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Il relativismo cognitivo
Egli richiama, con i suoi interrogativi, gli studi di Evans-Pritchard sulla Stregoneria tra gli Azande, nel Congo. Egli fu il primo a dare una spiegazione diversa alla stregoneria utilizzata dagli Azande. Se fino ad allora la stregoneria veniva vista come qualcosa di completamente irrazionale, ma Pritchard si sforzò di interpretarla diversamente. Il selvaggio che crede nella stregoneria è semplicemente inserito in modelli di pensiero messi a disposizione dalla società in cui viviamo. Egli non vuole affrontare la magia partendo dalle categorie occidentali, e pone l'accento sulla coerenza del sistema di credenze. Stregoneria, riti e credenze acquistano senso solo se visti come parti interdipendenti di un unico sistema, regolato da una ferrea logica. 8.5 Il relativismo cognitivo Pritchard si chiede come possono persone che si comportano in modo razionale, basare dei ragionamenti su premesse errate. Per dare una logica e scientifica risposta al quesito, Pritchard distingue tra .Le nozioni scientifiche sono quelle che concordano con la realtà oggettiva. Le nozioni logiche invece sono quelle dove le deduzioni sono vere se lo sono le premesse, e resta del tutto irrilevante la verità delle ultime. Ciò che conta per gli Azande non è la verità ma la coerenza con il loro sistema di credenze. Peter Winch dirà che nel tentativo di capire sistemi di credenze vengono messe in gioco le nostre categorie cognitive che cessano di funzionare e che rischiano di non farci comprendere quel dato sistema di credenze. Nel dibattito si affrontarono due schieramenti: i relativisti secondo cui non c'è alcun principio di razionalità universale che comprende tutte le culture umane e gli universalisti secondo cui c'è una oggettiva razionalità da usare come tramite tra le diverse culture. Nel paradigma relativista per affrontare lo studio di una cultura si deve partire dal sistema di valori di quella cultura, cheDefinisce il senso. Non è possibile fare ricerca con valori universali, dal momento che ogni società è definita da uno specifico sistema di regole condivise. Inoltre il senso del comportamento sociale può essere compreso solo sulla base dei sistemi di regole che lo governano e che sono interne alla società.
8.6 Gli universalisti
L'obbiettivo degli universalisti durante il dibattito sarà quello di formulare criteri di razionalità intersoggettiva che non dipendono dai contesti locali ma che garantiscono l'accesso ad ogni forma di vita.
Alla fine del dibattito non ci saranno né vincitori né vinti. Gli universalisti rimarranno saldi nel loro anti relativismo, mentre dall'altra parte Winch riconoscerà alcuni valori come universali nella vita dell'uomo, che riprenderà da Vico, antropologo italiano. Questi criteri universali sono la nascita, la morte, le relazioni sessuali che diventano l'unica.
costante che accomuna gli esseri umani.
8.7 Anti-anti-relativismo
Sarà Clifford Geertz a coniare il termine di anti-anti relativismo. Egli non intende, obbiettando contro gli universalisti, sposare la causa relativista che non apprezza del tutto. Ma critica fortemente gli universalisti che cercano in tutti i modi di attestare una morale oggettiva e universale.
Per Geertz alla base dell’anti relativismo ci sono dei presupposti: la paura dell’importanza che il relativismo dà alle altre culture, il discredito che ne deriva per la cultura occidentale, la difesa di una coscienza obiettiva e di una morale universale.
il relativismo un dato di fatto
Egli non difende ma lo ritiene come nella pratica etnografica, dicendo che non c’è bisogno di ricorrere a pratiche straordinarie come l’annullamento di sé per avere dei resoconti della soggettività dell’altro. Il suo è un relativismo particolare.
Non esclude che la conoscenza dell’Altro
Può portarci a comprendere l'essenza di ciò che significa essere umani. Non cade nell'universalismo, non pensa che ogni cultura sia un frammento di umanità, ma fa un "elogio alla diversità" riconducendo l'altro alla nascita dell'umanità.
L'etnocentrismo critico
Abbiamo anche studiosi che hanno difeso con vigore l'etnocentrismo, come Ernesto De Martino, che ha posto una feroce critica al relativismo. Egli assimila il relativismo etico a quello culturale, critica il relativismo, associandolo ad un lato oscuro dell'uomo. Nella sua troviamo le influenze della scuola Crociana, secondo cui esiste una ragione umana fondata sull'appartenenza ad un mondo di valori universale.
