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Da dove inizia la storia della disciplina, ovvero il mito fondatore dell'antropologia
Quando si tratta di fare la storia del pensiero antropologico, prima di tutto si deve pensare al momento in cui inizia l'impresa antropologica. Anche la società degli antropologi possiede il suo (o i suoi) miti fondatori. La tradizione accademica fissa come inizio un punto, molto indietro nella storia dell'Europa, presso i pensatori greci dell'Antichità classica.
L'Antichità greca e il Medioevo cristiano
La figura del barbaro e il sentimento dello straniero nella Grecia antica. È principalmente Erodoto, precursore della sensibilità antropologica, a riportare i suoi numerosi viaggi in Egitto, Persia e altrove, ricchi di descrizioni, racconti e miti.
- Grande curiosità per le altre culture
- Si interroga sulle diversità, confrontando fatti molto lontani
- Privilegia la testimonianza visiva a quella auditiva, aspetto molto
importante per l'antropologia. Erodoto, tuttavia, come altri pensatori dell'epoca, si concentrava soprattutto sui fatti meno consueti, non abituali ed eccezionali piuttosto che alle abitudini e ai fatti normali che costituiscono la trama della vita quotidiana dei popoli. I popoli stranieri (o barbari) erano presentati come l'inverso di ciò che erano i Greci, e risultavano da un'inversione dei valori e delle norme greche. Per Erodoto i barbari sono un mezzo indiretto per parlare dei Greci e per definirli: i barbari gli servono per valorizzare la superiorità dei valori greci. Lo stesso termine "barbaro" serviva ad indicare lo straniero, il "non-Greco" (lo stesso termine derivava da un suono onomatopeico che riproduceva un balbettio). Lo straniero per il mondo greco era un bambino alle soglie della cultura, che balbetta una lingua poco comprensibile e da cui non ci si può attendere opere importanti. Questa tendenza la vediamo.Anche nel Medioevo e nel Rinascimento, fino allo scientismo del XX secolo.
IL MEDIOEVO CRISTIANO: LE FIGURE DEL DIAVOLO E DEL MERAVIGLIOSO E IL TRATTAMENTO DELL'ALTERITÀ.
L'immaginario del Medioevo rappresentava un mezzo di conoscenza della natura e una definizione dell'uomo e dei suoi rapporti con Dio.
Immaginario della figura del mostro: la figura del mostro permetteva di esplorare meglio ciò che è nella natura, di fissare i limiti tra ciò che è naturale e ciò che non lo è, serviva a ricordare che l'uomo è fatto a immagine di Dio, era un modo con cui l'uomo doveva sempre ricordarsi ciò che non doveva essere o diventare.
Alcune immagini dell'infedele musulmano nel Medioevo si traducevano quindi con la figura del mostro.
LA FIGURA DI ERODOTOC'è però un padre nobile, Erodoto, che tendenzialmente viene citato in tutti i manuali di antropologia: egli racconta di un incontro,
racconta di differenze e di identità, e in qualche modo ci fa capire che stacominciando non solo a vedere le differenze, ma anche a ragionare su quali sono le caratteristiche diqueste differenze (come si producono). [vedi brano Storie] Si fa riferimento a Erodoto come un padre nobile per diverse ragioni; la prima è che inquesto breve brano, lui fa capire quanto siano profonde e radicali le differenze, quanto ciascuno,soprattutto nel momento del confronto con l'alterità, si sente necessariamente legato a quello che è. In questo brano Erodoto non approfondisce il contesto dell'incontro, non parla di potere (anche se inrealtà Erodoto racconta una guerra, quindi il contesto è quello); egli fa capire quanto sono profonde ledifferenze per le identità di ciascuno. Trattare i propri morti in modo diverso da come faccio io è qualcosadi inaccettabile, di impossibile. Erodoto interessa non solo perché fa capire quanto siano profondi,quanto sia necessario affermare il proprio modo di fare quando incontro l'altro; il ragionamento di Erodoto porta su un piano diverso. Erodoto ci porta a pensare come possono esistere dei modi diversi di fare al mondo, come può essere così necessario fare le cose in un modo così diverso? Come posso io percepire necessario il mio modo di fare e disumano il modo di affrontare lo stesso problema da parte degli altri? Da dove viene la mia identità e la loro differenza? La risposta, che apre alla conoscenza antropologica delle identità e delle differenze, è che tutto questo viene dal nomos = legge sociale, legge e ordine degli uomini, il nomos è una legge che si produce tra gli uomini. L'opposto del nomos, l'antagonista del nomos, è la natura, l'ordine delle cose: Erodoto dice che le società affrontano gli stessi problemi in modo diverso perché si organizzano sulla base di leggi e regole che sono
La diversità tra le società dipende da come le società stesse costruiscono i loro modi di fare. La citazione di Erodoto ci serve perché lo sguardo antropologico sulle differenze umane si basa sul fatto che non c'è una natura umana che mi permette di spiegare il perché facciamo le cose in un modo diverso: non c'è un fondamento naturale ai diversi modi in cui facciamo le cose. Non è il riferimento alla dimensione della natura che mi permette di comprendere le differenze e le identità culturali e sociali.
