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Effetti della guerra Iran-Iraq sul mercato del petrolio
URSS, contro l'Iran che appariva isolato e indebolito a causa della rivoluzione terminata da poco. Gli effetti immediati di queste prime fasi della guerra sul mercato del petrolio sono dunque la drastica riduzione delle esportazioni iraniane e la quasi cessazione di quelle irachene. Questa guerra al giorno, ovvero il 15% dell'allora produzione totale ha tolto dal mercato 4 milioni di barili dell'OPEC. Di conseguenza, si ha un grande aumento dei prezzi del greggio, soprattutto per quanto riguarda gli spot market.
Si hanno poi timori di destabilizzazione collegati con l'andamento del mercato petrolifero e che incrociano il momento della sicurezza. Si teme per il collasso del Medio Oriente e del suo petrolio in seguito alla rivoluzione iraniana, per l'eventuale eliminazione dell'Iraq dal mercato per l'eventuale scomparsa dell'Iran come fornitore in maniera analoga a internazionale del petrolio, quanto avvenuto in occasione della rivoluzione.
La destabilizzazione del Golfo è stata causata dalla lotta per l'eventuale vincita dell'Iran, che avrebbe portato tensioni tra sunniti e sciiti e tra arabi e persiani, oltre alla sua rivoluzione fondamentalista, antioccidentale, sempre più radicata nel cuore del Medio Oriente.
Per quanto riguarda la risposta internazionale all'attacco dell'Iraq, l'ONU è intervenuta immediatamente con delle risoluzioni che intimano il cessate il fuoco e con una direttiva a tutti i membri di astenersi da azioni che contribuissero in qualunque modo alla continuazione della guerra.
L'URSS ha cessato l'invio di armi all'Iran, al quale aveva cominciato a venderle da poco tempo, e all'Iraq, con il quale era alleata dal 1972.
Anche gli USA ufficialmente sono neutrali. Gli USA non avevano relazioni diplomatiche con l'Iraq, in quanto quest'ultimo le aveva interrotte dopo la guerra dei 6 giorni, né tantomeno con l'Iran, le quali vennero interrotte il 7 aprile 1980.
dopo la faccenda degli ostaggi. Quando non ci sono relazioni diplomatiche ufficiali tra due paesi, si devono comunque gestire i rapporti; pertanto, ci si affida a uno stato terzo. Dal 24 aprile 1981 al 1993, la Svizzera rappresentava gli interessi USA a Teheran, mentre l'Algeria quelli iraniani a Washington. Nel 1993, l'Algeria interrompe a sua volta le relazioni diplomatiche con l'Iran accusandolo di interferenze negli affari interni algerini e viene sostituita dal Pakistan.
Su incoraggiamento degli USA, nel 1981 viene creato il Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) in risposta alle minacce alla stabilità regionale date dalla rivoluzione iraniana, dall'invasione sovietica dell'Afghanistan e dalla guerra Iran-Iraq. I componenti sono per l'appunto i paesi del Golfo: Bahrain, Oman, Qatar, Kuwait, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Questi paesi si uniscono perché ci sono elementi che visti dall'esterno indicano una certa coesione quali
Il 1982 fu un anno di paradosso per cui l'Iraq riceveva armi sia dall'URSS che dagli USA e molti di più dagli USA.
Inizialmente, la guerra sembra andare secondo i progetti degli iracheni, che grazie soprattutto all'effetto sorpresa, riescono ad avanzare in profondità. Tuttavia, verso metà dell'82 la guerra comincia a volgere a danno dell'Iraq; gli iracheni si trovano di fronte alle ondate umane iraniane e avevano mandato al confine gli iraniani contro l'Iraq.
Khomeini aveva inneggiato al martirio. La vittoria dell'Iran non era però negli interessi degli USA; occorreva quindi cercare di ripristinare le relazioni con l'Iraq. Cominciano scambi di visite di alti funzionari, l'Iraq viene cancellato dall'amministrazione americana dalla lista degli stati che favorivano il terrorismo internazionale, ovvero stati che non fiancheggiavano con i palestinesi, e la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato americano fanno pressioni sulla
Export-Import Bank al fine di favorire programmi finanziari in aiuto all'Iraq.
Il giornalista americano Alan Friedman nel libro La madre di tutti gli affari ha ben documentato i mezzi segreti di cui la Casa Bianca faceva uso e gli intermediari di cui si serviva molto spesso all'insaputa di altri settori del governo, come ad esempio il direttore della succursale della Banca Nazionale del Lavoro di Atlanta grazie al quale sono state dirottate cifre enormi per finanziare l'Iraq.
