Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 23
Appunti Filosofia del diritto: Platone e Kelsen (Parte 3) Pag. 1 Appunti Filosofia del diritto: Platone e Kelsen (Parte 3) Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 23.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Filosofia del diritto: Platone e Kelsen (Parte 3) Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 23.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Filosofia del diritto: Platone e Kelsen (Parte 3) Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 23.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Filosofia del diritto: Platone e Kelsen (Parte 3) Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 23.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Filosofia del diritto: Platone e Kelsen (Parte 3) Pag. 21
1 su 23
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

GIUSTIZIA IN SENSO PARTICOLARE

[La giustizia in generale] Circa la giustizia e l'ingiustizia dobbiamo considerare quali azioni esseriguardino, che genere di medietà (→ tra eccesso e difetto) è la giustizia, e quali sono gli estremitra cui il giusto è medio... Sembra che i termini "giustizia" e "ingiustizia" abbiano più significati... la nozione di "giusto" sarà quella di "ciò che è conforme alla legge" e essendo il giusto una forma dimedietà "ciò che rispetta l'uguaglianza", quella di "ingiusto" sarà di "ciò che è contro la legge" e di "ciò che non rispetta l'uguaglianza". Poiché, come abbiamo detto, chi non rispetta la legge è ingiusto ed è giusto chi, invece, la rispetta, è chiaro che tutto ciò che è conforme alla legge è in qualche modo giusto.

Idea greca del legalismo arcaico, la legge è una espressione della Giustizia. Nella modernità non è così perché con Kelsen quando parliamo della legge non possiamo parlare di giustizia perché la giustizia è una questione di valore e non sono discorsi che possono interessare il giudizio sulla base della divisione che fa lui. Chiamiamo giusto ciò che produce e custodisce per la comunità politica la felicità e le sue componenti. Ma la legge comanda di compiere anche le opere dell'uomo coraggioso, per esempio, di non abbandonare il proprio posto di combattimento, di non fuggire e di non gettare le armi, e quelle dell'uomo temperante, per esempio, di non commettere adulterio né violenza carnale, e quelle dell'uomo bonario, per esempio, di non percuotere e di non fare maldicenza; e così via analogamente anche per le altre virtù e per gli altri vizi, imponendo certe cose e proibendone altre.

ciò rettamente se la legge è stabilita rettamente, ma meno bene se la legge è stata fatta infretta. Questa forma di giustizia in senso generale, dunque, è virtù perfetta, ma non in sé e per sé, relazione ad altro. bensì in Ed è per questo che spesso si pensa che la giustizia sia la più importante delle virtù è perfetta perché chi la possiede può esercitare la virtù anche verso gli altri e non solo verso se stesso. La giustizia è sempre AD ALTERUM come la retorica e la persuasione, la giustizia si realizza innanzi tutto nel contesto della polis e quello deliberativo era uno dei generi della retorica: Per questa stessa ragione la giustizia, sola tra le virtù, è considerata anche "bene degli altri", perché è diretta agli altri. Essa, infatti, fa ciò che è vantaggioso per un altro, sia per uno che detiene il potere sia per uno che

è membro della comunità.UBI SOCIETAS, IBI IUS. Il diritto esiste rispetto a una societas. Per Aristotele la giustizia che è virtùanche verso gli altri e non solo verso sé stessi.Abbiamo, dunque, distinto il significato di "ingiusto" in "ciò che contrario alla legge" e "nonrispettoso dell’uguaglianza", e di "giusto" in "conforme alla legge" e "rispettoso dell’uguaglianza”→ l’ingiustizia di cui parlavamo prima rientra nel campo di ciò che è contrario alla legge. Ma poiché"non rispettoso dell’uguaglianza" e "contrario alla legge" non sono la stessa cosa, anche l’ingiustoe l’ingiustizia in senso parziale non sono gli stessi che l’ingiusto e l’ingiustizia in senso totale, masono diversi da quelli questo tipo di ingiustizia è, infatti, una parte della ingiustizia intesa cometotalità.

e così via. In questi casi, la giustizia rettificatrice interviene per garantire che i rapporti tra le parti siano equi e rispettino i diritti di ognuno. D'altra parte, ci sono anche rapporti involontari, come ad esempio quelli derivanti da un danno causato a una persona o alla sua proprietà. In questi casi, la giustizia rettificatrice interviene per riparare il danno e ripristinare l'equilibrio tra le parti coinvolte. Oltre alla giustizia distributiva e rettificatrice, esiste anche la giustizia commutativa. Questa si riferisce ai rapporti tra individui che sono uguali tra loro, come ad esempio i contratti tra privati. La giustizia commutativa si occupa di garantire che le parti coinvolte rispettino gli accordi presi e che venga rispettato il principio di parità. In conclusione, la giustizia è un concetto complesso che si articola in diverse forme e si applica a diversi contesti. È fondamentale per il corretto funzionamento di una società e per garantire il rispetto dei diritti di ogni individuo.

locazione (si dicono volontari perché il principio di questi rapporti è volontario). Dei rapporti involontari, poi, alcuni si istituiscono di nascosto, come, per esempio, furto, adulterio, avvelenamento, lenocinio, corruzione di schiavi, omicidio doloso, falsa testimonianza; altri si istituiscono con la violenza, come, per esempio, maltrattamenti, sequestro, omicidio, rapina, mutilazione, diffamazione, oltraggio.

