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- PERSPECTIVE ON THE OUTCOME PROBLEM
WAMPOLD (2013).
Qui viene riportato semplicemente l’abstract di questo lavoro di Wampold del 2013, abbastanza recente,
che riprende il dibattito, cerca di capire a che punto siamo oggi. Quindi siamo partiti dal dibatto tra Eysenck
e Strupp, dove siamo arrivati? Qui già vedete nel titolo, tradotto il bello, il brutto e il cattivo (per ricordare
la metafora Western), e fa una analisi ‘’50 anni’’; che cosa successo alla psicologia in questi 50 anni rispetto
al problema della efficacia della terapia, il risultato della terapia.
The good
- Wampold (2013) ha evidenziato che all’epoca la psicoterapia era praticata solo dai medici e
nell’opinione pubblica vi era l’idea ce fosse una pratica medica consolidata e universalmente
riconosciuta dalla medicina.
L’articolo odi Eysenck ha avuto il merito di costringere gli psicoterapeutici a porsi domande
97 Psicologia della personalità
scomodo circa l’efficacia terapeutica. La valutazione a posteriore basata sul singolo caso non è più
stata considerata accettabile in termini scientifici.
Ciò ha aperto la strada a studi controllati basati sulla randomizzazione.
E appunto Wampold, intanto sottolinea il fatto che all’epoca la psicoterapia era praticata solo dai medici
era per lo più ad indirizzo psicodinamico-analitico, praticata solo dai medici e nell’opinione pubblicata il
fatto che fosse praticata dei medici si aveva l’idea che quindi fosse una pratica medica consolidata. Quindi il
lavoro di Eysenck in qualche modo ha messo in dubbio questi aspetti e grazie al riguardo che n’è seguito si
è sviluppato un pensiero critico maggiore rispetto alla psicoterapia stessa. Quindi l’articolo di Eysenck ha
avuto il merito di costringere gli psicoterapeuti a porsi domande scomode rispetto a come valutare gli
effetti del trattamento psicoterapico e ha portato quindi a lavori più scientifici per quanto riguarda la
possibilità di seguire gruppi di controllo che adesso vengono ampiamente utilizzati, si utilizzano dei ‘’draial’’
(?) clinici randomizzati per verificare l’efficacia della terapie, ci sono stati degli studi che hanno confrontato
l’efficacia della terapia rispetto all’utilizzo di farmaci, sempre con un criterio di randomizzazione dei
soggetti e quindi attribuzione casuale ai diversi gruppi sperimentali o di controllo.
Quindi questa era la parte positiva del lavoro di Eysenck del dibattito che seguito all’articolo.
The bad
- il dibattito tra Eysenck e Strupp non era imparziale.
Eysenck difendeva la terapia comportamentale (che lui stesso non ha sottoposto ad esami così
critici come ha fatto con la psicoanalisi).
Strupp difendeva la psicanalisi e le sue risposte ad Eysenck erano focalizzate a screditare il lavoro di
Eysenck.
Qui invece abbiamo gli aspetti un po' più negativi, perché nessuno dei due né Eysenck né Strupp erano
imparziali. Quindi tutti e due avevano il loro programma la loro agenda, e appunto Eysenck difendeva la
terapia comportamentale a danno della psicoanalisi però come Wampold sottolinea nei suoi studi non ha
mai sottoposto a controlli così rigidi la terapia comportamentale. Che appunto all’epoca non veniva
chiamata psicoterapia non ritroviamo negli studi appunto che abbiamo visto prima la terapia
comportamentale.
Strupp invece difendeva dal suo punto di vista la psicoanalisi e cercava di identificare degli elementi a volte
un po' personali e gratuiti per screditare la figura di Eysenck, che appunto (Eysenck) non lasciava correre
rispondeva in maniera spiccato e quindi questo dibattito è diventato a un certo punto sterile e antipatico.
The ugly
- Nonostante l’articolo di Eysenck e il dibattito con Strupp che ne è seguito, abbiamo avuto il merito
di spingere verso nuove ricerche scientifiche finalizzate alla valutazione delle terapie sulla base di
criteri oggettivi, la questione su come valutare gli effetti della psicoterapia è ancora aperta e
dibattuta in ambito scientifico.
Ma la cosa peggiore è che nonostante questo dibattito sia passato ormai da tanti anni in realtà ancora oggi
non è che siamo andati molto oltre, nel senso che è vero che ci sono studi basati sulla standardardizzazione
e quindi su gruppi di controllo, che seguono metodologie più efficaci; però ancora manca un accordo pieno
rispetto a quali sono gli elementi su cui noi dobbiamo valutare l’efficacia della terapia. Se consideriamo
l’approccio psicoanalitico, abbiam già detto quando abbiamo parlato di psicoanalisi, l’obiettivo della
psicoanalisi così come si è andato definendo negli anni, è quello di aumentare la consapevolezza del
soggetto, non necessariamente questo porta ad una guarigione può portare però a un maggiore
98 Psicologia della personalità
adattamento del soggetto che viene a far fronte con le proprie difficoltà e i limiti, però gli occhi di un altro
terapeuta quello potrebbe non essere una guarigione, e infatti nella maggior parte dei casi non lo è. Quindi
non abbiamo accordo rispetto a come valutare la guarigione e il miglioramento nelle psicoterapie, quindi
questo è ancora un tema di forte dibattito, ci sono ancora molti articoli che discutono questo tema però
appunto non abbiamo ancora una uniformità di valutazione.
