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La contiguità tra sviluppo partecipativo e sviluppo locale

La contiguità tra sviluppo partecipativo e sviluppo locale può essere interpretata nel contesto di una più ampia convergenza in nome del ruolo della scala locale nei processi di sviluppo. In particolare, Mohan e Stokke hanno incentrato l'attenzione su quattro filoni di riflessione attraverso cui si è l'idea che la riscalarizzazione verso il locale possa consentire un superamento dei limiti affermati delle politiche di sviluppo dall'alto: Pra, decentramento e governance, capitale sociale e movimenti sociali. In tutte le prospettive, il locale viene valorizzato in antagonismo con la scala nazionale e con il ruolo che lo Stato può svolgere nel sostenere e orientare i processi di crescita e sviluppo. Per quanto riguarda gli effetti dei processi politici su quelli dello sviluppo, negli ultimi dieci anni la depoliticizzazione e la ripoliticizzazione hanno investito le teorie dello sviluppo locale e dello sviluppo partecipativo come anche tutte le.

forme di sviluppo dal basso. La depoliticizzazione riguarda la separazione tra processi di sviluppo e politica, che consiste nella ricomposizione di interessi e strategie divergenti anche mediante il conflitto per gestire il bene comune con tecniche e metodologie oggettive e non conflittuali. L'attenzione

Negli ultimi anni, lo sviluppo locale è stato sottoposto a critiche intense nonostante riposta sulla depoliticizzazione dello sviluppo partecipativo, che secondo l'autore Glyn Williams ha avuto luogo in tre ambiti. Il primo è dato dall'individuazione dei processi di empowerment attraverso un'esaltazione dei valori dell'imprenditorialità e dell'iniziativa privata, cioè dall'idea che lo sviluppo dipenda da forme di volontarismo individuale che devono essere in qualche maniera liberate da strutture sociali oppressive, normalmente di natura tradizionale e gerarchica. Il secondo è dato dalla rappresentazione della

