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Modelli di comportamento dei consumatori e i "non luoghi"

L'antropologo Marc Augé ha introdotto il concetto di "non luoghi" per descrivere porzioni di spazio astratte dal loro territorio e dalle loro culture, proiettate verso la logica anonima della globalizzazione. Tuttavia, molti consumi o atteggiamenti che sembrerebbero far parte dello stesso modello di vita, hanno contenuti e valenze diverse. Ad esempio, andare al cinema in India rappresenta un evento che coinvolge intere famiglie per ore, con cibarie e drammi strappalacrime. L'ampliarsi della gamma dei prodotti e dei loro livelli qualitativi in rapporto con il potere d'acquisto e con le consuetudini dei consumatori, rappresenta l'articolazione oggi raggiunta dalle produzioni di massa. I flussi informativi hanno centri di produzione che corrispondono a regioni e poteri politico-economici consolidati.canali di circolazione (le cosiddette autostrade dell'informazione). L'avanzata del mercato così come quella dei flussi informativi s'incrociano con la messa a punto di una serie di risposte locali assai diverse che porta ad ambienti culturali nuovi legati ai valori del passato, ma allo stesso tempo intrisi di elementi di modernità. Le grandi città del Terzo Mondo (TM) sono gli spazi dove principalmente nasce una cultura "dell'informale", dove le occupazioni economiche, una serie di servizi e la stessa funzione dell'abitare risultano molto precari sconfinando spesso in pratiche marginali o in quelle illegali. Allo stesso tempo, rappresentano la porta dell'innovazione nel tempo perché radunano gran parte delle forze locali, concentrano le infrastrutture di connessione con l'esterno e sono più aperte alle esigenze dello sviluppo, molti degli investimenti affluiti dai paesi ricchi, e perché il loro stesso gigantismo leobbliga aescogitare soluzioni che rompono con la scala dei piccoli spazi in cui si sono cristallizzati a lungo irapporti socio-culturali. In questi ambienti si elaborano nuove strategie di sopravvivenza, come adesempio la "cultura della surroga". L'arte diffusa dell'arrangiarsi costituisce una risposta di praticheche muovono dal basso spesso alimentate da reti di sostegno comunitarie, mal tollerata da parte deipoteri centrali, ma con margini di elasticità, creatività e resistenza che nessuna strategia ufficialesaprebbe assicurare.A partire dagli anni '70 alcuni distretti dell'Italia del Centro e del Nord-Est e alcuni paesi del Sud-Est asiatico hanno intrapreso uno sviluppo accelerato. un'areaNei primi si è attribuito al decentramento di attività industriali del Nord-Ovest, interessatada una fase di congestione e riassetto. La maggiore propulsione, in realtà, deriva da iniziativeautonome di soggetti locali.pubblici e privati, caratterizzate da un forte dinamismo e forti connessioni alla scala locale. Secondo i sociologi, il decollo della "Terza Italia" fu dovuto anche a fattori culturali tipici del suo ambiente, ovvero alle capacità di rischio e di piccola impresa che, nell'insieme, derivano dalle tradizioni mezzadrili, alla persistenza di legami familiari solidi e di relazioni dei centri piccoli e medi. Nei secondi, lo sviluppo è stato attribuito all'inizio ai processi di decentramento produttivo avviati dai grandi paesi industriali e alla capacità attrattiva derivante soprattutto dai bassi costi della manodopera. Nella realtà, si tratta di pratiche di vita moderate caratterizzate da un livello di consumi relativamente basso, un "sistema di comando" notevolmente efficiente sia fuori che all'interno delle fabbriche e una sintonia particolare di interessi nazionali e iniziativa privata. In alcuni casi, si è riconosciuta.una filosofia di vita improntata ai modelli confuciani, in altri il ruolo prioritario di un sistema universitario di espressione inglese che produce masse notevoli di ingegneri, in altri casi si è trattato di spinte fortemente individualistiche (Cina) e in altri ancora, lo slancio economico si è verificato nonostante una persistente concezione circolare del tempo propria delle religioni dominanti, contraria a una cultura dello sviluppo (India). Dall'altro lato, i percorsi di sviluppo stabili sono frenati in molti paesi da vincoli sociali e religiosi, organizzazioni ancestrali del tempo e dello spazio e conseguenti ritmi e pratiche di lavoro in contrasto con l'organizzazione della produzione e degli scambi contemporanea, i quali si potranno avere solo a prezzo di forti rotture difficili da riassorbire senza scompensi nel contesto economico, sociale e territoriale. In alcune regioni ad esempio, la terra è concepita come sacra e sulla proprietà privata deisingoli s'intersecano usi collettivi che ne rendono problematica la valorizzazione. Le transazioni non si valgono di contratti scritti e codificati e di strumenti monetari. Alla donna è riconosciuta una mera funzione riproduttiva che incrementa la spirale demografica e contribuisce a scompensare gli equilibri generazionali e quelli produttivi. La tradizionale distribuzione dei compiti nella famiglia fondata su tecniche elementari e pratiche di autoconsumo diviene insostenibile quando si avviano colture moderne o quando ci si trasferisce nelle città, portando a gravi disordini sociali come il dilagante abbandono degli anziani sui terreni meno produttivi (soprattutto in Cina) o la concentrazione della manodopera minorile nelle attività con ridotti margini salariali (fabbricazioni di palloni da calcio in Bangladesh o Barbies in Tailandia). I figli maschi sono concepiti come risorse, retaggio forte di un certo mondo rurale, dal quale appunto derivano quelle situazioni in.netto contrasto con un processo stabile di sviluppo. L'istruzione gioca un ruolo strategico per la progressiva crescita delle richieste, dei processi produttivi, distributivi e comunicativi. Gli sforzi dei governi in tal senso incontrano ostacoli derivanti da caratteri ambientali o dell'insediamento, ma spesso il superamento o meno di questi sono dati dall'adozione di modelli organizzativi ereditati e impiantati dallo Stato o dalle scelte politiche dei governi stessi. Da un lato, e soprattutto se le risorse di bilancio e i mezzi tecnici disponibili sono contenuti, è molto difficile impiantare un'efficiente organizzazione scolastica nelle aree montuose, difficili ad esempio sub-desertiche, in quelle dove persistono pratiche nomadi, dove vi sono piccoli nuclei sparsi e laddove l'elevata incidenza della popolazione in età scolastica causa sovraffollamento e precarietà soprattutto nei cicli dell'istruzione primaria. Allo stesso modo, se icontesti sono caratterizzati dalladiffusione dei lavori minorili o dall'ostilità nei confronti dell'istruzione femminile portando diconseguenza a un livello di alfabetizzazione femminile di gran lunga inferiore a quello maschile. Dall'altro, si assiste al fallimento di modelli occidentali efficienti ma incapaci di risolvere ilproblema dell'analfabetismo, come nello Sri Lanka e nelle Filippine, o come in Pakistan dove sicontano ancora quasi 2/3 di adulti analfabeti. Diversamente la Giordania, che anche grazie agli aiuti confluiti in favore dei rifugiati palestinesi, hamassicciamente investito nella formazione, contenendo sotto il 20% la quota di analfabeti,all'economia locale e a quella deipreparando tecnici e laureati che hanno assicurato buoni dirigentidegli studenti e degli intellettuali sparsi all'estero un'efficacepaesi petroliferi del Golfo e facendocassa di risonanza per la causa di un popolo senza terra. Gli impedimenti allo

