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METODI PER LA RICERCA DI RIARRANGIAMENTI GENOMICI.
Una parte delle mutazioni è legata a riarrangiamenti del DNA ovvero a delezioni o più
frequentemente a duplicazioni. La PCR può essere utilizzata direttamente per evidenziare
delezioni complete se queste sono in omozigoti o emizigosi (nel maschio xy quando sono
organizzate sulla y o sulla x), sarà facile vederle perché non si amplifica nulla perché i miei
primer non hanno posto per attaccarsi. Se invece è in eterozigosi si ha un allele deleto e
l’altro no, si amplifica ma non si riesce a distinguere perché ad un certo punto si arriva alla
fase di plateau (all’inizio la quantità di prodotto è proporzionale alla quantità di templato,
in seguito la PCR raggiunge il plateau, e si avrà lo stesso significato che si ampli una o
due), quindi non si può utilizzare solo la PCR per identificare la delezione. La distrofia
muscolare di Duchenne ha una significativa parte delle varianti patogene che sono
delezioni o interogene o in due aree del gene (1 che comprende gli esoni dal 2 al 20 l’altra
dal 44 al 53). In genere vengono eseguite PCR multiplex, quindi con la stessa PCR
vengono amplificati più frammenti, che devono avere dimensioni diverse tra loro in modo
che si possano distinguere con elettroforesi su gel di agarosio. Si mette anche un esone
che non c’entra nell’intervallo come frammento di controllo (esone 60 ad esempio slide
10) dell’avvenuta amplificazione. Le delezioni si riscontrano in circa il 70% dei maschi
affetti di Duchenne. Questo metodo lo posso utilizzare solo sul bambino ma non sulla
mamma per capire se è portatrice. Un’altra malattia in cui si hanno delezioni in omozigosi:
atrofia muscolare spinale (SMA) malattia degenerativa in cui vengono colpiti i neuroni
del midollo spinale, i bambini nati normali intorno ai 6 mesi hanno difficoltà nei movimenti
volontari; il muscolo è normale ma non essendo innervato va incontro a ipotrofia. La
malattia è legata a 2 mutazioni nel gene SMN: ognuno di noi ha due copie di questo gene,
sono geni altamente omologhi, hanno la stessa sequenza differiscono solo per 8
nucleotidi, 5 di questi sono all’interno degli introni, per sapere il gene deleto bisogna
amplificare solo quello di interesse ovvero il gene SMN1. Il 95% dei pazienti sono
omozigoti per la delezione dell’esone 7. Si fa un amplificato di controllo. Nell’affetto manca
del tutto la banda che corrisponde all’esone 7 del gene SMN1. Si mette anche un controllo
negativo: acqua che contiene tutta la miscela di reazione ma manca il DNA, si fa per
essere sicuri che non ci sia stata contaminazione.
Per identificare i portatori di mutazione in eterozigosi il metodo attualmente utilizzato è
MLPA (amplificazione di sonde multiple dipendente dalla loro ligazione). Ho
un’amplificazione che avviene solo se c’è ligazione delle sonde si avrà una sonda divisa
in 2 parti con una parte in blu, che si va a ibridare con la sequenza di interesse, nella parte
terminale delle due sonde ho le sequenze dei primer che sono uguali per tutte le sonde
che utilizzo (sequenza del primer forward e sequenza del primer reverse); una parte
variabile (stuffer sequence) che serve solo a determinare la lunghezza di questa sonda
che non si ibrida a niente, ma che serve a identificare sulla base della loro lunghezza le
varie sonde. Queste sonde, che sono multiple all’interno della miscela di reazione,
ibridano su sequenze adiacenti della mia sequenza target. Sono simili al metodo OLA. Se
c’è una perfetta complementarietà, aggiungendo l’enzima ligasi, questo unirà le due
sonde e si avrà un’unica sonda che avrà da un lato il primer forward e dall’altro il reverse
e che si sarà legata proporzionalmente al DNA che mi funge da stampo (templato). Dopo lo
step di ibridazione e ligazione amplificherò queste sonde con una coppia universale di
primer che amplicano tutte le sonde che avevo ligate al mio DNA e ciascuna sonda inserita
nel kit ha una propria lunghezza così che riesco a stabilire e a separare esattamente ogni
singola sonda. L’amplificazione è in ogni caso proporzionale alle mie sonde di partenza
quindi avrò al termine, quando ho separato le sonde, un’idea della percentuale di partenza
del DNA (se era in 0 copie, 1 copia, 2 copie ecc). Ricapitolando: denaturiamo il DNA a
doppio filamento, a questo si legheranno le sonde che si legano a sequenze adiacenti,
vengono poi legate insieme dalla ligasi, mediante il calore si staccano le sonde dal DNA e
si amplificano tutte con la stessa copia di primer. Alla fine si avrà una serie di prodotti di
amplificati con diversa lunghezza che si andranno a separare e a quantificare mediante
l’utilizzo dell’elettroforesi capillare. Si avranno una serie di picchi che si confronteranno
con delle sonde di controllo che servono per normalizzare l’altezza dei picchi del mio
campione con quella dei controlli, una differenza di altezza del picco indica una variazione
del numero di copie. Questo si vede bene per quanto riguarda il numero di copie del
cromosoma x (maschio con una sola x picco piccolo, femmina con 2 x picco più alto, tripla
x picco molto alto). Le alterazioni in omozigosi si vedono per l’assenza di picchi specifici.
Si vedono anche in eterozigosi (altezza del picco è circa la metà), questa è la particolarità.
