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Estratto del documento

- NOZIONE DI PRINCIPIO DIVERSA NELLE DUE CONCEZIONI DELLA TEORIA DEL DIRITTO

- METOLOGIA COMUNE NEL RIGETTO DELLA TESI DELLA SEPARAZIONE, MA SU BASI GIUSTIFICATIVE

DIVERSE (DEFINIZIONE DEL DIRITTO IN FUNZIONE DELLA GIUSTIZIA O DELLA PRETESA DI

CORRETTEZZA).

REAZIONI AL NEOCOSTITUZIONALISMO:

- CONNESSIONE SOLO CONTINGENTE

- IL POSITIVISMO GIURIDICO PUO’ SPIEGARE IL FENOMENO DELLA PRESENZA DI PRINCIPI MORALI

NELLA COSTITUZIONE.

- POSITIVISMO INCLUSIVO: TESI DELL’INCORPORAZIONE, già presente nel saggio di Hart, dice che i

principi morali possono essere un criterio di validità giuridica, se le stesse norme giuridiche

contemplano come criteri di validità giuridica tali principi morali.

- POSITIVISMO ESCLUSIVO: TESI DELLA DIFFERENZA PRATICA, esclusivo sostiene che il diritto non

possa essere incorporato realmente dal diritto, quindi il diritto usa concetti morali. Quello che fa è

rinviare alla morale e rendere la morale applicabile, ma non valida. La tesi: se concedessimo che il

diritto possa incorporare la morale, il diritto non avrebbe più senso perché non farebbe alcuna

differenza pratica nella nostra decisione. Il diritto concettualmente non può incorporare la morale.

LA FILOSOFIA ANALITICA DEL DIRITTO:

La filosofia analitica del diritto, è un modo di concepire la filosofia, che si è affermato all’inizio del ‘900, per

cui la filosofia è sostanzialmente un METODO e non più la ricerca di verità relative al destino dell’uomo, e la

struttura della realtà, ma è un metodo di analisi che consiste nell’analisi di concetti presenti nei nostri

discorsi. E’ L’ANALISI DI UN DISCORSO. Gli autori fondamentali sono Russel e Carnap. Con la scoperta del cd

“Paradosso di Russel” (1901), la filosofia analitica diventa FILOSOFIA ANALITICA CONTEMPORANEA. Uno dei

pionieri della filosofia analitica, fu BOBBIO, che nel 1950 scrisse un saggio “La scienza del linguaggio! Che è

l’atto di fondazione della scuola di filosofica analitica italiana. Le NOZIONI FONDAMENTALI DELLA

FILOSOFIA ANALITICA DEL DIRITTO SONO:

- DEFINIZIONE

- ENUNCIATI EMPIRICI ED ENUNCIATI ANALITICI

- ENUNCIATI DESCRITTIVI E ENUNCIATI PRESCRITTIVI

- MOTIVI E RAGIONI

Nel corso della storia della filosofia analitica, nel secondo 900 sono stati affinati gli strumenti della

DEFINIZIONE fra enunciati:

- Si dice DEFINIZIONE, l’enunciato mediante il quale si determina il significato di un termine o di

un’espressione composta (sintagma o locuzione). L’enunciato fornisce una forma logica di una

determinata definizione.

- Si dice DEFINENDUM, l’espressione (vocabolo o sintagma) definita (oggetto da definire). Mentre si

dice DEFINIENS l’espressione usata per definirla.

Uno degli elementi fondamentali della filosofia analitica, ha consistito nel distinguere tra la forma effettiva

degli enunciati e la forma logica. La forma EFFETTIVA, è la forma grammaticale o sintattica, mentre la forma

LOGICA è la funzione, o la riformulazione di quell’enunciato, che mette in luce la sua funzione.

ESEMPIO: l’art. 575 C.p. dispone che chiunque cagiona la morte di un uomo, è punibile con una reclusione

di anni non inferiore a 21. Sembra un enunciato descrittivo, tuttavia gli enunciati del C.p. non informano,

ma prescrivono e la forma logica dell’enunciato non può essere quella di un enunciato descrittivo, ma

quella di un enunciato prescrittivo. C’è la forma grammaticale che appare mediante la sintassi di una

formulazione e la forma logica che è la natura reale dell’enunciato.

