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TOMMASELLO

La teoria di Tommasello: Le origini culturali della cognizione umana

T. riprende delle teorizzazioni di Piaget e di Vygotsky e le integra dando anche degli elementi di

novità.

T. parte dall’osservazione del Homo sapiens e fa una serie di teorizzazioni considerato il piano

filogenetico dello sviluppo dell’uomo. HS produceva degli strumenti di pietra, utilizzava dei simboli

per comunicare e strutturare la vita sociale e aveva sviluppato delle pratiche sociale: i morti venivano

seppelliti, venivano utilizzate prattiche di addomesticamento degli animali.

Secondo T. tutto questo è stato permesso dalla trasmissione culturale. A differenza di quanto accadeva

prima, la trasmissione culturale fa si che le acquisizioni dell’individuo non vadano perse ma vengano

trasmesse alla generazione successiva, che quindi non riparte da capo nella sua scoperta delle

modalità migliori per adattarsi all’ambiente per poter vivere. Ha come punto di partenza le scoperte

della generazione precedente. In questo HS è diverso dagli altri animali dove ogni individuo fa per

se stesso: scopre delle cose, trova un adattamento ma poi questo adattamento non si tramanda agli

altri. Di fatto ogni singolo individuo/animale ricomincia da capo nella scoperta delle modalità

migliori di adattarsi all’ambiente. Invece con HS la specie umana inizia questa pratica di tramandare

agli altri le proprie scoperte e questo porta ad avere delle modalità di adattamento all’ambiente sempre

più evolute in un processo continuo di costruzione della conoscenza che tiene conto delle scoperte

delle generazioni precedenti.

Le scoperte dei singoli vengono preservate e conservate e si viene a generare un patrimonio culturale

cumulativo.

T. si interroga su che cosa permetta questa forma di collaborazione sociale. Secondo T. quello che fa

la differenza tra HS e gli altri animali è la presenza di un meccanismo biologico che ci consente di

comprendere gli altri conspecifici come esseri simili a noi negli scopi e nelle intenzioni. Negli esseri

umani ci sarebbe un meccanismo biologico (probabilmente di tipo innato) che ci consente di vedere

intenzioni,… se loro sono simili

le altre persone come delle persone simili a noi con gli stessi bisogni,

a noi ci identifichiamo in altre persone e proprio identificandoci con loro possiamo imparare. Quello

che fanno loro potrebbe essere anche la soluzione ad un mio problema. Questo non accade negli

animali.

Il meccanismo cruciale per lo sviluppo dal punto di vista filogenetico o ontogenetico sembra essere

il meccanismo di identificazione che consente all’individuo di identificarsi con gli altri, di percepirli

nelle intenzioni. T., spostando il focus dall’evoluzione

come simili a se stessi negli scopi, nei bisogni e

della specie umana all’evoluzione del singolo individuo, si interroga: quando è che questo

meccanismo compare nell’evoluzione dell’individuo?

I primi comportamenti che ci indicano che c’è una primitiva identificazione con gli altri esseri umani

mesi. Nello sviluppo sociale, in questo periodo compare il gesto dell’indicare.

lo osserviamo tra i 9-12

Questo gesto dell’indicare soprattutto quando si tratta di un gesto dichiarativo (guarda la, guarda

questa cosa che è interessante per me e potrebbe essere interessante anche per te, voglio farti vedere

qualcosa…) è il primo gesto che ci indica come il bambino ha una primitiva idea che anche gli altri

esseri umani possono avere gli stessi interessi suoi.

T. cerca di capire meglio se questo sia un meccanismo che avviene con lo sviluppo che va di pari

passo con lo sviluppo di altri aspetti o se invece sia un meccanismo specifico. Effettua uno studio

comparativo tra i primati ed i bambini di 9-12 mesi (è nella fase delle reazioni circolari secondarie, è

in grado di coordinare i mezzi ed i fini, è il momento dello sviluppo in cui compaiono per la prima

volta questi comportamenti dell’indicare, cominciano a comparire le prime parole e comincia a

manifestarsi l’attaccamento).

Gli studi effettuati sui primati evidenziano che i primati dal punto di vista cognitivo sono capaci di

atti di intelligenza sensomotoria:

- la scimmia costruisce un rialzo con degli oggetti per arrivare a prendere del cibo che sta in

alto

- la scimmia dentro la gabbia usa un bastone come prolungamento della mano per raggiungere

il cibo e mangiarselo

Questi comportamenti sono caratteristici del 5° sotto-stadio del Sensomotorio della teoria di Piaget

relativi al periodo 15-18 mesi.

Nel confronto tra il bambino di 9-12 mesi che indica (3° sotto-stadio del sensomotorio) e le scimmie

che hanno un comportamento di sviluppo superiore (5° sotto-stadio).

I primati:

- sono in grado di ricordare dove sono certi oggetti

- sono in grado di seguire anche movimenti invisibili degli oggetti

- danno idea che ci sia qualche tipo di rappresentazione mentale degli oggetti nei primati

- a livello spaziale sono in grado di trovare nuove vie alternative

- mostrano una abilita di categorizzazione degli oggetti sulla base di somiglianze percettive

- sono in grado di comprendere e confrontare insiemi di piccole numerosità

siamo tra il 5° e 6° sotto-stadio del Sensomotorio e alcuni comportamenti ci fanno pensare ad un

livello intellettivo di inizio pre-operatorio.

Dal punto di vista cognitivo i primati sembrano più avanti del bambino di 9-12 che abbiamo preso

come riferimento.

