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RAPPORTO CHIESA-STATO IN ORIENTE E IN OCCIDENTE
Il rapporto chiesa-stato seguirà due vie:
nell'oriente cristiano si andrà verso la figura del cesaropapismo. Significa che Cesare è anche Papa. In
oriente succede che l'imperatore cristiano tende a prevaricare e a diventare anche il capo della chiesa. Ci
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sono due ragioni, una ragione storica e una ragione di istituzione culturale. L'imperatore d'oriente si
considera in assoluta continuità con l'imperatore romano. L'imperatore romano era arrivato ad essere
pontifex massimum. L'imperatore bizantino, che prosegue ininterrotta questa successione, si considera
tale, e pur essendo dentro la chiesa la sua cosienza di imperatore fa si che lui la chiesa la voglia
governare. Questo perché, secondo lui, prima che la chiesa esistesse esisteva già la carica di imperatore.
Per questo nasceranno gli scontri con il Papa.
in occidente si andrà verso la figura del plenitudo potestatis del Papa. In occidente si ha un elemento
legato ad un'istituzione, ovvero il papato, e un dato storico rilevante: caduta dell'impero romano. Nasce un
mondo nuovo costituito per lo più da giovani popoli barbari i quali non hanno più a che fare con un'altra
autorità politica, ma l'istituzione in cui entrano è la chiesa. In occidente l'istituzione più grande che
raccoglie tutti diventa la chiesa.
Sono due esiti diversi, ma due esiti che confondono il piano. Non sono distinti come diceva il testo del
Vangelo e San Paolo in Romani 13 (l'autorità viene da Dio).
1. ORIENTE - cesaropapismo
A Bisanzio, per lungo tempo non ci fu una monarchia ereditaria. Il passaggio automatico del potere da padre
in figlio non è esistito per lungo tempo. Le funzioni principali dell'imperatore erano.
- rappresentativa: egli impersonava l'impero Bizantino, simbolizzava, incarnava in forma materiale e
sensibile la sua implicita potenza. Era un divinità terrestre, imitare Dio era il suo primo dovere. Tutto il
rituale di corte era destinato a ricordare il legame tra l'imperatore e Dio. L'imperatore era trattato come
un'entità cosmica e veniva chiamato spesso con l'epiteto Sole. Nel corso delle cerimonie l'imperatore
prendeva posto in posizione elevata rispetto agli altri. Sedeva su un trono a due posti, un posto era
riservato a Dio. Il palazzo dell'imperatore era Sacro, la porpora era un suo simbolo, solo lui poteva
utilizzarla.
- giustiziare: gli imperatori Bizantini fecero largo utilizzo di questa funzione, potevano anche sequestrare i
beni. Nei confronti del singolo suddito i poteri dell'imperatore erano illimitati, indipendentemente dalla
condizione sociale del suddito. Questo potere non venne mai messo in discussione a Bisanzio.
- amministrativa e legislativa: è la funzione più importante. L'imperatore non era solo il giudice,
l'amministratore e il legislatore supremo: era anche l'incarnazione del giudizio. Secondo il diritto romano
Bizantino tutto quello che voleva l'imperatore aveva il valore di legge. L'essenza della legge è la volontà
del sovrano. L'imperatore era al di sopra della legge, lui non deve osservare le leggi, è raro.
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Lettera di Gelasio I ad Anastasio I
L'imperatore Anastasio nel 494 si era permesso di interferire in certe questioni religiose. Il Papa Gelasio I gli
scrive una lettera dove traccia i confini. C'è un conflitto tra i poteri. Si tratta di una lettera equilibrata in cui il
Papa traccia i confini tra il potere politico e quello religioso. Chiamano l'imperatore figlio gli ricorda di essere
figlio del padre e membro della chiesa.
Nel mondo ortodosso è stata elaborata una teoria chiamata sinfonia: il papa e l'autorità cantano insieme.
Sono sempre state concepite chiese insieme all'autorità politica, mai in conflitto.
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Differenza tra occidente e oriente
I motivi più importanti della differenza tra occidente e oriente:
- funzione dell'eredità antica. Per Bisanzio era una componente ovvia della propria storia. Per l'occidente
era una sfida vinta dopo le eccezioni selettive. La chiesa in occidente crea un'unione tra vecchio e nuovo
- posizione dell'imperatore. In oriente egli incarnava sempre l'unità dell'impero; ancora prima del
cristianesimo. In occidente l'impero era tramontato, cosicché la chiesa latina svolse tutte le funzioni da
sola per un certo periodo.
- teologia imperiale. Attraverso l'appoggio del monismo unificato in oriente, che teoricamente escludeva in
un mondo cristiano ogni profondo dualismo, la chiesa cristiana rimane subalterna. In oriente un cristiano
che criticasse l'autorità politica aveva la coscienza di essere un cattivo cristiano. Uno spirito critico era
impensabile. Mentre la chiesa occidentale contrappose all'idea di imperatore un'ecclesiologia papale che
comprendeva anche l'impero.
- struttura della chiesa. La chiesa orientale ha sempre posseduto un carattere sinodale, cioè non è mai
emersa una figura centrale, e non ha potuto mai dare vita ad una struttura centralissima paragonabile alla
chiesa papale occidentale. In occidente, invece, emerge una figura molto forte e centrale, ovvero il
papato.
