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CIRCULAR ECONOMY
L’inquinamento è una forma di spreco economico, che implica l’utilizzo non necessario, inefficiente o
incompleto delle risorse. Spesso le emissioni sono un segnale di inefficienza, e impongono a
un’organizzazione il compimento di attività che non generano valore, quali la gestione, lo stoccaggio e lo
smaltimento dei rifiuti prodotti.
Rifiuto: perdita legata allo smaltimento e all’inutilizzo di materie.
Alla base di sforzi di riduzione degli sprechi e di massimizzazione del profitto vi sono alcuni principi comuni,
quali l’uso efficiente dei fattori produttivi, la sostituzione dei materiali, e la minimizzazione delle attività
non necessarie.
Economia circolare differente da energia lineare (ottengo risorse take-produco make- scarto waste).
Un recente studio di Mc-Kinsey mostra che tra il 60-80% delle risorse viene sprecato all’interno del
percorso lineare estrazione-produzione-consumo-rifiuto. Per ridurre questo enorme spreco vi sono molte
azioni di sistema da mettere in pista che coinvolgono: design, durata dei prodotti, packaging, lunghezza
delle filiere.
La difficoltà nell’approvvigionamento si è rivelato un motore per mettere in discussione il sistema
economico improntato sull’approccio lineare.
L’economia circolare cerca di chiudere il cerchio, è attenta all’uso efficiente delle risorse. Essa è progettata
per auto-rigenerarsi: i materiali di origine biologica sono destinati a rientrare nella biosfera, e i materiali di
origine tecnica sono progettati per circolare all’interno di un flusso che prevede la minima perdita di
qualità. È un’economia basata su fonti rinnovabili, che cerca di eliminare l’uso di sostanze tossiche e la
produzione di rifiuti e sprechi mediante un’attenta progettazione.
L’economia circolare è concepita in maniera tale per cui dal momento in cui noi pensiamo e progettiamo i
nostri prodotti, li pensiamo in maniera tale che possano essere riutilizzati alla fine o che durino di più o che
siano disassemblabili o riutilizzabili.
Il ciclo principale è quello della natura: materiale utilizzato come MP, questo va dentro il sistema
produttivo, poi vendita, consumo e alla fine del consumo c’è la raccolta che torna dentro come generazione
di energia o come fertilizzante.
Anche nel settore produttivo, ricicliamo e reimmettiamo materie, riuso.
Finiti questi cicli, andiamo a produrre energia e come ultimo passaggio la discarica.
Attualmente però il sistema funziona diversamente: I prezzi dei beni considerati commodities hanno subito
un incremento pari quasi al 150% tra il 2002 e il 2010. Crescono anche i consumatori (3 miliardi di nuovi
consumatori entro il 2030). Solo un terzo dei 60 più comuni metalli fa riscontrare un tasso di riciclo a fine
vita maggiore del 25%.
Affrontare queste criticità con un modello lineare significa sottoporsi a continui mutamenti dei prezzi e ad
l’aumento
una ipotetica inflazione dei beni commodity fondamentali del costo di estrazione delle risorse
avrà un impatto sul business ancora maggiore della futura riduzione nella disponibilità delle risorse stesse.
Mentre la natura e la politica ambientali mirano ad un cerchio perfetto, l’abbondanza e il basso costo delle
risorse naturali ha portato il sistema economico ad un modello lineare.
Nella figura è rappresentato il modello di circular economy, che però non rappresenta del tutto la realtà del
sistema produttivo e di consumo odierno. In ogni fase del modello abbiamo rifiuti e scarti, siamo ancora
distanti dalla chiusura del ciclo ovvero dal riutilizzo o recupero di tutto ciò che è stato scartato. Tanta
materia Prima utilizzata e basse le capacità di recupero.
Entro il 2020 prenderemo ancora tantissimo, anche se le risorse sono scarse.
Circular economy non significa recuperare o riciclare i materiali di scarto delle diverse fasi, ma anche la
possibilità di prevenire questi scarti riducendo ad esempio il flusso e i quantitativi di MP e di risorse naturali
in entrata nei sistemi economici.
BEST PRACTICES AZIENDALI
FASE 1: Approvvigionamento (Raw Materials)
- MAPEI: progetto RE-CONzero che si pone l’obiettivo di riutilizzare una parte dei rifiuti del
calcestruzzo. Il calcestruzzo reso (principale rifiuto) ritorna all’impianto di produzione all’interno
dell’autobetoniera. Re-con Zero è un additivo innovativo che trasforma il calcestruzzo reso in un
materiale granulare che può essere integralmente utilizzato come aggregato per la produzione del
calcestruzzo, senza alcuna produzione di rifiuti, ne liquidi, ne solidi.
Questo sistema recupera completamente il calcestruzzo reso, evitando ricorso alla discarica, non
produce rifiuti di alcun tipo, riduce il trasporto su strada, è facile da usare e non è a base di sostanze
pericolosi, abbatte i costi di smaltimento. Esso rappresenta quindi un esempio di Circular Economy
allungando la vita utile del calcestruzzo.
- EXPO: linee guida per paesi e imprese partecipanti. Ad esempio: i servizi di catering erano scelti sulla
base della minimizzazione del packaging dei prodotti, riciclabilità dello stesso, contenuto di materiali
riciclati nei prodotti
- CASTORAMA cooperando con VEOLIA: unità di logistica creata ad hoc per la raccolta dei rifiuti di
legname provenienti dagli store, e progettazione di una polvere che ha il 35% di legno e un 65% di
plastica che può essere riciclata e riutilizzata a livello industriale (Pallet, piani da cucina laminati).
