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ORGANICITA’
Per conciliare questi due aspetti Maffesoli introduce il concetto di RAGIONE SENSIBILE, un
modello eterogeneo rispetto al modello razionale dominante, una ragiona “altra” distinta da
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quella finora presentata come l’unica ragione possibile (la razionalità cartesiana, che Maffesoli
definisce ragione astratta). Per illustrarla ricorre all’antico mito del letto di Procuste, per cui tutte
le parti (del corpo dei viaggiatori e quindi metaforicamente tutti gli aspetti disturbanti e
contraddittoriali della ragione) che erano al di fuori dei limiti e dello del letto, venivano tagliate
via. Così la nostra cultura taglia via, ignora tutto quello che è legato alla complessità della vita.
Quanto più la vita è semplice, schematica, razionale tanto più è rassicurante e tanto più è facile
mantenere il potere ed il controllo. Ma la ragione astratta non è l’unico modo – per quanto essa lo
pretenda – di concepire la realtà.
Se fino ad un certo punto la modernità è stata essenzialmente economica e razionalista, oggi si
vive una fase di transizione detta POST MODERNA, in cui si assiste ad un radicale ribaltamento dei
valori che hanno orientato finora la concezione del sociale.
Quindi questa fase di transizione comincia ad avere in sé delle sensibilità diverse, (legate
sensorialmente non più solo alla vista ma anche a tutti gli altri sensi molto più “corporei”),
l’attenzione per delle percezioni nuove del reale, disponibile ad aprirsi a tutti gli aspetti conoscitivi
che precedentemente erano stati ignorati.
In questa visione del mondo gli aspetti più contraddittoriali dell’essere umano si integrano tra loro,
vita e morte sono strettamente connesse, l’uomo è razionale ma è anche animale, immerso nel
quotidiano ben lontano da quello che è puramente astratto e razionale.
Maffesoli propone quindi un sapere basato su aspetti complementari, che si intersecano ed
interagiscono tra loro, cercando di volta in volta cosa si adatta meglio alla situazione che si sta
vivendo. Il soggetto va pensato nei suoi diversi elementi che però devono integrarsi in modo
sensibile e non puramente razionalistico: sono quindi necessari strumenti più flessibili per studiare
la società e non solo dal punto di vista razionale. Si configurano così nuovi legami tra ragione e
sensibilità che prospettano un nuovo modo di guardare la realtà, allontanandosi dalla prospettiva
semplice e rassicurante dell’OVVIO.
LUOGO/LEGAME
L’uomo va visto in una prospettiva relazionale che comprende non solo la relazione
interindividuale ma anche ciò che lo lega ad un territorio, una città ed un ambiente che condivide
con gli altri. Il legame si stabilisce quindi tra tutte queste componenti, unendole in un unico
percorso in cui ognuna acquista il suo senso più pieno. In quest’ottica le varie “parti” che
compongono l’umanità ed il sociale non vengono più considerate separatamente una dall’altra,
ma sono unite da una serie di connessioni multidimensionali che confluiscono in un luogo che è
anche legame (in francese leiu/lien). Quindi non si parla più semplicemente di spazi condivisi, ma
di luoghi e posti (come dice Maffesoli) attraverso i quali passano le storie degli individui, e dei fatti
che, come in ogni cultura tradizionale, sono sempre diversi gli uni dagli altri. Questo anche se la
cultura dominante tende ad omologare e razionalizzare scientificamente il tutto.
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In questo modo succede che gli spazi progettati per essere semplicemente luoghi in cui far
svolgere cose in modo prevedibile ed ordinato (per es. i centri commerciali) diventano invece
luoghi di incontro, relazioni, di presenza di folle quindi esattamente il contrario di quello che si era
pianificato.
Il territorio quindi non è semplicemente un luogo. Il TERRITORIO è ciò in cui l’uomo pone le sue
radici in modo dinamico (cioè stabilendo relazione con esso e gli altri individui che lo abitano); è un
punto di partenza da cui poi si può andare “oltre”. Per oltrepassare un limite, bisogna che il limite
esista.
Tutta questa dialettica va descritta nella sua globalità; un termine che definisce questo fenomeno
è quello di “RADICAMENTO DINAMICO” (D’Andrea): si appartiene a un luogo e a partire da
questosi creano legami, che però perché siano veramente significativi, devono essere a loro volta
superati, in una dinamica in cui si alternano tensione e incompiutezza.
In questo senso lo spazio visto come TERRITORIO diventa il fondamento della socialità, in senso
essenziale, non normativo.
Nella società esistono ed agiscono allo stesso tempo una serie di poli contraddittoriali
(vicino/lontano, statico/dinamico), per cui non si può semplicemente ordinare in modo gerarchico
gesti e contesti, ma si deve per forza considerare tutto l’insieme in cui le varie parti – anche in
modo non immediatamente visibile – sono unite. In questo modo tutte le contraddizioni sono
presenti e sono vissute nel gioco continuo delle apparenza popolate di simboli che hanno
tantissime chiavi di lettura. Quindi l’intima correlazione tra abitante e luogo dell’abitare è un
tratto costitutivo delle culture tradizionali che la modernità tende a rimuovere. Questo avviene
anche grazie all’inserimento di punti di riferimento esterni che vengono inseriti nei vari territori
(per es. gli indirizzi, che permettono di sapere dove si trova una persona o una casa) e che sono in
ultima analisi strumenti di controllo che spazzano via i precedenti legami emozionali con il
territorio di appartenenza. Si è così costruito un legame tra uomo e spazio che è semplicemente
numerico (indirizzo) a cui si oppone il nomadismo, che usufruisce degli spazi secondo le proprie
necessità e rappresenta quindi un elemento destabilizzante nell’ordine sociale costituito.
