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L’ ’E
ISTITUZIONE DELL UCARESTIA
I versetti successivi sottolineano l’istituzione dell’Eucaristia, sono presenti i tre Vangeli sinottici, insieme alla
Lettera ai Corinzi di Paolo e anche al rimando nella moltiplicazione dei pani e dei pesci di Giovanni, che non
ha l’Eucarestia.
Il racconto dell’Eucarestia più antica è quella della Lettera ai Corinzi, dove San Paolo rimprovera che i Corinzi
celebrano l’Eucarestia senza condividere e quindi in modo ipocrita. Paolo riceve le testimonianze scritte
dell’Eucarestia tra il 36 e il 40, il che significa che, a pochi anni dalla morte di Cristo, sono già presenti
testimonianze scritte.
L’Eucarestia indica il corpo e il sangue come donati. Il corpo indica la presenza, anche se gli esseri umani non
si riducono al corpo. Il sangue indica la vita, perché coloro che sono senza sangue sono morti. Il corpo e il
sangue indicano la presenza vitale.
Il gesto di Gesù lega il proprio corpo al pane e il proprio sangue al vino per rendere partecipabile a tutti la
comunione con lui, principio vitale della sua esistenza e di tutti.
L’ultima cena è fatta per essere rendere partecipabile, ci sono due atteggiamenti: il ricordo e la ripetizione.
L’Eucarestia non è solo un ricordo, ma la possibilità di partecipare in modo sacramentale ma reale dell’ultima
cena, infatti non è necessario che sia ripetuto, se non simbolicamente per farvi partecipare chiunque. La
partecipazione è fondamentale perché la salvezza viene da una relazione personale d’amore. Il gesto d’amore
è la salvezza.
Torna “in verità”, che mette a confronto il tradimento, l’Eucarestia e il rinnegamento. Sottolinea anche il tema
della fine, del compimento e dell’escatologia.
Con la sua stessa presenza, Gesù offre la comunione con sé.
Le fondamentali differenze con i due testi paralleli: Matteo e Marco più vicini tra loro, dall’altra parte Luca e
la mancanza del “fate questo in memoria di me”, della reiterazione, Marco e
Paolo. Lo spazio bianco indica
Matteo non invitano esplicitamente alla reiterazione. L’invito e la reiterazione non ci sono in Marco e Matteo
perché scrivono in vista di un pubblico ebraico (comunità palestinese) che conosce la tradizione e quindi sa
che è auspicabile la reiterazione della Pasqua.
In Luca e Paolo c’è l’aggettivo “nuova” riferita all’alleanza, perché scrivono per un pubblico di cultura greca
che non sa che c’è una differenza tra le due alleanze.
La comunità di Antiochia, di tradizione ellenista, è molto importante, tanto da essere il pubblico di un
evangelista. 36
P P
REDIZIONE DEL RINNEGAMENTO DI IETRO
Il tema dello scandalo è molto particolare perché lo scandalo non è morale, ma un inciampo, un ostacolo nella
fede del Messia. Lo scandalo sarà un inciampo nel loro modo di pensare.
Apre già la possibilità della risurrezione. L’idea di precedere nella Galilea, dato che è dove ha iniziato a
predicare, equivale a dire che ci sarà un nuovo inizio.
professa la propria solidità. Ritorna “in verità”, dopo di che Gesù annuncia ciò che succederà.
Pietro
Le due volte del canto del Gallo sono a distanza di poco tempo, significa che in poco tempo ci sarà un
rinnegamento considerevole (le tre volte di Pietro). Molto probabilmente è una cosa certa fin nei particolari
perché Marco è discepolo di Pietro. P G
REGHIERA AL ETSEMANI
Dopo i primi tre passi della Passione per Marco, c’è il momento della definitiva scelta di Gesù, che, seppure
in difficoltà, accetta il compito del Padre. 37
Finora è Gesù che ha guidato, da ora verrà guidato. Gesù è pronto alla condanna, al tradimento e al
rinnegamento pur di mantenersi fedele al suo compito.
Il momento della preghiera è il colloquio con suo Padre, in una condizione di grande crisi.
Lo spavento di Marco è la cosa più forte, accanto ci sono la tristezza e l’inginocchiamento -rispettivamente
L’ora a cui Gesù si prepara è quella della sua consegna. L’ultimo momento di difficoltà è
Matteo e Luca-.
conciliato dalla preghiera al padre, che si divide in quattro fasi:
“Abba, Padre”:
1. il rapporto col Padre è molto stretto.
“Tutto è possibile a te”:
2. conferma e comprende che tutto gli è possibile.
“Allontana questo calice da me”:
3. il calice è il destino che Gesù chiede gli venga risparmiato.
“Ma non quello che voglio io, ma quello che vuoi tu”:
4. con questo colloquio Gesù riesce a percepire
l’amore che risponde alla sua domanda, dopo aver ritrovato il senso della propria vita e della propria
morte.
La preghiera di Gesù cozza con il dormire di Pietro, Giacomo e Giovanni, che, sebbene siano più vicini a lui,
non capiscono Gesù e le sue scelte.
Gesù matura la scelta di consegnarsi, è quasi come sia stata emessa la sentenza di un processo.
