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EMITTERI (RINCOTI)

Insetti terrestri, acquaioli o acquatici, da 1 mm a parecchi cm di lunghezza, accomunati dalla struttura dell'apparato boccale pungente succhiante, morfologicamente uniforme nell'ambito dell'Ordine; vivono negli ambienti più disparati ed hanno un regime dietetico prevalentemente fitofago. Non mancano le specie zoofaghe ed ematofaghe; diverse specie sono in grado di trasmettere batteri, protozoi, virus, spiroplasmi e fitoplasmi, agenti di pericolose fitopatie.

Danni arrecati dai fitomizi: sottrazione di linfa, deformazioni, trasmissione di virus batteri e protozoi, odori disgustosi, produzione melata.

Sono eterometaboli, neometaboli e catametaboli.

L'ordine si suddivide in diversi sottordini:

  • Eterotteri: rostro inserito nella parte anteriore del capo, non a contatto con le anche delle zampe del primo paio. Le ali anteriori (emielitre) presentano la parte prossimale più o meno sclerificata e quella distale membranosa. Oggi non sono
molte le specie di Eterotteri di interesse viticolo. Tra queste, le più importanti sono il Miride Lygocoris spinolae e i Ligeidi Metopoplax ditomoides e Nysius spp. che, in caso di gravi infestazioni, possono dar luogo a sintomatologie vistose. Si tratta, in genere, di specie infestate a piante spontanee presenti nel vigneto o nei suoi dintorni che, talvolta, si portano su vite e provocano alterazioni a carico di foglie, tralci e grappoli (disseccamenti degli organi colpiti, increspature fogliari o bollosità, colature sui grappoli). I Fulgoromorfi hanno il rostro inserito in posizione arretrata, a contatto con le zampe anteriori; le ali anteriori sono simili alle posteriori ma in alcuni gruppi sono maggiormente sclerificate (tegmine). In alcuni gruppi di Sternorrinchi è presente la presenza di camere filtranti. Gli Auchenorrinchi si distinguono, rispetto a tutti gli altri Emitteri, per una serie di caratteri morfologici tra i quali: - il punto d'inserzionedel rostro, la cui base sorge a livello del primo paio di zampe; -la conformazione dei tarsi, sempre costituiti da 3 segmenti; -la struttura delle antenne, caratterizzate da due segmenti basali sormontati da un flagello filiforme. Questo raggruppamento è ora suddiviso nei due sottordini dei Fulgoromorfi (Fulgoromorpha) e dei Cicadomorfi (Cicadomorpha) ed è costituito in Europa da 17 famiglie. Nei Cicadomorfi, il Postclipeo ricopre la Nei Fulgoromorfi, il Postclipeo si trova nella superficie facciale e non è separato dalla parte basale della faccia ed è separato dalla fronte da alcuna sutura trasversale. La fronte si colloca in posizione dorsale, al di sopra delle attraversata da suture trasversali e occupa antenne; inoltre, la base dell’ala anteriore è la parte mediana e superiore della faccia. La base dell’ala anteriore è provvista di tegula. GliAuchenorrinchi sono definiti volgarmente "cicaline". Una soltanto delle famiglie riportate non raccoglienei propri membri la denominazione di cicaline, quella dei Cicadidi, che comprende le cosiddette "cicale",solitamente caratterizzate da maggiori dimensioni oltre che dal ben noto frinire, udibile nelle calde giornateestive. Tra le cicaline propriamente dette, la famiglia di gran lunga più diffusa è quella dei Cicadellidi,chepuò contare in tutto il mondo migliaia di specie, ripartite in diverse sottofamiglie. Tra queste ultime,deltocefaline e tiflocibine sono indubbiamente le più importanti annoverando nelle proprie fila alcunifitofagi di colture agrarie, talvolta in grado di arrecare consistenti danni economici.In generale si tratta di specie fitomize, vale a dire dotate di un caratteristico apparato boccale di tipopungente-succhiante, con specializzazione trofica che può essere, a seconda dei casi, a carico del floema(linfa).elaborata= sostanze organiche e ormoni; floemomizi), dello xilema (linfa grezza= acqua e sali disciolti;xilemomizi) o del mesofillo fogliare (mesofillomizi). Ciò determina la tipologia di danno sulla pianta e, in alcune circostanze, può abilitare alcune specie a veicolare pericolosi agenti fitopatogeni quali virus, batteri, spiroplasmi e fitoplasmi. Fulgoromorfi Metcalfa pruinosa È un insetto appariscente, con ali anteriori grigio brunastre, di forma trapezoidale, tenute a riposo a ricoprire interamente l'addome che invece è chiaro con riflessi verdognoli. Il colore è, comunque, fortemente influenzato dalle abbondanti secrezioni cerose che rivestono, talvolta in modo eterogeneo, tutto il corpo che, pertanto, appare farinoso allo sguardo. L'aspetto è piuttosto robusto, il vertice è breve e la fronte spaziosa. Le ali anteriori sono provviste di un elevato numero di nervature addizionali. Le zampe sono chiare. Lunghezza: 7-9mm.

