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FILOSOFIA DEL VIAGGIO

“Nessuno torna da un viaggio, così com’era partito”. Il viaggio in realtà sono tante cose diverse. Siamo noi a viaggiare o è soltanto il denaro a viaggiare?

Viaggio e globalizzazione

Viaggio e unicità

Il denaro omologa ma il viaggio si fa nella propria unicità.

Viaggio dei sensi fino al viaggio virtuale

L’uomo è un animale viaggiante

Partire conta più che tornare

Food and travel

Sette regole per viaggiare +11.

Viaggiare è lasciarsi incontrare dall’altro

2. Di fronte all’altro, nella meraviglia, nell’infinito, nella crisi, sta la vera partenza di un viaggio

3. Viaggiare è stare in viaggio

4. Non si viaggia nella pura conferma di sé

5. Si nasce a se stessi nell’uscita da sé, nella fatica di un viaggio

6. Si viaggia solo quando si crede in un altrove

7. Senza responsabilità (per l’altro), nessun viaggio

8. Per viaggiare, butta via tutte le

regole Queste 8 regole sono una forma di reazione rispetto a una serie di problemi es. il codice etico del turista, cosa mettere nello zaino... Viaggio = esodo, esilio, lasciare, stare fuori, naufragare, camminare. Viaggiare non è assimilare, non è mangiarsi gli altri. Vita = esistenza, il nostro vivere è un'uscita. Nel momento in cui siamo usciti, siamo nati. L'esistenza è un viaggio, il viaggio è l'esistenza. "Nel mezza del cammin di nostra vita..." anche Dante inizia la sua Commedia con questo concetto: l'esistenza è un viaggio. "mi ritrovai per una selva oscura" Dante oppone subito all'inizio dell'esistenza, un momento di crisi perché senza crisi non c'è viaggio. Non siamo viaggiatori, siamo pendolari del mondo che non sanno cosa si troveranno davanti. Dallo scontro nasce un nuovo incontro. Viaggiare è metafora della vita; vivere è metafora del

viaggio. La democrazia è un viaggio. Le parole della democrazia sono nomi di luoghi e di atteggiamenti che rimandano al viaggio: accoglienza, casa comune, speranza...
Prima regola VIAGGIARE È LASCIARSI INCONTRARE DALL'ALTRO. "Cominciare da se stessi, ma non finire con se stessi; prendersi come punto di partenza, ma non come meta; conoscersi, ma non preoccuparsi di sé" - Martin Buber. Viaggiare è lasciarsi scuotere, del viaggio non si comprende nulla senza il rapporto con l'altro, Gaia Antonini pag. 14 il rapporto con l'altro da sé. Prendere sul serio che il mondo e che gli altri non sono a nostra immagine e somiglianza. Si viaggia solo al di là di se stessi. "L'esodo, l'esilio, indicano un rapporto positivo con l'esteriorità, e l'esigenza di questo rapporto è un invito a non accontentarsi di ciò che è nostro (ossia del nostro potere di assimilare ogni cosa).

identificando e riferendotutto al nostro io).” Blanchot: non dobbiamo assimilare tutto al nostro io, il viaggio che assimila e prende persé riducendo gli altri a strumento non è un vero viaggio.→Seconda regola DI FRONTE ALL'ALTRO, NELLA MERAVIGLIA, NELL'INFINITO, NELLA CRISI, STA LA VERAPARTENZA DI UN VIAGGIO. Viaggiare è lasciarsi incontrare dall'altro. Marcela Serrano, in Antigua vita mia, vaalla ricerca della sua casa. Ad un certo punto in questa ricerca si accorge che nel suo andare, Violeta (laprotagonista) si sentiva sempre più affascinata. La protagonista si sente attirata dalla casa, e il bello non èraggiungere la meta, ma il fatto di sentirsi quasi portati verso quel luogo. Bisogna rendersi conto che di frontea noi c'è una persona. Meraviglia e infinito fanno riferimento allo stupore, ma c'è anche una parola più forte,la crisi. Senza stupore e senza meraviglia non puòesserci viaggio. Per fare un viaggio bisogna andare in crisi. La struttura del viaggio è simile a quella di un romanzo: punto di partenza + crisi + punto di arrivo. Se da un viaggio si torna come si era prima, non si ha viaggiato. Lo spostamento e il movimento sono diversi dal viaggio vero e non bisogna confonderli. Si può viaggiare molto senza viaggiare, mai perché ci si sta solo spostando. Nel viaggio bisogna meravigliarsi di qualcosa, di te stesso, quando cominci a diventare un altro. Quando ci si accorge che si può fare di meglio di come si è, si sta viaggiando. Senza meraviglia non c'è nessun viaggio, senza stupore, un momento in cui non sono più, un accorgersi di, un momento di distrazione da sé. C'è però anche un pericolo, perché spesso scambiamo per meraviglia qualcosa di esotico, stravagante, fantasie perverse. Nell'esotico in realtà cerchi solo te stesso. La seconda regola mi

