Anteprima
Vedrai una selezione di 20 pagine su 116
Appunti Economia e gestione delle imprese Pag. 1 Appunti Economia e gestione delle imprese Pag. 2
Anteprima di 20 pagg. su 116.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Economia e gestione delle imprese Pag. 6
Anteprima di 20 pagg. su 116.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Economia e gestione delle imprese Pag. 11
Anteprima di 20 pagg. su 116.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Economia e gestione delle imprese Pag. 16
Anteprima di 20 pagg. su 116.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Economia e gestione delle imprese Pag. 21
Anteprima di 20 pagg. su 116.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Economia e gestione delle imprese Pag. 26
Anteprima di 20 pagg. su 116.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Economia e gestione delle imprese Pag. 31
Anteprima di 20 pagg. su 116.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Economia e gestione delle imprese Pag. 36
Anteprima di 20 pagg. su 116.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Economia e gestione delle imprese Pag. 41
Anteprima di 20 pagg. su 116.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Economia e gestione delle imprese Pag. 46
Anteprima di 20 pagg. su 116.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Economia e gestione delle imprese Pag. 51
Anteprima di 20 pagg. su 116.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Economia e gestione delle imprese Pag. 56
Anteprima di 20 pagg. su 116.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Economia e gestione delle imprese Pag. 61
Anteprima di 20 pagg. su 116.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Economia e gestione delle imprese Pag. 66
Anteprima di 20 pagg. su 116.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Economia e gestione delle imprese Pag. 71
Anteprima di 20 pagg. su 116.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Economia e gestione delle imprese Pag. 76
Anteprima di 20 pagg. su 116.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Economia e gestione delle imprese Pag. 81
Anteprima di 20 pagg. su 116.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Economia e gestione delle imprese Pag. 86
Anteprima di 20 pagg. su 116.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Economia e gestione delle imprese Pag. 91
1 su 116
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

SONO RISULTATI FONDAMENTALI!

Notiamo che stiamo usando sempre ROIC, WACC, g, NOPAT, EV, i quali sono strumenti molto potenti, in quanto derivano da un modello che è semplice!

EFFICIENZA E DIMENSIONE D'IMPRESA

Parliamo di un nuovo argomento, Focalizziamoci sul rapporto esistente tra dimensione d'impresa ed efficienza (che è un rapporto tra I e O, ad esempio Costo totale diviso unità prodotte = costo unitario). Il costo unitario è quindi una misura di efficienza, ma è collegato con la dimensione d'impresa? Sì. Esiste una teoria a riguardo, che studia i rendimenti di scala crescenti, e che associa l'utilizzo di determinati FP a scale crescenti, a dei miglioramenti nell'efficienza dell'impresa (dei minori costi medi unitari). Formalmente, divari di efficienza tra imprese possono essere originati dai rendimenti più che proporzionali che alcuni fattori produttivi hanno al crescere della loro dimensione.

dovrà fare i conti con i minori costi di produzione unitari. La dimensione d'impresa a cui corrisponde la MES è determinante per la struttura di un settore industriale e influisce sulla dimensione media delle imprese che vi operano. Si è infatti osservato che una MES molto elevata rispetto alla dimensione della domanda è correlata a elevati livelli di concentrazione settoriale. Alcune posizioni di mercato che sembrano monopolistiche, come ad esempio Microsoft, Google e Boeing, potrebbero essere spiegate in termini di MES, ovvero come risultato di estese economie di scala. Inoltre, le diverse economie di scala realizzate potrebbero spiegare i diversi livelli di efficienza tra le imprese dello stesso settore. In altre parole, fino a quando un'impresa non raggiunge la MES, può trarre ulteriori benefici dalla crescita dimensionale. Una volta raggiunta la MES, invece, dovrà affrontare i minori costi di produzione unitari.non ci saranno più miglioramenti di efficienza, aumentando la dimensione. Potrei addirittura avere, da un certo momento, delle diseconomie di scala, quando all'aumento della dimensione si riduce l'efficienza (potrebbero essere causate ad esempio dall'eccessiva burocratizzazione). NB -> non è detto ci siano né economie né diseconomie di scala. Parleremo di fattori determinanti le economie di scala nelle prossime lezioni. Dobbiamo notare che le economie di scala migliorano l'efficienza, e di conseguenza la competitività dell'impresa! Analizziamo le economie di scala e curve di costo di LT. Vediamo il rapporto tra dimensione dell'impresa ed economie di scala. Nel grafico è rappresentato solo il tratto decrescente delle curve di costo medio unitario, in quanto non ci interessa collocare l'impresa nel tratto crescente in questo ragionamento. Nel passaggio a scale produttive maggiori i costi medi, nel loro punto di minimo.

Toccano livelli sempre più bassi di costo unitario (e quindi aumenterà l'efficienza) l'impresa trarrà benefici dall'aumento della scala fino al raggiungimento della MES.

