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Le città riconoscono che la sostenibilità non rappresenta una stato nè una visione immutabile ma
piuttosto un processo un processo locale, creativo e volto a raggiungere l'equilibrio che abbraccia
tutti i campi del processo decisionale locale.
Esso genera una continua verifica nella gestione delle città per individuare le attività economiche e
sociali che spingono il sistema urbano verso l'equilibrio e quelle che lo allontanano dall'equilibrio.
Costruendo la gestione della città sulle informazioni raccolte attraverso tale processo si comprende
che la città funziona come un tutt'organico (cioè la città è un territorio) e gli effetti di tutte le attività
significative diventano un manifesto.
Lo spazio urbano non esiste se non c'è territorio, che è l'insieme delle relazioni che a sua volta dà
il sistema. Il territorio è così stretto e interrelato che un solo elemento che va in disequilibrio genera
disequilibrio per tutta la città.
La città, o un qualsiasi territorio, è un organismo vivente ad alta complessità.
Le politiche ambientali si dividono in:
- Politiche win-win: Politiche che tendono a risolvere i problemi ambientali attraverso la soluzione
dei problemi di sviluppo economico.
- Politiche eco-eco: Sono politiche che mettono sullo stesso piano il livello economico e quello
ecologico, senza che il prima problema prevalga sul secondo.
Secondo Kuznets a crescita economica porta al miglioramento della qualità ambientale: ciò vuol
dire che se non abbiamo crescita economica non possiamo avere qualità ambientale.
Sostiene che il degrado inizia ad esserci quando abbiamo un incremento del reddito, perchè con
l'incremento del reddito vuol dire che c'è maggiore crescita, maggiore PIL, vuol dire che le
produzioni aumentano e io ho numerosi prodotti sul territorio.
Visto che le attività inquinanti vengono da quelle economiche, e l'inquinamento viene dalle società
più avanzate vuol dire che sono quelle che sono in maggiore crescita.
Lui sostiene che questo è vero fino all'inversione della curva perchè con l'incremento del reddito io
sono in grado con l'innovazione tecnologica e l'investimento nelle innovazioni a trovare soluzioni al
degrado ambientale.
Nelle prime fasi di sviluppo le emissioni inquinanti e il degrado ambientale aumentano,
successivamente al raggiungimento del livello di reddito le emissioni diminuiscono.
Elevati livelli di crescita economica portano a un miglioramento nella qualità ambientale.
Nuove teorie dicono che quello che ha detto Kuznets non è un modello replicabile in tutto il mondo
perchè la curva non presenta quell'inclinazione, ma una forma a N, perchè:
- Le emissioni di molti inquinanti per unità di output diminuiscono man mano che le nazioni
raggiungono maggiori livelli di sviluppo.
Le nazioni più sviluppate hanno poi dato luogo a nuovi inquinanti: cioè la tecnologia non è in grado
di ridurre l'inquinamento ma la stessa tecnologia nel risolvere il problema dell'inquinante ha dato
agio ad altri tipi di inquinamenti, conseguenze delle modificazioni produttive che accompagnano
nuovi livelli di crescita.
Quindi secondo le nuove teorie l'inquinamento ha un andamento decrescente e crescente.
Secondo l'Agenda 21 i problemi per i quali necessitava un'azione globale internazionale:
- I consumi.
- La distribuzione del reddito.
- La sostenibilità dell'agricoltura.
- La protezione delle foreste.
- La conservazione del patrimonio genetico.
- Gli aiuti ai paesi più poveri.
- Gestione delle acque.
- Regolazione delle emissioni gassose.
Protocollo di Kyoto
Politiche dell'UE: Politica 20-20-20 cioè:
- 20% di energie rinnovabili rispetto al totale dell'energia consumata, di tutta l'energia consumata il
20 % deve essere rinnovabile.
- La riduzione del 20% di emissioni di gas serra rispetto al 1990.
- Aumento del 20 % di risparmio energetico.
Kennedy in un discorso disse: non possiamo misurare i successi di un paese sulla base del PIL
perchè questo comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette ad esempio,
non è quindi un PIL sano.
Il problema è mal posto..
Il dilemma non è se crescere o svilupparsi ma come crescere, secondo quale modello di sviluppo,
perchè è giusto discutere sulla qualità oltre che sulla quantità dello sviluppo.
Infatti Ruffolo, con lo sviluppo dei limiti disse: sviluppare limiti alla crescita significa promuovere
nuove forme di sviluppo senza limiti.
Il problema è scegliere fra sviluppo della potenza (crescita) e sviluppo della coscienza (sviluppo).
Sviluppo della coscienza: sviluppo di una società immateriale che produce merci ma con minore
quantità di materie prime ed energia e che riesce a produrre meno merci e più servizi (servizi per
la qualità dell'ambiente e quindi della vita, la qualità della vita quotidianamente per l'assenza degli
interventi non si riesce a perseguire).
- Servizi piuttosto che produzione.
- Benessere per le popolazioni.
Pallante dice che la decrescita non è un alternativa, la strada è la sobrietà: cioè ridurre l'uso delle
merci che danno utilità decrescente e disutilità crescenti, che generano un forte impatto ambientale
e causano ingiustizia sociale.