Egli poi sposterà la sua riflessione dal relativismo all'etnocentrismo che pare apprezzare. Per lui l'incontro con l'altro avviene all'interno di schemi sociali e culturali di cui facciamo parte, quindi
l'etnocentrismo è un etnocentrismo dogmatico, dato di fatto. Egli distingue tra quello tradizionale che vede l'Occidente come unica misura del mondo e l'etnocentrismo critico che vede l'incontro con l'altro come la possibilità di mettere in causa il proprio sistema dove si è nati e cresciuti, per avere una comprensione maggiore della propria civiltà attraverso la conoscenza delle altre. 9.0 Le rappresentazioni collettive 9.1 La sociologia classica di fronte alle società primitive Emile Durkheim è una figura centrale della sociologia moderna. Influenzato dal positivismo di Comte e Saint-Simon, critico nei confronti delle spiegazioni evoluzionistiche dei fenomeni sociali, egli sarà molto interessato a quelle che definisce società primitive per la comprensione della diversità. Per lui la sociologia non doveva occuparsi di problemi astratti come le leggi generali dello sviluppo sociale, che relega allafilosofia.sociologia doveva interessarsi di problemi reali come la società e suoi particolari problemi. Con la sua sociologia egli vuole mettere a fuoco i problemi di coesione sociale che caratterizzavano la Francia del suo tempo.9.2 La società come fondamento morale
Non ricorre al concetto di cultura. Durkheim nei suoi studi. Per lui è la società con le sue strutture fondamentali a porsi come autorità morale dei cittadini. È il gruppo di appartenenza, visto come entità superiore al singolo individuo, ad essere il vero fondamento morale di qualsiasi forma di vita sociale. Al posto del concetto di cultura, troviamo in Durkheim le regole morali, coscienza collettiva, solidarietà meccanica e concetti di organica, fatti sociali.
Per il sociologo, la cosa più importante è l'esistenza di regole morali, un sistema di regole che è alla base della struttura sociale e che vincola tutti i rapporti sociali e i comportamenti.
quotidiani degli individui che fanno parte di una società. Solo grazie a questa è possibile lo sviluppo di una solidarietà sociale, quel requisito minimo per tenere coesa la società, un sistema di idee di credenze e rappresentazioni collettive e individuali che tengono insieme tutti i membri di un gruppo sociale.
Ovviamente questa solidarietà sociale cambia a seconda della società di cui si tratta: nelle società semplici avremo una regolazione morale e una coesione sociale diverse da quelle che troviamo in una società complessa.
Sono 4 i pilastri su cui si regge la sociologia di Durkheim:
- Alla base di ogni società c'è sempre un fondamento morale
- La società è un fenomeno diverso da una somma o aggregazione dei suoi membri, in quanto esiste prima e precede gli individui stessi, nonostante essa sia prodotto del loro agire.
- Queste norme morali sono la proprietà dei diversi sistemi sociali
- La scienza dei
fenomeni sociali.
La sociologia può essere definita come
9.3 Solidarietà meccanica e organica
Per Durkheim la grande differenza tra società semplici e complesse sta nel diverso grado di coesione sociale e di solidarietà che riescono a sviluppare.
Per il sociologo la solidarietà è il fondamento di tutte le società, senza la quale si avrebbe solo caos. Egli distingue tra solidarietà meccanica e organica. La solidarietà meccanica è tipica delle società semplici dove manca la divisione del lavoro e quindi c'è una grande somiglianza tra le funzioni delle sue singole parti.
Per Durkheim la divisione del lavoro non è qualcosa legato alla modernità ma è presente in una forma grezza nelle società primitive dove combacia più con una divisione sessuale dei ruoli. La società che si basa sulla solidarietà meccanica avrà una bassa densità di popolazione.
sarà caratterizzata da una struttura segmentata: i clan, che sono molto simili tra loro e che hanno lo stesso tipo di organizzazione interna. Nella coscienza collettiva ricopre quella individuale, società primitiva trasformando ogni individuo in una parte dell'insieme, e prevede una somiglianza tra i suoi membri. La solidarietà meccanica caratterizza le società complesse (egli si riferisce alle società borghesi industriali) dove c'è una forte divisione del lavoro e un'ampia differenziazione sociale dei suoi membri. Il tipo di solidarietà non può dipendere dall'accettazione di un sistema di credenze comuni, piuttosto appare vincolato alla divisione del lavoro. La società complessa funziona come un organismo dove ogni singola parte contribuisce al mantenimento dell'insieme. 9.4 I fatti sociali L'idea che la società si regga su un insieme di regole e norme morali è alla base diun'altra concezione chiave di Durkheim: i fatti sociali. Egli li considera fondamentali per due motivi: l'esteriorità e la costrizione. Sottolinea due categorie esterne. Egli vede i fatti sociali come esterni all'individuo per due motivi: 1) Perché ogni soggetto nasce in una società già formata con le sue istituzioni e strutture che influenzano la personalità dell'individuo. 2) Perché sono fenomeni che funzionano indipendentemente dalle decisioni di ogni singolo soggetto. Critica all'utilitarismo: Nella sua teoria che vede alla base della produzione della società l'individuo, per il sociologo nessuna teoria potrà mai comprendere perfettamente il mondo sociale partendo dal singolo individuo. Per esteriorità Durkheim non intende che la società esista a prescindere da un'analoga