Quando la delezione interessa un singolo esone questo deve essere sempre sequenziato
prima di poter asserire che è deleto, perché l’ibridazione di queste sonde è altamente
specifica, quindi se c’è anche solo un mismatch la sonda non si lega. Se avessimo una
mutazione puntiforme nel sito di legame della sonda noi identificheremo quella mutazione
come delezione erroneamente. Questo non può avvenire quando la mutazione interessa
più esoni perché non è possibile che si abbiano più mutazioni puntiformi nel punto di
attacco delle sonde su più esoni.
SEQUENZIAMENTO NGS.
Il metodo di Sanger si sta progressivamente abbandonando, al giorno d’oggi viene
utilizzato come metodo di conferma, mentre vengono utilizzati principalmente i
sequenziamenti di nuova generazione. E’ una tecnica completamente diversa dal Sanger:
mentre in quest’ultimo si prende il DNA del paziente e si sequenzia un unico gene esone
per esone, ora invece sono disponibili sequenziatori in cui il sequenziamento avviene
parallelamente su molecole di DNA amplificate in modo clonale. Questi cloni sono separati
gli uni dagli altri nelle celle a flusso. Nel Sanger si ha una separazione elettroforetica di
frammentini che differiscono di una base, che abbiamo ottenuto mediante reazioni singole
di sequenziamento, mentre nell’NGS si hanno cicli ripetuti di estensione nucleotidiche ad
opera di una DNA polimerasi (ora non più usato) o cicli iterativi di ligazione di
oligonucleotidi. Questa procedura è parallela e massiva ovvero l’estensione dei nucleotidi
avviene su tutti questi cloni diversi di molecole di DNA amplificate in modo clonale quindi
si riesce a sequenziare da centinaia di megabasi fino a sequenziare genomi interi in
un’unica seduta analitica. E’ anche detto sequenziamento massivo in parallelo. Vengono
impiegate diverse tecnologie: quella del Solid era una delle migliori ma non ha avuto
seguito, Roche, Illumina e Ion Torrent (i più utilizzati). Stanno incominciando a prendere
piede, ma non in diagnostica, i sequenziatori di 3° generazione con cui si andranno a
sequenziare le singole molecole di DNA senza avere amplificazione. Tutti i sequenziatori
in commercio comunque hanno delle cose in comune: 1) devono essere preparate delle
librerie frammentando il DNA, questo deve essere riparato alle estremità e legato con
degli adattatori, l’amplificazione avviene in modo clonale su una superficie solida e
quando abbiamo la reazione di sequenziamento abbiamo la determinazione di ciascuna
base incorporata ad un certo momento per tutti i cloni che sto sequenziando. Si chiama
sequenziamento massivo in parallelo perché in ogni singolo istante vengono raccolte le
immagini di centinaia di milioni di reazioni. Se con il metodo Sanger si possono
sequenziare circa 500 nucleotidi, con l’NGS solo 150-200 nucleotidi. Quindi si sequenzia il
DNA costituito da cromosomi, introni, esoni ed è tutto spezzettato in frammentini di 200
paia di basi. Il workflow prevede come primo step la preparazione della libreria, poi
l’amplificazione clonale che per l’apparecchio 454 avviene attraverso una PCR di
emulsione, mentre per gli apparecchi Illumina avviene attraverso una PCR a ponte su un
supporto di vetro. La reazione di sequenziamento è diversa nel 454 perché si basta sul
pirosequenziamento, mentre il sequenziamento nell’Illumina è molto simile a quello
Sanger, utilizza dei nucleotidi terminatori che però hanno una terminazione reversibile (il
blocco può essere eliminato e la reazione continuare). Il DNA genomico quindi viene
frammentato, sonicando il DNA o utilizzando miscele di numerosi enzimi di trascrizione,
questi frammenti vengono ligati agli adattatori e il DNA con gli adattatori ligati viene
denaturato e a questo punto è pronto per le successive reazioni (ovvero la PCR).
La tecnologia Roche utilizza la PCR in emulsione: amplificazione di una singola molecola di
DNA in un comparto costituito da un’emulsione di acqua e olio. Si prepara il frammento di
DNA, si attaccano gli adattatori, questa libreria viene denaturata e diluita con una
concentrazione tale che le molecole di DNA vengono ibridate su una singola biglia, che
viene poi catturata in una gocciolina di emulsione acqua-olio, l’acqua contiene tutti i
reagenti perché si possa effettuare la PCR. In ogni gocciolina avviene la reazione di
amplificazione di una molecola di DNA legata a una biglia. Le biglie sono fatte in modo tale
che hanno degli oligonucleotidi sulla loro superficie che sono complementari (hanno la
sequenza complementare) all’oligonucleotide dell’adattatore. Quindi il DNA denaturato si
andrà ad attaccare alla biglia, vengono aggiunti i primer o si utilizza per la prima reazione
il primer costituito dall’adattatore presente sulla biglia e da questo momento si ha
l’estensione. Al ciclo successivo si avrà un’ulteriore denaturazione, quindi la molecola è
divisa in 2, i primer si attaccano alla superficie della gocciolina e tramite questi, gli
oligonucleotidi si attaccano alla biglia e riparte la successiva reazione di PCR. Alla fine si
avrà in un’unica gocciolina tante molecole di DNA tutte copie dell’unica molecola di DNA
che avevamo fatto entrare dentro la biglia. Il problema è quando si hanno due molecole di
DNA nella stessa biglia, significa che non h