Le DEFINIZIONI sono di due tipi:

1. DEFINIZIONI INFORMATIVE O LESSICALI, ci informano rispetto ai significati di un certo sintagma.

2. DEFINIZIONI STIPULATIVE, (RIDEFINIZIONI, STIPULAZIONI), decidono il significato dei termini. E’ la

scelta di un nuovo significato, quindi non era presente nelle definizioni lessicali.

Distinzione fra:

- ENUNCIATI EMPIRICI, veri o falsi a seconda di ciò che accade nella realtà

- ENUNCIATI ANALITICI, devono la loro verità alla loro struttura, si distinguono fra:

ENUNCIATI ANALITICI FORMALI, che sono veri o falsi in ragione della loro forma logica,

o ENUNCIATI ANALITICI INFORMALI, che sono veri o falsi in ragione del significato dei

o vocaboli che li compongono.

Distinzione fra:

- LINGUAGGIO OGGETTO, denota il linguaggio di cui parliamo, parla del mondo, si riferisce agli stati

di cose che accadono nel mondo.

- META LINGUAGGIO, designa il linguaggio in cui ci esprimiamo.

Distinzione fra:

- ENUNCIATI DECRITTIVI, sono enunciati che formulano e trasmettono informazioni sul mondo es. la

neve è bianca. Hanno valore di verità, risponde al quesito “come stanno le cose?”, ha reazione

pratica, le controversie si risolvono in modo diverso dagli enunciati prescrittivi.

- ENUNCIATI PRESCRITTIVI, sono enunciati diretti a modificare il comportamento degli uomini es.

non uccidere. Non hanno valore di verità, risponde al quesito “cosa si deve fare?”, ha reazione

teorica, le controversie si risolvono in modo diverso dagli enunciati descrittivi.

Distinzione fra:

- MOTIVI, sono stati mentali che inducono ad avere una credenza, a sostenere una tesi, o a prendere

una decisione.

- RAGIONI, sono enunciati in lingua che si adducono pubblicamente a sostegno o giustificazione di

una tesi o di una decisione, sono in pratica delle premesse di un ragionamento.

Non c’è corrispondenza tra motivi e ragioni.

IL DIRITTO COME DISCORSO:

Il diritto è un discorso, un discorso è una sequenza di enunciati, un enunciato a sua volta è una sequenza di

parole dotata di forma sintattica e di senso compiuti. Gli enunciati di cui è composto il diritto sono

enunciati in linguaggio normativo, o prescrittivo. Sono cioè enunciati che servono a guidare la condotta

umana.

Ce un modo linguistico per distinguere tra i vari linguaggi, in particolare dal punto di vista linguistico ci sono

tre modi:

1. PRAGMATICA DEL LINGUAGGIO, ha a che fare con la funzione degli atti linguistici. Quello che

vogliamo fare mediante certi atti linguistici, quello che realizziamo mediante la realizzazione di certi

atti linguistici, bisogna distinguere fra:

a. ATTI LINGUISTICI, sono quelli che si portano a termine mediante il linguaggio: promettere,

giurare, comandare, constatare ecc. Sono tutti atti che non si possono fare senza

linguaggio. Si compiono a parole.

b. ATTI NON LINGUISTICI, si possono fare senza parlare: mangiare, camminare, guidare ecc.

non si compiono a parole.

Utilizzando la TEORIA DEGLI ATTI LINGUISTICI, si distingue tra DECRIZIONE e PRESCRIZIONE. Quello che

permette di distinguere fra descrizione e prescrizione, è l’ADEMPIMENTO DELL’ATTO LINGUISTICO

REALIZZATO. L’atto linguistico di descrivere, adempie alla funzione di trasmettere la conoscenza, mentre

l’atto linguistico di prescrivere, adempie alla funzione di guidare la condotta.

LO STESSO ENUNCIATO PUO’ ESSERE USATO DA SOGGETTI DIVERSI, PER REALIZZARE DUE ATTI LINGUISTICI

CON FUNZIONI DIFFERENTI. Ad esempio l’enunciato “è vietato rubare”, se lo emette un giornalista in un

articolo di giornale, l’enunciato ha funzione descrittiva, se invece lo usa il legislatore, l’enunciato ha

funzione prescrittiva.

