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Noctes Atticae
Gellio nelle (II sec. d.C.) ci dice che negli archivi si trovavano circa 130 commedie che andavano sotto il nome di Plauto. Era quindi necessario adottare dei criteri filologici per decidere di queste 130 commedie quali fossero effettivamente di Plauto e quali no. Dice che di sicuro 25 commedie fossero da attribuire a Plauto. A noi ne sono giunte 21 sicuramente plautine, quindi siamo lì. Gellio avanza un'ipotesi filologica non del tutto campata in aria: non solo ci sono autori che hanno ripreso le commedie di Plauto, ma Plauto stesso era solito prendere commedie di altri e rielaborarle, ripulirle, migliorarle, adattarle al suo stile. Questo procedimento era normalissimo nel teatro antico. Plauto riprende anche commedie di Menandro, ma non si limita certo a tradurle, dato che Menandro non fa ridere, mentre Plauto sì. In una tradizione così oscillante, in cui i testi venivano scritti, riscritti, smembrati, la presenza di corruttele non deve certo stupire.filologiaplautina è dunque parecchio complicata. Un esempio è il v. 955 dello Pseudolus, che è riportato in forma diversa da Varrone e dai codici A e P. Il testo giusto in questo caso è probabile che sia quello di Varrone, ma spesso e volentieri quando gli autori citano altri autori commettono errori, perché citavano a memoria.
Ciò che ci è rimasto della letteratura dei primi due secoli lo dobbiamo all'interesse sorto attorno ad essa nell'ultimo secolo della Repubblica. Le scelte degli eruditi e dei filologi quindi determina anche la sopravvivenza di alcuni testi a discapito di altri. Plauto era un autore amatissimo, molto studiato da Varrone, intellettuale del I sec. a.C., e infatti è rimasto. Terenzio è rimasto, perché era usato a scuola per insegnare il latino. Gli autori che la critica considera gli autori fondamentali sono quelli che sopravvivono: si stabilisce un canone.
Gli studi grammaticali, della lingua,
furono introdotti a Roma da Grammatici e retori, di Mallo, Svetonio, della scuola pergamena. Nei cir racconta che Cratete era stato mandato in ambasceria da re Attalo a Roma. Mentre si trovava nella zona del Palatino, è scivolato nel buco di una fogna e si è rotto una gamba. Per questo è dovuto restare a lungo a Roma, e durante questo soggiorno ha spiegato i metodi della filologia pergamena, lo Ottavio Lampadione, studio assiduo e approfondito del testo. Sui Bellum Punicum esempi offerti da Cratete di Mallo, ha preso il di Ennio, che era in un unico volume, e l'ha diviso in sette libri, e faceva letture pubbliche commentando il testo di Ennio. Elio Stilone, una figura fondamentale, soprattutto per Plauto, fu che applica le tecniche della filologia alessandrina e pergamena agli autori romani. Si occupò dell'autenticità delle commedie plautine, e trasmise Varrone, questo interesse al suo discepolo grande antiquario che si è occupato tantissimo degli.autori che considerava più importanti. Nell'Ars grammatica, Diomede, ci racconta di Varrone, della tecnica che usava per lavorare sui testi. Quella che lui chiama grammatica è la nostra filologia. I compiti della grammatica, dice Diomede riprendendo Varrone, sono divisi in quattro parti: emendatio, lectione, enarratione, iudicio. Emerge il concetto di emendatio, la correzione di errori che si verificano per la scrittura o per la pronuncia. Varrone trovava negli autori che studiava delle parole difficili e rare, che non si usavano più nel I sec. a.C., e che pertanto doveva spiegare. Plauto di queste parole rare ne contiene tantissime, le inventava anche, ed è anche per questo che Varrone si interessa molto a lui. Plauto era un serbatoio enorme di lessico che poi era utile ai giuristi, ad esempio. Quindi il lavoro di Varrone è importantissimo non solo in senso strettamente letterario. Varrone compone anche delle edizioni interlineari delle opere di Plauto, con.Delle note interlineari di commento sulle parole usate da Plauto. La nota di commento è un intervento filologico, che tenta di spiegare il testo ed renderlo comprensibile, oltre a dire dove il testo va bene e dove non va bene. Con lo sviluppo della letteratura e della filologia in epoca tardo-repubblicana, sorgono anche i primi progetti di una biblioteca pubblica. Emerge l'esigenza di produrre e conservare edizioni buone dei testi. La biblioteca pubblica è il luogo dove sono conservati i testi che ci consentono di avere un'idea chiara della nostra cultura: devono esserci i testi fatti bene, in buone edizioni. Lucio Emilio Paolo, 1. La prima biblioteca fu portata a Roma da dopo la vittoria riportata nel 168 a.C. su re Perseo di Macedonia. I libri erano considerati una grande ricchezza, e venivano portati alla stregua di un bottino. Silla, 2. La seconda biblioteca è quella di che dopo aver saccheggiato Atene nell'86 a.C. portò a Roma la biblioteca di
Apellicone di Teo.Lucullo,3.
La terza biblioteca fu quella di che dopo la vittoria su Mitridate re del Ponto (66 d.C.), trasportò la sua enorme biblioteca nella villa di Tuscolo, cercando di ricreare un ambiente simile a quello della grande biblioteca di Alessandria.
biblioteche private
4. Grandi furono costruite da intellettuali come Attico, Cicerone e Varrone.
Villa dei Papiri
5. La di Ercolano contiene una vasta biblioteca. Qui c’era già un modello di organizzazione: una sezione greca separata da quella latina. Tale criterio di suddivisione è testimoniato anche da Cicerone e Petronio.
