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Stati Uniti del Sud-Est, in particolare in Florida e in Louisiana

Nonostante la differenza in termini demografici, di collocazione geografica e appartenenza geopolitica, nelle città di Banda Aceh in caratteristiche comuni quali l'inadeguatezza strutturale delle abitazioni, soprattutto di quelle occupate dalle classi sociali più deboli, la mancanza di una politica di prevenzione degli effetti di fenomeni "naturali" in buona parte prevedibili e il carattere improvvisato e spesso perfino disastroso dei piani di evacuazione dalle città e dagli altri centri abitati.

A metà del XX secolo, le prime 5 città su 12 appartenevano ai paesi avanzati. Nel 2005 si ha un'inversione di tendenza, dove appunto quest'ultimi sono stati superati dai Paesi in Via di Sviluppo (PVS).

L'incremento della popolazione si è verificato soprattutto nelle città, principalmente nelle città.

delSud del mondo dove vive il 75% della popolazione urbana mondiale. Riguarda specialmente i paesi più poveri, mentre nei paesi più ricchi la crescita dei grandi spazi urbani è diminuita o si è arrestata a favore dei centri piccoli e medi nel quadro di un progressivo assestamento della dinamica demografica. I paesi più poveri hanno tassi di urbanizzazione molto più bassi della media europea o nordamericana. L'America Latina ha una popolazione urbana uguale alla media dei paesi avanzati, dove l'urbanizzazione è un fenomeno recente. In Asia e in Africa, la maggioranza della popolazione vive nelle aree rurali. Tuttavia, le previsioni di medio e lungo periodo prevedono un aumento sostenuto. In America Latina, la diminuzione della popolazione rallenta, mentre è stabile in Europa e in Nord America. Alla metà del XX secolo, le città con più di 1 milione di abitanti erano 83, in gran parte in Occidente, mentre nel

2000 sono ormai diventate 370, distribuite in tutti i continenti.

Nel 2005, nei paesi emergenti vi è un aumento dei centri maggiori e dei centri medi. I tassi di crescita delle megalopoli del Sud continuano ad essere uniformi; vi è solo una lieve attenuazione nel corso degli ultimi decenni. La popolazione urbana è concentrata in poche città grandi in genere coincidenti con la capitale.

Nei paesi avanzati, la popolazione urbana supera gli 800 milioni di abitanti, dove il livello di urbanizzazione è al 75%. In Europa, 1/4 vive in città maggiori di 250.000 abitanti e il 50% in centri fra i 10.000 e i 50.000 abitanti. Le grandi metropoli esprimono oggi la loro centralità grazie al controllo strategico degli scambi e dei flussi internazionali e alle produzioni innovative. Le città europee e nordamericane invece si trovano ad affrontare gli effetti delle trasformazioni nella struttura demografica e dallo scenario della globalizzazione:

invecchiamento della popolazione, aumento dei flussi migratori internazionali, integrazione delle regioni urbane nelle reti dell'economia mondiale, nuova centralità dei poli urbani piccoli e medi, formazione di alleanze e coalizioni fra città.

In America Latina, il rapporto fra popolazione urbana e popolazione rurale è molto simile a quello dei paesi avanzati. Eccetto per il Brasile, il modello di urbanizzazione è incentrato su grandi città. Tra gli anni '60 e '70, queste città attirano una quota importante di popolazione urbana e molti governi sudamericani attuarono programmi per il rafforzamento dei centri urbani medi ispirandosi alla "politeoria della crescita", una politica di sviluppo molto influente al tempo che tuttavia ebbe risultati modesti per i limiti delle politiche guidate dall'alto. La parte più urbanizzata è sicuramente il Cono Sud, cioè Argentina, Cile e Uruguay, con livelli al 90%. In America Centrale,

La quota di popolazione urbana è pari al 50%, quota che diviene più bassa nei paesi meno ricchi come Guatemala e Honduras. Il Messico si distingue per la presenza di molti grandi centri. Il problema in America Latina è la povertà, dove ad esempio il 40% degli abitanti di Città del Messico e 1/3 di quelli di San Paolo vive in condizioni di indigenza. Negli anni '90, in Asia, nelle città vi è lo stesso problema a causa della recessione. Nel Vicino Oriente, vi sono grandi centri urbani come Beirut o Baghdad travagliati da guerre e conflitti che non accennano a trovare soluzione, ma anche modelli di città globale periferica come Dubai, Doha e Manama per il loro livello di consumi, investimenti immobiliari e la realizzazione di grandi progetti edilizi e architettonici. In Africa, il 38% della popolazione vive nelle città e sono previsti i tassi di crescita più sostenuti al mondo, in Uganda.

con paesi ancora profondamente rurali come e altri ormai occidentalizzati come il Sudafrica. L'urbanizzazione nei paesi del Terzo Mondo ha preso avvio col processo di decolonizzazione nella metà degli anni '70. In Africa coincide con la persistente marginalità economica, dove il settore informale continua a rappresentare una parte importante del reddito prodotto nelle città, ad eccezione del Maghreb e del Sudafrica. Nel passato, si riteneva che nelle grandi città del Sud del mondo vi fosse una qualità della vita migliore rispetto ai villaggi e ai piccoli centri delle aree rurali, perché le città offrivano maggiori opportunità di sopravvivenza e migliori servizi alla popolazione. Questa realtà è però osservata solo nei paesi dell'Africa subsahariana, mentre il vantaggio delle grandi città sui piccoli centri diminuisce sensibilmente in America Latina, Caraibi, Nord Africa.

