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In realtà, le immagini non eliminano le descrizioni, che sono comunque presenti.
A cosa servono le immagini allora? Le immagini riemergono dalla mente dell’autore, sono un mezzo di
rappresentazione oggettivo, ma vengono utilizzate con valore soggettivo: Breton propone dei ricordi che
emergono nella sua mente come delle immagini che riaffiorano durante una seduta di analisi.
Breton crede che nel sonno e dal sogno si passi in una realtà degna di questo nome: una realtà da
trascrivere dopo essersene fatti attraversare. Non da narrare o da descrivere, ma trascrivere (egli, infatti,
dice di avere e non avere scritto dei libri).
In Nadja Breton non ha inventato nulla: il nome della protagonista, le lettere, i disegni, la sequenza dei
fatti, i luoghi, le conversazioni, le frasi.. tutto era preso dal vero e tutto era sconvolto per l’intervento
→
della figura di una donna che è la negazione stessa dei principi della realtà.
L’opera è stata scritta alcuni mesi dopo che i fatti narrati sono accaduti: quando si è soli si ha l’agio di
trascrivere le proprie libere associazioni, se si è in due la scrittura si ferma su un binario morto.
Breton scrive Nadja alla fine del 1927, lo pubblica nel 1928, ma le vicende iniziando nel 1926.
Il romanzo è strutturato in 2 parti:
- Prima parte: Nadja non compare
- Seconda parte: incentrata su Nadja
ESORDIO del libro: Chi sono io? Riflessione identitaria.
[Breton = personaggio fuori dal comune, con un carisma straordinario, riusciva a tenere insieme grazie al
suo carisma un gruppo di persone che costituivano il meglio dell’intellighenzia parigina. Per questo ruolo
serviva una personalità magnetica, bisognava riuscire a conoscere gli altri per potersi approcciare nel
modo migliore. A tenerli insieme era la vicinanza al leader, cioè a Breton. Breton gestiva l’appartenenza al
gruppo come se fosse una sua prerogativa scegliere chi dovesse star dentro e chi fuori.
Quando scrive Nadja, molti membri del gruppo erano stati cacciati, il gruppo si stava sciogliendo
lentamente.]
Chi sono io? Chi investo? Con chi ho un contatto extracorporeo così magnetico? Il concetto di
infettare riguardava il particolare rapporto che Breton aveva con chi gli stava attorno, e che gli procurò
molti amori ma anche molti odi.
Primo incontro con Nadja: 4 ottobre 1926.
NADJA: per Breton rappresenta non sono un tratto autobiografico ma anche una metafora dei suoi
principi, sopra i quali ha costruito il movimento surrealista senza saperlo, è l’incarnazione del
→Nadja,
surrealismo.
Nadja è una donna consegnata al caso e alla casualità: passeggia senza una meta, non ha un obiettivo ma
cammina senza una destinazione, aspettando che qualcosa si frapponga sulla sua strada. Vive alla giornata,
senza un mestiere fisso: confessa a Breton di aver fatto per un periodo il corriere della droga, affronta la
vita con una leggerezza quasi infantile che non è mai cresciuto o che non è stato in grado di
→spirito
strutturarsi in modo da rispondere alle aspettative di una società capitalista.
Nadja esercita un potere magnetico sulle persone, ha un certo potere su di essi. Ad esempio sul cameriere
durante la cena al ristorante con Breton, che fa cadere moltissimi piatti.
Nadja sa guardare oltre la realtà: afferma cose fuori contesto, affermando di vedere cose che non ci sono o
predicendo cose che avverranno. È una figura lieve, leggera, avvolta in un manto di soprannaturale, di
estremo magnetismo. Tra le visioni di Nadja entrano in gioco tutta una serie di simbologie, come quella
della mano, che culmina nella visione della mano infuocata che galleggia sopra un fiume.
Come l’uomo della strada di Poe, Breton osserva la gente: ognuno è chino sulla propria vita, sui fatti propri.
Soltanto una persona, Nadja, cammina a testa alta ed è disposta ad andare oltre se stessa per lasciarsi
stimolare da ciò che il mondo le offre. Nadja non ha una strada maestra, è una persona che si consegna
totalmente alla casualità: sarà questo che a un certo punto allontanerà Breton.
Descrizione trucco di Nadja: si trucca in modo molto preciso, ma ad un certo punto si stanca e smette,
truccandosi solo per metà (soltanto gli occhi).
In una strada dove il trucco non doveva essere troppo pesante, Breton viene colpito da Nadja, che ha un
trucco nero molto pesante per una bionda dello sguardo, degli occhi.
→tema
Breton riporta alcuni discorsi di Nadja, in modo che il lettore possa iniziare a cogliere la personalità della
protagonista: ad esempio il racconto del giovane che aveva incontrato, e che poi aveva lasciato per paura
di disturbarlo.
Un anno dopo averlo lasciato, lo incontra di nuovo e si accorge per la prima volta di una malformazione
alla sua mano: Nadja forse non l’aveva neanche mai guardato, non si era accorta di un dettaglio tanto
visibile.
Contraddizione: per strada cammina a testa alta, guarda sia il reale sia oltre la realtà (visioni), il
suo occhio è vorace, tende a farsi riempire dalla realtà che le sta attorno, ma è anche capace di non
vedere un dettaglio estremamente evidente. È uno sguardo che opera in modo selettivo,
privilegiando gli stimoli esterni.
