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B C C C 130
2
v
L
2 2
0
,
5 1 C h
2
D g
2
v
2 2
0
,
5 20 1 C h
2 g
2
v
2
20
,
5 1 C h
2 g
C2
2 2 2
ed essendo = C / = 0,04, 2
v
1
,
8
h 2 g
2 gh
0
,
74 2
v gh
C 1
,
8
contro 2 gh
0
, 21 2
v gh
C 21
,
5 =0,2 v =3,6 m/s e la
cosìcchè con l’ugello la velocità si triplica. La velocità in condotta, però, e v B C
portata si riduce a 2,8 l/s.
8.9 Sbocco con diffusore
Consideriamo il caso di una condotta a diametro costante collegante due serbatoi (fig. 8.15)
Detta h la differenza di livello, risulta 2
v
1
h J v
1 2 g
Se alla fine della condotta aggiungiamo un diffusore (fig. 8.16), che considereremo di breve
sviluppo sì da trascurare in esso le perdite distribuite, risulta :
2
2
v v v
1 2 2
h J v L
1 2 2
g g
;
si può ora notare che è :
2
2 2
v v v v
1 2 2 1
2 2 2
g g g
La perdita di sbocco è
minore se si impiega il
diffusore: é possibile,
Figura 8.15 quindi, con lo stesso
carico h, avere maggiori
131
perdite continue ), e quindi maggiore : in definitiva, col diffusore si riesce ad aumentare la
LJ(v v
1 1
portata. Figura 8.16 132
9.
Pompe ed impianti di sollevamento
Lo schema più semplice di impianto di sollevamento è tipicamente quello in figura 9.1.
Figura 9.1
La condotta 1 a monte della pompa è detta condotta di aspirazione. Preso un piano di riferimento
si può scrivere il teorema di Bernoulli applicato alla corrente tra un punto nel serbatoio A e la
z=0, =1,
sezione M a monte della pompa. Posto si ha: 2 2
p p v v
1 1
0
,
5 ;
A M
z z J L
1 1
A M 2 2
g g
il valore del carico nel punto M.
poniamo pari ad H
M 2
p v
1
M
H z
M M 2 g
La condotta 2 a valle della pompa è detta condotta premente. Tra la sezione V immediatamente a
valle della pompa e la sezione terminale della condotta premente, B, risulta:
2
2
p v v
2
2
V
z J L z
2 2
V B
2 2
g g
Si deve notare che, nel caso in figura, esiste un tratto di condotta premente in depressione. Anche
qui non può in nessun caso risultare una depressione maggiore di 10,33 m.
il carico nella sezione a valle della pompa.
Poniamo pari ad H
V 2
p v
2
V
H z
V V 2 g 133
La differenza -H è detta prevalenza totale. Essa è pari all’energia per unità di peso che la
H=H
V M
macchina fornisce alla corrente.
Se la portata che attraversa la pompa è in un intervallo di tempo il volume che ha attraversato
Q, dt
la pompa è
W Q dt
e il peso di tale volume ovviamente è
G Q dt
Il volume considerato ha avuto un incremento di energia pari a
E Q dt H
per ottenere detto aumento di energia, è necessario che la corrente abbia la potenza
E
P Q H
t
Per poter trasferire la potenza P alla corrente, è necessario che la pompa abbia una potenza mag-
giore, per tenere conto del rendimento (elettrico, meccanico, idraulico) complessivo, che sarà mi-
nore di uno.
Posto il rendimento, si consideri che di solito esso varia tra 0,65 e 0,85, a seconda del tipo e delle
dimensioni della pompa, ma è anche, per una data pompa variabile con la portata. La potenza della
pompa risulta quindi
Q H
P
3
Nel sistema internazionale, = 9800 N/m e la potenza si misura in Watt; risulta allora
Q H
9800
P W
e, più comunemente
Q H
9
,
8
P kW
La differenza
p p
Figura 9.2 a V M
H z z
m V M
si chiama prevalenza manometrica.
H
Essa è uguale a solo se = , cioè se le
v v
m v
condotte di aspirazione e di mandata hanno
identico diametro.
La differenza =Y si chiama prevalenza
z z
A B
geodetica.
Risulta sempre 2
2
v v
2
1
0
,
5
H J L Y J L
1 1 2 2
2 2
g g
Fissate le caratteristiche dell’impianto, e cioè , i diametri e le scabrezze delle condotte, risulta
Y 134
H f Q
H H
Si vede facilmente che per = 0 si ha = , e che d’altra parte è crescente con ; si può
Q Y Q
H
quindi rappresentare la curva , su un grafico (fig. 9.2 a).