permette di dire che è proprio in questi momenti che inizia il viaggio. Il viaggio non è lo spostamento fisico, e se non avviene un momento di crisi, di meraviglia, il senso dell'altro, allora il viaggio non inizia. Es. Cappuccetto rosso. Se non arrivasse il lupo non comincerebbe il racconto. L'inizio dell'altro, parte di fronte all'altro: quando comprendo il senso dell'altro in quanto altro. Non è solo l'inizio del viaggio, ma anche della parola e del pensiero. De Maistre, un filosofo del '800 anticonformista, scrive "viaggio intorno alla mia camera". Non è un problema di ricerca dell'esotico, perché il viaggio può essere fatto anche con la mente. Marco Polo (1260), scrisse che vide in Oriente cose "meravigliose" e "quasi infinite": sono i paesi e le città che visita, sono ancor più le persone con cui si ferma a parlare. Persone e meraviglia

situazione finale. Durante il viaggio, l'io si confronta con nuove esperienze, si scontra con ostacoli e si evolve. È un percorso di scoperta e crescita personale. Nel viaggio, è importante lasciarsi sorprendere e aprire alla possibilità di imprevisti. È solo attraverso l'inatteso che si può veramente viaggiare. Non si tratta solo di seguire un itinerario prestabilito, ma di lasciarsi trasportare dalle emozioni e dalle sensazioni che il viaggio suscita. La crisi è un momento cruciale nel viaggio. È quando l'io si trova di fronte a una sfida o a un ostacolo che mette in discussione le sue certezze. È un punto di svolta, in cui si è costretti a riconsiderare le proprie convinzioni e ad adattarsi alle nuove circostanze. È solo superando la crisi che si può continuare il viaggio e raggiungere una nuova situazione finale. Il viaggio è simile a un volo di notte, come afferma Saint-Exupéry nel racconto "Volo di notte". Durante un volo di notte, si è immersi nell'oscurità e si deve affidare ai propri istinti e alla propria intuizione. È un'esperienza di incertezza e di avventura, in cui si va un po' a tastoni. È solo lasciandosi trasportare che si può veramente vivere il viaggio. In conclusione, il viaggio è un'esperienza di scoperta e crescita personale. È un percorso che richiede apertura mentale, adattabilità e coraggio di affrontare le crisi. È solo superando gli ostacoli e lasciandosi sorprendere che si può veramente viaggiare.

situazione finale (strutturalismo). Senza lacrisi, senza il secondo punto, la situazione finale non ha importanza. Non è la situazione finale che fa ilracconto e nemmeno che fa il viaggio, la parte più importante è la situazione intermedia di crisi. Non importacome finisca, perché l’importante non è tornare, ma partire. Il problema è quando parte il viaggio o ilracconto, e questa partenza la si trova nella crisi.→Terza regola VIAGGIARE È STARE IN VIAGGIO. La filosofia della beat generation. Si può parlare di On theroad (il libro), in viaggio. Il viaggio è continuo, senza sapere dove si va. Bisogna essere in viaggio nella crisi.Quando si pensa ad un viaggio bisogna immaginare una strada aperta, senza fine. Ci sono modi diversi dipensare un viaggio, i due modi fondamentali sono:- Un viaggio come movimento circolare, un viaggio con un’andata e un ritorno, un viaggio che cigarantisce che non ci perderemo mai.

