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L’efficacia gestionale permette di raggiungere gli obiettivi interni, che produrranno effetti ed impatti che determinano l’efficacia

sociale, ossia il soddisfacimento dei bisogni.

Occorre quindi lavorare sulla dimensione gestionale e organizzativa per ottenere efficacia e responsabilità, e su quella

relazionale e comunicativa per garantire fiducia e credibilità.

Il patto di corresponsabilità con i pubblici segue diverse fasi:

1. Condivisione della conoscenza e definizione degli obiettivi in modo partecipato e in una logica di efficacia sociale,

2. Attribuzione di ruoli e responsabilità in un sistema di governance chiaro e trasparente,

3. Misurazione e verifica di risultati ed effetti attraverso un sistema di monitoraggio e KPI co-progettati,

4. Valutazione dell’efficacia in termini di partecipazione consapevole e informata.

Grazie alla partecipazione sarebbe quindi possibile generare decisioni migliori, grazie al dibattito su problemi e soluzioni. Le

decisioni saranno inoltre più legittime se deliberate da una pluralità di persone, anziché prodotte da un piccolo gruppo: anche

chi non condivide la decisione finale riconoscerà infatti la legittimità della procedura. La deliberazione promuove le virtù civiche

insegnando alle persone ad ascoltare, essere tolleranti e costruire rapporti di fiducia reciproca.

Il bilancio partecipativo è un istituto di finanza locale, utilizzato come strumento per assicurare la partecipazione popolare alle

scelte di spesa e investimento. Tale strumento rafforza quindi i legami:

 Orizzontali tra cittadini e forme organizzate della società (es.: associazioni, oratori, scuole);

 Verticali tra istituzione e cittadini (con effetti positivi sull’efficacia dell’azione amministrativa).

Esso non è, quindi, una consultazione su scelte già adottate dagli amministratori, né dev’essere l’unico strumento di

partecipazione dei cittadini, bensì un punto di partenza per un dialogo sistematico e permanente tra amministrazione e cittadini.

Le principali criticità sono rappresentate dalla bassa partecipazione dei cittadini, le cui proposte spesso non si trasformano in

azioni concrete una volta spenti i riflettori dell’iniziativa pubblica. C’è quindi stato un utilizzo strumentale del bilancio

partecipativo, che dovrebbe invece essere frutto della volontà politica di dare potere ai cittadini, con regole semplici e chiare,

educazione alla democrazia graduale e verifica e rendicontazione periodiche dello stato di avanzamento.

Le fasi da seguire sono:

1. Fase preparatoria: formazione e coinvolgimento degli stakeholder, piano di comunicazione e predisposizione dei materiali;

2. Coinvolgimento dei cittadini: questionario e incontro di co-progettazione, verifica di fattibilità e voto;

3. Realizzazione delle proposte vincitrici: recepimento all’interno del bilancio di previsione e realizzazione delle proposte

vincitrici;

4. Monitoraggio in itinere, con comunicazione periodica dello stato di avanzamento dei lavori tramite il sito.

Le attività fondamentali delle aziende attive nel campo della responsabilità sociale riguardano:

 Organizzazione e governance: costruire modelli di governance e assetti organizzativi efficaci, integrare e semplificare

processi e strutture, motivare, formare e responsabilizzare le persone (ad esempio attraverso il codice etico);

 Strategia e performance: costruire strategie di sviluppo responsabile e rafforzare capacità di pianificazione e performance

management, sviluppando sistemi di monitoraggio multidimensionali per la misurazione di output e outcome prodotti

dall’attività dell’organizzazione;

 Accountability e valutazione: costruire sistemi conformi alle normative e gli standard nazionali e internazionali, che

valorizzino le specificità dell’organizzazione e consentano di misurare e comunicare il valore economico, sociale e

ambientale e l’efficacia di politiche e servizi;

 Comunicazione e partecipazione: accrescere il capitale sociale e la visibilità dell’organizzazione, esplicitando aspetti

distintivi e dati rilevanti per rinforzare credibilità, fiducia e consenso (ad esempio tramite bilancio sociale o di sostenibilità,

reporting, company profile, stakeholder dialogue, customer satisfaction, analisi di clima).

La riforma della Pubblica Amministrazione (detta Legge Madia) del 2015 si propone di ricostruire la fiducia tra cittadini e Stato,

recuperando risorse per restituirle in servizi, valorizzare i dipendenti pubblici come motore del cambiamento, sostenere lo

sviluppo e incentivare l’occupazione. Essa è concepita in maniera semplice, per non complicare il quadro normativo, ma rendere

più efficaci le norme esistenti al fine di migliorare l’interlocuzione con i cittadini e le imprese, rendendo così il Paese

maggiormente competitivo, grazie alla riorganizzazione dei lavoratori pubblici.

Destinatari privilegiati della legge, oltre ai dipendenti della Pubblica Amministrazione, sono:

 Cittadini, che percepiscono quest’ultima come un ostacolo alla vita quotidiana,

 Imprese, che necessitano di una semplificazione del sistema delle autorizzazioni con tempi e regole certe.