comunità dove avrebbero luogo i processi di empowerment, che spesso viene idealizzata per la sua esistenza oggettiva e il suo contenuto, dai confini certi e stabili e come spazio coeso e omogeneo dove il conflitto è attutito in virtù dei processi di concertazione. In realtà, si ignora che in molti casi la comunità è prodotta artificialmente dal progetto di sviluppo. Tale rappresentazione basata sul comunitarismo è costruita in maniera tale da minimizzare i rischi e i potenziali conflitti innescati da una visione individualistica del processo di sviluppo e ci si riferisce ad essa come oggetto capace di una qualche forma di azione collettiva soprattutto in campo economico. Il terzo è dato dalle dinamiche di potere sottese ai processi di partecipazione e di empowerment, in particolare come le strutture di potere si riarticolano in un quadro di anti-politica che è largamente fittizio e costruito retoricamente. Sarebbe piùopportuno parlare di affiliazione e/o gruppi precedentemente marginalizzati all'interno di strutture di potere che sottomissione dei mantengono la loro presa sul territorio e sui processi di sviluppo. Il ruolo assunto da attori intermedi tra la scala locale e quella sovralocale mantiene un certo grado di tecnicizzazione delle politiche di sviluppo partecipativo e locale che di fatto occulta la dimensione politica insita in ogni processo di sviluppo. Secondo Ferguson, la problematica egemonica dello sviluppo è lo strumento principale con cui la questione della povertà è depoliticizzata e ripoliticizzata nel mondo contemporaneo: da un lato, la povertà e la promessa della sua soluzione vengono ridotte a problemi tecnici; dall'altro, una missione neutrale, quindi tecnica, alla base di un progetto di sviluppo, può celare operazioni politiche sensibili e quasi invisibili che portano all'espansione del potere istituzionale dello Stato. Il legame tradepoliticizzazione e ripoliticizzazione è ancora più evidente considerando l'enfasi posta sul decentramento amministrativo e la governance. Si fonda proprio su quella reificazione del locale che rappresenta uno dei punti di contatto tra teorie dello sviluppo locale e teorie dello sviluppo partecipativo: se il locale viene rappresentato come lo spazio comunitario della condivisione, diventa facile passare dalla sua valorizzazione tecnica (il locale come strumento per gestire più efficacemente ed efficientemente i progetti) alla sua promozione ideologica e politica (il locale come scala dove formare il consenso politico sulle politiche di sviluppo). Valderrama e Gaventa hanno concettualizzato tale passaggio nella community participation e nella citizen participation. La prima si riferisce a una partecipazione che non oltrepassa i limiti di un intervento finanziato da un donatore che coinvolge i beneficiari nel processo decisionale al fine di migliorare lafornitura di un servizio; la seconda supera i confini del progetto per chiamare in causa un ripensamento anche formale delle istituzioni di governance. I costi del decentramento possono essere molto alti in termini finanziari, di efficienza e impiego di risorse umane, politiche e intellettuali. Dubresson e Fauré individuano nella competizione, nel coordinamento e nello sfasamento, tre fonti di costo sociale. Il decentramento implica che si crei un certo grado di competizione tra le diverse scale sub-nazionali amministrative e politiche che si accompagnano a un aumento delle risorse disponibili, originate da trasferimenti dello stato centrale, dei donatori internazionali e da forme più o meno avanzate di federalismo fiscale. L'aumento della competizione territoriale all'interno dello Stato comporta forme di negoziazione per coordinare in modo adeguato le diverse scale investite dai processi di decentramento. Infine,può venire a crearsi uno sfasamento fra le scale amministrative del decentramento e le scale dove nel tempo si sono formate e sviluppate le dinamiche economiche e urbane localizzate. Le questioni irrisolte dei processi di depoliticizzazione e ripoliticizzazione della partecipazione e dello sviluppo locale attengono in primo luogo all'eccessiva enfasi sulla scala locale come arma dei processi decisionali, economici e politici che rischia di occultare la portata e la forza delle strutture di poteri egemoni all'interno della comunità locale. I critici dello sviluppo partecipativo hanno infatti evidenziato come spesso la partecipazione della comunità alla definizione e gestione dei progetti di cooperazione si sia tradotta in appropriazione più o meno indebita dei benefici da parte delle élite locali e dei loro affiliati. In secondo luogo, occorre tenere in considerazione il rapporto che l'autorità statuale continua a giocare nel gestire iprocessi di decentramento amministrativo edecisionale, spesso depotenziandoli, e nel cooptare le élite locali all’interno delle strutture di potereconsolidate. Infine, una delle principali accuse rivolte allo sviluppo partecipativo è quella di essereuno strumento per l’estensione e l’intensificazione dell’organizzazione capitalistica dei rapporti diproduzione. La Ricerca azione partecipativa (Participatory action research) nasce dall’intreccio di diversi contributi di natura sociologica, pedagogica e fenomenologica dai quali derivano i principi teorici emetodologici. Gli approcci applicati nell’ambito dei PVS sia in ambito rurale che urbano sonodiversi e accumunati dal mutato ruolo del ricercatore o professionista esterno, che rappresentando il moderatore nelle pratiche di consultazione pubblica, è chiamato ad assumere una posizione il più possibile neutra nella gestione delle attività partecipative, e dallamodalità di utilizzo degli strumenti partecipativi per costruire un processo di ricerca semplice e lineare basato su tempistiche e strumenti adeguati al contesto territoriale locale in esame evitando dispersioni di tempo, risorse e potenzialità. Dalla seconda metà degli anni '80, gli approcci partecipativi nei PVS vengono applicati su vasta scala e integrati nelle strategie operative dei principali attori della cooperazione allo sviluppo. Le popolazioni beneficiarie vengono progressivamente coinvolte nelle fasi del ciclo del progetto per responsabilizzarle maggiormente. La loro inclusione permette di identificare con più chiarezza e rapidità le esigenze della comunità e le attività da svolgere portando a pratiche progettuali efficienti e strumenti di analisi e di pianificazione efficaci che contribuiscono a limitare le eventuali conflittualità e valorizzare le risorse e le potenzialità presenti sul territorio, mediante laloro approccio partecipativo che coinvolge attivamente le comunità locali nel processo decisionale e nella valutazione delle proprie esigenze e risorse. Il Pra si basa su una serie di tecniche e strumenti, come interviste, discussioni di gruppo, mappe partecipative e diagrammi, che consentono di raccogliere informazioni dettagliate e di promuovere la partecipazione attiva di tutti i membri della comunità. Attraverso il Pra, le comunità locali possono identificare le proprie priorità di sviluppo, individuare le risorse disponibili e le potenzialità da valorizzare, nonché definire le strategie e le azioni necessarie per raggiungere i propri obiettivi. Questo approccio permette di creare un legame più stretto tra le comunità e i progetti di sviluppo, favorendo la sostenibilità a lungo termine e il coinvolgimento attivo di tutti gli attori interessati. In conclusione, l'approccio partecipativo, come il Pra, rappresenta un importante strumento per promuovere lo sviluppo sostenibile e garantire il pieno coinvolgimento delle comunità locali nel proprio percorso di crescita.

approccio tendenzialmente top-down nel quale gli esperti hanno un ruolo preminente rispetto ai beneficiari. Il Pra consiste in un processo di apprendimento rapido intensivo ed iterativo che consente alla popolazione locale di analizzare, condividere e potenziare la conoscenza del proprio territorio al fine di pianificare, realizzare e valutare un intervento progettuale. Rispetto al Rra, consente maggiore intervento e partecipazione da parte delle comunità locali spostando l'epicentro decisionale verso le loro priorità prefiggendosi di rispondervi pienamente. È utilizzato nella pianificazione territoriale, nella gestione delle risorse naturali, nella gestione delle aree protette e nella valutazione degli impatti ambientali e sociali.

In primo luogo, occorre definire il quadro applicativo di un Pra, definire quindi il contesto di applicazione, che può essere rurale (villaggi) o urbano (quartieri), i soggetti che applicano il metodo, quindi gli outsider,

Cioè il gruppo multidisciplinare di esperti esterni e le comunità locali che intendono partecipare, quando si utilizza, ovvero una valutazione preliminare del contesto territoriale e/o una costruzione collettiva del processo proget

Dettagli
Publisher
A.A. 2011-2012
9 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/01 Geografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sandrauselli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia e Sociologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Sistu Giovanni.