio per l'uomo, un esempio da imitare per quanto riguarda l'essere.

Il testo si apre con un esempio di vita perfetta, rappresentato dai gigli del campo, che sono l'esatto opposto all'ideale della borghesia fondata su una vita attiva, sulla produzione, sull'utile, sul denaro e sullo sfruttamento della fatica altrui.

Questo ideale di vita contemplativa e legata alla natura emerge come un fattore profondamente sovversivo: esso porta avanti un livello alternativo, pur non volendolo. Questo avviene sia nella struttura del pensiero (no pensiero logico razionale ma pensiero per immagini), sia nei contenuti, nella concezione del mondo secondo cui l'ideale è l'indolenza.

L'immagine iniziale dei gigli del campo è da intendersi come la chiave di lettura del testo, un'immagine perfetta. L'ode si apre con

un’immagine edenica, di natura perfetta. Anche Keats era ossessionato da un ideale prelapsario di vita perfetta prima della caduta.

Immagine di indolenza, di non azione, di perfezione e armonia con la natura: sembra un sogno sospeso (tutte le Odi sono caratterizzate da un’atmosfera quasi onirica).

Prima strofa: nel primo verso avviene questo che dopo l’immagine di sogno della citazione, si ha una sorta di risveglio. L’io lirico descrive quasi un risveglio da un sogno meraviglioso espresso nella citazione, sogno che consiste nel vedere queste tre figure che ricordano le figure delle pitture vascolari greche, che proseguono di profilo. Passano davanti a lui e dopo che l’ultima è passata, torna anche la prima: sembra quasi un vaso che gira.

Seconda strofa: l’Io lirico, che nella prima aveva solo osservato le figure, inizia a porsi domande su di esse. Chi sono? Perché sono così silenziose e perché l’hanno voluto svegliare da

Un sogno di perfezione iniziale? Il poeta si chiede se non sia una silenziosa congiura per privarlo di quella tranquillità e pace di cui godeva prima del risveglio.

Terza strofa: l'io lirico descrive le tre figure che girano intorno per la terza volta. Ciascuna figura questa volta gira il volto verso di lui, quindi il poeta riesce a vederle. Poi esse svaniscono e per la prima volta l'io lirico prova un dolore fisico lancinante di fronte a questa sparizione: arde dal desiderio di seguirle. Aveva un desiderio fisico di avere delle ali per poterle seguire, stava male fino al dolore.

Avendole però viste, l'io lirico le ha riconosciute: esse sono

  • Amore (la più bella)
  • Ambizione (con uno sguardo stanco, con aria stanca e gota pallida, ad intendere la fatica dell'ambizione)
  • Poesia (descritta come quella che egli ama di più, la più amata e che ha la maggior colpa per la sua distrazione dal suo stato di grazia). La Poesia è una

Fanciulla irrequieta, nonsottomessa, che l'io lirico chiama addirittura "il mio demone": la descrive con un crescendo di affermazioni fino a questa molto forte.

Quarta strofa: le figure sono svanite e il poeta prova ancora desiderio di correre loro dietro. Ripete ancora ossessivamente le stesse cose: l'intera ode è caratterizzata da uno schema circolare, da una ciclicità ossessiva di pensieri che si ripetono. Le fanciulle gli girano intorno, lui le guarda tra il turbato e perplesso, esse svaniscono ancora e lui ancora si sente turbato. Più avanti, nella stessa strofa, si rende conto che questo schema circolare è una follia: queste tre fanciulle non sono che rappresentanti di elementi che sono di per sé vani, appartenenti alla sfera della vanità.

