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Luigi Tenco a Sanremo nel 1967 -‐ alcune arretratezze dell'industria musicale
italiana: sul piano dei
personaggi (i cantanti neomelodici, ma anche i giovani anni
Sessanta), dei
prodotti (la canzone da tre minuti, comunque in versione italiana),
delle istanze musicali (con il crescente successo del rock e dei cantautori) e di
contenuto (con testi sempre meno ovvi e automatici), dei consumi (con la
decadenza dell'ascolto puramente d'intrattenimento), per non parlare del
sistema
industriale, la cui frammentazione appariva decisamente arretrata, e in cui la
centralità televisiva e per certi aspetti persino quella radiofonica non sembrava più
in grado di dettare legge, nemmeno attraverso fenomeni fino a quel punto cruciali
come il Festival sanremese.
La vicenda di Luigi Tenco e del suo suicidio a Sanremo, il punto di
centralità televisiva e per certi aspetti persino quella radiofonica non sembrava più
in grado di dettare legge, nemmeno attraverso fenomeni fino a quel punto cruciali
come il Festival sanremese.
La vicenda di Luigi Tenco e del suo suicidio a Sanremo, il punto di
svolta
26 Gennaio 1967, 17a edizione del Festival di Sanremo
Luigi Tenco e Dalida eseguono il brano dal titolo
Ciao Amore Ciao
scritto e
composto dallo stesso Tenco. Il pezzo doveva costituire una sintesi tra l'impegno
sociale e culturale e la predisposizione a incontrare i gusti del grosso pubblico,
una nuova linea per la canzone italiana: suoni e innovazioni della cultura moderna
mondiale uniti a qualcosa di tipicamente italiano. Tentativo di
avvicinare testo e
mentalità a linee più semplici e accessibili al pubblico.
Desiderio di avere un
pubblico sempre più grande, immenso, tutto quello che con i
mezzi industriali di allora era possibile raggiungere: l'apertura al grande pubblico.
Non a caso la scelta del Festival, nato nel 1951 e da sempre una straordinaria
vetrina della canzone nazionale, resa interessante dalla qualità delle esecuzioni e
dal meccanismo della competizione.
Ciao amore ciao,
risulta quartultima ai gusti del pubblico e nemmeno il ripescaggio
da parte della giuria gli permette di rientrare sul palco. La notte stessa Luigi Tenco si
uccide nella sua stanza, con un colpo di pistola come atto in segno di protesta:
''Spero che chiarisca le idee a qualcuno. Ciao, Luigi.''
Le prove e le riprese televisive continuarono senza nessuna interruzione a dispetto
del risalto dato dai giornali all'evento, e alle osservazioni tutt'altro che banalizzanti
o consolatorie di alcuni intellettuali.
De André dedicherà all'amico la sua canzone
Preghiera in Gennaio, scritta poche
ore dopo la sua scomparsa.
Tenco fu uno dei migliori rappresentanti della scena dei cantautori italiani. Tra gli
altri nomi c'erano quelli di Gino Paoli, Fabrizio De André, Enzo Jannacci, Bruno
Lauzi, Binder, Gaber.
Il termine cantautore era stato utilizzato per la prima volta nel 1960.
Le origini del fenomeno invece risalgono probabilmente al 1958 quando Domenico
Modugno dal palcoscenico di Sanremo portò alla vittoria la sua
Nel blu dipinto di
blu.
Era la nascita sulla scena della musica nazionale di autori di testi e musiche che
non immaginavano la canzone come un semplice strumento di intrattenimento, ma
piuttosto come un genere letterario-‐musicale improntato alla sincerità espressiva e
in grado di rompere con gli schemi della canzone melodica precedente sia sotto il
profilo musicale, sia sotto quello propriamente linguistico-‐stilistico.
Raccontare la grande stagione dei cantautori italiani è davvero difficile; quasi
impossibile. Non si tratta di un movimento, neppure composito. Come molte
etichette, anche questa raggruppa a forza una tale quantità di proposte, personaggi
in grado di rompere con gli schemi della canzone melodica precedente sia sotto il
profilo musicale, sia sotto quello propriamente linguistico-‐stilistico.
Raccontare la grande stagione dei cantautori italiani è davvero difficile; quasi
impossibile. Non si tratta di un movimento, neppure composito. Come molte
etichette, anche questa raggruppa a forza una tale quantità di proposte, personaggi
stili e poetiche -‐ per non parlare dei diversi livelli di qualità -‐ da non essere utile se
non come strumento di referenza generica nel linguaggio ordinario ( cantautore =
autore e interprete di canzoni di qualità).
L'unico elemento che si può ribadire è una forte frattura di gender.
La maggior parte delle figure cruciali del decennio sono uomini: Edoardo Bennato,
Fabrizio De André, Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Dalla, Antoello
Venditti, Rino Gaetano, Stefano Rosso, Roberto V ecchioni, Claudio Lolli, Franco
Battiato, Ivano Fossati, Eugenio Finardi, Paolo Conte, Claudio Baglioni, Riccardo
Cocciante, Renato Zero e poi nella seconda parte del decennio Pino Daniele, Angelo
Branduardi, Ivan Graziani, Ron.
Le cantautrici non mancano, ma la loro musica è spesso un prodotto di nicchia che
non arriva al grande pubblico.
Le figure di cantautori che hanno contribuito alla costruzione dell'immaginario
nazionale e che prendo a esempio sono quattro:
1. Francesco