[LA GIUSTIZIA DISTRIBUTIVA]. Se, dunque, l'ingiusto è il disuguale, il giusto è l'uguale; cosa che tutti riconoscono anche senza bisogno di un ragionamento. Ma poiché l'uguale è medio, il giusto dovrà essere un certo tipo di medio. → che tipo di medio è quello della giustizia distributiva è un tipo di medio che corrisponde a una concezione di tipo geometrico, giusto inteso come la proporzionalità e ingiusto è ciò che viola la proporzionalità. Il giusto così inteso,

dunque, è la proporzionalità, mentre l'ingiusto è ciò che viola la proporzionalità. Quindi, nell'ingiustizia un termine è troppo grande e l'altro è troppo piccolo, come succede anche nei fatti: chi commette ingiustizia, in effetti, ha di più, chi la subisce ha di meno, se si tratta di un bene. Il contrario se si tratta di un male, giacché il male minore paragonato al male maggiore è tenuto in conto di bene: infatti, il male minore è preferibile al maggiore, ma ciò che è preferibile è un bene, e ciò che è più preferibile è un bene più grande. Questa, dunque, è una delle due specie del giusto. PROPORZIONE CHE DEVO ASSICURARE LADDOVE DEVO DISTRIBUIRE ONORE E DENARO TRA I MEMBRI DELLA CITTADINANZA, ma anche cose non buone come ONERI. Il legislatore deve stare attento a non dare troppo o troppo poco sia per le cose buone e cattive. Come il

pagamento delle tasse → ognunodeve pagarle in proporzione alla propria capacità economica. Bisogna fare in modo che tuttiabbiano in modo uguale, cioè proporzionalmente. Il giusto è la proporzionalità.LA GIUSTIZIA CORRETTIVA Resta la seconda specie di giustizia, quella correttiva, che si attua neirapporti privati, sia in quelli volontari sia in quelli involontari. Questo tipo di giusto ha un caratterespecifico diverso da quello precedente. Ciò che è giusto nei rapporti privati è una specie di uguale,e l’ingiusto una specie di disuguale, ma non secondo quella proporzione geometrica, bensìsecondo la proporzione aritmetica. Non c’è nessuna differenza, infatti, se è un uomo buonoche toglie qualcosa ad uno cattivo, o se è uno cattivo che toglie qualcosa ad uno buono,né se a commettere adulterio è un uomo buono o uno cattivo: la legge guarda solo alladifferenza relativa al danno, e li

Tratta entrambi da uguali, chiedendosi soltanto se uno ha commesso o subito ingiustizia, e se ha procurato o subito il danno. Per conseguenza, poiché l'ingiusto così inteso è una disuguaglianza, il giudice cerca di ristabilire l'uguaglianza. Infatti, quando uno infligge e l'altro riceve percosse, o anche quando uno uccide e l'altro resta ucciso, l'azione subita e l'azione compiuta restano divise in parti disuguali: ma il giudice cerca di ristabilire l'uguaglianza con la perdita inflitta come pena, cioè col togliere qualcosa al guadagno ingiusto. → la categoria dei danni come risarcibili (il danno morale, assicurata alla persona offesa, c'è una voce di danno che si chiama pretium doloris). Per conseguenza, il giusto correttivo sarà il medio tra perdita e guadagno. Ecco perché, quando si litiga, ci si rifugia dal giudice: andare dal giudice significa andare davanti alla giustizia, giacché

Il giudice intende essere come la giustizia vivente. E si cerca il giudice come termine medio (anzi alcuni chiamano i giudici "mediatori"), se si raggiunge il termine medio si raggiungerà il giusto. In conclusione, ciò che è giusto è un che di intermedio, se è vero che lo è anche il giudice. E il giudice ristabilisce l'uguaglianza, cioè, come se si trattasse di una linea divisa in parti disuguali, egli sottrae ciò di cui la parte maggiore sorpassa la metà e l'aggiunge alla parte minore. Interpretare è la posizione del mediatore. È un interprete perché deve fare in modo che domanda e offerta si incontrino. Il giudice è anche un interprete perché deve fare in modo di ristabilire fra la perdita e il guadagno e fare in modo che le parti si incontrino, ma anche in senso moderno fare in modo che si incontri la norma astratta col caso concreto nella

convinzione che se si raggiunge il termine medio si raggiungerà il giusto. Il giusto è un che di intermedio come il giudice che deve ristabilire l'eguaglianza come se si dovesse ristabilire un equilibrio tra le parti. Si tratta di cercare il compromesso. Idea di virtù come compromesso democristiano, dialogo è venirsi incontro e cose da allontanare. "Dalle distinzioni fatte risulta chiaro che l'agire giustamente è la via di mezzo tra commettere e subire ingiustizia: commettere ingiustizia significa avere di più, subirla significa avere di meno. La giustizia è una specie di medietà... perché essa aspira al giusto mezzo, mentre l'ingiustizia mira agli estremi." (EN. II, 6) "Dunque, la virtù è una specie di medietà, in quanto appunto tende costantemente al mezzo. Medietà tra due vizi, tra quello per eccesso e quello per difetto. Ma non ogni azione né ogni passione"

Ammette la medietà: alcune, infatti, implicano già nel nome la malvagità, come lamalevolenza, l'impudenza, l'invidia, e, tra le azioni, l'adulterio, il furto, l'omicidio. Tutte queste cose e quelle del medesimo genere derivano il loro nome.

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
23 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/20 Filosofia del diritto

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giulia.rizzi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia del diritto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Puppo Federico.