Vicino Oriente ed è assente in Asia orientale dove le città piccole e medie hanno raggiunto un livello apprezzabile di crescita economica e autosufficienza nella fornitura dei servizi essenziali alla collettività. I problemi socio-ambientali dei paesi del Sud del mondo sono riconducibili all'insufficiente autonomia dei livelli sub-nazionali di amministrazione territoriale, alla scarsa integrazione del settore privato nel sistema locale e regionale di governo e all'incapacità istituzionale di valorizzare le risorse espresse dalle comunità locali. Per tali ragioni, tra gli studi recenti è emersa l'esigenza di accompagnare l'analisi delle tendenze demografiche alle problematiche del governo urbano e in particolare della governance. Nei paesi meno ricchi, la supremazia delle città capitali più la loro capacità di attrazione di gran parte della popolazione urbana nei rispettivi centri porta al gigantismo urbano.

processo irreversibile che domina la scena mondiale. Alla supremazia politica di queste città si aggiunge una supremazia economica che deriva dalla capacità di attrazione della maggior parte del capitale nazionale in termini di opportunità di sviluppo, risorse materiali e immateriali e infrastrutture. Questi spazi rappresentano per la popolazione il raggiungimento di una condizione di sopravvivenza.

La struttura di governance e delle grandi metropoli dei paesi poveri si basa sull'integrazione fra le politiche promosse dai governi nazionali e le iniziative da parte degli enti internazionali ufficiali quali BM, FMI, FAO, UNESCO, dagli attori della cooperazione decentrata, ovvero dagli enti locali, anni '80, e sulla base degli investimenti delle multinazionali. Dagli interventi da parte di tali enti ispirati all'approccio della self-reliance sono stati per stimolare le capacità istituzionali di sviluppo dal basso nelle società locali. A partire

dal City Summit di Istanbul del 1996 organizzato dall'agenzia dell'ONU Habitat, enfasi sull'importanza si è posta del ruolo del governo locale nella soluzione dei problemi della povertà, marginalità ed esclusione. Le regioni e le città sono diventati i luoghi privilegiati nei quali le dinamiche locali si intersecano con quelle globali; questa tendenza, presente anche nei paesi avanzati, introduce nuove differenziazioni territoriali e pone i territori in competizione fra loro con lo scopo di affermarsi come nodi strategici nelle reti dei flussi globali. Tutto ciò si traduce in una rivendicazione da parte delle istituzioni regionali e municipali di più ampie autonomie nel governo urbano, presente sia nei PVS che nei paesi avanzati. Enti locali, ONG e associazioni sono in grado di mobilitare risorse dalla cui capacità d'intervento si è tradotta basso e raccordarle ai livelli superiori dei governi nazionali.

L'affermazione del regime politico neo-liberista a livello internazionale. La necessità di fard'indebitamento e le imposizioni fronte alla grave situazione del FMI da cui sono scaturiti i programmi di aggiustamento strutturale, hanno obbligato molti governi del Sud a ridurre i programmi di assistenza pubblica e le sovvenzioni volte a soddisfare i bisogni primari, così aggravando le condizioni di povertà delle popolazioni.

Ma anche centri dalle dimensione più contenute dell'Asia, come Pechino, Shangai, Megalopoli, Hong Kong, Canton, Macao, Giacarta, Manila, Singapore e Kuala Lampur, rivestono oggi un ruolo strategico nella nuova rete mondiale; a queste si accompagna il ruolo emergente delle metropoli americane come Rio de Janeiro, San Paolo, Buenos Aires e Città del Messico e la storica capacità d'intessere relazioni alla scala mediorientale e mediterranea delle città africane come Lagos, Il Cairo e Khartoum.

di questi centri urbani come modelli della globalizzazione a livello internazionale, mina l'egemonia delle "città-globali" macro-regionale convenzionalmente identificate quali Londra, New York, Los Angeles, Tokyo, Parigi e Francoforte. In questa prospettiva, diventa fondamentale sperimentare politiche urbane e forme maggiormente cittadine, in grado di garantire competitività e spazio d'azione per le dinamiche di governance dei soggetti interessati alle relazioni economiche con l'esterno e alla stabilità e coesione sociale all'interno. L'importanza della sfida della governance trova riscontro nelle raccomandazioni, le cosiddette "buone pratiche", ribadite dagli enti internazionali di impegnarsi per elaborare pratiche e condotte di governo che scaturiscono dalla capacità di costruire intorno a un progetto di politica sociale o del territorio il più ampio coinvolgimento della popolazione e degli.

Attori locali, volte ad attenuare i meccanismi di esclusione e marginalizzazione socio-spaziale prodo

Dettagli
Publisher
A.A. 2011-2012
6 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/02 Geografia economico-politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sandrauselli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia e Sociologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Sistu Giovanni.