Proviamo a fare un esempio per comprendere: immaginiamo di essere l'imprenditore di un'impresa nel settore dei trasporti, e di iniziare a consegnare con un carretto tirato a mano (scala 1); a seconda del volume di produzione, goderemo di minori costi medi unitari se compriamo un APE CAR (scala 2) sarà sicuramente più efficiente, in quanto mi garantirà di ripartire meglio i costi; se ho un Camion, da una certa dimensione sarà più efficiente (non se porto 1 Iphone con un camion, solo se saturo la sua capacità produttiva).

Riprendiamo il discorso sulle economie di scala (e sulle curve di costo di LT)

Notiamo come vi siano 4 curve di costo medio unitario, nel loro tratto decrescente; i costi medi unitari decrescono all'aumentare della quantità,

In quanto vi è il fenomeno del riparto dei CF (sappiamo anche che Q non cresce all'infinito, ma solo fino alla capacità produttiva). Inoltre, ogni scala produttiva maggiore avrà una sua curva di costi medi unitari, con costi medi unitari inferiori (fenomeno delle economie di scala), fino ad arrivare alla MES, raggiunta la quale sono state conseguite tutte le economie di scala possibili. Dopo il MES, l'impresa crescendo sopporterà o diseconomie di scala (aumento dei costi medi unitari), oppure costi medi unitari costanti. Dal momento che non si conoscono i punti nei quali avremo MES e diseconomie di scala (sono dei luoghi ideali), l'impresa cercherà di verificarli con tentativi empirici.

Nel grafico che abbiamo qui sopra rappresentato, notiamo che le 4 curve di costo evidenziano 4 livelli di scala produttiva diversa, con 1< 2< 3< 4. P.S. la ricerca di efficienza ci fa muovere nel tratto decrescente della curva.

Nel fare l'esempio

dell'impianto stesso. In altre parole, se raddoppio la capacità di produzione dell'impianto, i costi di costruzione dell'impianto aumenteranno, ma non di un fattore pari a due. Questo permette di ottenere economie di scala, in quanto i costi fissi possono essere distribuiti su una maggiore quantità di prodotti, riducendo così i costi unitari. Un altro fattore determinante per le economie di scala è la specializzazione. Aumentando la dimensione dell'impianto, è possibile specializzare le attività produttive, ottenendo una maggiore efficienza e riducendo i costi. Ad esempio, un impianto di produzione di automobili di grandi dimensioni può avere reparti specializzati per la saldatura, la verniciatura, il montaggio, ecc. Questo permette di ottenere una maggiore produttività e ridurre i tempi di produzione. Infine, le economie di scala possono essere ottenute anche attraverso la standardizzazione dei processi produttivi. Utilizzando gli stessi macchinari, le stesse attrezzature e gli stessi processi in impianti di dimensioni maggiori, è possibile ridurre i costi di produzione e ottenere una maggiore efficienza. In conclusione, passando da una scala ridotta ad una elevata, è possibile ottenere vantaggi di efficienza e minori costi unitari. Le economie di scala sono determinate dalla variazione area-volume dell'impianto, dalla specializzazione delle attività produttive e dalla standardizzazione dei processi.

produttiva (ad esempio, un locale adibito a magazzino); è anche il caso delle capacità di trasporto, che crescono più che proporzionalmente ai costi dei mezzi impiegati. Estremizzando, possiamo dire che il costo di costruzione dipende dall'area su cui il magazzino è collocato, ma la sua capacità produttiva dipende dal volume. Abbiamo però un po' forzato le relazioni. Ad esempio, il costo del mezzo di trasporto cresce con la sua area, mentre la capacità produttiva cresce con il volume, quindi la capacità produttiva (che cresce con il volume) cresce in modo più che proporzionale rispetto ai costi di produzione (che crescono con l'area).

- la legge dei grandi numeri; al crescere delle dimensioni d'impresa, alcuni fenomeni aleatori - che concorrono a determinare le condizioni di rischio operativo ed economico aziendale - per effetto della ripetizione delle attività da cui traggono origine (oppure per gli

possono influenzare la gestione di un sistema produttivo. Tuttavia, quando queste variabili aleatorie vengono aggregate ad altre variabili correlate negativamente, si verifica un effetto di compensazione. Questo effetto porta alla riduzione della variabilità complessiva e alla comparsa di modalità più stabili e prevedibili. Un esempio di questo fenomeno si verifica nei rischi di blocco del sistema produttivo, improvvisi picchi di domanda o ritardi negli approvvigionamenti. Le scorte di sicurezza necessarie per affrontare questi rischi aumentano in misura meno che proporzionale alla dimensione dei cicli produttivi, riducendo così i costi di immobilizzo finanziario. Inoltre, quando si verificano variazioni, gli effetti sono meno disruptivi. Questo principio si applica non solo alle scorte di input e output, ma anche a tutte le riserve organizzative, come quelle di macchine e personale. In sintesi, esistono numerosi fenomeni aleatori che possono influenzare la gestione di un sistema produttivo, ma l'aggregazione di variabili correlate negativamente porta a una riduzione della variabilità complessiva e a una maggiore stabilità e prevedibilità.