Nonostante che dal punto di vista cognitivo i primati siano più avanti a loro manca una caratteristica

che troviamo in bambini di 9-12 mesi: comprendere i conspecifici, le altre persone della stessa specie

come simili a se nelle intenzioni e nella mente. Questo lo capiamo dal gesto di indicare che nei primati

non è presente.

Come gesto di indicare si intende di indicare rivolto verso un’altra persona con l’intento di influenzare

l’attenzione o il comportamento. Di portare l’altro essere di guardare un oggetto che noi stiamo

guardando.

Un altro confronto per capire meglio le caratteristiche di questo meccanismo di identificazione con

gli altri viene fatto da T. tra i bambini con lo sviluppo tipico e i bambini con autismo.

L’autismo è un disturbo nel quale il livello di intelligenza può essere variabile: bambini con disabilità

intellettiva, con intelligenza nella norma e con intelligenza superiore alla norma.

Nelle persone con autismo, indipendentemente dal loro livello intellettivo sembra essere

compromesso il meccanismo biologico che permettere di comprendere l’intenzionalità degli altri e

che troviamo nell’autismo

che permette di immedesimarsi con altri. Le principali compromissioni

sono quelli nelle relazioni sociali e nella comunicazione.

Per poter sviluppare questi due aspetti, è necessario comprendere che l’altro è simile a me. Solo se

comprendo questo desidero comunicarli qualcosa e desidero interagire con lui.

Questi studi ci dicono che è possibile progredire con altre competenze rimanendo fermi nella capacità

di comprendere le intenzioni degli altri.

Questa divisione tra lo sviluppo cognitivo e lo sviluppo di comprendere le intenzioni degli altri porta

a pensare che esista un meccanismo specifico per la comprensione delle intenzioni degli altri.

T. ipotizza che sia un meccanismo specifico (uno spicchio dell’arancia) che gli esseri umani hanno

su base innata. La capacità di comprendere le intenzioni degli altri e di immedesimarsi con gli altri è

dell’individuo in quanto alla base dello

posseduta su base innata ed è importante per lo sviluppo

sviluppo del linguaggio. Solo perché credo che gli altri abbiano intenzioni, bisogni simili alle mie che

sento il bisogno di comunicare qualcosa all’altro.

Una prima manifestazione della capacità di comprendere le intenzioni altrui è il gesto di indicare che

non è presente nei primati.

La non comparsa di questo gesto tra 9-12 mesi è un campanello di allarme per quanto riguarda la

possibile presenza in un bambino di disturbi dello spettro dell’autismo. Quando il bambino indica

tiene conto delle intenzioni degli altri e di come l’altro può interpretare il suo gesto e lo fa perché

attraverso il suo gesto cerca di influenzare il comportamento dell’altro.

Prima di questo periodo i bambini tendono ad interagire o con gli oggetti o con le persone. Dopo

comincia a comparire l’attenzione condivisa. Il bambino interagisce con l’adulto o con gli altri

proprio per condividere l’attenzione verso qualcosa di esterno (tieni, guarda com’è interessante).

La comprensione degli interessi degli altri evolve e migliora con lo sviluppo. A 2 anni, secondo T.,

c’è un ulteriore momento particolarmente importante in cui migliora la comprensione delle intenzioni

degli altri.

Questo si osserva dal fatto che si ha una evoluzione da dei comportamenti di emulazione (presente

anche nei primati) a comportamenti di imitazione (presente solo negli umani) in cui il bambino è in

grado di ripetere semplici gesti visti fare da qualcun altro.

L’imitazione ha un ruolo cruciale nello sviluppo. Dal suo punto di vista anche i primi giochi simbolici

sono frutto di imitazione di un comportamento visto fare dall’adulto. Spesso viene fatto a beneficio

degli altri (viene fatto in presenza di altre persone), poi i comportamenti di gioco simbolico vengono

in atto indipendentemente dalla presenza dell’adulto per soddisfare i bisogni dell’Io non

messi

soddisfatti in situazioni di realtà.

Tomasello riprende le teorizzazioni di Vygotskiy in quanto anche per T lo sviluppo del bambino è

uno sviluppo di tipo sociale e avviene nel modo in cui avviene perché il bambino nasce e cresce in

un contesto sociale.

T. riduce l’importanza che viene data da V. al linguaggio come un qualcosa di cruciale nel

determinare l’evoluzione delle funzioni psichiche superiori. Per T. è molto importante questo

meccanismo di identificarsi con gli altri presente dai dai 9-12 mesi. Grazie alla presenza di questo

meccanismo che il bambino è poi in grado di sviluppare il linguaggio inteso come istituzione sociale

di natura simbolica. Un linguaggio costituito da simboli che non solo descrivono ma servono anche

per interpretano la realtà. Il linguaggio si sviluppa solo quando sono presenti una serie di prerequisiti:

l’attenzione congiunta (insieme ad un'altra persona su un oggetto o su una cosa di esterno), la

comprensione dell’intenzione comunicativa. A questo punto il linguaggio viene acquisito per un

processo di inversione dei ruoli. Il bambino piccolo sente intorno a sé le persone che parlano.

la ripetuta esposizione in contesi di attenzione congiunta all’etichetta verbale/simbolo che

Attraverso

corrisponde all’oggetto, il bambino acquisisce il simbol

Dettagli
Publisher
A.A. 2024-2025
70 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher LumissCostea di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Lanfranchi Silvia.