- Lavori citati da Wampold che mostrano l’efficacia delle psicoterapie con studi randomizzati e controlli.
(reg. 29.30)
Risposta: Ci sono altri articoli a supporto di Eysenck? Sulla psicoanalisi molti ancora ritengono che non sia
efficace, però la psicoterapia in generale (oggigiorno psicoterapia è diversa da psicoanalisi) no. Diciamo che
si dibatte molto su quali siano le psicoterapie più efficaci in rapporto a specifici problemi; per cui rispetto a
un disturbo post-traumatico da stress qual è la terapia più efficace? Rispetto a una depressione qual è la
terapia migliore? Altri vanno anche altre, lo vedremo adesso parlando della teoria dei BIG FIVE, ad esempio
i big five vengono utilizzati per valutare quale può essere la terapia più idonea per quella persona, perché a
seconda dei tratti della personalità potrebbe essere più efficace una terapia piuttosto che un’altra. Quindi
non possiamo parlare in senso astratto di efficacia della psicoterapia perché ci sono psicoterapie che sono
più efficaci rispetto a determinati problemi psicologici e che possono essere ancora più adeguate se
abbiamo un incontro tra caratteristiche di personalità e tipo di trattamento. È un discorso molto più
complesso non è BIANCO o NERO come lo voleva far vedere Eysenck però è anche vero che appunto
all’epoca si basava solo sul POST hoc, se i pazienti sono migliorati dopo la terapia, e tutti gli altri che non
sono migliorati invece? Dal quel punto di vista aveva ragione però aveva anche un suo secondo fine si
spingeva in una direzione e questo non è stato utile alla problematica stessa che poteva essere affrontata
già in anni precedenti.
- Chiunque sia interessato meta-analisi di Glass e colleghi ; effetti della psicoterapia
- SVILUPPI ULTERIORI NEL DIBATTITO PERSONALITY TRAIT CHANGE AND IMPROVING PEOPLEE’S
LIVES: CHANGING PERSONALITY TRATITS SHOULD BE THE FOCUS OF INTERVENTIONS. (BRENT
ROBERS 2012)
Dato che un obiettivo dell’intervento terapeutico è quello di armare gli individui con la capacità di
gestire situazioni simili in futuro, i terapeuti dovrebbero fissare l’obiettivo di modificare i tratti di
personalità dei loro pazienti in modo da aiutarti a fa fonte alle sfide del futuro quando non avranno
un terapeuta a disposizione per il supporto e la guida.
Robers lo vedrete citato varie volte nel testo (anche in relazione ai big five) in relazione agli studi della
psicologia della personalità. Questo autore ritiene che l’efficacia della terapia debba essere valutata in
rapporto alle caratteristiche di personalità, cioè ritiene che piuttosto che andare a vedere l’adattamento
del soggetto in vari contesti sia rilevante valutare se attraverso la psicoterapia siano riusciti a modificare
alcuni dei tratti del soggetto, cioè se il soggetto partiva da marcato nevroticismo, che evidentemente va a
influire sugli stati d’ansia, sulle emozioni negative e così via, quindi se attraverso la psicoterapia siamo
riusciti ad abbassare il livello globale di nevroticismo in quel soggetto. Quindi lui dice: facciamo una
valutazione dei tratti di personalità all’inizio della terapia e ovviamente poi nel tempo, quindi a intervalli
regolari, per verificare se le caratteristiche di personalità del soggetto stanno realmente cambiando. Lui fa
appunto una serie di discorsi, innanzitutto partiva un po' dall’idea che spesso per alcuni tipi di problemi
spesso si ricorre alla terapia cognitivo-comportamentale che è una terapia di tipo breve, quindi dove si
cerca di risolvere il problema specifico, quindi seguendo degli step ben definiti; però lui dice: come
99 Psicologia della personalità
facciamo nel momento in cui il paziente non è più in terapia e non ha disposizione il terapeuta che gli dà
indicazioni rispetto a come affrontare una certa problematica? Cioè nel momento in cui il paziente è da sole
non ha più gli strumenti perché appunto non ha più il terapeuta che gli dia il suggerimento efficace e quindi
può tornare a manifestare una serie di problemi psicologici. Se invece noi lavoriamo sui tratti diamo la
possibilità a quel soggetto di sviluppare delle tendenze di comportamento che si attiveranno in qualche
modo da sole nel contesto e quindi lui da solo troverà la soluzione a quello specifico problema. Perché non
è più così nevrotico come lo era all’inizio, adesso presenta una maggiore stabilità emotiva quindi è in grado
di affrontare meglio anche una situazione stressante. Questo è il tipo di ragionamento che fa Robers, ve
l’ho presentato come modello che poi ci porta verso il modello dei cinque fattori non è ovviamente un
approccio totalmente condiviso però comunque è una nuova direzione su cui appunto si sta lavorando su
cui si fa ricerca, e appunto anche lui continua a sottolineare il fatto che mentre alcuni approcci psicoterapici
hanno in qualche modo l’onestà intellettuale tutti i dati così come sono per il vaglio della comunità
scientifica altri, la psicoanalisi la nominiamo di nuovo, questo non lo fanno. E quindi li abbiamo delle
difficoltà di effettuare delle misurazioni perché i dati non sono forniti in una modalità che sia controllabile,
verificabile dalla comunità scientifica. CATTEL