Come sviluppo coscienze senza investire nella formazione? Lo sviluppo delle coscienze è quello di
formare l'uomo affinchè nella relazione fra uomo e ambiente, sia lui sovrano a modificare
l'ambiente in una certa direzione senza depauperare. Ma se come soggetto non ho una
conoscenza e una coscienza ambientale non ho proprio la motivazione a farlo. Generare un
indirizzo di sviluppo sostenibile puntando non sull'ambiente ma sull'uomo.
La scelta è che cosa consumare, come indirizzare i consumi e quindi la produzione perchè privilegi
investimenti in cultura, ambiente, sanità (cioè servizi per la qualità della vita).
Geo 6 27/04/15
Sviluppo locale: definizioni, approcci, politiche
I fattori di cambiamento nel rapporto territorio, produzione, modelli di sviluppo.
Il piano di sviluppo locale nasce sempre da un'esigenza cioè colui che pianifica la sviluppo locale
di una realtà è come se fosse il nostro medico: dal medico va chi ha il problema. Se il territorio non
avesse il problema non chiameremmo qualcuno per poter pianificare.
L'obiettivo è che il territorio sia competitivo cioè sia in grado di attrarre rispetto ad altri territori:
capitali, terra, lavoro. Queste cose non devono venire per forza da fuori, infatti l'attrazione è anche
quella che fa mantenere i capitali, il lavoro e le risorse locali.
Ad esempio non vogliamo per forza i luminari dall'estero l'importante è che non vadano via i nostri.
Quando diciamo che il territorio ha una capacità di attrazione vuol dire che non ha solo la capacità
di attrarre i nuovi dall'estero ma anche di attrarre e far mantenere quelli che già sono locali, cioè
del luogo.
- La prima domanda da farsi è: Cosa vuole diventare questo territorio? (questo, cioè l'obiettivo
finale, fa parte della strategia che si ha sul territorio).
- La fase successiva va nell'ambito della pianificazione cioè piano piano le strategie vengono
declinate e quindi si risponde un pò alla domanda "Cosa dobbiamo fare? E come?" Di
conseguenza ci sono le varie azioni.
- Terzo livello è quello operativo, cioè chi fa cosa?
Rispondendo alle 3 domande precedenti il nostro intervento quindi si divide in:
- Strategico
- Tattico
- Operativo
Lo sviluppo locale lo si ha nel momento in cui abbiamo il passaggio cronologico dal fordismo al
post-fordismo, soprattutto quando vi è stata la diffusione dei processi globalizzati, quindi sviluppo
locale e la dimensione locale nasce quasi in alterità rispetto alla dimensione globale: cioè non
avremmo una forte identità locale se non per combattere questo processo di globalizzazione.
Un altro processo che nasce in questo periodo storico è il federalismo e le autonomie territoriali: se
fosse tutto centralizzato a livello nazionale noi non avremmo questa dimensione locale.
I fattori di cambiamento per far nascere questa dimensione di sviluppo locale sono:
- l'alterità nei confronti della globalizzazione
- uno spiccato federalismo
- autonomie territoriali
Questi fattori di cambiamento si innescano sempre nel processo di rapporto molto stretto tra
sviluppo e ambiente.
Cambia il ruolo del territorio nei processi di sviluppo locale.
"Lo sviluppo locale viene interpretato come un processo di progettazione del territorio, quest'ultimo
inteso come realtà complessa ed esito di processi di territorializzazione. Il territorio è quindi inteso
non come semplice supporto ma come vera a propria risorsa per lo sviluppo".
Cioè nello sviluppo locale gli strumenti per poter sviluppare il territorio vengono direttamente dal
territorio, è come dire che un organismo si deve sanare ma deve avere la capacità autopoietica,
senza farmaci deve trovare le risorse per reagire.
Le risorse si trovano all'interno dello stesso territorio (altrimenti non sarebbe botton up ma top
down ).
Alcune definizioni:
Dematteis (1984): Lo sviluppo locale è quello che si realizza attraverso l'azione autoriproduttiva
(capacità autopoietica dello stesso sistema locale) di sistemi locali autonomi.
Giusti (1990): Lo sviluppo locale non può avere luogo che come autosviluppo della società locale
(cioè le forze sociali non devono venire dall'esterno)
L'autore individua le risorse e gli elementi costitutivi dello sviluppo locale:
- Autogoverno
- Organizzazione reticolare e sistemica
- L'ecosviluppo: rapporto ambiente-sviluppo
- Innovazione locale, intesa come qualunque idea innovativa che riattualizza e cerca di trovare una
novità nel medesimo contesto locale di sviluppo. L'innovazione deve venire dal luogo.
Sistema locale
Aggregato di soggetti che in varie circostanze può comportarsi come un soggetto collettivo. A
livello locale cioè vi sono vari soggetti che devono interagire tra loro e devono comportarsi come
un soggetto unico, cioè devono coordinarsi l'uno con l'altro perchè se non c'è coordinamento c'è
sperpero di energie, e risorse. E' dotato di propria identità.
Non può essere chiuso su se stesso, infatti se non c'è apertura e relazioni esterne il sistema non
sopravvive. Deve essere autopoiet