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La storia a questo punto non è data una volta per tutte: il fatto accaduto è unico, ma la rico-
struzione del fatto sulla base delle fonti che ci sono pervenute non lo è. Può darsi infatti che
una nuova fonte smentisca o comunque cambi in qualche modo l’interpretazione. Gli archivi
sono pieni di documenti ancora sconosciuti, o conosciuti ma in modo impreciso in quanto un
1
documento risponde se si ha una domanda da porre. Tra questi documenti sconosciuti, ci sono
i cosiddetti “documenti privati”, che fino a qualche anno fa erano considerati “quisquiliae
privatae gentis” (Muratori). Nel Medioevo però non esisteva il catasto, quindi anche i docu-
menti privati sono stati poi riscoperti e rivalorizzati per la loro importanza storica.
La storia è passibile di continue revisioni. I risultati della storia sono quindi arbitrali? Il pas-
sato è mediato dal pensiero presente dello storico, c’è una certa soggettività che non può
essere eliminata. Alla fine del lavoro non viene presentata la verità assoluta ma il pensiero
dello storico. Il lavoro storico è un tentativo dell’uomo di rivisitare le faccende del passato,
ma è un suo tentativo di conoscere sempre più. La storia è una verità dinamica, modificabile.
Cardini scrive: “il vero assoluto non è oggetto della ricerca storica, vòlta per contro ad affer-
mare verità storiche sempre perfettibili in quanto il passato una volta passato non muta bensì
mutiamo noi, le nostre esigenze, le domande che gli poniamo, i nostri strumenti e metodi di
ricerca” (Avvenire, 29 ottobre 2015). La storia fornisce ipotesi da verificare. Il principio della
fallibilità è quindi percorribile sia dalla storia sia dalle scienze come la matematica e la fisica.
Il metodo dell’una e delle altre è d’altronde di porsi delle domande e cercare una risposta. [Un
libro su questo tema è “Contro Rothbard. Elogio dell’ermeneutica” di Dario Antiseri. Altro
libro di Antiseri è “Come lavora uno storico”.]
Non bisogna però essere presi dal “feticismo del documento” → col Positivismo si credeva
che il migliore libro di storia fosse un libro di soli documenti. Il documento solo è muto,
bisogna osservarlo, contestualizzarlo, capire se è vero o falso e perché è stato scritto. Un
esempio lampante è la Donazione di Costantino, un falso che però è stato utile spesso alla
storia. Anche il documento è d’altronde un prodotto del montaggio dell’epoca, che segue la
mentalità dell’epoca.
La fonte per lo storico può dunque essere qualsiasi cosa che parli dell’uomo, ma va interpre-
tata. Lo storico è quindi condizionato dalle tracce che il passato ci ha lasciato. In latino si
hanno le res gestae, avvenimenti del passato e quindi dati immodificabili, ma la historia,
l’interpretazione del passato, è sì superabile.
Introduzione al Medioevo
Il Medioevo è una porzione del passato (la ripartizione del tempo, che comunque può sempre
essere provvisoria, è utile all’uomo perché lo aiuta a padroneggiare il tempo).
L’idea del periodo medievale nasce in età umanistica, nel ‘500. In questo periodo viene ini-
zialmente chiamato media tempestas o media aetas (medium aevum appare solo nel ‘700) →
gli umanisti dunque, che vogliono restaurare l’età classica, notano quest’era di intervallo. Il
primo a scrivere di fatto una storia del Medioevo, pur senza volerlo intenzionalmente è l’uma-
nista Keller nel 1688, nel libro Historia medii aevi. Già gli umanisti sviluppano un’idea
oscura del Medioevo, periodo che loro vedono come decadenza della cultura classica greca
e romana, decadenza dell’età d’oro. È quindi da subito un’era classificata come un negativo
tra due poli positivi. 2
Quest’idea viene poi sottolineata dai protestanti luterani, perché secondo loro il Cristiane-
simo aveva vissuto una decadenza durante il Medioevo e loro volevano riportare la Chiesa
alla purezza delle origini. Anche qui dunque abbiamo un polo negativo tra due positivi.
Gli Illuministi poi ritengono di aver portato fuori l’umanità dalle tenebre, che per troppo
tempo aveva creduto alla religione, per loro superstizione. Di nuovo un segmento negativo
tra due poli positivi.
Punti da tenere a mente:
1) negatività → si associa il Medioevo a qualcosa di negativo sin dall’inizio, dal Quat-
trocento. L’uomo ha sempre una visione prospettica, gli Umanisti guardavano indietro
e vedevano il secolo esattamente precedente, il XIV, che per certi versi era stato dav-
vero devastante a causa di carestie, della guerra dei cent’anni etc. Carestie e guerre
tuttavia c’erano sempre state e nell’Alto Medioevo le carestie soprattutto erano più
rare.
2) ampiezza variabile → l’ampiezza di un periodo storico evolve insieme alla storia,
dipende dal punto di osservazione. Solitamente il Medioevo viene fatto iniziare nel
476, con la deposizione di Romolo Augustolo, ultimo imperatore in Occidente, da
parte di Odoacre e durare fino alla Presa di Costantinopoli del 1453 o al 1492, anno
della scoperta dell’America. Pirenne, studioso di storia economica vedeva invece il
Medioevo iniziare con la diffusione dell’impero arabo sulle coste meridionali europee
perché si spezzava così un’unità economica e quindi culturale: questo accadde nel 711,
con l’attraversamento dello Stretto di Gibilterra. Da un punto di vista religioso, Mor-
gen e Capitani ritenevano che il Giubileo del 1300 e la nuova spiritualità di San Fran-
cesco segnavano una svolta, e quindi la fine del Medioevo. Per il mondo tedesco la
traduzione della Bibbia in lingua gota per iscritto da parte di Hulfila segna l’inizio di
una nuova età che termina con la traduzione da parte di Lutero in tedesco moderno.
