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Accumulazione
figura retorica di tipo sintattico che consiste nell’allineamento di termini linguistici, o in forma ordinata e progressiva, o anche come accostamento disordinato e inconscio.
Accusativo di relazione
detto anche accusativo alla greca è una costruzione sintattica tipica della lingua greca, in cui il complemento oggetto dipende da un aggettivo o un participio e realmente non è un complemento diretto. Es. sparse le trecce morbide (Manzoni) – con le trecce morbide sparse
Adynaton
figura retorica di carattere logico che consiste nel rimarcare con enfasi un fatto impossibile. Es. È più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio
Afèresi
figura retorica che consiste nell’accorciamento di una parola, nella parte iniziale, di una o più sillabe. Ex: [in]verno
Agiografia
da aghios, santo e graphia, scrittura, è una narrazione che si riferisce alla vita dei Santi o alle testimonianze che costituiscono la memoria della sua vita e del culto a lui tributato. L’agiografia è un genere letterario che ha una fabula costituita da motivi abbastanza limitati e che vengono combinati in un intreccio poco complesso, che segue degli schemi fissi e ricorrenti.
Agnizione
o riconoscimento è uno dei cardini della trama narrativa, in particolare del teatro. Il caso più frequente è quello di un personaggio che al termine di una serie di vicende viene riconosciuto da altri o lui stesso si riconosce nella sua vera identità; può tuttavia riguardare anche i modi e i tempi in cui il lettore scopre la verità, che fino a quel momento lo scritto re teneva nascosta (ad es. nel colpo di scena)
Alessandrino
verso tipico della poesia francese e provenzale, costituito da due emistichi (v.) di sei sillabe ciascuno. Il suo nome deriva dal Roman d’Alexandre (XII secolo). Nella metrica italiana corrisponde a un settenario doppio, il cui uso è limitato per lo più al Duecento, anche se verrà recuperato nel teatro del Settecento da Pier Jacopo Martello, da cui prenderà il nome di martelliano.
Allegoria
figura retorica secondo la quale un messaggio si sviluppa su due livelli di senso: il primo, quello letterale, rinvia a un secondo livello, di solito più complesso e profondo, quello allegorico appunto. Un termine (piano della denotazione, v.) si riferisce a un significato figurato (piano della connotazione, v.). L’allegoria, contrariamente al simbolo, fa riferimento a un sistema individuale di immagini e concetti, proprio di un autore. La sua interpretazione, infatti, non sempre è univoca e non ha un valore immediato e universale (simbolo).
Allegorismo
vedi la voce allegoria.
Allitterazione
ripetizione di uno o più fonemi (lettere o sillabe) all’inizio di parole successive, o nel corpo di più parole, per ottenere un parallelismo fonico o un particolare effetto ritmico. Si veda ad esempio il celebre verso petrarchesco di me medesmo meco mi vergogno che presenta una forte allitterazione della lettera m.
Allocuzione
atto con cui l’emittente si rivolge al ricevente.
Allusione
il messaggio esprime un significato, ma vuol farne intendere uno diverso, ad esempio è una fatica di Sisifo – una fatica inutile. Non si sottintende tuttavia un significato opposto, perché in questo caso sarebbe un’ironia.
Anacolùto
è un costrutto sintattico irregolare tipico delle persone incolte, è un vero e proprio errore logico in cui la prima parte della frase non corrisponde alla seconda, ad esempio: io speriamo che me la cavo.
Anacronismo
(dal greco anà “contro, all’indietro” e cronos “tempo”) è una situazione in cui appaiono oggetti o fatti o personaggi che per ragioni cronologiche, non sarebbero potuti comparire. E sono quindi avulsi dal proprio contesto temporale.
Anadiplosi
figura retorica che consiste nella ripresa, all’inizio di un verso, della parola conclusiva del verso precedente: come colone
in clarità di foco. / Foco d'amore in gentili core s'aprende.
A
Anàfora:
è la ripetizione di una o più parole all'inizio del verso, come nella terzina dantesca per me si va nella città dolente, / per me si va nell'etterno dolore, / per me si va tra la perduta gente.