Q Tale curva si chiama “curva caratteristica
dell’impianto”. Per quanto riguarda la pompa,
si osservi che, nei casi reali, è = ( ); se
Q
supponiamo costante, e supponiamo pure che
rimanga costante, risulta
P
P
H Q
9
,
8 Q
funzione che si può rappresentare sullo stesso
grafico e si chiama “curva caratteristica della
pompa”. Si tratta in teoria di un ramo di
iperbole, ma in realtà, poiché è variabile con
Figura 9.2 b H
, la curva , assume andamento
Q Q
completamente diverso, il più delle volte con la concavità verso il basso (fig 9.2 b).
L’intersezione rappresenta il punto di funzionamento effettivo. Nella pratica, dovendo progettare un
H
impianto, si sceglierà una coppia di valori , , cui corrisponde una portata leggermente supe-
Q Q
t
, ed un carico leggermente superiore a quello strettamente misurato
riore a quella richiesta Q H
r t,
sulla curva caratteristica dell’impianto.
Ci si riporta al valore di portata voluto introducendo una perdita di carico localizzata sulla condotta
premente, il che si può facilmente ottenere con una valvola parzialmente aperta. Si ha quindi
2
2
v v
2
1
0
,
5
H J L Y J L H
1 1 2 2
t 2 2 g
g H
Anche è
’
funzione di v 2;
la curva ca-
ratteristica del-
l’impianto in
sostanza risulta
un po’ più ele-
vata della pri-
ma, continuan-
do a partire dal
H = .
punto Y
Osserviamo la
nuova piezome-
trica, nel caso
che sia =
v v
1 2
(fig.9.3); in tal
caso risulta an-
H H
che = .
Figura 9.3 m H >
Poiché t
H
, ma /2g è minore del caso senza valvola, come pure , e 0,5 /2g, la quota
12 12
v J L J L v
1 1 2 2
a monte della valvola risulta superiore a quella precedente.
piezometrica h
m
Per verificarlo, basta scrivere che è, senza valvola 135
2
v
1
1
,
5
h h H z J L H
1 1
V M m A 2 g
mentre è, con la valvola 2
v
1
1
,
5
h h H z J L H
1 1
V M m A t
2 g
H H
> , mentre è < .
e tenere presente che è v’ v
t
Vi sono altri possibili schemi di impianti di sollevamento, che qui di seguito si indicano:
pompaggio con con-
dotta di aspirazione
in depressione; in
questo caso (fig. 9.4)
la pompa è al di so-
pra del livello del
serbatoio A; il
dislivello tra l’asse
della pompa ed il
serbatoio non può
superare i 10,33 m.
Pompaggio con pom-
pa sommersa.
In questo caso la pompa
Figura 9.4 è alloggiata direttamente
all’interno del serbatoio A (fig. 9.5).
Pompaggio con arrivo sotto battente. La condotta premente termina ben al di sotto della quota
del pelo libero sul serbatoio B. In questo caso (fig. 9.6) si deve assumere, al termine della
condotta premente, z 2
+ / =
p z
2 B
I quattro casi mostrati
possono essere fra loro
combinati, ottenendo in
definitiva i seguenti casi:
1-Pompa sotto battente,
arrivo libero
2-Pompa sotto battente,
arrivo sotto battente
3-Pompa in aspirazione,
arrivo libero
4-Pompa in aspirazione,
arrivo sotto battente
5-Pompa sommersa,
Figura 9.5 arrivo libero
6-Pompa sommersa,
arrivo sotto battente 136
Figura 9.6 137
10.
Le lunghe condotte
In molti casi dell’idraulica pratica, le perdite di carico localizzate sono complessivamente molto più
piccole delle perdite continue. Ciò avviene negli acquedotti, negli oleodotti, ed in genere quando il
rapporto tra la lunghezza ed il diametro è maggiore di un certo valore.
L/D
Per trovare tale limite, poniamo: 2
2 2
f v
v v
Y JL L
2 2 2
g g D g
2 f
v
Y L
2
g D
si tenga presente che a comporre vanno il coefficiente della perdita di sbocco (pari ad 1), il co-
efficiente della perdita d’imbocco (pari a 0,5) ed i coefficienti relativi a cambiamenti di diametro
e curve brusche; in totale si potrà ammettere 3
Se si trascura rispetto a si commette un errore percentuale pari a:
f L/D
e f L
D
Di solito si accetta 5 %; tale è infatti l’ordine di grandezza dell’incertezza su e quindi su
e f fL/D;
5 %
e f L
D
cioè 1 f L
1 20
e D
e quindi f L 19
D f L 57
D 57
L
D f 138
Se per esempio vale 0,05 dovrà essere
f L 1140
D
Tenuto conto dei valori pratici di compresi tra 0,01 e 0,06, si potrà concludere che sarà
f, L
6000 1000
D
Se così è, anche l’altezza cinetica risulta trascurabile rispetto ad pertanto linea