vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Frame: è l’inquadratura rimemorata che deve adattarsi alla realtà, ovvero una struttura di
dati che serve a rappresentare una situazione stereotipata.
Esplicitazione semantica: ovvero quando si selezionano delle proprietà per non dovere ogni
volta ripercorrere l’insieme indefinito di una porzione enciclopedica.
La fabula è l’ordine cronologico degli eventi, l’intreccio è la storia come di fatto ci viene
raccontata.
Patrizia Violi ha tracciato i caratteri fondamentali delle semantiche dizionariali, ovvero le
semantiche a tratti, dove quest’ultime si basano su un’ipotesi componenziale, cioè sull’idea
che i termini sono scomponibili in ulteriori unità di significato più generale.
Il modello semantico esibisce la natura inferenziale del segno.
È sulla base dei processi percettivi che, secondo Eco, noi ci formiamo degli schemi (ovvero
tipi cognitivi) ed è grazie ad essi che riconosciamo le occorrenze concrete.
I tipi cognitivi (TC) sono privati, posseduti dagli individui. Se il TC è privato, le
interpretazioni sono pubbliche e gli elementi condivisi sono considerati interpretanti.
L’insieme degli interpretanti equivale al
contenuto nucleare (CN).
Il TC è privato, mentre il CN è pubblico. Ci può essere, così, una conoscenza allargata detta
contenuto molare (CM).
La conoscenza è il risultato di una continua negoziazione.
Eco spiega che bisogna capire se alcune categorie che la linguistica aveva usato per studiare la
lingua naturale, vanno bene per le immagini.
A questo punto, sono necessarie due proprietà:
-‐ doppia articolazione
-‐ arbitrarietà
Significante / Significato
I sostenitori della naturalità dell’immagine, vengono chiamati iconisti, mentre i sostenitori
della loro totale arbitrarietà vengono chiamati
iconoclasti.
Secondo Eco, l’uomo riconosce gli oggetti del mondo solo grazie ai cosiddetti schemi mentali,
tali schemi, attivano i codici di riconoscimento che ci permettono di selezionare gli aspetti più
importanti.
6. Jurij M. LOTMAN: la semiotica della cultura.
Le collettività umane hanno bisogno di cultura.
L’uomo è un consumatore di cose e un accumulatore di informazione, ovvero la cultura
consente l’accrescimento dell’informazione e può essere definita come memoria non
ereditaria della collettività.
La cultura di Lotman:
Nei suoi scritti, Lotman definisce la cultura come memoria: la cultura è concepita come la
registrazione, nella memoria, di quanto è già stato vissuto dalla collettività. Più precisamente
la cultura può essere definita quindi come “
memoria non ereditaria della collettività”.
Pensata in questi termini, la cultura si delinea come un potente meccanismo per la
conservazione dell’informazione che può includere testi scritti, immagini, strutture
architettoniche, oggetti di varia natura, spazi urbani, ecc. Tuttavia Lotman dice chiaramente
che la cultura non è un deposito statico d’informazione.
La cultura conserva l’informazione e ne riceve di nuova in un continuo processo di codifica e
decodifica di testi, messaggi, oggetti, pratiche che provengono da culture altre.
Ne consegue che la cultura funziona sullo sfondo della
non-‐ cultura, dove la non-‐cultura
indica uno spazio culturale altro, dotato di codici diversi.
L’attività culturale, secondo Lotman, consiste nel tradurre porzioni della non-‐cultura in una
delle lingue della cultura, trasformandole in testi e introducendo questa nuova informazione
nella memoria collettiva. Nei suoi aspetti dinamici la cultura assimila testi, li traduce nei suoi
linguaggi, dialoga continuamente con la non-‐cultura producendo nuova informazione.
La
cultura è pensata quindi come una porzione, un’area chiusa sullo sfondo della non-‐cultura,
ma è importante sottolineare che cultura e non-‐cultura sono ambiti reciprocamente
condizionati che hanno bisogno l’uno dell’altro. La cultura ha bisogno del “caos esterno”, lo
crea e lo annienta continuamente.
Dal punto di vista semiotico la cultura è definita come un sistema modellizzante secondario:
i sistemi modellizzanti secondari sono quei sistemi che cercano di costruire un modello del
mondo basandosi sul sistema linguistico («primario»); Lotman [1967] sostiene che un sistema
modellizzante è caratterizzato da un insieme strutturato di elementi e di regole e per questo
può essere considerato come una lingua.
Il meccanismo d’appropriazione culturale della realtà serve a tradurre una certa porzione
di realtà, trasformarla in un testo e introdurre la nuova informazione nella memoria collettiva.
Questo meccanismo si può basare su due presupposti:
-‐ il mondo è considerato come un testo
-‐ il mondo non è considerato come un testo
L’appropriazione si realizza trasformando un non-‐testo in un testo.
La cultura è come una porzione sullo sfondo della non-‐cultura.
A ciascuna cultura corrisponde una non-‐cultura e la cultura stessa è un sistema modalizzante
secondario, mentre la lingua naturale è il primario.
L’obiettivo di Lotman è quello di smontare e analizzare i fenomeni culturali &nbs