Muratori lo fa iniziare nel 410 quando i goti di Alarico conquistano Roma (Agostino
fu spinto a scrivere il De civitate Dei da questo avvenimento); altri nel 406, il 31 di-
cembre, quando i barbari attraversano il Reno congelato e conquistano la Gallia.
Grossomodo la durata è comunque di dieci secoli e di conseguenza è un’età difficile da do-
minare.
Proprio per dominarlo sono anche state introdotte alcune periodizzazioni:
- Tardo-antico (III sec./VII sec.)
- Early modern
Un’altra suddivisione classica del Medioevo è quella in due epoche:
- Alto Medioevo (da 476 a 1000)
- Basso Medioevo (da 1000 a 1476)
Alcuni poi lo dividono in tre periodi:
- Alto Medioevo (da 476 a 1000) 3
→ esperienza comunale, cavalleria,
- Pieno Medioevo (da 1000 a 1300 Romanico e
Gotico)
- Basso Medioevo (da 1300 a 1492)
In generale è un’età di transizione tra due equilibri, di sperimentazione tra il mondo antico
e l’epoca moderna.
L.A. Muratori, fu uno dei primi a occuparsi del Medioevo in Italia, pur vivendo nel ‘700. Ne
“Le dissertazioni…” diceva che anche se la società italiana non era all’apice durante il periodo
longobardo, posta a confronto con le altre società contemporanee non avesse comunque nulla
in meno rispetto a queste. Invitava a studiare il Medioevo perché era ancora “nelle tenebre” e
perché tanta parte dei riti, della struttura dell’Italia e della religione avevano le radici proprio
nel Medioevo. Muratori precede il Romanticismo, che tenendo in considerazione gli elementi
più irrazionali, esalta gli aspetti che l’Illuminismo guardava con disprezzo. Il Romanticismo
dà importanza al regionalismo, al nazionalismo e il Medioevo viene studiato proprio come
periodo in cui hanno origine le nazioni.
Nasce la MGH (Monumenta Germaniae Historica), una società che si è dedicata alla pubbli-
cazione delle fonti sulla nascita della Germania, nelle quali però sono contenute molte fonti
anche italiane. Anche in Italia sono state fondate collane sul Medioevo o deputazioni di storia
patria: Carlo Alberto istituisce la Historiae patriae monumenta (fonti sul Regno di Sicilia) e
un altro esempio è la Biblioteca della società storica subalpina (Piemonte).
Dopo il Romanticismo viene il Positivismo, che si concentra moltissimo sulle fonti. Sap-
piamo però che a volte i documenti venivano travisati o interpretati in modo scorretto e tal-
volta hanno dato origine a errori storici e storiografici: i cosiddetti tetti “a cappello di strega”,
per esempio, in realtà non esistevano in età medievale, sono frutto di restauri Ottocenteschi
che molto spesso hanno dato origine a strutture neo-medievali più che autenticamente medie-
vali. Anche nel Castello Sforzesco di Milano ci sono strutture originarie medievali accostate
a parti che sono invece state ricostruite. L’architetto deputato al restauro, Beltrami, ha comun-
que ricostruito il Castello Sforzesco com’era originariamente. In Piemonte si trova l’abbazia
di San Michele della Chiusa in cui l’architetto D’Andrade si è occupato della ristrutturazione.
Sappiamo che nel Medioevo, per coprire i muri, si utilizzavano affreschi o arazzi. Sul tema
degli errori storiografici e di restauri imprecisi nel corso della storia Xavier Barral i Altet ha
scritto il saggio “Contro l’arte romanica”. Jacques Le Goff sosteneva che fosse stata l’arte
africana ad aver influenzato l’idea dell’arte romanica come spoglia, nuda. Altro esempio è il
Palio di Siena, originariamente semplice gara di abilità che solo nell’Ottocento è stata “me-
dievalizzata”.
Umberto Eco, mostrando di comprendere l’importanza storica del periodo in esame, scrive:
“Il Medioevo inventa tutte le cose con cui ancora stiamo facendo i conti.”
Nell’età ellenistico-romana la civiltà è urbana e costiera, il Medioevo sposta il baricentro
verso il Nord Europa. È, come si è visto, un’epoca di sperimentazione di modelli politici e
sociali. I nuovi popoli, a nord, riutilizzano parti della antica cultura, ereditata soprattutto dalla
Chiesa (a differenza per esempio di ciò che succede con gli arabi nella Penisola Iberica, por-
tatori di un’altra civiltà). È un’età dinamica e per certi versi convulsa. 4
Il momento di inizio è la rottura di un equilibrio, il momento in cui muore Teodosio
e l’impero si divide definitivamente in due parti (395). Nella seconda metà del III
sec., infatti, si iniziano ad avvertire delle crepe.
L’impero confinava con i Persiani e il “Barbaricum”, territori su cui risiedono popolazioni
seminomadi (il