caratterizzano l'attività d'impresa (malattia dei dipendenti, guasti ai macchinari..); al crescere delle dimensioni dell'impresa, questi fenomeni aleatori assumono una certa regolarità (come se lancio un dado: se lo lanciassi una sola volta, potrei ottenere un valore da 1 a 6 con la stessa probabilità; se lo lancio 100 volte, la somma dei valori realizzati non sarà molto distante da 350 -> 350/100=3.5 che è il valore atteso). Quindi, all'aumentare della dimensione (del volume produttivo) dell'impresa, posso fare delle previsioni attendibili su questi fenomeni aleatori. Di fronte a queste regolarità, potrei adottare degli accorgimenti, come mantenere delle scorte di sicurezza (avere dei lavoratori in esubero nel caso vi siano lavoratori in malattia). Questi accorgimenti sono molto più complicati se l'impresa è piccola (un'impresa con un lavoratore non può assumerne un altro per sicurezza,

raddoppierebbe il costo del lavoro).- L'imperfetta divisibilità di alcuni fattori della produzione, quali il lavoro (non posso assumere 1/10 di dipendente) e le macchine; in tal caso, le economie di scala traggono origine da due diverse circostanze: 1) il problema del bilanciamento della produzione (giuste combinazioni di capitale e lavoro); si tenga infatti presente che nel caso di un sistema produttivo costituito da diversi tipi di macchine (o di lavoratori) aventi diverse capacità produttive, il pieno sfruttamento di tutte le macchine installate, che è la condizione per produrre al costo medio minimo, si realizza con una scala produttiva pari al minimo comune multiplo delle capacità delle singole macchine. Negli impianti di dimensione minore a questa scala, a causa dei "colli di bottiglia" (bottleneck), qualche macchina rimarrà necessariamente sottoutilizzata. È chiaro quindi che il principio del minimo comune multiplo puòportarci a perseguire scale produttive molto elevate (quelle che bilanciano la produzione), e queste scale produttive sono tipiche delle grandi imprese, sono quest'ultime che risolvono il problema del bilanciamento della produzione. 2) Il fenomeno delle discontinuità tecnologiche; l'aumento di dimensione permette anche di specializzare singole macchine per particolari produzioni, oppure di spingere a gradi più elevati il processo di meccanizzazione delle lavorazioni, e anche di impiegare macchine a più elevata produttività, che non potrebbero, in imprese di minori dimensioni, essere adeguatamente sfruttate. Dobbiamo notare che non sempre esiste la taglia giusta per ogni investimento, a volte le PMI devono scegliere tra scala produttiva troppo grande o troppo piccola, ma questo è un problema esclusivo delle PMI; difatti, le grandi imprese giustificano il passaggio a scale produttive maggiori in quanto le riescono a riempire. Questo problema,tà di rimanere competitivi nel mercato odierno spinge le piccole e medie imprese (PMI) a adottare nuove tecnologie per migliorare la loro efficienza e produttività. Tuttavia, l'implementazione di queste nuove tecnologie può comportare delle discontinuità nel processo produttivo e organizzativo delle PMI. Le discontinuità tecnologiche possono essere causate da diversi fattori, come l'introduzione di nuovi software, l'adozione di nuovi dispositivi o l'implementazione di nuove metodologie di lavoro. Queste discontinuità possono comportare dei cambiamenti significativi nella struttura organizzativa delle PMI, richiedendo l'acquisizione di nuove competenze da parte dei dipendenti e la revisione dei processi di lavoro esistenti. Per affrontare queste discontinuità tecnologiche, le PMI devono investire nella formazione dei propri dipendenti, al fine di garantire che siano in grado di utilizzare correttamente le nuove tecnologie. Inoltre, è importante che le PMI sviluppino una strategia di implementazione graduale delle nuove tecnologie, al fine di minimizzare gli impatti negativi sulle attività quotidiane dell'azienda. In conclusione, le discontinuità tecnologiche rappresentano una sfida per le PMI, ma possono anche offrire opportunità di crescita e sviluppo. Attraverso una corretta gestione del cambiamento e un investimento nella formazione dei dipendenti, le PMI possono sfruttare al meglio le nuove tecnologie per migliorare la propria competitività nel mercato.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
116 pagine
1 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/08 Economia e gestione delle imprese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Lorzap2000 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia e gestione delle imprese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trieste o del prof Tracogna Andrea.