- minaccia esterna. Mentre l'occidente, risparmiato fin dal X secolo, da minacce esterne alla propria
esistenza. Bisanzio, invece, venne colpita continuamente da movimenti migratori e doveva continuare ad
autodifendersi. 9 di 61
Ecclesiasticamente l'oriente ha una chiesa debole, politicamente si ha un impero che doveva cercare di
essere forte per cercare di respingere le continue minacce.
2. OCCIDENTE - Plenitudo potestatis
La formulazione più esagerata di questa teoria avviene all'inizio del 300 sotto il pontefice Bonifacio VIII
(Bollam Unam Sanctam 1302). Nel momento in cui questa teoria arriverà nella sua formulazione più
esagerata non sarà più in sincronia con i fatti, questo perché mentre il papa crea una formulazione rigorosa il
suo potere sarà molto incerto.
Prima invece non fu così, quindi ci si deve domandare come avvenne in occidente lo sviluppo di questa
teoria. Il punto di partenza è equilibrato.
Nel testo di Gelasio si ha la definizione di due poteri che discendono entrambi da Dio ma che hanno ambiti
diversi e tra loro indipendenti. Nessuno deve uscire fuori dal proprio ambito, il mondo funziona bene se
questi due poteri vengono rispettati. Questa è la posizione giusta.
Nel cesaropapismo è successo che: c'è Dio che da tutto il suo potere a Cristo e poi da Cristo
• all'imperatore. Quindi l'imperatore ha tutto il potere. L'imperatore esercita da se stesso quello politico e
quello religioso lo delega, fino a che vuole lui, all'autorità religiosa. Però il potere appartiene all'imperatore,
non viene più direttamente da Dio.
Nella plenitudo potestatis, nella formulazione estrema si ha che: Dio ha tutto il potere, questo passa tutto
• al Papa. Il Papa delega all'autorità politica l'esercizio del potere politico nei limiti che lui stabilisce.
In Occidente si ha la ieocrazia, ovvero il potere dei sacerdoti.
Il rapporto di totale subordinazione dell'autorità politica all'autorità religiosa può essere espresso con
un'immagine: la mano e il martello. Il martello non ha un'autonomia, ma è un ottimo strumento. Però il
martello non può muoversi da solo, è mosso e diretto dalla mano. La mano è l'autorità religiosa.
Il Cesaropapismo si è imposto subito in oriente perché c'era una continuità, invece la plenitudo potestatis si
costituisce seguendo un lungo processo.
Sviluppo della plenitudo potestatis
Il punto di partenza è che le autorità politiche, a capo delle popolazioni barbare che entrano nei territori che
erano stati l'Impero Romano, vengono legittimati dal Battesimo. Il grembo della chiesa diviene il luogo in cui
tutti si trovano. L'unica comunità che c'è è quella della chiesa. Il linguaggio di questo periodo, degli scritti, è
una spia significativa: scompaiono i termini "res pubblicam" e "cives". In compenso emergono altri due
termini: "ecclesia" e "plebs fidelium". Questo perché ormai era venuta meno l'istituzione politica e la chiesa
era l'unica comunità reale esistente. Ormai non si parla più, quindi, di comunità politica ma chi chiesa. Le
persone non si definiscono più cittadini, ma popolo dei fedeli. Questo non avviene per un'imposizione ma per
l'andamento del corso degli eventi.
L'autorità politica, il potere politico, veniva concepita come "ministerium regi". Il re svolgeva dentro la chiesa
un suo servizio per il buon funzionamento dell'unica comunità esistente, ovvero la chiesa. Esisteva il
ministero del re, una sorta di ufficio tutto sommato ecclesiastico.
Tenuto presente questo contesto, i passi che portano alla visione estrema sono:
- Gregorio VII scriverà un famoso documento intitolato Dictatus Papae in cui comincia ad intervenire su
questa tematica. Il Papa a questo punto della storia, non dice di essere lui a distribuire il potere, ma
rationem peccati, può deporre l'imperatore. C'è una certa sorveglianza del papa sul potere politico, ma
non viene ancora detto che è il papa che dà il potere politico. Il potere è diviso o indiviso? Per ora è
ancora diviso, solo in situazioni eccezionali non lo è. Se l'imperatore dovesse nuocere con il suo
comportamento alla comunità allora il Papa può intervenire.
- Innocenzo III (papa dal 1998 al 1216 --> 100 anni dopo). Si è ancora nella giurisdizione divisa, ma si fa un
progresso. La potestà del Papa nelle cose temporali è indiretta, non diretta.
- Bonifacio VIII. La potestas del Papa nelle cose temporali è diretta e la giurisdizione è indivisa.
Questo è il cammino che porta alla plenitudo potestatis.
TOMMASO D'AQUINO
In occidente sono scomparsi alcuni termini, la scomparsa è significativa perché significa che di certe
istituzioni si è persa la memoria. Nella seconda metà del 1200, mentre i canonisti elaborano e portano
all'esasperazione la dottrina della potestà del papa, c'è un teologo che invece affronta il problema politico in
un'altra prospettiva. Egli recupererà il vocabolario perduto.
Tommaso d'Aquino benefic