A G
RRESTO DI ESÙ
tradimento sottolineano la cattiveria e l’ambiguità. In Luca si vede come Gesù,
Il gesto di affetto e rispetto del
anche allora, guarisce, sia perché medico, sia perché dà importanza alla misericordia. Matteo e Luca
sottolineano il gesto di Gesù che rinuncia alla violenza anche per la difesa di sé.
38
Gesù non si difende e non vuol essere difeso con la violenza. Uno per sé può lasciarsi travolgere, mentre, per
difendere i più deboli, può talvolta usare la forza.
Gesù ha sperimentato tutto ciò che è umano tranne il peccato.
C’è il tema della violenza utilizzata in modo inadeguato da parte di coloro che lo arrestano, giustificata solo
dalla continuità con le scritture, è presente la novità del compimento e della fede come relazione ancor più
personale: Gesù si è incarnato, è uomo tra gli uomini.
La Passione sottolinea anche la solitudine e il tradimento di Gesù.
Il fanciullo forse è lo stesso Marco, ci sono anche alcune possibilità che il fanciullo sia il figlio della padrona
della casa dell’ultima cena.
Il fanciullo è inserito per dare la sensazione che, nonostante la violenza qualcosa di piccolo e nuovo sfugge
senza il bisogno di arrivare alla resurrezione; la violenza non riesce a sradicare tutto, può essere preludio della
violenza fatta ai primi cristiani. G
ESÙ DAVANTI AL SINEDRIO
–con l’affermazione di sé e del compimento-,
Il processo a Gesù è nel sinedrio mentre fuori Pietro lo sta
tradendo. –qui
Fondamentali il rapporto e la differenza tra Gesù e gli altri Pietro-. Gesù che ci ama e noi che facciamo
fatica.
Il consiglio è formato da sacerdoti, scribi e anziani, per un totale di 71 persone, che hanno il potere ebraico,
sebbene molto limitato, infatti per farlo uccidere lo accusano con i romani di volersi proclamare re dei Giudei.
39
Introdotti i due personaggi e interrogati con insistenza (il numero tre torna per evidenziare la complessità del
processo).
Il primo giro di testimonianze non regge, perché queste sono diverse.
Segue un secondo giro, dove inizia a nascere l’accusa di voler annientare il culto giudaico.
Al terzo giro le accuse sembrano essere serie. Gesù tace quando si accorge che è inutile difendersi.
Gesù poi attribuisce a sé Dio, dicendo “io sono”, che è il nome di Dio. Cita poi il salmo 110, presentandosi
come il plenipotenziario di Dio, poi Daniele, dicendo che viene per il giudizio.
Il sommo sacerdote strappa le tuniche quando si trova davanti ad una bestemmia, come disprezzo e presa di
distanza da parte del bestemmiatore. R P
INNEGAMENTO DI IETRO
Dopo l’accusa di Gesù, Marco tira fuori Pietro, che continua ad insistere, anche giungendo ad imprecare, nel
tradimento.
Dopo il rinnegamento consapevole, forte e ripetuto, ricorda il piangere di Pietro perché Pietro si rende conto
dell’errore e cerca di recuperare. 40
G P
ESÙ DAVANTI A ILATO
L’identità e le intenzioni di Gesù centrali insieme a quelle delle altre persone.
Il momento del processo qui introdotto è il mattino, in parallelo con un altro momento del capitolo 14. Si
sottolinea tutto il sinedrio perché il processo notturno non avviene con il sinedrio al completo. Si passa
all’autorità romana, l’accusa dev’essere cambiata perché non basta quella religiosa per i romani, a causa della
libertà di culto.
L’interesse che i romani possono riguarda la presentazione di Gesù come re dei Giudei. Dopo la risposta Gesù
“tu lo dici” sintetizza tutto ciò che ha detto Gesù, non è esplicita come “io lo sono” riferito al
tace. La risposta
Cristo; questa frase probabilmente vuole invitare ad una diversa interpretazione del termine: tu lo dici così, ma
non è esattamente come lo dici tu.
Gesù non risponde più nulla probabilmente perché si rende conto che le sue spiegazioni possono cambiare il
destino e la testimonianza del dono della sua vita è fondamentale.
B G C
ARABBA PREFERITO A ESÙ E ONDANNA
Non trovando motivi seri per incriminare Gesù, Pilato sceglie di dare la possibilità di salvare qualcuno per la
Pasqua, offrendo l’opportunità di liberare Barabba, pensando che non verrà mai scelto lui anziché Cristo.
L’episodio è messo in luce dagli evangelisti per sottolineare che il Figlio viene condannato da innocente.
Barabba, nome abbastanza diffuso significa “figlio del padre”.
La responsabilità non è solo ma anche del popolo.
Pilato chiede cosa abbia fatto di male Gesù, domanda sottolineata per far capire che Gesù non ha colpa.
più forte del popolo riprende l’entrata in Gerusalemme.
Il gridare 41
Il popolo, che aveva osannato Cristo, superficialmente si lascia condizionare.
Gesù non fu capito da molti, anche tanti che avrebbero dovuto capirlo non lo compresero. Chiunque voglia
capire Gesù, può farlo.
I vangeli sono testimonianze di quello che era Gesù, anche nelle incomprensioni con i cristiani.
G
ESÙ CORONATO DI SPINE
I vangeli sono sobri nell’aspetto di violenza fisica, se ve n’è un po’ è quella psicologica. La sofferenza è
all’amore che uno ha. La sofferenza è nell’amore infinito che ha
propo