Analogia:
è una sintesi implicita di un paragone, in cui i termini “così” e “come” sono soppressi e i due termini vengono a sovrapporsi. Questa figura è molto amata dalle correnti poetiche novecentesche, ad esempio dagli ermetici: Si sta come / d'autunno / sugli alberi / le foglie. Il paragone fra i soldati e le foglie rimane a livello implicito, facend- o risaltare, in modo incisivo e sintetico, la precarietà che identifica i due termini.
Anàstrofe:
figura retorica, molto simile all'iperbato (v.), che consiste nell'inversione dell'or- dine normale delle parole: cammin facendo.
Anfibologia:
è un enunciato ambiguo che si presta a diverse interpretazioni. Es.: ho visto mangiare un coniglio. Era il coniglio a pasteggiare o il coniglio era la portata del pranzo?
Annominazione, o giuoco etimologico:
figura retorica che consiste nell'accostamento di parole aventi in comune la stessa radice etimologica, ad esempio: vivere la vita; selva/selvaggia.
Anticipazione:
vedi la voce fabula.
Anticlimax:
vedi la voce climax.
Antifrasi:
figura retorica che si verifica quando, per ironia o per eufemismo, si vuol affer- mare l'opposto di ciò che si dice: hai preso quattro nell'interrogazione: sei stato bravo! È evi- dente il valore ironico.
Antifrastico:
che ha le caratteristiche dell'antifrasi.
Antitesi:
figura retorica che consiste nella contrapposizione di parole, frasi o concetti di senso contrario: per esempio non fronda verde ma di color fosco (Dante); pace non trovo, e non ho da far guerra (Petrarca).
Antonomasia:
figura retorica che consiste nella sostituzione di un nome proprio, di cosa o persona, con un termine che ne indichi la funzione, come il Filosofo, per Aristotele; il Notaio, per Jacopo da Lentini. Si ha un'anto- nomasia anche quando si attribuisce a qualcuno il nome proprio di qualche per- sonaggio illustre, o mitico, che rese famosa una data attività o qualità: fà il Cicerone, cioè la guida; è il Mecenate, cioè un promotore culturale.
A parte (testo teatrale):
è una convenzione teatrale per cui un personaggio, spesso rivolgendosi al pubblico, manifesta il suo pensiero che rimane nascosto agli altri personaggi.
Apocope:
si verifica quando la parola è accorciata di una o più sillabe nella parte finale. Es.: vol[glio].
Apologia:
è un discorso fatto in difesa di se stessi o di altri.
Apostòfre:
figura retorica che consiste nel rivolgere il testo a qualcuno diverso dal destina- tario, ad esempio quando Dante si rivolge a Firenze nel VI canto del Purgatorio. Sono forme di apostrofe l'invocazione, la preghie- ra, l'invettiva.
Arcaismo:
è l'uso di un vocabolo caduto in disu- so. Ex.: frate per fratello.
Archetipo:
in ambito filologico è la redazione non conservata di un testo, ricostruibile indirettamente attraverso citazioni o testi- monianze derivanti dall'originale perduto. In ambito filosofico-psicanalitico è una rap- presentazione inconscia di un'esperienza comune a ogni uomo nei grandi temi, sim- boli, figure o miti ricorrenti.
Argutezza:
espressione spiritosa o giocata tutta sull'intelligenza attraverso l'uso della metafo- ra o di altre figure retoriche.
Asindeto:
figura sintattica che consiste nella sop- pressione delle congiunzioni coordinanti. Ad esempio: oggi arrivo, domani parto. Il contrario dell'asindeto è il polisindeto, cioè l'uso reiterato delle congiunzioni, usata spesso in poesia per ottenere particolari effetti ritmici.
Assonanza:
è una rima imperfetta. Si ha quando nelle ultime sillabe di due parole o di due versi, sono uguali le vocali, a cominciare dalla vocale tonica, e diverse le consonanti, ad esempio: amore/morte.
Bestiario:
genere di composizione in prosa tipicamente medievale, sorta di repertorio che raccoglie brevi descrizioni di animali, reali e fantastici, accompagnate da spiegazioni e fantasie.