Lo sviluppo dati da fratture culturali persistono ancora oggi in molte aree, soprattutto in Africa dove la spartizione europea ha determinato forti tensioni interne legate all'coesistenza di componenti etniche, religiose o linguistiche diverse e a volte in aperto e secolare conflitto, o in Asia dove i contrasti tra componenti religiose diverse non sono del tutto risolti.

In Africa ad esempio, la Nigeria nonostante sia un grande produttore di petrolio, ha limitate capacità di sviluppo per la difficoltà di conciliare gli interessi di centinaia di tribù con oltre 200 lingue e dialetti, soprattutto dei principali gruppi (hausa, yoruba e ibo), i cui contrasti intersecati anche dagli anni '60 quando la regione orientale dove era concentrata vari elementi religiosi, iniziò l'attività petrolifera si dichiarò indipendente con il nome di Biafra. Sebbene la secessione fu assorbita e sia stato creato lo stato federale, i rischi di dissoluzione del paese.

del fenomeno è data dalla complessità delle interazioni tra fattori culturali, sociali ed economici. In molti casi, le dinamiche di sviluppo sono influenzate da tradizioni culturali radicate, che possono ostacolare l'adozione di nuove tecnologie o pratiche economiche. Allo stesso tempo, la diversità culturale può anche essere una fonte di innovazione e creatività, stimolando la diversificazione economica e l'apertura a nuovi mercati. È importante sottolineare che la cultura non è un fattore statico, ma è in continua evoluzione. Le influenze culturali possono provenire da contatti con altre comunità, migrazioni o processi di globalizzazione. Questo può portare a conflitti culturali e tensioni sociali, ma può anche favorire l'arricchimento reciproco e la creazione di nuove identità culturali. In conclusione, la cultura svolge un ruolo significativo nello sviluppo di una società. È importante riconoscere e valorizzare la diversità culturale, promuovendo il dialogo interculturale e l'inclusione sociale. Solo attraverso un approccio rispettoso e inclusivo alla diversità culturale possiamo costruire società più equilibrate e sostenibili.

culturale sarebbe quellache induce molti osservatori occidentali a invocare un maggior rispetto dei diritti umani, unavalorizzazione della condizione operaia e delle funzioni critiche del sindacato e un’applicazionedelle formule democratiche che parrebbero fortemente carenti nel modello di crescita dei paesiasiatici. Il riconoscimento di questi valori interseca il problema che una loro più diffusaapplicazione finirebbe per innalzare il costo del lavoro in contesti asiatici che proprio del bassocosto del lavoro hanno fatto il punto di forza per avviare i loro processi di sviluppo.Inoltre, si è sostenuto che dopo il venir meno della grande partizione ideologica fra le economiecapitalistiche e quelle comuniste, la globalizzazione dei mercati avrebbe teso a ripolarizzare ilmondo sulla base di tre grandi insiemi geoeconomici centrati sugli USA, UE, Giappone, ed orasempre più sulla Cina, e che rispetto a questi, gli altri sub-insiemi regionali sarebbero federati

in viapiù o meno subordinata o emarginati. Qualcuno invece vede prevalere le geoculture, unariarticolazione con 7-8 grandi insiem

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Publisher
A.A. 2011-2012
6 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/02 Geografia economico-politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sandrauselli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia e Sociologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Sistu Giovanni.