L'Amore è qualcosa di fuggevole

L'Ambizione è qualcosa di vano

La Poesia, su cui non ha nulla di negativo da dire, è comunque un piacere inferiore

rispetto allo stato di grazia da cui era stato svegliato. Quinta strofa: le figure tornano, ma l'attenzione dell'io non è più su di loro. Questi suoi pensieri hanno spostato la sua attenzione su altro: si abbandona ad una lunga descrizione dello stato di indolenza da cui era stato destato, quasi lo rievoca nel suo interiore e ritorna adesso con il suo essere. Lo descrive come un prato cosparso di fiori, luci e ombre, un clima di primavera, con un'immagine ricorrente della finestra aperta da cui entrano foglie, calore, rumori e profumi della primavera. Questo lo porta a tornare a questa condizione iniziale. Sesta strofa: il poeta dice addio alle figure. Egli si trova ormai sdraiato sull'erba come i gigli del campo dell'inizio del testo. In questa strofa, quindi, afferma di non correre più dietro alle figure, ma di volersi abbandonare nello stato di indolenza perfetta in cui si trova. L'immagine del cerchio, quindi, si ripete in tutta la poesia, simboleggiando il ciclo della vita e il ritorno al punto di partenza.

L'ode si apre con l'immagine dei gigli, prosegue con la lotta del poeta con le figure che lo destano dal suo stato di indolenza, e si conclude infine con il ritorno del poeta in uno stato di beatitudine. Questo è il cerchio più grande di questo testo. Scavando in profondità, però, emergono tutta una serie di altri significati profondi e di cerchi più piccoli presenti all'interno del testo.

Analisi più profonda

La citazione iniziale è la chiave di lettura del testo: essa descrive lo stato prelapsario, lo stato di perfetta comunione con la natura. Il testo inizia solo dopo questa citazione: prima del testo non c'è una descrizione.

Prima strofa: viene presentato il setting. La scena avviene in un mattino: questo rappresenta il risveglio dell'Io lirico e anche dell'umanità in generale, una sorta di caduta dell'umanità da perfetta unione con la natura a uno stato in cui ci si

distanzia un po' dallo stato di natura, questo risveglio è una sorta di caduta anche dell'umanità. Da un'immagine serena e piacevole come quella espressa dalla citazione dei gigli si passa a un'immagine in cui c'è una sorta di sgomento: non è un risveglio sereno e piacevole, ma da un'immagine piacevole si passa a un'immagine culturale, in cui si è sgomenti davanti a un mondo che non si capisce realmente, in un setting artificiale. Setting artificiale: per descriverlo ci sono immagini artificiali, come quella del vaso, che è un costrutto umano e non legato alla natura. L'io lirico si riferisce alle figure subito con il termine "ombre": il riferimento è alle ombre della caverna di Platone, che indicano qualcosa che è in qualche modo irreale, uno stato di illusione. Lo stato di cultura implica anche il passaggio da una realtà vissuta veramente a una realtà in

qualchemodo virtuale, come le ombre sono virtuali: una realtà presente soprattutto nella mente del poeta.

Passaggio da una natura in cui tutto viene vissuto con i sensi, ad una vita vissuta nella mente. Queste figure sono presenti nella mente del poeta: passaggio da esperienza totale dei sensi e dalla comunione sensuale di corpo mente e spirito con la natura, a esperienza in cui l'individuo si trova intrappolato nella testa. Ci si rinchiude in un mondo che coincide con la propria mente.

Con l'avvento della modernità avviene il passaggio da regime cardio-centrico (fondato sull'esperienza) a razio-centrico (fondato sulla ragione): questo viene espresso da Keats, ovvero il ridurre l'individuo alla dimensione della mente. Questo porta ad uno stato perturbante di smarrimento: da stato di pace a stato claustrofobico in cui l'io lirico prova ansia per le figure che gli girano intorno.

Le figure sono rappresentate secondo gli stilemi della pittura vascolare

greca: collo abbassato, mani giunte, di profilo. Sono velate, non si rivelano mai completamente e passano come le figure
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A.A. 2019-2020
38 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/10 Letteratura inglese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher aeea11 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura inglese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Taschini Audrey.