È il viaggio di un weekend, il tempo libero, la vacanza. Questo tipo di viaggio è l’idea che il piacere del viaggio sta nel desiderio di tornare. È il viaggio di Ulisse, Gaia Antonini pag. 15 dominato dalla nostalgia di casa, dominato dalla voglia di tornare. Tutti i viaggi greci sono esempi di viaggi circolari (Ercole).- Un viaggio come stare nell’infinito, un viaggio dove vai e non torni, nel senso che non torni com’era prima. Questo viaggio può essere anche un’amicizia, un amore, perché si inizia un viaggio con l’altro e non si torna più indietro. In questo genere di viaggio abbiamo l’idea di una tenda. Il modello è il modello del viaggio di Abramo. Abramo lascia tutto, parte e va in un paese che non conosce. In questo viaggio non prevale la nostalgia, ma l’uscita, la speranza. Un altro esempio sono Adamo ed Eva, oppure l’esodo degli ebrei dall’Egitto in cerca di una terra promessa. Lévinas,

Derrida e Walzer (intellettuale statunitense, che scrive nel 84-85, Esodo e Rivoluzione) affermano che viaggiare è un'esodo, è un'uscita dalla schiavitù per raggiungere la democrazia, è una rivoluzione. Anche in un rapporto si può arrivare a situazioni di schiavitù e il viaggio ha una forma di rivoluzione. L'immagine della tenda è l'immagine del nomadismo, del non tornare più dove si è stati. Abramo lascia la sua patria per una terra ancora sconosciuta. Viaggiare è stare in viaggio, ciò significa che il viaggio non è più un'iniziativa dell'io. Viaggiare è stare in viaggio, ma non per uno sballo, ma perché ci si accorge che si è chiamati a fare questo viaggio. Il viaggio diventa più un rispondere che un andare, diventa un lasciarsi portare dall'altro. L'incontro con l'altro non ha termine. È un rispondere, un farsi.

trasportare dall'altro. Nietzsche dice a proposito di questo che il Tu è parola più antica dell'Io, per questo si può dire "Amo a te" (non "Io ti amo" logica del cacciatore che prende una preda, al contrario con "amo a te" sei tu che susciti l'amore).

Quarta regola NON SI VIAGGIA NELLA PURA CONFERMA DI SÉ. Nella pura conferma di sé non c'è viaggio, non c'è meraviglia. Quando non ci si stacca da sé, quando non si incontra l'altro allora non si sta viaggiando. È una sciocchezza dire "viaggiando si impara". Sartre, nel libro L'ultimo turista afferma "Troverò pure a Venezia un buon piccolo motivo di angoscia. Ma no, questa città è del tutto inoffensiva. Tuttavia la limitazione dello sguardo mi preoccupa, non vedo oltre la punta del mio naso." (Sartre stava perdendo la vista), tanti viaggi.

i nostri giorni sembra aver perso il suo significato originale. Viaggiare non è più solo un'esperienza fisica di spostamento da un luogo all'altro, ma è diventato un concetto più ampio che include anche l'esplorazione interiore e la scoperta di nuove culture e modi di pensare. La letteratura di viaggio, quindi, non si limita più a descrivere semplicemente luoghi e paesaggi, ma si concentra anche sulle emozioni, le riflessioni e le esperienze personali dell'autore durante il viaggio. Questo genere letterario ci permette di immergerci in mondi diversi e di ampliare i nostri orizzonti, anche senza muoverci fisicamente da casa. In un mondo sempre più connesso e globalizzato, dove tutto sembra essere a portata di mano grazie alla tecnologia, è importante ricordare che non tutto ciò che sembra un viaggio lo è veramente. Spesso ci limitiamo a spostarci da un luogo all'altro senza veramente immergerci nella cultura e nell'esperienza del luogo che stiamo visitando. Quindi, la prossima volta che intraprenderai un viaggio, ricorda di aprire la mente e il cuore, di lasciarti sorprendere e di vivere davvero l'esperienza. Solo così potrai davvero dire di aver fatto un viaggio, anche se non hai mai lasciato la tua città.
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
22 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Gaia_1999 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Etica sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Riva Franco.