DESIGN
- CARLSBERG: impegno nel sustainable packaging basato su: riduzione del peso, incremento del
riutilizzo di materiali da imballaggio, incoraggiamento per consumatori a riciclare gli imballaggi,
ripensamento del packaging e dei rifiuti.
2 approcci: metodologia LCA (analisi del ciclo di vita ovvero analisi di tutte le attività per capire
dove si genera il maggiore impatto ambientale), applicata secondo il metodo Pef-eu packaging
più leggero con un minor impatto ambientale. Il sistema di prima consisteva in barili molto pesanti
e dati i lunghi tragitti, si è optato per barili di plastica, più leggeri e per cui non è necessaria CO2 per
la spillatura.
Approccio Cradle-to-cradle piattaforma di collaborazione dove Carlsber lavora con i suoi
fornitori allo scopo di eliminare il concetto di spreco, utilizzando un framework per il design basato
sull’approccio Cradle to Cradle per lo sviluppo e la commercializzazione dei nuovi prodotti.
Questa community prevede 4 fasi: valutazione e ottimizzazione in collaborazione con i fornitori
dalle MP alla fermentazione e imbottigliamento – comunicazione e info al consumatore dalla
fermentazione e imbottigliamento al consumo – cambiamento dell’atteggiamento del consumatore
dal consumo allo smaltimento e alla raccolta – reimmissione nel ciclo produttivo o nell’ecosistema
dallo smaltimento alle materie prime di nuovo
- DELL: Fornire ai propri clienti opzioni di riciclo più agevoli. Particolare attenzione viene posta nel
concepimento del prodotto per favorirne il riutilizzo, la riparazione e la riciclabilità. Dell riesce quindi
a chiudere il ciclo per quanto riguarda la plastica, recuperandola dai dispositivi conferiti alla raccolta
e generando nuove componenti. La plastica recuperata dai dispositivi conferiti alla raccolta, e
generando nuove componenti minore riesce a produrre una minore impronta ambientale e a ridurre
i costi.
PRODUZIONE
- RENAULT: impianto di remanufacturing di Renault rappresenta un caso pioneristico in cui si
riprogettano diversi assemblaggi meccanici, dalle pompe idrauliche ai motori. È un programma di
economia circolare multidimensionale circuiti brevi dei materiali, sperimentazioni di riutilizzo di
componenti, sviluppo del remanifacturing(pratica finalizzata a recuperare prodotti usati e a
riconvertirli a valle del disassemblaggio in prodotti nuovi da introdurre sul mercato. Il redesign è la
prima fase orientata ad incrementare la percentuale di riutilizzo e a rendere più semplice il
disassemblaggio. Grazie alla progettazione per l’ambiente il tasso di riutilizzo delle componenti
meccaniche è cresciuto del 10% in un anno.
- BARILLA-FAVINI (produttore carta): recupero della crusca di Barilla mixata con cellulosa vergine per
renderla MP per la produzione di carta
- INDUSTRIAL SYMBIOSIS: Sistema che coinvolge industrie tradizionalmente separate, con un
approccio integrato finalizzato a promuovere vantaggi competitivi attraverso lo scambio di materia,
energia, acqua. Strategia di ottimizzazione dell’uso delle risorse tramite la quale due o più industrie
dissimili condividono risorse: il sottoprodotto di una diventa risorsa di un’altra. Esempio: distretto
conciario di Santa Croce: tonnellate di fanghi derivanti dagli impianti conciari vengono utilizzati
come input produttivo per materiali edili.
CONAI: consorzio imballaggi risultati questionario
Conai sostiene il sistema di raccolta per conto di quei produttori che vanno a riutilizzare le materie.
Conai ha un numero di imprese coinvolte nel movimento di imballaggi pari a 97000.
- Fase di design: un’azienda italiana su 3 offre prodotti disassemblabili in componenti mono-materiali.
Un’azienda su 3 vende prodotti riciclabili per oltre il 70% del materiale che li compongono. Quasi il
25% delle azienda ha implementato azioni per incrementare la vita utile del proprio prodotto
tramite la progettazione di componenti modulari facilmente smontabili e sostituibili.
- Fase di produzione: scarti di produzione del 50% delle aziende italiane sono con vari modalità
riutilizzati come input in processi di produzione di altre aziende dello stesso settore o di settori
diversi. Oltre il 70% degli scarti di produzione di 1 azienda su 10 sono riutilizzati come input in altri
processi di produzione.
- Fase di distribuzione: 75% delle aziende impiega misure di ottimizzazione del carico per le proprie
consegne, quasi la metà delle aziende attua forme di reverse logistic
DISTRIBUZIONE
- PHILIPS: ha modificato rapporto con il mercato. Lighting as a service: vende prodotti di illuminazione
come servizio –> non si fa pagare acquisto iniziale ne recupero prodotto, ma si vende la
performance.
CONSUMO
- IKEA: in Svezia, durante un periodo promozionale di due mesi, IKEA ha reso la propria pagina
Facebook una sorta di mercato delle pulci digitale in cui i clienti potevano vendere e acquistare
mobili usati dell’azienda
- REPAIR CAFE: organizzazione senza scopo di lucro che riunisce volontari e persone che preferiscono
riparare i propri piccoli elettrodomestici e altri dispositivi, piuttosto che sostituirli. Si tratta di un
servizio fornito gratuitamente, trattandosi di una no-profit
- COLLABORATIVE CONSUMPTION: trasformazione del business, del consumo stesso, degli stili di vita
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