Quanto concerne le forme giovanili, le neanidi subito dopo lo sgusciamento sono bianche ed hanno aspetto appiattito caratterizzato da un'estremità addominale tronca da cui emergono solitamente dei evidenti ciuffi di cera candida. In breve esse tendono a ricoprirsi interamente di bianche secrezioni cerose, mentre con il progredire delle età il corpo diviene verdognolo.

Specie di origine americana introdotta in Italia soltanto di recente (prima segnalazione in Veneto nel 1980). Da allora la sua diffusione nella penisola è stata assai veloce. La sua rapida espansione è principalmente da attribuirsi al sorprendente grado di adattamento ai diversi tipi di habitat e all'ampissima polifagia, che riguarda centinaia di specie di erbe, arbusti e alberi, tra cui molti fruttiferi. M. pruinosa è specie monovoltina che sverna come uovo deposto preferibilmente sulle superfici corticali, nelle screpolature del legno o, laddove presenti, nelle creste suberose.

della corteccia. Dopo la schiusura delle uova, che avviene scalarmente a partire dalla prima settimana di maggio, le giovanine anidi tendono via via ad aggregarsi in affollate comunità, privilegiando come luoghi di stazionamento, soprattutto nelle prime età giovanili, le parti più riparate e umide della pianta. Altro connotato peculiare di questa cicalina è l'abbondante produzione di melata che se da un lato, soprattutto in seguito alla comparsa di fumaggini, determina un fastidioso imbrattamento delle superfici vegetali, dall'altro può essere sfruttata favorevolmente ai fini della produzione mielistica. La presenza degli adulti si ha a partire dalla seconda metà di giugno fino al termine della stagione estiva. I vigneti più colpiti sono quelli ubicati in prossimità di fasce di vegetazione spontanea che ospitano, solitamente, popolazioni cospicue del flatide. La precisazione del danno economico in rapporto al livello di

Infestazione del flatide costituisce tuttora un aspetto poco conosciuto. Si è constatato che al crescere del livello di attacco c'è una riduzione del grado di maturazione delle uve, comprovata dalla diminuzione del contenuto zuccherino e dall'aumento dell'acidità malica. In ogni caso il danno causato dall'insetto all'agricoltura non è al momento particolarmente grave. La protezione esercitata dalla cera sulle forme giovanili, la possibilità di reinfestazione dei vigneti a partire dalle aree marginali ed il possibile "avvelenamento" della melata, attivamente raccolta dalle api per la produzione di un miele tipico, rendono la LOTTA CHIMICA poco conveniente e inopportuna. Un eventuale trattamento insetticida, da effettuarsi solo in caso di gravi infestazioni, va rivolto contro le ninfe a fine giugno. In quel periodo può essere adottato un unico trattamento per tignoletta, metcalfa e, laddove si presenti, scafoideo.

Con un prodotto ad attività neurotossica ed eventuale aggiunta di sostanze detergenti.

52 Neodryinus typhlocybae: Imenottero Driinide, predatore e parassitoide di forme giovanili di M. pruinosa.

Tra tutti i mezzi e metodi di lotta disponibili per il controllo delle infestazioni di Metcalfa pruinosa, la lotta biologica classica con Neodryinus typhlocybae si è dimostrata efficace e risolutiva nel breve-medio periodo.