TRIBU’
Il NOMADISMO implica che il nomade usa i luoghi che attraversa in libertà, senza tenere in
considerazioni vincoli, norme, permessi, divieti ecc. Una figura quindi destabilizzante per l’ordine
costituito che si dai tempi degli antichi romani (dove i nomadi erano i barbari) ha cercato di
combatterli ed emarginarli. L’idea di nomade è legata a quella di instabilità, libertà, ma anche a
quella di folla,di orda, di brulichio confuso della TRIBU.
Il termine TRIBU’ può essere interpretato in vari modi; in genere definisce un gruppo sociale pre-
politico e pre-contrattuale (nel senso di assenza di contratto sociale) e quindi ha finito per essere
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sinonimo di gruppo sociale primitivo. Il termine è poi anche applicato ai popoli africani in periodo
coloniale; si tratta quindi di un termine particolare, sicuramente non contemporaneo. Infatti si
tratta di un gruppo in cui il legame dell’individuo con il territorio è molto più stretto e diverso da
quello che si ha nelle nostre società, e c’è anche un senso di movimento, di nomadismo, di orda
che sommerge il soggetto in una grande entità che lo assorbe.
Secondo Maffesoli bisogna distinguere tra individuo, che ha una funzione, mentre la persona ha
un ruolo, entrambi coinvolti in una serie di azioni reciproche e contraddittoriali senza però che mai
uno dei termini venga ridotto interamente nell’altro. In quest’ottica per Maffesolila TRIBU’ è un
insieme disordinato in cui il soggetto non è più un’entità autonoma ma è rappresentato anche da
una serie di stimoli sensoriali ed estetici che ne rafforzano la dimensione corporea, che la cultura
occidentale ha rimosso.
I questo modo sono possibili molte dimensioni dello stare-insieme, che in genere sono negate
dall’utilitarismo, ma che hanno molto valore nella storia della quotidianità sociale.
Maffesoli usa anche il termine PROSSEMIA, cioè la possibilità che il piccolo gruppo della tribù, di
poter utilizzare un linguaggio simbolico che permette di costruire poi un reticolo sociale che
facilita la rinascita della cultura. Così il soggetto non è più un’entità solida e stabile ma qualcosa
che si avvicina ad un campo dove da una parte c’è l’assoluta autonomia e dall’altra l’annullamento
i un’entità superiore (la morte).
Tutto il nostro edificio culturale si regge sull’idea della stabilità e dell’ordine: se si cambia questa
prospettiva e si accetta la possibilità della divisione dello spazio e del tempo su basi qualitativa e
non quantitativa, allora sarà possibile una migliore comprensione della presenza sociale
dell’uomo.
Invece di un soggetto forte e statico Maffesoli mette al centro del modo un soggetto dinamico,
con meno certezze ma più collegato a una serie di relazioni interpersonali che hanno anche una
funzione protettiva. L’Io in questo modo si rapporta nel Sé sociale, concetto più ampio, in cui
ognuno vive con le sue molte maschere, fa le sue molteplici esperienza e si responsabilizza. Si
riattivano così i canali della simpatia, dell’affinità e della condivisione, in cui gli uomini condividono
un contesto e sperimentano la solidarietà e una vicinanza essenziale che Maffesoli definisce
l’ETICA DELL’ESTETICA, caratterizzata dall’apertura verso gli altri in uno destino comune che
permette lo stabilirsi di uno stretto legame tra la matrice estetica e l’esperienza etica.
BOOTES O DI DIONISO
Mito di Dioniso – Icario agricoltore che sapeva trarre il vino dall’uva venne da un0isola dell’Egeo in
Attica per far conoscere a quel popolo la bevanda che dava stupore ed ebbrezza. Lo
accompagnavano una donna, Erigone, ed un cagna detta Maira o la “scintillante”. Una volta che
Icario aveva portato il vino ad alcuni pastori questi si erano ubriacati ed avevano pensato che
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Icario avesse voluto avvelenarli. Così lo uccisero e lo seppellirono. Erigone e maira lo cercarono per
molto tempo e ne identificarono la sepoltura perché sulla sua tomba era cresciuta una
grandissima vite. Sconvolte la donna si uccise e poco dopo morì anche il cane. Dioniso ne ebbe
pietà e le portò in cielo, dove Icario divenne il Bifolco (Bootes), per sempre accanto ai suoi buoi,
rappresentati dalle 7 stelle dell’Orsa Maggiore; Erigone divenne la Vergine e Maira divenne il cane
fedele Sirio nella costellazione del Cane minore. Quindi il Bifolco indicava sempre il Nord o
settentrione (indicato dai suoi buoi septem triones), e Sirio che sorgeva nel calore di luglio indicava
l’inizio dell’anno. In questo mito convivono aspetti contraddittori, il dio e l’eroe si identifica