6. C’erano poi i bibliofili, i signori che nelle loro biblioteche private collezionavano libri preziosi per la fattura materiale o per la rarità delle opere contenute. Marziale: I libri contenevano spesso molti errori. Dice se trovi delle cose oscure che non ti sembrano scritte in latino, non è colpa mia, ma del librarius, di quello che ha pubblicato il libro.
Il primo a
proteggere i libri e organizzare il loro accesso. Per questo motivo, furono introdotti i custodi delle biblioteche, chiamati bibliotecari, che avevano il compito di catalogare i libri e garantire la loro conservazione. Nel corso dei secoli, le biblioteche sono diventate sempre più importanti e prestigiose. Nel Medioevo, le biblioteche monastiche erano i principali centri di conservazione e studio dei testi antichi. Nel Rinascimento, le biblioteche dei principi e dei nobili erano vere e proprie collezioni di tesori culturali. Con l'avvento della stampa, le biblioteche hanno assunto un ruolo ancora più centrale nella diffusione della conoscenza. Le biblioteche pubbliche sono diventate luoghi di incontro e di studio per la comunità, offrendo accesso gratuito ai libri e ad altri materiali. Oggi, con l'avvento delle nuove tecnologie, le biblioteche si sono evolute ulteriormente. Oltre ai libri tradizionali, offrono anche accesso a e-book, riviste digitali, audio libri e molto altro ancora. Le biblioteche sono diventate centri culturali polifunzionali, organizzando eventi, laboratori e attività per tutte le età. In conclusione, le biblioteche sono luoghi fondamentali per la conservazione e la diffusione della conoscenza. Sono luoghi di cultura, di studio e di incontro, che svolgono un ruolo essenziale nella formazione e nello sviluppo delle persone e delle comunità.avere libri di buona qualità. Per questo dal I sec. a.C. un liberto di Attico, Quinto Cecilio Epirota, introdusse tra i testi di studio le opere di Virgilio e di altri scrittori moderni. Si crea un nuovo canone, non più limitato agli scrittori greci. Virgilio e Terenzio per la poesia, Sallustio e Cicerone per la prosa, erano gli autori più letti nelle scuole. Questo portò ad una grande diffusione dei loro testi, benché non certo privi di errori: proliferano i libri, proliferano le copie, proliferano gli errori. Ecco per il lavoro filologico su questi autori dev'essere ancora più attento. FILOLOGIA CLASSICA 15/11/18 Spesso gli antichi erano coscienti degli errori commessi. Tra i grandi eruditi del I secolo d.C. va ricordato Valerio Probo. Fece varie edizioni critiche di Terenzio, Lucrezio, Virgilio, Orazio e Persio. La sua tecnica era quella dei filologi alessandrini e le sue opere, sebbene andate perdute, influenzarono i grammatici dei secoli.successivi. A partire dal II secolo d.C. si afferma un diffuso interesse per i primi autori romani, come attestano le opere di Gellio e di Frontone. A questo rinnovato interesse dobbiamo molto di ciò che conosciamo di autori quali Ennio, Plauto e Catone. Nasce inoltre un vero e proprio gusto antiquario per le antiche edizioni. Nel IV secolo si segnalano le opere di Elio Donato, tra cui l'Ars minor e l'ars maior.
Filologia classica 22/11/18
L'Occidente latino
Tra V e VI secolo le invasioni barbariche costituiscono un momento di sconvolgimento politico e culturale. Gli pubblici, le biblioteche, i centri di studio praticamente scompaiono. È in questo periodo che l'istruzione e la copia dei libri diventa prerogativa pressoché esclusiva della Chiesa. Da qui in avanti i monasteri diventano centri di cultura. La Chiesa ha un'ostilità dottrinale nei confronti della letteratura pagana, che però, seguendo la lezione di sant'Agostino,
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non viene buttata via. Rimangono brandelli di manoscritti tardoantichi (IV-V secolo) in maiuscola, contenenti autori classici. I monasteri acquisiscono questi codici, che nel momento in cui era stata ultimata la copia scompariva. scriptoria, I centri monastici iniziano a trasformarsi in assumendo un ruolo decisivo nell'opera di copiatura e trasmissione dei testi antichi. I centri più importanti di questo periodo sono: Vivarium, Cassiodoro1. Il monastero di fondato da attorno al 540 nei pressi di Squillace (Calabria). Cassiodoro era un monaco, ma anche un grande studioso dell'antichità classica. Nel monastero aveva raccolto un sacco di codici, e li faceva copiare. Sottolineò l'importanza di fare copie meticolose, curando molto l'ortografia. Diceva che col calamo e con l'inchiostro (quindi con la cultura) si poteva combattere il demonio; ogni volta che un antiquario scrive bene le parole del Signore, Satana riceve un colpo. Gli autori classici erano
Poco rappresentati: a Vivarium si copiavano soprattutto i padri della Chiesa e i testi sacri. Gli autori classici servivano come modelli, si studiavano come libri di testo e manuali. La biblioteca di Cassiodoro morì con il suo fondatore nel 583. Montecassino, Benedetto da Norcia. Il monastero di fondato nel 529 da Norcia. I manoscritti cassinesi hanno un'importanza notevole. È uno dei centri di copia dei libri più importanti, almeno fino all'XI secolo. Fra VI e VIII secolo si ha un periodo estremamente buio per la trasmissione dei testi latini, che sarà praticamente oscurata. Fa eccezione l'opera di Etimologie Isidoro di Siviglia, che nelle sue (sorta di ricostruzione dell'origine delle parole) ci conserva molte informazioni sul mondo antico.