Nei vigneti italiani dove è stato impiegato, l'entomofago ha mostrato un'ottima attività parassitaria nei confronti degli stadi giovanili del fitofago, in particolare e per ovvi motivi, all'interno di aziende ad indirizzo biologico (metodo inoculativo).

La melata di Metcalfa pruinosa è importante per la produzione di Miele di Melata. La produzione di questo secreto zuccherino avviene:

Caratteristiche del miele di Melata di Metcalfa:

  • Colore: scuro (ambranero)
  • Potere dolcificante: debole
  • Sapore: forte e persistente
  • Presenza consistente

del trisaccaride maltotriosio-elevato contenuto in diastasi-acidità elevata-Reazione positiva per le destrine

Dictyophara europaea Polifaga, soprattutto dicotiledoni erbacee, saltuariamente vite. Capo con lunga protuberanza anteriore. Monovoltino, sverna come uovo nel terreno. È in grado di trasmettere la flavescenza dorata da piante infette di Clematis vitalba a piante sane di vite.

Hyalesthes obsoletus

Adulto: questa cicalina, di dimensioni piuttosto modeste (mm), ha un aspetto che ricorda vagamente una piccola mosca, con ali membranose, corpo grigio-nero e occhi rossastri. Il vertice è corto, anteriormente arrotondato e oltrepassa di poco il limite degli occhi; la fronte è attraversata da una lunga carena media che dal clipeo arriva a congiungersi col vertice. Sia il vertice che la fronte sono neri, bordati da una caratteristica banda bianco-avorio; le tegule risultano giallognole, così come la parte posteriore del pronoto. Quest'ultimo è

molto più corto del mesonoto, che è nero lucente su tutta la sua superficie ed è munito di 5 carene, di cui le due intermedie ricurve, poco marcate, e più brevi delle altre. L'addome è molto più corto delle ali e nelle femmine risulta tronco nella parte terminale dove, di solito, è facilmente visibile un ciuffo di cera di colore bianco candido. Le zampe sono chiare con numerosi annerimenti soprattutto a livello di femori, parti superiori delle tibie e tarsi.

Stadi giovanili: Il corpo è tozzo e uniformemente bianco, con occhi inizialmente bianchi viranti al rosso nel corso dello sviluppo post-embrionale. La parte terminale dell'addome è ornata da lunghi raggi di cera candida.

Note di corologia e di biologia: Specie a distribuzione mediterranea. In Italia la specie è diffusa su tutto il territorio. Le forme giovanili vivono nel terreno nutrendosi a spese dell'apparato radicale di piante erbacee come convolvolo e

egli agricoltori, ma qui da noi è considerata una vera e propria minaccia per i vigneti. L'ortica, conosciuta scientificamente come Urtica dioica, è una pianta erbacea perenne che cresce spontaneamente in molte zone del mondo. È caratterizzata da foglie a forma di cuore e da piccoli peli urticanti che possono causare irritazione sulla pelle. Nonostante la sua reputazione negativa, l'ortica ha anche delle proprietà benefiche. Le sue foglie sono ricche di vitamine, minerali e antiossidanti, e possono essere utilizzate per preparare tisane o come ingrediente in cucina. Tuttavia, quando si trova nei vigneti, l'ortica può diventare un problema. Le sue radici profonde e robuste possono competere con le viti per l'acqua e i nutrienti, compromettendo la loro crescita e produzione. Inoltre, i peli urticanti possono danneggiare le foglie delle viti, rendendole più vulnerabili alle malattie e agli attacchi di parassiti. Per combattere l'ortica nei vigneti, gli agricoltori utilizzano diverse strategie. Alcuni optano per l'uso di erbicidi selettivi, che eliminano solo l'ortica senza danneggiare le viti. Altri preferiscono metodi più naturali, come la rimozione manuale delle piante o l'utilizzo di coperture vegetali per soffocare l'ortica. In ogni caso, la lotta contro l'ortica è una sfida costante per gli agricoltori italiani. Nonostante i loro sforzi, la pianta continua a diffondersi e a minacciare i vigneti, richiedendo un'attenzione costante e una gestione oculata.
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
105 pagine
SSD Scienze agrarie e veterinarie AGR/11 Entomologia generale e applicata

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher m.v.-1 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Difesa della vite e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Anfora Gianfranco.