RELATIVISMO
Non deve essere un legittimare/giustificare qualsiasi situazione o pratica culturale. La società non dovrebbe chiudersi su se stessa in incomunicabilità. Valorizzando le differenze, non vedo solo quelle e rischio di vedere altre culture come totalmente diverse dalla mia.
RELATIVISMO ETICO: Nasce con Franz Boas nella prima metà del 900 negli Stati Uniti. Nasce come reazione all'imposizione delle dottrine fasciste e naziste; l'uso è quello di contrastare il pericolo dell'omologazione culturale.
RELATIVISMO ESSENZIALISTA: Assolutizza le differenze culturali per alimentare atteggiamenti non di dialogo, ma xenofobici.
RELATIVISMO METODOLOGICO: Oggi viene definito così, metterci in una certa postura nei confronti degli altri. Cerca di descrivere e interpretare per approssimazione un fatto sociale, prova a tradurlo in un linguaggio comprensibile a un pubblico più o meno vasto. Mi avvicino non con un giudizio di valore, ma con comprensione e di trasferirla in un contesto comprensibile.
linguaggiocomprensibile nel mio linguaggio (una sorta di traduzione). Relativismo e universalismo sono due poli opposti in una stessa linea orrizontale, ci sono essere posizioni intermedie o estreme.
PRENDERE LE DISTANZE
Universalismo assimilazionista, io impongo dei valori universali a tutti
Relativismo di erenzialista, valorizza le altre culture ma in realtà costruisca tante isole chiuse
DICHIARAZIONE DEI DIRITTI UMANI:
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Antropologi statunitensi
Due posizioni:
- Discorso antropologico: idea di rispetto per i diritti umani comporta il rispetto per la molteplicità e per le diversità culturali
- Discorso umanitario: considera le di erenze come diseguaglianze e quindi vanno superate con valori umanitari.
Universalismo umanitario: si muove rispetto a un idea del ‘fare del bene agli altri’ però parte da questa idea di portare degli standard di civiltà nel mondo.
Questi standard fanno parte dell’essere veramente umani? O se non hanno
anche fare con un'imposizione civilizzatrice. Stiamo attenti perché questo discorso mette in evidenza come le nostre pratiche siano più giuste di altre... LEVI-STRAUSS anni '50 del 900 L'unesco incarica Levi di scrivere una critica all'ideologia razzista. 'RAZZA E STORIA' Per lui è importante ragionare sulla molteplicità e diversità delle culture: "la comune umanità si realizza attraverso e non malgrado le differenze culturali." Frasi importanti: Attraverso: anche oggi bisogna ricordare di integrare anche coloro che portano differenze culturali, non atteggiamento di allontanamento ma interagire in modo fertile e che possa portare innovazione culturale. Attraverso le differenze culturali, ci deve essere un incontro fertile! ERNEST DE MARTINO 1908 "La fine del mondo" Parte di etnocentrismo etnico= abbandonare un punto di vista etnocentrico a favore di un punto di vista critico. - AMALIA SIGNORELLI: interpreti delPresa di coscienza delle proprie categorie di osservazione. Solamente olfatto di rimettere indiscussione queste categorie analitiche puo portare una consapevolezza del proprio agire. Non ri utare ma avere consapevolezza.
INCONTRO ETNOGRAFICO: non deve produrre un giudizio ma deve essere visto come un momento costruttivo di crescita. Scambio che dovrebbe essere uno scambio produttivo.
Riletto da Tamara Pitch: De Martino pensa che l'etnocentrisco critica significhi essere consapevole della storicità specificità di quei valori che si vorrebbe universalizzare. Valori specifici a un dato momento storico e a un contesto culturale.
ANNAMARIA RIVERA POLICENTRICO E TRANSCULTURALE: Presenta l'idea di 'UNIVERSALE (testo del 2005)- termini molto importanti per lei, fa leva sull'universale. Policentrico e transculturale = non c'è più un unico centro, pensare che il futuro vada vista con un discorso
universale e policentrico. I valori che possono essere riconosciuti come valori di tutto e di tutti. Transculturale: faccia interagire più contesti culturali macro e micro. Tenere presente i livelli di all'interno di universalismo. Cambiamenti avvengono sempre, non può esserci un passaggio da generazione a generazione.
RICERCA SUL CAMPO O FIELDWORK (inglese) o TERRAIN (francese). Parte metodologica, che analizza come gli antropologi fanno ricerca sul campo.
La ricerca può essere:
- Ricerca qualitativa: è importante l'essere in presenza, l'interazione con chi mi sta davanti, per procedere in profondità, per capire comportamenti/gusti/atteggiamenti/rapporti delle persone analizzate e le motivazioni che le spingono ad adottarli arrivando così alla comprensione di diversi meccanismi che scattano.
- Ricerca quantitativa: ha a che fare con la quantità di dati che si raccolgono e che posso tradurre in statistiche, quindi ho bisogno di numeri grandi.
(l'antropologo non è un freddo ricercatore che interroga e torna a casa). Ciò che consegue, dunque, dall'osservazione partecipante è il cambiamento del concetto di dato: non si tratta solo di raccogliere informazione, ma di creare anche un rapporto con i nativi proprio perché i dati provengono dal tipo di interazione che abbiamo con essi (deve infatti crearsi un rapporto di fiducia e devono essere interrogati tutti gli ambiti per es. una volta le donne non erano analizzate nell'etnografia, perché l'antropologia credeva che solo gli uomini fossero i rappresentanti autoritari di una società). Un buon etnografo tiene insieme esperienza soggettiva e teoria"
e Malinowski dice che "l'obiettivo dell'etnografia è "a errare il punto di vista dell'
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