I temi principali sono invece:

 Organizzazione dello Stato, più dinamico, con modalità razionali;

 Tempi certi e decisioni sicure: il nuovo sistema delle autorizzazioni sarà uno stimolo allo sviluppo economico e al lavoro;

 Trasparenza e open data: contrasto della corruzione con taglio dei costi, servizi offerti qualitativamente migliori e controllo

sociale;

 Cittadinanza digitale: i servizi in modalità digitale non sono un dovere dell’amministrazione ma un diritto riconosciuto al

cittadino;

 Riduzione degli sprechi e aumento delle risorse, con eliminazione delle duplicazioni di funzioni e la razionalizzazione del

lavoro dei dipendenti pubblici;

 Semplicità: passaggi burocratici semplificati da un interlocutore certo e vicino, che garantisca pubbliche amministrazioni

efficienti, trasparenti e meno costose:

 Lavoro per il pubblico: valorizzazione delle competenze, sostegno alla conciliazione e creazione di un mercato del lavoro

della dirigenza di ruolo generano un meccanismo premiante.

Nel 2015 nasce l’Agenzia per l’Italia Digitale, che coordina le azioni in materia di innovazione per promuovere le tecnologie

digitali a supporto della Pubblica Amministrazione, anche con fini di condivisione delle informazioni pubbliche e realizzazione di

servizi online per cittadini e imprese, a livello locale, regionale e centrale. Tale agenzia realizza gli obiettivi dell’Agenda digitale

italiana, ossia:

 Assicurare l’uniformità tecnica dei sistemi informativi pubblici;

 Adottare infrastrutture che riducano i costi sostenuti dalle amministrazioni e migliori i servizi erogati;

 Definire linee guida, regolamenti e standard, coordinando le attività a livello locale, regionale e statale;

 Progettare e coordinare un’efficace erogazione di servizi online della pubblica amministrazione a cittadini e imprese.

L’agenzia sostiene quindi la diffusione dell’innovazione digitale per contribuire allo sviluppo economico, culturale e sociale del

paese, collaborando con le istituzioni e gli organismi europei, nazionali e regionali con analoghe finalità, per promuovere

l’alfabetizzazione digitale e creare nuove conoscenze e opportunità di sviluppo. Essa assicura inoltre l’adempimento degli

obblighi internazionali assunti dallo Stato in materia di innovazione digitale, informatica ed Internet.

Si è inoltre iniziato a parlare di smart city, un insieme organico di fattori di sviluppo di una città, che mettono in risalto

l’importanza del capitale sociale di cui ogni ambito urbano è dotato. Funzionamento e competitività delle città non dipendono,

infatti, solo dalle infrastrutture materiali (capitale fisico), ma anche dalla disponibilità e dalla qualità delle infrastrutture dedicate

alla comunicazione (ICT) e alla partecipazione delle persone (ossia al capitale intellettuale e sociale). Diventare una smart city

richiede l’innovazione del modo di vivere delle persone, la riqualificazione del territorio, la progettazione di spazi urbani,

economia e istituzioni, ripensando le politiche per vivere e competere nel mondo globalizzato. Tali città gestiscono in modo

intelligente mobilità, risorse ambientali, relazioni tra persone, politiche dell’abitare e modello di amministrazione, anche tramite

il governo partecipativo.

L’importanza della connettività come fattore di sviluppo porta le smart city a dotarsi di reti di sensori o strumenti per misurare

parametri utili alla gestione efficiente della città, con dati forniti in modalità wireless e in tempo reale ai cittadini o alle autorità

competenti. Si può così ottimizzare, ad esempio, l’irrigazione dei parchi, l’illuminazione delle strade, il monitoraggio della

concentrazione di inquinamento, la rilevazione delle perdite della rete idrica, la mappatura del rumore, le operazioni di raccolta

dei cassonetti.

Dal punto di vista sociale, invece, nella smart city la comunità impara ad apprendere, adattarsi e innovare, garantendo così

inclusione sociale dei residenti e partecipazione alla pianificazione urbanistica e territoriale, attraverso progetti come la

progettazione partecipata e la consultazione on-line. Esse consentono ai cittadini di percepire una reale democrazia e il

coinvolgimento nelle decisioni, grazie anche a iniziative di miglioramento della gestione della città stessa.

Il capitale ambientale va invece tutelato con scelte sostenibili a salvaguardia delle scarse risorse, con energie rinnovabili,

riduzione di emissioni di sostanze inquinanti e incentivi economici per chi si sposta con i mezzi pubblici.

La comunicazione è una componente fondamentale di ogni sistema organizzativo, sia sul piano interno che esterno, che non può

quindi essere gestita senza profondi e continui collegamenti con l’organizzazione.

Occorre semplificare il linguaggio, non limitandosi a sostituire termini superati con parole usate e comprensibili o a trascrivere

norme e circolari con una particolare attenzione alla grammatica, ma attraverso un intervento pensato per i diversi pubblici, per

eliminare le espressioni burocratiche e i termini tecnici.

Il Dipartimento della Funzione Pubblica, nel 1993, ha realizzato il Manuale di Stile, un vademecum di scrittura per le Pubbliche

Amministrazioni, seguito da altri documenti volti a migliorare la qualità della comunicazione tra amministrazioni e cittadini,

avvicinare tali soggetti e aumentare collaborazione e fiducia tra di essi.

I testi devono quindi essere:

 Essenziali: evitare avverbi, formulazioni minuziose, frasi prolisse, vaghe o prive di senso;

 Semplice: con parole di uso comune, brevi, di significato non ambiguo, di origine italiana ed intere (senza sigl

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
13 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GiovannaUrb di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Comunicazione pubblica e sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Sobrero Rossella.