L'appoggio militare e di intelligence sulle mosse iraniane da parte degli USA comincia sulla base delle direttive del presidente Reagan. Con una prima e fondamentale direttiva di studio sulla sicurezza nazionale, Reagan chiede al Consiglio di Sicurezza Nazionale, al Dipartimento di Stato, al Dipartimento della Difesa e ad altri delegati, una revisione della strategia nel Vicino Oriente e nell'Asia sudoccidentale che tenesse conto dei recenti sviluppi diplomatici regionali e relativi al mercato.
Mondiale del petrolio. La revisione doveva trattare la strategia economica, politico-diplomatica e militare, gli stratagemmi di intelligence e così via. A seguito di questa revisione comincia una serie di studi e direttive che riguardano la stabilità nell'area e che tra le altre cose prevedono un'azione per arrivare alla pace tra Israele e gli Arabi perché gli americani si rendono conto che la continuazione di questo conflitto è una delle cause che producono instabilità. Si cerca quindi la cooperazione di paesi alleati o comunque amici degli USA e in base a queste direttive inizia la politica esplicitamente filo-irachena che sarà poi confermata con ulteriori direttive presidenziali. L'uso di armi chimiche da parte dell'Iraq. L'Iran aNell'estate dell'83 l'Iran e l'ONU denunciano quell'epoca era però diplomaticamente isolato a causa della rivoluzione, quindi la questione non provoca reazioni;
nel novembre però, l'Iran chiede formalmente un'indagine sull'argomento al Consiglio di Sicurezza dell'ONU. L'intelligence americana era a conoscenza dell'utilizzo di armi chimiche da parte dell'Iraq anche contro gli stessi cittadini iracheni e in modo particolare contro i curdi. Da una parte, gli USA non possono esprimersi troppo negativamente su questa vicenda in quanto intenzionati a riprendere le relazioni, ad aiutare l'Iraq e a darne un'immagine positiva a livello internazionale. Dall'altra, intendono mantenere la credibilità della propria posizione ufficiale contro le armi chimiche. Pertanto, il Dipartimento di Stato americano chiede che la questione venga discussa a livello più alto e quindi dal Consiglio di Sicurezza Nazionale. Quindi, gli USA pubblicano una condanna in termini leggeri sull'uso delle armi chimiche, accusano il comportamento dell'Iran e informano gli iracheni delfatto che erano stati obbligati a fare certe affermazioni. Così facendo, riescono comunque a condizionare il Consiglio di Sicurezza dell'ONU che emette una condanna in termini leggeri, ma non condanna nettamente ed esplicitamente l'Iraq. Con la direttiva del 26 novembre dell'83, Reagan chiede maggiore collaborazione agli alleati chiave e soprattutto ai paesi del Golfo che erano i maggiori interessati per difendere le strutture petrolifere, esortando anche gli stessi USA per impedire le interruzioni del flusso del petrolio. In linea con questa direttiva, gli USA avrebbero intrapreso qualunque misura potesse essere necessaria per mantenere lo Stretto di Hormuz aperto alla navigazione internazionale. Oggi come allora, lo Stretto di Hormuz è uno dei più importanti nel mondo per il traffico marittimo, insieme allo Stretto di Malacca e al Canale di Suez. Nel dicembre dell'83, Reagan manda il suo inviato personale Donald Rumsfeld, che all'epocaEra presidente di una multinazionale farmaceutica, in Medio Oriente. Rumsfeld aveva già ricoperto posizioni governative all'epoca di Ford e Nixon ed è stato Segretario alla Difesa nell'amministrazione Bush dal 2001 al 2006. Rumsfeld visita diverse capitali e si reca anche a Baghdad dove incontra Saddam Hussein e l'allora ministro degli esteri Tareq Aziz. Alla fine del marzo dell'84, fa un secondo viaggio e comunica a Saddam la speranza abbastanza fondata di ottenere dei crediti dall'Export-Import Bank e gli sforzi per l'impedimento all'invio di armi all'Iran. Inoltre, vi era l'offerta di assistenza da parte di Israele. Fino a quando c'era lo scià, i rapporti tra Israele e l'Iran erano stati ottimi con anche la vendita di petrolio da Teheran a Gerusalemme, ma davanti al pericolo dell'Iran rivoluzionario, su spinta degli USA Israele offre la sua assistenza all'Iraq nonostante il 7 giugno 1981 era stato.
responsabile della distruzione di una centrale atomica rifiuta l'offerta irachena. L'Iraq invio degli aiuti militari avviene sulla base dello stesso principio.