Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
DEI POSSIBILI SUONI CON DEI POSSIBILICONCETTI
La realizzazione di tutto questo nelle frasi, nei suoni e nei sensi è marginale, nel senso che nell'ottica di Hjelmslev e Saussure sono secondarie. Ciò che conta è l'unione delle forme (unione significante-significato forma → dell'espressione-forma del contenuto). Poi le forme si realizzano in vari modi in base ai contesti.
La funzione segnica è il collegamento tra la forma dell'espressione e la forma del contenuto, che si realizzerà in varie sostanze.
Stabilita la doppia possibilità della stratificazione nel piano dell'espressione e del contenuto, il passaggio successivo è quello di continuare la scomposizione, in questo caso dei due piani, in elementi più piccoli.
Bisogna riuscire ad arrivare ad una serie di elementi fonici, minimi, non ulteriormente scomponibili, stessa cosa per il piano dei contenuti.
Sul piano dell'espressione il lavoro di scomposizione
è stato portato avanti dai linguisti, in particolare dai fonologi, con grande successo, perché la scomposizione dei suoni riesce meglio, si isola un gruppo di fonemi cioè unità minime che servono per comporre le parole. Questo ci porta al principio di doppia articolazione [Martinez non Hjelmslev] : le lingue hanno delle unità minime che in sé sono prive di significato, i fonemi, che vengono definite unità di seconda articolazione. Esse che si combinano tra loro e costituiscono delle unità di livello superiore dotate di significato, le parole, definite unità di prima articolazione. Le unità di seconda articolazione si uniscono costruendo unità di prima articolazione.
Sul piano del contenuto il discorso è più complesso. Hjelmslev prova ad individuare delle unità minimali che consentono di definire i significati delle parole, cercando di effettuare lo stesso lavoro del piano dell’espressione.
Gli elementi di seconda articolazione sarebbero (nello schema) maschio, femmina, bonino, umano ecc. Attraverso la combinazione di questi elementi possiamo definire i significati delle parole nello schema. (uomo=umano+maschio). Oppure potremmo scomporre uomo= animato+umano+maschio+adulto. Hjelmslev chiama gli elementi minimi non dotati di significato FIGURE: - p.d. espressione: c-a-n-e sono le figure di "cane" - p.d. contenuto: animato-umano-maschio-adulto sono le figure di "uomo" Questo tipo di scomposizione sul piano dei contenuto ha molti limiti e difficoltà, soprattutto perché non si riesce a trovare un numero limitato di figure del piano del contenuto, a differenza dei 20-25 fonemi cioè figure dell'espressione che caratterizzano le lingue. La cosa importante è ricordare l'impostazione di Hjelmslev, cioè la sua intenzione di voler descrivere e scomporre i due piani dell'espressione e del contenuto allo stesso.2.3.2 Gli assi dei linguaggi: il sistema ed il processo
Hjelmslev è un analista della lingua, cerca di smontare la lingua per svelarne il funzionamento interno.
La seconda caratteristica delle lingue (dopo i due piani del linguaggio) sono i due assi portanti del linguaggio:
L'ASSE DEL PROCESSO è indicato convenzionalmente come una linea orizzontale che va da sinistra verso destra su cui si dispongono gli elementi della lingua uno dietro l'altro in una sequenza. Questo asse è basato su delle relazioni di tipo "e...e", in praesentia, sintagmatica. Un esempio diverso dalla lingua potrebbe essere il palinsesto televisivo (programma pomeridiano - programma preserale - telegiornale - film - tg - film...).
L'ASSE DEL SISTEMA è indicato convenzionalmente da una linea verticale che interseca in modo ortogonale l'altro asse. Su questo si dispongono gli elementi che
Potrebbero sostituire gli elementi che potrebbero stare al posto di quelli del processo. L'asse del sistema è un asse virtuale (disattivato): un-il, artigiano-falegname ecc. Questo asse è basato su delle correlazioni di tipo "o...o", in absentia, paradigmatica. Possiamo immaginare l'organizzazione dei due assi su entrambi i piani, dell'espressione e del contenuto. Hjelmslev ricorda che la rappresentazione grafica degli assi è interamente convenzionale, perché modellata sulla base del sistema di scrittura adottato da ciascuna comunità: noi per esempio scriviamo da sinistra verso destra quindi seguiamo questa convenzione anche in questo caso. La cosa importante è che la disposizione degli elementi abbia una logica (es: in italiano l'articolo viene prima del soggetto, e poi segue il predicato verbale). Hjelmslev dice che la caratteristica propria di un processo è che questo è sottoposto ad un ordine.
posizionale.2.3.3 La commutazione
Un altro elemento molto importante per l'analisi è la PROVA DI COMMUTAZIONE. Vediamo come possiamo provare a fare delle modifiche sui piani e sugli assi per vedere se avvengono delle modifiche sull'altro piano o sull'altro asse. Quando produciamo un cambiamento che ha un effetto sull'altro piano utilizziamo il termine MUTAZIONE. Esempio: IL FALEGNAME PIALLA UNA PORTA- "il" viene sostituito con "un" questa modifica sul piano dell'espressione comporta una modifica sul piano del contenuto: "il" è più specifico, "un" è più indeterminato.