Quindi la forma effettiva grammaticale, di per se non ci permette di stabilire con certezza la forma logica di

un enunciato. Questo permette di dire che la sintassi del linguaggio, non è quindi decisiva al fine di stabilire

la funzione di un determinato linguaggio, cioè apparentemente, linguaggio descrittivo e linguaggio

prescrittivo si differenziano anche sotto il profilo lessicale e sintattico, nel senso che gli enunciati descrittivi

hanno tipicamente forma verbale indicativa (sono normalmente formulati con espressioni che hanno il

verbo all’indicativo) e gli enunciati prescrittivi, hanno tipicamente forma verbale imperativa o forma

deontica.

La forma IDICATIVA è tipica, ma non è necessaria agli enunciati descrittivi, e le forme IMPERATIVA e

DEONTICA sono tipiche, ma non necessarie agli enunciati prescrittivi. NON vi è alcuna corrispondenza

biunivoca tra la FORMA SINTATTICA degli enunciati e la loro FUNZIONE, rispettivamente, descrittiva o

prescrittiva.

Il linguaggio descrittivo e il linguaggio prescrittivo si differenziano anche sotto il profilo SEMANTICO, cioè

dal punto di vista del SIGNIFICATO, sotto almeno quattro profili:

1. HANNO RIFERIMENTO COMUNE, MA SENSO DIVERSO, gli enunciati possono essere ricostruiti in

due componenti: il senso e il riferimento. Il RIFERIMENTO è l’insieme di oggetti a cui l’enunciato fa

riferimento, ad es. aprire la porta, assumiamo che il riferimento degli enunciati che saranno

analizzati sia aprire la porta, ossia lo stato di cose di creare un mondo dove questa determinata

porta è aperta; questo riferimento lo possiamo usare per formulare un enunciato descrittivo o

prescrittivo. E’ il SENSO che determina la funzione dell’enunciato prescrittivo. Se utilizziamo la

formulazione: “è vero che si sta aprendola porta”, o “è vera la situazione per cui il riferimento

aprire la porta, corrisponde alla verità”, stiamo utilizzando un senso descrittivo. Quindi una volta

isolato il riferimento possiamo utilizzarlo mediante un senso prescrittivo e quindi esprimere una

prescrizione o nel senso descrittivo e quindi esprimere un’informazione. Dal punto di vista del

significato, sia le prescrizioni che le descrizioni hanno un riferimento che è comune, tuttavia si

distinguono per il senso, cioè per quello che si fa con questo riferimento.

2. RICHIEDONO DIVERESE REAZIONI (teoriche VS pratiche)

3. HANNO DIREZIONI D’ADATTAMENTO DIVERSE (parola a mondo VS mondo a parola), gli enunciati

DESCRITTIVI, hanno una DIREZIONE DI ADATTAMENTO che si chiama PAROLA A MONDO, cioè il

discorso deve adattarsi a ciò che accade nel mondo, il linguaggio deve adattarsi a ciò che accade

nella realtà delle cose. Una DESCRIZIONE è felice (ha successo come si dice in linguistica), quando

descrive in modo adeguato quello che effettivamente accade. Le prescrizioni hanno una direzione

di adattamento OPPOSTA, cioè è il MONDO CHE SI DEVE CONFORMARE ALLA PAROLA. Una

PRESCRIZIONE è felice, quando il mondo si conforma a ciò che viene prescritto da quell’enunciato.

Hanno quindi dei valori di adattamento diversi.

4. VALORI DI VERITA’ VS VALORI DI SODDISFACIMENTO, gli enunciati DESCRITTIVI hanno valore di

verità, quando quello che descrivono, corrisponde a ciò che accade. Le norme sono soddisfatte

quando ciò che impongono effettivamente accade nella realtà. Quindi si distingue tra valori di

verità degli enunciati descrittivi e valori di soddisfacimento delle prescrizio

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Publisher
A.A. 2014-2015
17 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/20 Filosofia del diritto

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valentinanet di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia del diritto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Ratti Giovan Battista.