Primo vero obiettivo del realismo = insegnare un modo di guardare il mondo, di rapportarsi con il
mondo. Il surrealismo si propone di cambiare la vita sovvertendo le logiche tradizionali, non in un’ottica di
rottura completa ma in un’ottica di ricostruzione: ricostruire un nuovo modo di rapportarsi alla vita,
ricostruire sopra le macerie.
Questo è quello che fa Nadja: lasciarsi sfuggire un dettaglio evidente e, magari, vedere oltre ciò che gli altri
vedono per la strada, lasciarsi colpire da un altro dettaglio insignificante. Tutti i ragionamenti che Nadja
mette in moto, sembrano essere lontani dalla logica razionale, sembrano rispondere ad una logica diversa.
Nome di Nadja: l’ha scelto lei stessa, perché in russo è la prima parte della parola “speranza”, e perché è
solo l’inizio solo l’inizio, per non essere mai completa, mai finita. Nadja sembra a suo agio in una
→
condizione di totale incompletezza, è questa condizione che la fa stare a suo agio.
RIFLESSIONE DI BRETON CONTRO IL LAVORO: volontà di inserire nel romanzo una posizione politica.
Voleva cambiare il mondo, la vita: questo voleva anche dire spezzare le catene delle logiche borghesi che
vogliono che gli uomini lavorino di giorno, tornino a casa dopo il lavoro e tornino il giorno dopo ancora a
consegnarsi alla stretta di quelle catene.
La pietà delle persone non deriva dal loro martirio: se una persona martirizza la sua vita concedendosi al
lavoro, è solo perché non ha il coraggio e la forza di opporsi. Breton dice che si può essere liberi anche in
cella, ma non è il martirio che crea la libertà: la libertà la crea la consapevolezza e il tentativo di spezzare
quelle catene. I passi che si possono compiere liberi dalle catene e dalle costrizioni, sono tutto.
Breton non ha mai lavorato in tutta la vita, si opponeva al lavoro senza mai averlo provato in vita
sua
Salute di Nadja: il medico a cui cede tutti i suoi soldi le prescrive una vacanza che lei non può fare. Lei
rimane affascinata dal paradosso di pagare il medico per curarsi ma non potersi curare per aver pagato il
medico. È convinta allora che un lavoro manuale potrebbe curarla.
Le giornate sono scandite dall’incontro, casuale o no, con Nadja: sono giornate normali, in cui non fanno
nulla di particolare se non stare a contatto. È uno scambio magnetico di fluido, quello che Breton aveva
descritto all’inizio chiedendosi “chi sono io? Chi infesto?”, come una sorta di contaminazione reciproca.
Visioni di Nadja: si immagina la moglie di Breton, che è effettivamente come lei la descrive.
Nadja dà a Breton del “tu”, una cosa del tutto inusuale in Francia circa fino agli anni ’40: darsi del “tu” era
quasi scandaloso.
Gioco del cadavre exquis (gioco del cadavere squisito, poiché la prima volta che fu provato ne uscì la
frase “il cadavere squisito beve il vino novello”): era un gioco che era stato recuperato e nobilitato dai
surrealisti, e che Nadja propone a Breton. Nadja dice a Breton che a volte lei con se stessa parla da sola e in
modo automatico elabora delle storie nella sua mente, come Breton e i surrealisti facevano, creando una
forma romanzo che rispondesse il più possibile ai criteri di automatismo.
Breton inizia a rendersi conto di trovarsi davanti a un’espressione pura, grezza, alle fondamenta
del movimento che lui stesso sta costruendo.
Breton cerca di frammentare il mondo, prendendo in considerazione solo alcuni frammenti scelti a caso
della sua esistenza romanzo di Nadja è clamoroso, rappresenta un problema in rapporto ai canoni
→il
tradizionali. L’obiettivo dei surrealisti era scandalizzare: Breton dice che l’atto surrealista per eccellenza è
quello di prendere una pistola e sparare a caso in mezzo alla folla. Anche solo dirlo, era un atto sovversivo:
era la rivolta, il liberarsi dalle catene delle abitudini, dei conformismi, della morale.
DISEGNI DI NADJA: rappresentano una sorta di precipitato materiale e estetico dei pensieri della donna.
In modo quasi automatico, Nadja trasferisce sulla carta il suo modo di pensare: molti di questi disegni, fatti
in modo spontaneo, contengono una simbologia che Breton in parte illustra e propone.
Il fiore degli amanti: vegetale che fuoriesce dalla bocca di un serpente (in ambito biblico il serpente
rappresentava il male e il negativo, mentre per la psicanalisi freudiana era una metafora fallica; nel
surrealismo si sollevano una serie di stimoli che si sviluppano in modo spurio, prendendo da diversi
pensieri e tradizioni). I petali del fiore sono due cuori e due paia di occhi: i due occhi incrociati
rappresentano le due visioni (di Nadja e di Breton) che si incrociano e si incastrano.
Immagine di una confusione tra i due, tra i corpi, le anime, le menti: Nadja rappresenta il trasporto
verso un’unità fusionale, si sta annullando creando una fusione nell’altro. Come il mito della ninfa
Salmacide che cerca di fondersi con Ermafrodito (“la fine del mio respiro e l’inizio del tuo”).
Vaso piumato dalla testa d’aquila, da cui esce una sorta di orso che tiene una sirena, una medusina.
Medusina medioevale in Francia: la storia di un amore fusionale che non può arrivare al suo
→leggenda
definitivo compimento. Un giovane cavaliere che dopo aver ucciso lo zio in una battuta di caccia, incontra
tre donne: una è Medusina, che gli propone di sposarlo in cambio di felicità e potere. L’unica condizione è
di non guardarla mai per tutto il sabato, ogni settimana: Medusina ha una malediz