Si ha commutazione quando ad un cambiamento su un piano corrisponde un cambiamento sull'altro, se la modifica avviene sull'asse del sistema se prendiamo "pialla" e lo mettiamo al posto di "porta" e viceversa, questa che modifica avviene sull'asse del processo produce
un cambiamento sul piano del contenuto: “ilfalegname porta una pialla”. Questa modifica prende il nome di permutazione. Si ha permutazione quando un cambiamento su un piano corrisponde a un cambiamento sull'altro, se la modifica avviene sull'asse del processo.
Possono esserci dei cambiamenti che invece non modificano i piani. Se pronunciamo “casa” con la “c” aspirata toscana, il cambiamento del piano dell'espressione non produce cambiamenti sul piano del contenuto. Non c'è mutazione ma sostituzione.
La mutazione sull'asse del sistema si chiama commutazione, mentre la mutazione che avviene sull'asse del processo si chiama permutazione.
Se invece modifichiamo degli elementi e non abbiamo cambiamenti che non apportano variazioni sui piani (r moscia, c aspirata) si parla di sostituzione.
Gli elementi che vengono mutati si chiamano invarianti, mentre quelli che vengono sostituiti prendono il nome di varianti.
- un e il sono due
invarianti- pialla e porta sono due invarianti- la c aspirata toscana o la r moscia sono varianti perché non apportano variazioni all'altropiano (del contenuto in questo caso).
2.3.4 La reggenza e la combinazione
Il quarto tratto dei linguaggi, secondo Hjelmslev, sono i rapporti che si instaurano tra le unità linguistiche. Distinguiamo:
- la COMBINAZIONE: un elemento linguistico è compatibile con un altro. Per esempio in italiano la /t/ sta in un rapporto di combinazione con la /n/, che infatti può precederla (etnia) o seguirla (tanto).
- la REGGENZA: un elemento linguistico implica la presenza di un altro. Per esempio in latino ab+ablativo stanno in un rapporto di reggenza, oppure in italiano la /q/ deve essere seguita dalla /u/.
Anche nel piano del contenuto troviamo combinazioni e reggenze. Per esempio se diciamo "Il giocatore calcia il pallone" la frase è una combinazione semantica, infatti non si potrebbe dire "la palla calcia il
giocatore.2.3.5 la non conformità dei piani
Il quinto tratto fondamentale dei linguaggi linguistici è la loro non conformità tra i due piani. Hjelmslev distingue:
- linguaggi ristretti, o non linguistici, che possono servire solo a certi fini- (linguaggio della matematica, linguaggio musicale, linguaggio dei semafori, linguaggio degli scacchi, ecc.)
- linguaggi non ristretti, propriamente linguistici, detti anche passe-partout- perché hanno la capacità di tradurre gli altri linguaggi (lingua "naturale")
Tutti e due questi tipi di linguaggi hanno i due piani e i due assi. Quello che cambia è la doppia articolazione: mentre nella lingua verbale noi possiamo scomporre le parole in unità minime, questo non è possibile nei linguaggi ristretti (esempio: il rosso del semaforo non si può scomporre in elementi più piccoli).
linguaggi ristretti o non linguistici: conformità dei piani, senza doppia- articolazione
monoplanari. Sono detti sistemi simbolici linguaggi non ristretti: non conformità dei piani e con doppia articolazione- biplanari. Sono detti sistemi di segni2.4 Dalle semiotiche denotative alle semiotiche connotative❖La funzione segnica è la relazione tra i due piani del linguaggio, espressione e contenuto: E(R)C.Questa relazione è chiamata da Hjelmslev DENOTAZIONE e la semiotica di questo tipo è detta semiotica denotativa: /casa/ denota il contenuto di "edificio di uso privato".Ma secondo Hjelmslev questo genere di semiotica può essere considerato solo come un modello astratto, come una simulazione di laboratorio, perché nella realtà di tutti i giorni durante la comunicazione diamo anche informazioni implicite, aggiuntive, detti elementi connotativi, che aggiungono significazioni di secondo livello.- se pronunciamo /casa/ con la c aspirata connotiamo il contenuto di toscanità- se per esprimere lo stesso contenuto di/casa/ utilizziamo il termine /dimora/, connotiamo uno stile ricercato, un'ampia conoscenza dell'italiano, il nostro essere colti.
Quando un sistema segnico è composto da elementi aggiuntivi sul piano del contenuto parliamo di CONNOTAZIONE: (Ed R Cd) R Cc. Le semiotiche connotative hanno come piano dell'espressione una semiotica.
Hjelmslev fa vari esempi di connotatori:
- orme
- stili (individuali, es: lo stile di un autore) (collettivi, es: lo stile di un'epoca, un gruppo di artisti)
- valori di stile
- mezzi (es: i gesti accompagnano la comunicazione verbale connotando degli stati emotivi)
- toni
- idiomi
- vernacoli
- lingue nazionali (es: "Non lo so", "i don't know", "je ne sais pas" hanno lo stesso contenuto a livello denotativo, ma a livello connotativo contengono i contenuti di "italianità")