3 BREVI ESEMPI per dimostrare come il riferimento alla natura per gli antropologi è una spiegazione che non viene accettata:
- Tema del tempo: la dimensione del tempo dal punto di vista filosofico, dice Kant, è qualcosa che viene prima e struttura la cognizione, tempo come dato oggettivo, naturale e precedente
corpi con altri strumenti, ad esempio attraverso l'idea che i corpi maturano quando sono in grado di compiere determinati riti di passaggio: è la capacità di superare una prova che mi permette di dire a quale classe di età (non di anno) appartieni. Lo scorrere del tempo, quindi, non si misura contando gli anni, ma in riferimento alla maturazione del corpo e non solo.
Misurare lo scorrere del tempo sulla base di strumenti diversi, significa stare dentro un'organizzazione sociale e culturale radicalmente diversa: la scansione del nostro calendario di vita si basa sul tempo misurato in forma di anni, noi assumiamo un'identità sociale a seconda del gradino d'età, che ci definisce socialmente. In altre società, è l'età misurata con altri strumenti che posiziona gli individui dentro quell'organizzazione sociale.
Non c'è una natura del tempo: c'è un nomos, una maniera
ma piuttosto il legame affettivo, il sostegno reciproco e la condivisione di valori e obiettivi comuni. La famiglia non è solo una questione biologica, ma è anche una costruzione sociale e culturale. La lettura dei saggi di Matera e di Inglese mette in discussione l'idea tradizionale di famiglia come un'istituzione basata su legami di sangue. Questi autori sostengono che la famiglia può essere definita in modi diversi, a seconda delle diverse culture e società. Ad esempio, la famiglia può essere composta da genitori adottivi e figli adottivi, da coppie dello stesso sesso con figli, da famiglie monoparentali o da famiglie allargate. La legislazione e le pratiche sociali spesso riflettono ancora l'idea tradizionale di famiglia come un'unità basata su legami di sangue. Tuttavia, sempre più spesso si sta prendendo in considerazione l'importanza dei legami affettivi e delle relazioni di cura nella definizione di famiglia. In conclusione, la famiglia non può essere definita in modo univoco e universale. È una costruzione sociale e culturale che varia a seconda dei contesti e delle prospettive. È importante considerare l'importanza dei legami affettivi e delle relazioni di cura nella definizione di famiglia, piuttosto che basarsi esclusivamente su legami di sangue.non esiste una famiglia biologica. Il riferimento a una dimensione naturale di cosa sia la famiglia riguarda il perimetro della famiglia. Ma i ruoli dentro la famiglia, sono definiti dalla natura? Essere madre, essere padre e essere figlio, è definito dalla natura? Una delle idee di chi propone l'esistenza della naturalità della famiglia riguarda la finalità procreativa: la dimensione naturale della famiglia sta nel fatto che garantisce la riproduzione del genere umano e, quindi, il nodo della famiglia è la procreazione. Non si deve mai utilizzare la natura umana per spiegare un ragionamento: ci si sta infatti riferendo ad una dimensione naturale dell'essere umano che non esiste. Gli antropologi possono documentare modi di fare famiglia che sono radicalmente diversi, per cui anche delle figure che alcuni considerano necessarie (come il padre e la madre) possono essere tranquillamente cancellate. Non esiste una famiglia naturale nel senso che nonesiste una dimensione naturale ultima➔ dell'umano; esiste un'altra cosa, che è un processo di naturalizzazione dei rapporti sociali, ovvero esiste quel